30 gennaio 2013

Il sacco di Siena

E’ un dialogo immaginario “sul sacco di Siena” tra due misteriosi protagonisti del disastro italiano.
Personaggi ed interpreti:
- Pierluigi: 
- Massimo: M 


Pierluigi telefona a Massimo. 
P: senti M … io con questa storia del MPS mi sono rotto le palle. Mi stanno saltando i nervi. Ora sbrano qualcuno. 
M: calma … calma Pierluigi! Sai che al telefono non si parla, vuoi finire sui giornali? Questi magistrati ci usano. Si servono di noi quando hanno bisogno. Fanno finta di esserci utili, ma poi il richiamo della foresta li porta a far branco. Sono come quei lupi che quando hanno fame si avvicinano al nostro accampamento e quando sono sazi non si fanno vedere.
Capisci a me! Se non mantieni la calma, sono loro che poi ci sbranano. 
P: vediamoci di persona allora ti devo parlare fuori dai denti. 
M: ahahaha! Fuori dai denti? Ma se hai la dentiera! 
Va bene, calmo, incontriamoci al partito e poi usciamo e andiamo a parlare lontano delle orecchie indiscrete. 
P: ma perché al partito ci ascoltano? Ci controllano anche là? 
M: sai che non posso dirti niente, sono ancora il presidente del Comitato, se ti dico fuori è fuori e basta. Sii furbo … diamine! Sono anni che ci frequentiamo. Hanno ragione a dire che sei tonto! 
P: cavolo! Hai fatto mettere sotto controllo anche il mio ufficio al partito? 
M: ma dai Pierluigi! Non incominciare come al tuo solito, Sono io che ti ho messo là. Per il partito, sono come Pippo Baudo. Ti ho creato io. Lascia fare a me! 
P: non so più di chi fidarmi. Ecco cos’è. Prima sembra che tutto sia bello e facile. Mi sentivo già a Palazzo Chigi. Poi tutto sembra che mi crolli sulla testa. Non ci capisco più niente! 
M: … e quando mai!? Dai vediamoci tra un’ora al partito. 

I due, come convenuto, s’incontrano al partito e poi escono, si fanno accompagnare dall’autista in una piazzola di servizio dell’autostrada, escono dalla macchina, si allontanano e incominciano a parlare tra loro. 

P: Massimo questa non me la dovevi fare. Hai fatto mettere sotto controllo anche il mio ufficio. Io sono preoccupato. Hai sentito anche le telefonate in cui dicevo peste e corna di te. Sai a volte è necessario dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, però non ti ho mai tradito. Sono davvero molto preoccupato, mi sembra che tutto ci stia crollando sulla testa. Te l’avevo detto che tutti questi soldi erano troppi per farli sparire. Qua ci beccano. 
M: ma che ci beccano? Noi non c’entriamo. Neghiamo tutto. Non c’è niente di nostro in questa storia. Non c’è una firma. Non c’è una traccia di soldi. Sono anni che facciamo queste cose. Oramai dovresti saperlo che noi non possiamo essere coinvolti direttamente in niente. Tutto è fatto con grande professionalità. Siamo una grande squadra. Mantieni un profilo basso sulla questione e attacca. Riversa le responsabilità sul Pdl. Accusali di aver impedito di limitare il ricorso all’uso dei prodotti finanziari derivati. Non c’entra niente, ma anche le cazzate funzionano. Attacca Tremonti, attacca Berlusconi. Funziona sempre: ci sono sempre gli imbecilli su cui più la spari e più fa presa. A proposito d’imbecilli … ma che credevi che io non sapessi quanto tu lo fossi? Tu stai là solo per questo, anche se sparli di me. Mi serviva un imbecille e l’ho trovato. Tutto qua! 
P: Massimo devi finirla di prenderti gioco di me. Ti perdono perché so che sei arrogante per carattere. Ho fatto dimettere Berlusconi. L’ho detto per anni anche tre volte al giorno “Berlusconi si deve dimettere” tanto che alla fine lo ha detto anche lui. Tu la fai facile. Io mi gioco la Presidenza del Consiglio, però! Dopo questa faccenda, con quale faccia potrò dire di essere il segretario del primo partito del Parlamento e quindi di avere le carte in regola per chiedere la guida del Governo? Quel manico di ombrello nelle mani della Merkel è già là a dire che i mercati vogliono fiducia, che l’Europa lo sostiene e che l’Italia ha bisogno di stabilità. 
Anche se i magistrati non potranno accusarmi di niente, i giornali, il clima dell’antipolitica giocheranno contro di me. Sarò agli occhi della gente il segretario che ha saccheggiato il MPS, sarò l’uomo dell’ipocrisia che parla di buona politica e che razzola con gli speculatori e i truffatori che hanno saccheggiato una Banca e che si apprestano a continuare il sacco dell’intero Paese. 
Se Piero si è dovuto far da parte per una telefonata in cui esultava per avere una banca, cosa diranno di uno che ha distrutto una che già avevamo? 
M: senti Pierluigi, ma credi che, senza questi mezzi, saresti mai arrivato a proporti per Palazzo Chigi? Ma che ti credi che sei là perché sei bello e intelligente? Ti credi più bello e meno fesso di “Cicciobello” … ”u bell guaglione”? Stai zitto e fai finta di niente. Nega tutto e attacca i tuoi avversari. E’ l’unica cosa che ti riesce bene, non certo per i tuoi meriti, ma perché sei tanto incredibile che le persone non possono pensare che lo sia fino a tal punto e finiscono col crederci. Per questo ruolo sei quasi straordinario, ma non occuparti di altro che è meglio. 
P: va bene, d’accordo, manteniamo la linea di sempre: neghiamo, neghiamo, neghiamo tutto, anche l’evidenza. 
M: ecco Pierluigi … facciamo quello che abbiamo sempre fatto e vedrai che tutto si aggiusta.
Vito Schepisi

