26 gennaio 2015

Una mezza figura sarebbe ancor peggio di una figura ostile.


(lettera aperta al Presidente Berlusconi)

Illustrissimo Signor Presidente,
le elezioni in Grecia hanno premiato il movimento che si è opposto con più coerenza alle politiche del “male minore” su cui, invece, puntavano i moderati di Nuova Democrazia.
Ritrovarsi a difendere la “normalizzazione” voluta dai tecnocrati dell’Unione Europea non solo non ha pagato, ma ha esposto il paese ellenico ad un periodo di grande incertezza per il futuro della Grecia e dell’Europa.
La vittoria di Syriza è arrivata da un voto trasversale di donne e uomini che chiedevano coraggio, protesta e orgoglio.
C’è uno spazio enorme in Italia che chiede altrettanto.
Lei che fa? Lo lascia a Grillo e Salvini? Lo abbandona?
Il Patto del Nazareno non va nella direzione della chiarezza e della volontà degli elettori italiani.
La stagione delle riforme non si può ridurre in patteggiamenti, scambi e promesse.
Non crede che invece sia il caso di ritornare a parlare ed agire per la RIVOLUZIONE LIBERALE in Italia?
Mentre il Parlamento ancora discute sulla riforma elettorale, sono evidenti le mancanze di scelte orientate all’interesse del Paese, che non possono essere le risultanti degli interessi delle persone, dei partiti, degli equilibri di potere e dei mille ricatti.
Lei sa bene che c’è una Nazione che non si riconosce negli schemi dell’appartenenza e che giudica gli uomini e le politiche dai comportamenti e dai fatti.
Questa Italia non approva.
Non ci sta.
Non andrà mai al Nazareno.
Quella d’avere un Presidente della Repubblica che sia meno indisposto verso il centrodestra non è questione sufficiente. Non cambierebbe nulla e non sarebbe affidabile.
Una mezza figura è ancor peggio di una figura ostile.
In un Paese in cui:
- la Presidenza del Senato è affidata ad un magistrato eletto nel PD;
- la Presidenza della Camera è affidata ad una signora orgogliosamente estremista e presa dalle sue convinzioni ideologiche;
- la Corte Costituzionale mostra cedimenti di parte, fino a paralizzare le attività di maggioranze diverse da quelle in cui prevalgono le opzioni corporative e politiche di chi ne ha determinato le nomine;
- nel CSM prevalgono le correnti più politicizzate dei magistrati;
- la Rai, anziché un servizio pubblico, è più un supporto politico nelle mani di amministratori che la usano come strumento di orientamento;
- una rete di interessi economici si srotola attraverso il sistema dei servizi (nazionali e locali), con affidamenti di commesse e appalti a organismi che uniscono privilegi fiscali a finanziamenti pubblici, generando speculazioni, corruzione e infiltrazioni mafiose;
- la burocrazia affossa le iniziative dei privati, mortifica i diritti dei cittadini, assorbe risorse e blocca la ripresa economica;
- c’è una casta che si è allargata all’interno dei partiti che blocca le riforme e l’innovazione, creando ingiustizie, sperperi e interessi di parte;
- il sistema fiscale assorbe i risparmi delle famiglie, penalizzando i consumi e la crescita;
- la vecchia immagine di sicurezza sociale di un bene (l'immobile) che si rivalutava nel tempo, è stata sostituita dall’angoscia di chi ha visto deprezzare il frutto dei sacrifici della propria famiglia, di chi non riesce più a vendere il proprio bene e di chi deve sopportarne un grave peso fiscale;
- la criminalità piccola e grande è sempre più spavalda e impunita, le città sono insicure, la gente ha paura, l’immigrazione dilaga, si fa strada il pericolo terrorismo, la violenza è costantemente dietro l’angolo;
- la Giustizia è lenta, tortuosa, disattenta, faziosa, disinteressata, inadatta, sbilanciata, bizantina e incomprensibile;
- il 44% dei giovani in Italia non trova lavoro, le imprese chiudono, la disoccupazione è in aumento ed i redditi delle famiglie sono precari;

in un siffatto Paese, occorre un grande impegno politico per ricreare già dalle Istituzioni, ad iniziare dalla carica più alta dello Stato, il senso della fiducia e della volontà di cambiamento.
Lei Presidente deve farsi portavoce di chi vorrebbe un Garante che sia espressione di tutto il Paese e che nel contempo sia un esempio di rettitudine e competenza.
Non ci serve un Presidente al ribasso che sia il frutto di compromessi e di “contabilità politiche” sulle spalle del Popolo Italiano.
Agli italiani servirebbe un uomo libero. Autenticamente libero.
Un uomo capace di avere voce in Italia, in Europa e nel Mondo, per ritornare a rilanciare l’ingegno, la qualità, l’arte e la cultura e tutto ciò che ha fatto grande l’Italia in passato.
Lei Presidente deve chiedere e proporre una figura di prestigio che sia espressione dell’Italia liberale e che sia in grado di far riaprire il dialogo tra i diversi sentimenti politici del Paese, senza pregiudizi e senza accordi al ribasso.
Lasci perdere Renzi con le sue promesse e le sue chiacchiere.
Ha 40 anni l'attuale leader PD, ma è già un vecchio arnese della partitocrazia con sulle spalle tutte le contraddizioni di un partito strutturato come una rete di affari.
E non c’è niente di peggio di un giovane già da rottamare.
Vito Schepisi

