29 aprile 2017

Messi male, anzi malissimo



Cinque regioni italiane, tutte del mezzogiorno (nell'ordine: Calabria col 23,2%; Sicilia, col 22,1%; Campania, col 20,4%; Puglia, col 19,4%; Sardegna, col 17,3%) hanno fatto registrare nel 2016 un tasso di disoccupazione superiore al doppio della media europea dell' 8,6%.

Strano che questa notizia - così rilevante per le riflessioni su quanto siano state fallaci le politiche per lo sviluppo economico, da Monti in su, e quanto siano stati mal utilizzati gli incentivi dei fondi europei per riequilibrare alle medie dell'Unione le aeree disagiate - non sia stata diffusa con la dovuta rilevanza sui giornali e nei TG, così attenti invece a registrare ogni fil d'alito che passa dalle bocche del serraglio PD.
Si parla sempre di colmare il divario Nord Sud, ma con questi dati, il divario cresce.
Si continua, invece, a pagare a peso d'oro manager pubblici, iperburocrati, pensionati stellari, intoccabili in toga, servi e guitti televisivi.

Non è che le altre regioni italiane stiano tanto meglio, cosa che si percepisce anche a vista, nonostante i proclami del raggiunto benessere della flottiglia dei traghettatori di chiacchiere, che ci ritroviamo in contemporanea alla flottiglia dei traghettatori di immigrati che fanno la spola dall'Africa all'Italia, arricchendo le mafie e le organizzazioni che gestiscono l'accoglienza.
Gli extracomunitari cercano lavoro in Italia (negli altri paesi europei hanno chiuso le frontiere ed eretto muri). Un lavoro che invece non c'è.

L'Italia è in gravi difficoltà.
Non solo il debito pubblico aumenta, ma sono le imprese italiane che sono in difficoltà: non assumono, licenziano. Gli investimenti sono fermi e tutto ciò che una volta era l'orgoglio del Paese, i suoi marchi e la sua qualità, è passato in altre mani. La grande industria ha delocalizzato la produzione, tra qualche giorno anche l'Alitalia rischierà di saltare, e nel contempo le città si popolano di immigrati che si arrangiano in tante maniere, non sempre lecite e non sempre tollerabili.

Siamo messi mali.
Aumenta tutto: il debito, la disoccupazione, le tasse, gli immigrati da mantenere, i disagi, il degrado, la sporcizia, il costo della vita, le tariffe. Diminuiscono invece le imprese, gli investimenti, i servizi ai cittadini, i redditi, la spesa sociale, il lavoro e il tasso di natalità degli italiani.

Tra le regioni con la disoccupazione che supera il doppio della media europea c'è anche la Puglia, una volta la California del sud. La Puglia "migliore" di Niki Vendola e di Emiliano, piegata sui suoi fallimenti, con il 19,4% di disoccupazione generale e con quella giovanile che supera il 60%.
Una catastrofe!
Un fallimento costruito su scandali, abusi, miopie e altre narrazioni, ma la Puglia in compenso (sic!) ha un festival del Cinema (a spese dei pugliesi) che non si fila nessuno, lasciato in eredità da Vendola, assieme ad una foresta di pale eoliche su cui mai nessuno (per sapere quanto sono costate, chi ha pagato e chi guadagna) ha messo il naso, tanto meno sui business che ha sviluppato.
La Calabria, la Sicilia, la Campania e la Sardegna, tutte con un tasso di disoccupazione che ha doppiato la media europea, hanno altri problemi che girano attorno alle stesse questioni e agli stessi profili politici.

In Italia si è persino scoperto che sono le ONG, finanziate anche dal Governo, che fanno la spola per trasportare sempre più immigrati in Italia.
Tutto a spese del contribuente.
Santo lo devono fare! Santo subito! San Contribuente, con una manifestazione religiosa alla presenza di Papa Francesco in Piazza San Pietro, e una manifestazione civile in Piazza Colonna con l’intitolazione di una statua da porre dinanzi a Palazzo Chigi, con Matteo Renzi padrino e Maria Elena Boschi madrina che tirano giù il drappo tricolore, scoprendo la statua del contribuente italiano, nudo, come l'Aretino Pietro, con una mano davanti e l'altra dietro.

Nel 2017 sono previsti 250.000 nuovi immigrati in Italia.
E' come se alle città italiane se ne aggiungesse un'altra della grandezza di Verona che è la dodicesima per numero di abitanti.

Per il futuro che sta diventando sempre più presente, c'è chi avrà pensato all'Italia come ad un enorme campo profughi europeo. Una nuova lucida follia neonazista, con la regia dei flaccidi euroburocrati, deve aver pensato all’Italia come al Paese ideale per un grande ghetto: di fronte ai luoghi di partenza dell'Africa; circondato dal mare e chiuso da una fitta catena montuosa. Ci sarà anche chi attingerà per la manodopera a basso costo.
E un domani, se dovessero sorgere problemi, la Germania per tutti penserà al da farsi, ha esperienza, forse suggerirà la decimazione, l'asfissia col gas, l'annientamento, italiani sopravvissuti compresi.
 Vito Schepisi