27 gennaio 2013

27 gennaio 2013 Giorno della Memoria


Nei codici non è scritta e non so se si debba pensare che una siffatta “legge” in effetti ci sia, ma a volte si ha l’impressione che tutto sia inutile, come se tutto ciò che è accaduto faccia parte solo del tempo passato, e come se ogni giorno si ricominciasse sempre da capo.
Questa “legge” contro la memoria non c’è, ma è come se ci fosse. 
Sono aumentate le possibilità dell’informazione, c’è internet e le fonti sono disponibili a beneficio della conoscenza e della verità, ma sembra che tutto sia inutile. Ogni anno siamo qui a ripetere le stesse cose ed a gridare lanciando l’allarme. 
Stiamo parlando della Shoah e della follia di annientare le coscienze e le radici di un popolo attraverso il suo sterminio. 
L’odio riemerge perché fa parte della bestialità e dell’egoismo dell’uomo, perché fa parte della sua ignoranza e della sua stupidità. L’inquietudine diventa così una certezza: tutto ciò che è già accaduto, benché assurdo e crudele, non è detto che non possa accadere di nuovo. 
Nel 1933 il popolo ebraico fu emarginato dalla società tedesca. Sono passati 80 anni. Nel 1941 per la popolazione ebraica si pensò e si dette avvio a un piano di sterminio totale: “la soluzione finale”. 
Milioni di uomini, donne e bambini sono stati ridotti in fumo e cenere nei forni crematori, ma, nonostante l’orrore di ciò che è accaduto, l’antisemitismo trasuda ancora dalla politica e nell’informazione. 
Oggi è il 27 gennaio del 2013. Nella stessa data del 1945 l’avanzata russa in Polonia liberava il campo di deportazione di Aushwitz dove nelle camere a gas i nazisti tedeschi avevano sterminato decine di migliaia di ebrei deportati. Per non dimenticare, con Legge 20 luglio 2000, n. 211, “La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. 
Se ricordare è un dovere, prevenire dovrebbe essere una necessità. 
Si dovrebbe allontanare la violenza, ridicolizzare l’odio, biasimare l’intolleranza, respingere la furbizia, abbattere l’arroganza. 
Ma c’è chi ancora oggi dice che odiare sia legittimo. 
E non è solo! 
Nessuno lo isola e lo respinge. 
Ogni nazione dovrebbe poter recuperare il suo spirito e le ragioni delle sue origini, perché nessuno possa intervenire e imporre. 
I popoli dovrebbero essere rispettati e garantiti nei propri confini, senza che si dia corda lunga e ragione a chi ha idee di prevalenza e di dominio, ma oggi non è così: si pensi all’arroganza tedesca sui popoli del mediterraneo europeo. 
Il sacrificio e le sofferenze di milioni di uomini innocenti dovrebbe rappresentare un esempio da cui trarre la dignità umana per respingere la barbarie e per chiedere la libertà e l’indipendenza dei popoli. 
Ma oggi, purtroppo, non è così. 
Vito Schepisi