PS: Signor Presidente, Le ricordo che i numeri dei "grandi elettori" che voteranno per il nuovo Presidente della Repubblica non sono "legittimi" e non corrispondono alla rappresentanza degli elettori italiani.
La Consulta, infatti, ha stabilito l'incostituzionalità della Legge Elettorale che ha attribuito il premio di maggioranza (in questo caso più del 25% in più) alla coalizione PD-SEL che aveva appena ricevuto meno del 30% dei consensi elettorali, e per di più con un’alta astensione.
Esca, pertanto, dal mazzo del conformismo e dichiari apertamente che:

senza un Presidente di alto profilo e di grande equilibrio, disconosce da subito un Presidente di parte. Chiunque esso sia.

22 gennaio 2015

Vicini ai loro valori, ma nei loro paesi


C’è qualcosa che accosta quanto sostenuto da Papa Francesco “se offendi mia madre aspettati un pugno” e quanto sostengono gli integralisti islamici.
I gruppi jihadisti replicano all’indignazione dell’Europa e del Mondo sostenendo che le stragi contro i cristiani in Africa e gli attentati terroristici in Europa siano le risposte alle offese che l’Occidente rivolge contro l’Islam. Un’offesa, un pugno.
Sarà! L’occidente, però, non ha modificato di recente le sue idee sulle libertà di pensiero e di parola, compresa la libertà di satira che per sua natura è scherzosamente offensiva.
Sebbene trasformata - una volta arma dei deboli contro la stupidità del potere, oggi spesso strumento del potere per ledere la credibilità degli avversari - la satira è rimasta ciò che trasforma in farsa gli atteggiamenti e i pensieri controversi. C’è sempre stata, ed è sempre stata irriverente. Solo i tiranni hanno provato a reprimerla.
Cosa è cambiato?
Papa Bergoglio ha rimarcato le distanze della Chiesa dalla violenza, ha stigmatizzato la sproporzione della reazione terroristica a Parigi ed ha esaltato il valore della vita umana, ma ha anche innescato nuovi dubbi. Non più “porgi l’altra guancia”, ma “aspettati un pugno in faccia”? Papa Bergoglio condanna l’offesa, come è giusto, ma ne allarga i confini alla satira sulle scelte religiose. 
Ma ironizzare sul pensiero religioso è davvero blasfemo?
Ben altra storia rispetto a Ratisbona e alle citazioni di Papa Ratzinger dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo.
Una gaffe di Papa Bergoglio? La sua voglia di sdrammatizzare in un momento difficile? O un invito alla resa, cioè un passo indietro rispetto al nostro modello di civiltà?
Nella Città di Parigi, duramente colpita, al Pantheon, sulla tomba di François-Marie Arouet, conosciuto come Voltaire, si può ancora riflettere sulla tolleranza. Se deve essere intesa alla stregua di un principio pedagogico sui buoni propositi, o rappresentare ancora la ratio di un modello di democrazia liberale su cui radicare le regole della convivenza dei popoli.
Nessuno scontro di civiltà, ma neanche abbandonare le conquiste di civiltà, cedendo all’idea astratta del multiculturalismo e alla mal interpretata richiesta di integrazione di culture diverse. 
L’idea laica della libertà di avere un’idea e di esprimerla sulla base delle percezioni e delle conoscenze acquisite non è emendabile.
Inquietano così le accuse di islamofobia (Oriana Fallaci ne è stata vittima al pari della rivista satirica Charlie Hebdo) e le richieste di leggi speciali contro il libero pensiero. 
Una fobia è una patologia. E’ un turbamento psicologico. Chi ha un atteggiamento fobico contro qualcosa desidera evitare le situazioni che originano il proprio timore. 
Si vuol reprimere per legge una patologia? Per il rispetto di ogni individuo ci sono le leggi che tutelano, in modo uguale per tutti, la dignità e l’integrità delle persone. Il resto sarebbe un limite alla libertà di pensiero.
In Europa gli islamici hanno trovato tutto ciò che non avevano nei loro paesi, ma non hanno trovato le limitazioni alle libertà individuali che avevano. E nel mentre si sono ubriacati di diritti e tutele, non tollerano le nostre usanze, temono l’integrazione delle loro donne con i costumi e le libertà delle nostre e ci considerano infedeli. E bastano piccoli stimoli integralisti a creare pericolosi scompensi.

La soluzione è solo nel loro diritto di stare in Italia nel rispetto delle nostre leggi e del nostro modello di vita, altrimenti nessuno li privi della libertà di star vicini ai loro valori, ma nei loro paesi.
Vito Schepisi