
L’ex magistrato questa volta parla della questione Forleo e, fuori dalla metafora, avverte che l’attenzione sia stata abilmente deviata sul Gip di Milano (ancora per poco per quanto se ne sappia), invece che sulla questione Unipol-Bnl e le scalate bancarie. I media ed il Palazzo, abbastanza compatti tra maggioranza ed una tiepida opposizione (sulla questione della Giustizia, FI in particolare, opta per un basso profilo su intercettazioni ed effetti mediatici), distolgono lo sguardo dagli interessi che hanno determinato le mosse del trasferimento del magistrato, proprio come accade a chi si ferma a guardare lo strumento (il dito) puntato e non il fenomeno (la luna) indicato. Fuori dalla metafora, i metodi ed i comportamenti della Forleo e non i presunti reati commessi.
La definizione è tutta nei termini della inopinabilità delle regole della matematica. Lo diceva anche Totò: la matematica non è un’opinione.
Se la Forleo è diversa dal corretto esercizio della giustizia, ed i tre diessini (ora fusi nel PD) Fassino, D’Alema e Latorre sono stati i bersagli della sua poco corretta gestione della giustizia, appare abbastanza deduttivo che si debba supporre che Fassino, D’Alema e Latorre siano soggetti diversi dalle responsabilità. Se Clementina Forleo sulla gestione degli atti di Unipol, per il fatto che nella Giustizia la forma è sostanza, ha un risultato uguale a zero e se per l’elementare aritmetica ogni rapporto o prodotto che abbia un denominatore uguale a zero è nullo: anche i tre parlamentari possono azzerare i reati ipotizzabili. E se la Forleo non si interesserà più alle scalate bancarie ed ai reati connessi, anche la Giustizia non si interesserà più a D’Alema, Fassino e Latorre. Tutto chiaro? O no? E chi avrà più il coraggio o l’incoscienza di riprendere i fascicoli in mano dopo tanta evidente sensazione che chi tocca i fili dell’alta tensione ci rimette di sicuro le penne?
Il 31 ottobre scorso, in una intervista apparsa su La Stampa, il giudice Imposimato sosteneva: “So di sicuro di pressioni sul Procuratore Generale perché fosse avviato un procedimento disciplinare contro la Forleo, al pari di quanto ha fatto contro De Magistris”. Ora il tono è cambiato e la sostanza persino ribaltata. Quel “so di sicuro” dell’ex magistrato, ed ex parlamentare comunista, è diventato: “La mia convinzione derivava dalla lettura dei giornali che riportavano quanto stava succedendo intorno alla Forleo”. Un po’ troppo poco ed anche sostanzialmente diverso da quanto riferito a La Stampa appena un mese prima.
Ma non è solo l’intervista a La Stampa che coglie in contraddizione l’ex magistrato Ferdinando Imposimato. A smentire le sue “smentite” c’è Oliviero Beha, giornalista, che riporta sul blog di Roberto D’Agostino Dagospia la sua testimonianza diretta delle rivelazioni di Imposimato. Beha conferma quanto sostenuto da Clementina Forleo: «Imposimato – scrive infatti Beha - mi ha detto esplicitamente di pesanti influenze sul Csm da parte dei coinvolti dei Ds, il solito trio (adesso nel Pd), e persino del Quirinale, affinchè la Forleo venisse delegittimata”.
Accuse gravissime. Ancora più gravi per il coinvolgimento del Presidente della Repubblica. Il Quirinale si affretta a smentirle, in tempo reale, parlando di “insinuazioni diffamatorie”. Beha accoglie con soddisfazione civica le smentite, ma chiede al Quirinale di chiarire due dettagli: “Le insinuazioni diffamatorie di cui parla il comunicato quirinalizio a chi si riferiscono? A me che ho citato parole di Imposimato ripetute anche di fronte ad altre persone compresa la Forleo (a detta naturalmente della Forleo), oppure a Imposimato stesso?”. E l’altro quesito: “vista la delicatezza di una faccenda fosca di cui ancora a distanza di sei mesi dalla richiesta del Gip Clementina Forleo di poter interrogare i sei parlamentari intercettati al telefono con Consorte, Fiorani e c. si sa poco o nulla, un cittadino specchiato come il Presidente della Repubblica che cosa avrebbe fatto nei miei panni? Avrebbe taciuto per non disturbare il “derby d’opinione” sulla Forleo (peraltro impari…) che sembra oggettivamente prezioso per non parlare invece del caso “scalate bancarie” forse di rilevanza politico-penale assai maggiore? Oppure – chiede ancora Beha - approva il mio contributo pro veritate? – e conclude Beha - Aspetto risposte con la stessa tempestività soprattutto per sapere come regolarmi in futuro.”
E’ probabile che le risposte, Beha le aspetterà per un pezzo ed è persino molto probabile che non arrivino mai. Resta da chiedersi se quanto già accaduto alla Forleo, come sembra, debba accadere anche a De Magistris, PM di Catanzaro, che indagava su Mastella e Prodi, cosa si deve pensare che siano coincidenze o che si è instaurato un regime?
Noi vorremo guardare la luna, ma tempeste di sabbia formano nuvole impenetrabili che si alzano ad intorpidire e nascondere la sua luce e così …la luna non riusciamo proprio a guardarla!
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