26 gennaio 2013

Neoplasie maligne


La sinistra gode da sempre di buona stampa e di buona magistratura, ma nella realtà è come un'associazione a delinquere.
E' organizzata in modo invasivo: si dirama come un tumore maligno.
Si occupa di tutto, direttamente o attraverso una rete di associazioni, di patronati, di sindacati, di cooperative o di semplici militanti.
Lo scopo è quello tipico delle associazioni mafiose: occupare il territorio.
Anche il metodo è simile a quello delle organizzazioni malavitose: consiste nella penetrazione dei loro uomini nei luoghi in cui si informa, si forma, si stabilisce, si discute e si esegue.
La sinistra, come fa la mafia con lo Stato, mira a introdurre i suoi uomini nei luoghi delle decisioni per godere di appalti e di protezione; coopta e sistema i suoi militanti ovunque ci sia rilevanza e attenzione: nella magistratura, nei giornali, nell’università, nella scuola, nell’industria, nel commercio, nell’artigianato, nell’editoria, nella finanza, nelle televisioni, nelle banche, tra gli studenti, nelle categorie, nelle associazioni, nei movimenti, nei comitati, negli apparati burocratici dello Stato, nel pubblico impiego, nei comitati dei disoccupati, nelle commissioni e nelle consulte femminili, nei movimenti di liberazione della donna.
S’introduce ovunque ci sia spazio nella società civile, ma soprattutto nelle Istituzioni.
L'azione non è mai quella di interpretare la società con i suoi bisogni, né quella di trovare le soluzioni alle questioni irrisolte del Paese, ma quella di occupare e influenzare.
Anche le difficoltà delle famiglie, il disagio dei giovani, la crisi delle piccole imprese e persino le calamità naturali fanno parte di quel “tanto peggio, tanto meglio”, già tipico atteggiamento del Pci di Togliatti, che era ed è parte integrante della cultura comunista come strategia leninista di attacco al cuore degli stati borghesi.
Confida nell’ignoranza, nella disinformazione, nel malcontento. A volte si avvale dell’invidia, della frustrazione e dell’odio.
La sinistra attua una sorta di mobilitazione permanente dei suoi militanti, come se ci fosse una costante calamità naturale a cui far fronte. Estremizza e ideologizza ogni contrasto su qualsiasi scelta di governo, come se fosse l’ultima spiaggia o l’ultimo baluardo da difendere. Si pone di traverso su tutto e, pur di farlo, è disposto a ribaltare le sue posizioni.
La sinistra parcellizza tutti: professionisti, giovani e militanti. Lo fa utilizzando soprattutto i fondi pubblici, con incarichi, consulenze, programmi di lavoro socialmente utili e nomine.
Dove la sinistra ha il pieno controllo amministrativo e politico, non c'è spazio per nessuno. Si pensi, ad esempio, alla libera impresa in Emilia. Chi non è con loro, nel modo tipico di ogni pensiero autoritario e illiberale, è indicato contro di loro, come un nemico da abbattere, e non avrà mai accesso a niente, come un uomo senza diritti.
La sinistra influenza e finanzia anche la violenza e mette a disposizione di chi inciampa nella rete della giustizia, per episodi di scontri e violenze di piazza, sia l’assistenza legale e sia una bombardante difesa mediatica, utile a far passare per mammolette i vandali e i delinquenti e, per feroci criminali, invece, i poliziotti che rischiano la vita.
Approfittando della crisi italiana, con la complicità della magistratura e delle Istituzioni, la sinistra si sta ora giocando la partita del secolo.
Sotto mira è la conquista del potere. In corsa c’è un tandem con Bersani e Vendola: due vecchie espressioni della diaspora di sempre tra revisionismo e ortodossia comunista.
Gli elettori dovrebbero fare molta attenzione.
Potrà essere sempre facile liberarsi della gente incapace, come Monti e i suoi tecnici, ad esempio, ma liberarsi di questa gente potrebbe essere molto difficile: sono come cellule tumorali che si diffondono in neoplasie maligne. 
Vito Schepisi

