29 marzo 2013

Modi da prima repubblica


Le fasi di questo incarico esplorativo che il Presidente della Repubblica aveva affidato a Bersani e che si è concluso in modo “non risolutivo”, con la temporanea “rinuncia” del leader del PD, sa tanto di prima repubblica. 
Ricorda le formule astruse che i cittadini non riuscivano a comprendere, e che poi hanno capito sin troppo bene. 
Questa volta, però, non funziona. 
Il fallimento di Bersani oggi si capisce con sufficiente chiarezza. E’ il tentativo di un imbroglio. 
Nel 2006, Prodi vinse per 24 mila voti alla Camera e, nonostante i 250.000 voti in meno al Senato, grazie ai senatori a vita ed a Follini, occupò l’Italia con grande protervia. 
Bersani vorrebbe fare altrettanto. 
La sinistra nel 2006 occupò di tutto e di più: Presidenza della Repubblica, Camera, Senato, CSM, Corte Costituzionale, Rai, Polizia, sostituì persino il Comandante della Guardia di Finanza che si era messo di traverso alla richiesta del Vice Ministro Visco di trasferimento dei vertici della GdF della Lombardia che avevano indagato su Unipol e sulla questione Consorte, d’Alema e Fassino. 
Una brutta esperienza che sappiamo com’è andata a finire. Da non ripetere. 
Questa volta avrebbero la questione del MPS da insabbiare. Dovremmo chiederci da subito, cosa accadrà quando i 3,9 miliardi che sono andati a coprire le falle della truffa del secolo, sottratti ai contribuenti italiani, non dovessero essere restituiti. 
In questa legislatura al PD non basteranno i senatori a vita. 
Il PD non ha vinto niente. Se il Presidente Napolitano lo facesse capire anche a Bersani, che ha difficoltà a comprenderlo, se gli dicesse sul muso che ha perso, sarebbe utile e meritorio.
Il PD che fa la voce grossa, e che gioca all’asso piglia tutto, ha perso le elezioni o, se si preferisce, non le ha vinte. Le ha perse perché le proposte di Bersani sono apparse confuse e contraddittorie. Non si salva, infatti, il Paese senza intervenire sul costo del lavoro, senza ridurre le tasse, senza allentare la stretta creditizia, senza snellire la burocrazia, senza ridurre le spese dello Stato, senza tagliare gli abusi e i privilegi della politica, senza ridimensionare gli sperperi degli enti locali, senza mettere a disposizione delle famiglie le risorse per i consumi necessari, senza un sistema giudiziario che non scoraggi gli investimenti e non renda precaria la Giustizia. 
Non fidarsi di questo PD è cosa buona e il Pdl fa bene a non fidarsi ad occhi chiusi. 
Il Paese è diviso e, purtroppo, non è nelle condizioni di poterselo permettere. Servirebbe una tregua, un momento di pacificazione nazionale. Per la tregua, però, sono necessarie reciproche garanzie e la lealtà di aprirsi al confronto: è necessario riconoscere a tutti gli spazi di responsabilità, di partecipazione e di controllo. 
Non si può pensare di usare gli altri, né che siano stupidi. L’Italia val bene un sacrificio da parte di tutti, ma il suicidio di alcuni, no! Senza garanzie, no! 
Chi può pensare che si possa lasciare a Bersani, a D’Alema, alla Bindi e a Franceschini, con Vendola e la Camusso, la guida incontrollata del Paese con il 30% dei voti? 
E quale forza rappresentativa di un terzo degli elettori può essere così sprovveduta da consentire la nascita di un governo senza neanche chiedere una garanzia istituzionale? 
Ha fatto male il PD ad usare “la forza” per prendersi le Presidenze della Camera e del Senato, senza neanche tentare di instaurare un dialogo, se non con il M5S che è un gruppo reazionario e che si sta mostrando del tutto confuso.
L’ostentazione dei muscoli non risolve niente. Non si può continuare a pensare d’essere al centro di tutto e a criminalizzare che la pensa in modo diverso! E basta! 
Il PD ha preso lo 0,36% dei voti in più del Pdl, ma continua a sostenere che il centrodestra sia impresentabile e dice di non voler governare con loro. 
Vogliono i loro voti, però! 
Vogliono trattare sotto banco, però! 
Non si può pretendere la responsabilità a senso unico, né che il Pdl, con tatticismi parlamentari, faccia governare Bersani per senso di responsabilità verso l’Italia. 
Sarebbe invece irresponsabile lasciare che Bersani occupi il Paese. Basterebbe dare un’occhiata ai suoi 8 punti per capirlo. 
Gli elettori non hanno stabilito così. 
Meglio, molto meglio, fare tutto alla luce del sole. 
Se Bersani non ha la capacità di mettersi al servizio del Paese, si faccia da parte. E se nessuno sarà in grado di avere un po’ di umiltà e di pensare all’Italia, meglio nuove elezioni e fare chiarezza.
Vito Schepisi