24 gennaio 2013

Marciume e mariuoli

Il marciume in Italia non è composto solo dai mariuoli che approfittano del ruolo acquisito in politica per mangiar bene senza pagare il conto. 
Questo esercito famelico è l’effetto endogeno della teoria dell’occasione che rende vulnerabile ogni pur buona coscienza, o è il risultato perverso del potere percepito unicamente come possibilità di arricchimento personale. 
I mariuoli li trovi dappertutto. Sono trasversali. La diversità è che in alcune parti li trovi isolati, in altre organizzati. In alcuni belli e che pronti per essere cotti nel forno a microonde della cucina mediatico-giudiziaria - si pensi a Fiorito - in altri, invece, al riparo, grazie alle connivenze e ben nascosti da barriere di silenzio e d’indifferenza, se non cautelati da una giustizia che in Italia ha sempre una bilancia scassata che nessuno riesce mai a riparare. 
Il marciume d’Italia è soprattutto tra i colletti bianchi con l’apparenza rispettabile. L’audace paragone è nella stessa gradualità dei livelli intermedi che passano tra chi ruba al supermercato e chi organizza la rapina del secolo: la differenza tra mariuoli e marciume. 
E’ dall’Italia marcia nel suo sistema e nelle sue articolazioni pubbliche che dobbiamo difenderci prima d’ogni cosa. E’ dalla rete di potere apicale, da cui discendono scelte e decisioni che il popolo neanche percepisce, che si organizza il saccheggio delle nostre risorse.
Per fare un esempio. La Serravalle è un tratto di autostrada che collega Milano a Genova. E’ una SpA mista a capitale pubblico e privato. La maggioranza del capitale pubblico, nel 2005, era saldamente nelle mani di Comune e Provincia di Milano. La giunta della Provincia di Milano, però, il 29 luglio 2005, presidente Penati – che poi sarà il braccio destro di Bersani - in gran segreto, decide di comprare da un socio privato un pacchetto di azioni per assumere, da sola, il pieno controllo della Società. 
E qui la prima domanda: a cosa serviva il controllo assoluto della Società? 
Risposta possibile: il potere di fare ciò che si voleva in termine di assunzioni, nomine e appalti. 
Il costo sarà pari a tre volte quello pagato dal venditore appena un anno prima. Volano via circa 176 milioni di Euro di plus valenze. Di soldi nostri, per intenderci. Il gruppo privato che ne beneficia, negli stessi giorni, entra con 50 milioni di Euro nella cordata, capeggiata da Unipol - il colosso assicurativo della Lega delle Cooperative - per l’acquisto della Bnl. Per intenderci, l’operazione è quella che fece esultare Fassino con “abbiamo una banca”. 
Altra domanda: è solo una coincidenza? 
Risposta possibile: difficile credere a coincidenze pesanti quanto 50 milioni di Euro. 
Di storie così ce ne saranno state migliaia. La magistratura, però, era impegnata altrove, magari in comparsate in tv o su piste pruriginose che occupavano le prime pagine dei giornali. 
Forse è in questa certezza d’impunibilità, che maturano anche i casi MPS. Un salto di qualità! 
E’ così che maturano le gestioni opache e, in silenzio, gira questo fiume di soldi che si riversa in “derivati”, prodotti incomprensibili ai più, o, ancor peggio, in acquisizioni di banche in difficoltà finanziarie, ma pagate come se fossero l’Eldorado per risparmiatori e azionisti.
Ed è anche così che i proprietari di modesti appartamenti, comprati dai lavoratori italiani a costo di duri sacrifici e di rate di mutuo ancora da pagare, versano 3,9 miliardi di Euro di IMU per la prima casa che il Presidente Monti gira, pari pari, al MPS per evitarne il tracollo.
C’è chi chiede giustizia. Si la giustizia! Ma in Italia dov’è? 
Che faccia parte anch’essa di quell’intreccio di poteri che insediatisi nel corpo della Nazione s’allarga come un tumore? 
La metastasi sarà la nostra fine. E’ questione di tempo, ogni malattia deve fare il suo corso.
I fattori patogeni? Sono là! Chi è in lista e chi al Governo ci sale, senza neanche scendere in campo, senza neanche versare una goccia di sudore. 
Senza vincere, né convincere, sono là, tutti nominati per il nostro destino cinico e baro. 
Vito Schepisi

22 gennaio 2013

Siam mica qui a far la "permanente" a Mario Monti!


(Casini rivolto a Bersani) 
Pierluigi ... dobbiamo trovare un accordo. 
Sai quel detto che dice di andare separati per colpire uniti? 
Dobbiamo fare così con Berlusconi, a tenaglia! Dobbiamo incastrarlo. 
Se no Berlusconi ci frega! 

(Bersani rivolto a Casini) 
Hai ragione! 
Ora telefono alla Boccasini e lo dico anche a lei. 
Pierferdinando tu cos'altro suggerisci? 
Sai Monti è antipatico. Il mio elettorato non lo capisce. Parla sempre in inglese ... e con questo rigore del cazzo! 
E Poi chi lo dice a Vendola? 
Sòcc'mel ... ho un impegno anche con lui! 
Sai, non ho accettato la proposta di Ingroia di mollare Monti e ho convinto Vendola per un accordo con Monti dopo le elezioni. 
Nichi voleva che Monti gli chiedesse scusa. 
L'ha chiamato conservatore ed ha dovuto prendere le pillole per il cuore. 
Poverino! Ha un animo sensibile Vendola. Dicono che sia anche poeta. 
Sto professore del cavolo con questi giudizi su tutti. 
Sarà rimasto fermo alla riforma Berlinguer? 
Ma che cosa si crede di essere? 
Giorgio l'ha ben pagato per stare buono e a cuccia. 
Pierferdy ... non immagini quanto ho dovuto lottare con Nichi per convincerlo ad accontentarsi di una sola autocritica. 
Gli ho detto vedrai gli faremo fare un po' di autocritica e tutto si sistema. Come si faceva ai tempo dell’Urss! 
Tu lo sai che Nichi è diverso! 
Vive di queste "narrazioni" poetiche! 
Ma niente! Mario è testone, non capisce niente. 
Ma sei sicuro che ha fatto il preside della Bocconi? 
Sai a volte qualche dubbio mi viene! 

(Casini rivolto a Bersani) 
Ma dai Pierluigi! Lascia perdere Monti! I
professori sono così: più non capiscono niente, e più salgono in cattedra. 
Basterebbe girare per le scuole italiane per farsene un'idea. 
E lo dico a te! Dovresti ben saperlo! Siete voi che premiate i fannulloni, impedite il merito e la selezione dei migliori. 
L'ignoranza e la presunzione sono sempre state la vostra forza. 
Per Vendola non ne voglio sapere. 
Non mi coinvolgere perché sai che non posso. 
Non posso perdere i voti delle vecchiette, del sagrestano e di quel rincoglionito del mio vicino di casa, tutto castità e Chiesa. 
Te lo sei trascinato dentro e te lo gestisci tu. 
Tutto questo, però, caro Pierluigi è marginale. 
Dobbiamo trovare un accordo per dopo. 
Monti vorrebbe dimostrare agli italiani che non è tutto scemo. 
Vuole un'altra occasione. 
E qua è il punto. Dobbiamo dargliela? 
E' questo che dobbiamo chiarire. 
Dobbiamo farlo prima, perché dopo sarà più difficile. 
In fin dei conti ci ha fatto un favore, senza di lui chi si prendeva la rogna di aumentare le tasse e di spezzare le gambe agli italiani? 
Ti propongo il patto della frittata: Monti a Palazzo Chigi e un vostro uomo - o sarebbe meglio una donna, apparirebbe più politicamente corretto, ma fate voi - al Quirinale. 
Che ne dici? 

(Bersani rivolto a Casini) 
Oooh!!! Ragasso non siamo mica qui a far la permanente a Mario Monti! 
Amici e possibili alleati è bene, ma ci vuole rispetto. 
Noi siamo il cambiamento. Abbiamo fatto le primarie! 
Sòcc’mel! Siamo il nuovo che avanza... 

(Casini rivolto a Bersani) 
Ahahahah!!! Pierluigi non iniziare a dire stronzate. 
Anche la farsa delle primarie! 
Più che nuovi mi sembrate rifatti, al vostro confronto la Minetti sembra acqua e sapone. .... 

ma la farsa italiana continua ... sono sicuro che continua! 
Vito Schepisi

18 gennaio 2013

Europa senz'anima

Finalmente c’è chi si dice disposto a ridiscutere le regole dell’Unione Europea. Non è l’Italia di Monti, ma l’Inghilterra di Cameron. 
I britannici, fuori dall’Euro, mantengono una loro stabilità politica, con le istituzioni ben radicate, con saldi principi liberali sui diritti e le libertà, persino conservando il tipico conformismo dei popoli anglosassoni, con un’economia che non ne ha affatto risentito.
L'Inghilterra ha da sempre mal sopportato l'idea di sostituire il suo pragmatismo con la tipica e arcigna tecnocrazia europea, quella dei Monti, della Merkel e dei Van Rompuy, per capirci. Il Regno Unito non ha rinunciato alla sua sovranità in nome di propositi retorici e astratti. Non è, così, mai entrata nell’Europa dell’Euro, preferendo dal primo momento mantenere integra la sua autonomia dalle regole calate dall’alto da chi ha poi mostrato interesse a imporle a proprio vantaggio. Ed ha fatto bene! 
L’Italia avrebbe dovuto ritrovarsi sulla stessa lunghezza d’onda, ma aveva altri problemi. Non aveva una vera economia di mercato. C’era molto dirigismo e molto assistenzialismo e nessuna regola sulla spesa pubblica. 
L’Italia di oggi, però, dopo le esperienze fatte, moltissime negative per i nostri interessi, non mostra alcuna volontà di battersi per rifondare le ragioni e lo spirito dell’Unione Europea.
Quella inglese è un po’ l'idea dell'Europa dei popoli, quella che emerge dalla cultura illuminista di paesi che si ritrovano uniti attorno ai bisogni degli individui e della Nazione, piuttosto che a quelli dei poteri. 
E' questa l'Europa che anche l'Italia dovrebbe proporre e discutere, anziché quella della finanza e dei banchieri. Dovremmo volere un'Europa in cui ogni cittadino si senta protagonista di una storia comune: una Comunità in cui l'insieme sia la somma di tanti diritti e doveri divisi in modo equo tra tutti. Dovremmo volere un'Europa in cui i popoli si sentano parte di uno stesso progetto socio-politico da proporre agli altri paesi della Terra.
Quando è partito il comune disegno europeo – giova ricordare la Conferenza di Messina del 1955, voluta e sostenuta da Gaetano Martino – l’Italia, attestata sui principi liberali del tempo, aveva questo pensiero. 
In quegli anni, al sogno degli Stati Uniti d'Europa, si contrapponeva pregiudizialmente chi preferiva aggregazioni diverse, magari fatte di blocchi militari contrapposti. I fautori dell’europeismo retorico di oggi provengono dalla stessa area culturale che una volta puntava sull'internazionalismo popolare, credendo e battendosi arcignamente in e per questa scelta fino a un minuto prima della certificazione politica del suo fallimento. Sono gli stessi uomini - c’è chi è ancora in vita, come il nostro Presidente della Repubblica - sostenitori, un tempo, della visione squisitamente ideologica che voleva il mondo diviso in blocchi militarizzati contrapposti. 
La politica, purtroppo, non è fatta solo di grandi ideali e di progetti per le generazioni a venire, con lo sguardo diretto, principalmente, ai popoli, alle condizioni di vita futura, alle prospettive di pace e di crescita, alla conservazione del patrimonio di arte, di cultura e di tradizioni, all’identità e al sentimento nazionale, ma è fatta anche di calcoli meschini. C’è anche chi la politica la fa per mestiere e chi se ne fotte delle scelte libere dei popoli. 
E’ difficile, però, riconoscersi a lungo in questa Europa senza anima, tecnocratica, senza trasparenza e democrazia. Non può resistere a lungo una Comunità senza identità, senza un Atto costitutivo fondato sui principi della dignità e della libertà delle persone, sulla scelta della pace, su quella dell'integrazione dei popoli, delle lingue e delle tradizioni e sui diritti e doveri di tutti i cittadini europei. 
Vito Schepisi

16 gennaio 2013

RinasciBari discute di urbanistica


Bari non ha l’immagine di Città Metropolitana e di capitale regionale che dovrebbe avere. Non solo il degrado degli spazi pubblici, ma preoccupa il modo con cui l’amministrazione si approccia al futuro - E’ ciò che è emerso in un incontro dell’associazioneRinasciBari con gli architetti Domenico Massimeo e Roberto Telesforo e con l’ing. Giusppe Loiacono - Periodicamente torna di attualità l’utilizzazione dell’area ex caserma Rossani. Tema oggetto di un concorso, ancora in corso di svolgimento, che, denominato “Bari Centrale”, interessa sette aree a margine della fascia ferroviaria. Aree la cui trasformazione dovrebbe consentire una ricucitura funzionale e ambientale delle due parti di città poste a sud e a nord dei binari. 
 Mancano del tutto, però, collegate tra loro, le ipotesi di futuro per la città e un piano di sviluppo socioeconomico.
 
Il concorso ipotizza un intervento per la stazione centrale e Piazza Moro e un altro per la ex Rossani, benché risulti assai condivisa l’opinione di un progetto unico sulle due aree. 
 Anni fa Renzo Piano progettò una piastra che, posta al di sopra dei binari, costituisse ponte pedonale fra il murattiano (piazza Moro) e Carrassi (ex Rossani). 
 
RinasciBari ritiene che questa sia ancora la strada giusta e che in quelle aree possa e debba essere realizzato un episodio di grande riqualificazione dell’intera Città, sia dal punto di vista funzionale (nodo d’intreccio di numerosi elementi, su ferro e su gomma, del sistema di mobilità intermodale) che da quello dell’ambiente urbano. 
Un grande progetto di trasformazione che porti i baresi a sentirsi proiettati verso un futuro di grande crescita e gli ospiti a guardare finalmente Bari come capoluogo della regione, ma anche come polo essenziale e cerniera fra l’Europa ed i Paesi del Mediterraneo. 
 
RinasciBari invita l’amministrazione comunale a rivedere il suo modesto programma (verde e piccole strutture) e a volare alto. Un’area di otto ettari al centro della città è un tesoro che va utilizzato al meglio e non sperperato.
 
A Bari, inoltre, le opere pronte per la fase esecutiva formavano già quell’impianto urbanistico che l’amministrazione ha ignorato perdendo anche i finanziamenti. 
Si possono citare, tra le altre: 
 
- 58 fermate metropolitane con il sistema integrato tra le varie ferrovie che insistono sul territorio; 
 
- l’asse nord-sud per collegare la colmata Marisabella con un rondò per canalizzare il traffico in entrata e uscita dalla Città, senza impegnare le strade cittadine (opera vinta e non assegnata all’impresa appaltatrice che ne chiede i danni). 
 
RinasciBari rileva che la Città perde occasioni per colpa di un’amministrazione che in 8 anni si è crogiolata nell’autocompiacimento annunciando (e non realizzando) piste ciclabili e giardini, mentre il degrado divorava il tessuto sociale ed economico.
 
Bari ora ha bisogno di RINASCERE di dare avvio a un processo evolutivo, come fecero i nostri nonni che dal paesone che era fecero sorgere una nuova città col Margherita, il Petruzzelli, la Manifattura Tabacchi, lo stadio della Vittoria, il Lungomare etc. etc.
 La Città può e vuole volare alto …

12 gennaio 2013

Monti è un bluff

Monti da tecnico si è trasformato nel peggiore dei politici. 
La sua azione mira a rendere ingovernabile l'Italia, condizionando, in particolare al Senato, l'azione della prossima maggioranza. 
Aiutato da Fini e Casini, abilissimi professionisti partitocratici, mirerà ad incassare posti di comando per la casta e per il controllo della regia economico-finanziaria dello Stato. Il suo obiettivo sarà quello d’impedire le riforme, in primis quelle per abbattere la burocrazia, vero freno a mano del nostro Paese, e la riforma di revisione dell'architettura costituzionale dello Stato (parte seconda della nostra Costituzione). 
Impedirà di abbattere i privilegi e impedirà di smascherare sanguisughe e impuniti. Altro che "Salvaitalia" l'azione di Monti, fino a questo momento, è servita solo a privilegiare le caste ed a togliere alla povera gente, soprattutto a chi le tasse le paga e a chi fa sacrifici con il proprio lavoro e con i propri risparmi per sostenere l'Italia. 
L'azione scellerata, insensibile, cinica non è servita a niente. Sacrifici gettati al vento, perché inghiottiti nel vortice della spesa. Dai conti (tenuti nascosti dal Professore impegnato anche lui in campagna elettorale) sfuggono, infatti, 7 miliardi di euro per il pareggio di bilancio del 2013. 
Nel 2012 peggiorano i conti dell’IVA e delle altre imposte legate all'andamento dell'economia. L'imposta su beni e servizi, ad esempio, fino al novembre 2012, ha dato minori entrate per 1,81 miliardi. L'aumento dell'Iva ha contribuito a deprimere i consumi.
Sacrifici anche dannosi, però. Dannosi per il futuro perché non solo hanno prodotto recessione, ma hanno messo in moto una spirale negativa e contraria. 
Non è difficile capirlo. Se mi seguite lo spiego in modo molto semplice, senza far ricorso ai termini inglesi ed a concetti di filosofia economica: li lasciamo a Monti che è un professore.
Se chiudono le imprese (per mancanza di domanda e perché vessate da un’insostenibile pressione fiscale), e se di conseguenza aumentano i disoccupati, si riduce la base imponibile di chi paga le tasse. 
In questo caso, si hanno due effetti: 
1) riduzione del Prodotto Interno Lordo (PIL); 
2) riduzione del gettito fiscale. 
Ma se la spesa pubblica rimane la stessa, per sostenerla si può agire in due modi: 
a) aumentare le tasse; 
b) aumentare il debito pubblico. 
Tutto questo andrà ad agire nel rapporto con il PIL, valore quest’ultimo che, come visto, (causa la recessione) diminuisce.
Aumenta il debito, diminuisce il PIL, significa che aumenta il rapporto debito/Pil e così il nostro debito ci costerà sempre di più. Si entrerà in una spirale perversa fino al punto di rischiare che il nostro debito diventi insostenibile. 
Tanto per capirci rischiamo di fare la fine della Grecia. 
La politica di Monti ci sta portando a questo. 
Pensare di aumentare le tasse, senza tagliare la spesa è teoria perversa. Non è solo stupido: è direttamente criminale. 
La spesa si può tagliare in due modi: 
1) tagliare lo Stato sociale; 
2) rendersi conto che si vive al di sopra delle possibilità del Paese e tagliare i costi dello Stato. 
Si pensi ai costi della burocrazia, gli sprechi, i privilegi, i costi della politica; si pensi alle economie che si possono ricavare dal riordino del sistema delle rappresentanze locali.
Occorrerebbe convertire in investimenti i costi delle pubblicità istituzionali, quelli di rappresentanza, quelli dei beni strumentali in dotazione, i benefit a manager pubblici ed ai politici, e tutti i costi improduttivi come la stampa di partito, i doppi e tripli vitalizi; occorrerebbe il severo controllo della spesa da parte della Corte dei Conti. 
Gli investimenti mettono in moto il mercato e producono ricchezza e occupazione. Gli agi ai parassiti no. 
Bisognerebbe aprire a idee di "Financing Project" (detto in italiano significa progetti finanziati da privati, contro concessione per un determinato numero di anni dell'uso di ciò che viene realizzato). 
Monti non ha fatto e non farà niente di tutto questo: penserà solo ai suoi amici banchieri ed a farsi amici in Europa a spese dell’Italia. 
Vito Schepisi