28 marzo 2013

Si continua a ... emaculare maculatos



Non è sufficiente chiamarsi Migliore per capire le cose. 
Il capogruppo del Sel di Vendola, sentito da Bersani nella sua veste di incaricato a sondare la possibilità di un suo ministero, lamenta che il Pdl vincoli il sostegno ad un governo Bersani alla possibilità del Pdl di scegliere il prossimo Presidente della Repubblica. 
Migliore dovrebbe fermarsi a riflettere. 
Bersani chiede il sostegno, ma non un governo di coalizione con il Pdl. 
Vuole solo i voti! Per capirci ... ha ancora voglia di ... pectere pupas. 
Poverino! da questa esperienza deve esserne uscito frustrato! 
La coalizione PD-Sel ha già eletto un Presidente della Camera (Sel) ed un Presidente del Senato (PD). 
Vorrebbe la Presidenza del Consiglio con i voti del Pdl. 
Vorrebbe tutti i ministri ... e vorrebbero pure il Presidente della Repubblica. 
In cambio Bersani cederebbe la presidenza della Commissione per le riforme. 
Capirai! Con il premio di maggioranza alla Camera e la composizione percentuale rispetto ai gruppi parlamentari, sarebbe solo un ostaggio. 
Ma che voto a San Pietro e San luigi messi assieme ha fatto il Pdl per doversi sottoporre a tanta penitenza? 
E che garanzie avrebbe su un programma di governo condiviso? 
Quali sulla trasparenza? 
Quali sui controlli? 
Quali sulle riforme? 
Quali garanzie su un leale percorso parlamentare nell'interesse dell'Italia, compresa la gestione corretta della Giustizia? 
Il PD e la sinistra controllano già il CSM, controllano la Tv di Stato, hanno i giornali dalla loro parte per il 90%. 
Ma Bersani la finisca di ... emaculare maculatos! 
Si accontenti che i Pdl sono cosa diversa dai grillini e che non lo abbiano ancora mandato a fanc... 
Allora caro Migliore o si fa un governo politico in cui responsabilmente si affrontino i problemi del Paese, un governo che sia creato sull'equilibrio delle responsabilità e della pari dignità o andiamo dinanzi agli elettori a dire che a sinistra voi non siete stati capaci di uscire dagli steccati ideologici e dalla vostra prepotente presunzione. 
Tutto deve avvenire alla luce del sole. Senza buffonate...di uscire dall'aula per far calare il quorum. Forse non l'ha capito che è tempo di responsabilità e non di furbate. 
Naturalmente se si fa un governo politico di responsabilità si devono rilasciare garanzie. E quale garanzia più naturale che quella di una responsabilità istituzionale da affiancare ad una altrettanto esecutiva? 
La soluzione, tra l'altro, garantirebbe una giusta alternanza, dopo 21 anni di gestione di parte della Presidenza della Repubblica. 
Migliore se vuole ... mi dica lei la lingua perché riesca a capirlo meglio. 
Posso anche dirglielo in dialetto barese così il suo capo lo capisce meglio. 
Vito Schepisi

27 marzo 2013

Eutanasia politica



Direi che la farsa sia durata anche troppo. Non abbiamo un governo da 3 anni, da quando Fini ha rotto gli indugi ed è passato dal sabotaggio mascherato, lento e continuo (il controcanto quotidiano) al sabotaggio evidente (la creazione di Fli ed il passaggio all’opposizione).
Gli storici ci faranno capire, se ci riusciranno per quanto è incredibile, come un uomo che aveva avuto successo, e che ne avrebbe beneficiato ancora per lungo, si sia potuto suicidare politicamente in questo modo così indecoroso e banale. Resta e forse rimarrà un mistero capire come sia stato possibile ribaltare le radici, la storia, i riferimenti e persino i debiti di gratitudine per chi era stato tratto fuori dall’emarginazione politica.
Il suicidio politico è una costante in Italia.
In questa fase, l’attualità si sofferma sul suicidio politico di super Mario Monti, colui che, a suo dire, è stato il “salvatore” dell’Italia. “Mario Monti politiquement mort pour l'Europe” è il titolo di ieri dell’autorevole giornale francese “Le Monde”.
La premessa è doverosa: il bocconiano ha un “ego” accentuato. Anche in questo caso ha fatto tutto da solo. Si può solo dire che sia stato aiutato da chi l’ha lasciato fare. La sua è stata un’eutanasia assistita, perché nessuno in democrazia può fare tutto da solo. Non sarebbe stato possibile senza il consenso del Parlamento e delle Istituzioni. I suoi errori, tutti, hanno trovato un colpevole sostegno. A volte anche largo. Per colpa, per dolo, per necessità, per responsabilità, per convenienza, per opportunità, per mancanza di coraggio, per nobili o meno motivi, in troppi e per troppo l’hanno lasciato fare e in troppi e in troppe circostanze l’hanno usato.
La fine di Monti è incominciata da subito. E’ iniziata da quando, con il suo piglio eurocrate, ha pensato di far pagare alla povera gente il conto dell’incapacità della politica italiana di governare l’Italia con il necessario rigore. Il Professore, cavalcando ciò che ha di suo, il suo freddo cinismo, ha fatto ciò che ha ritenuto più facile fare. Come l’uovo di Colombo. Ha colpito le famiglie. Ha colpito gli italiani con l’IMU sulla prima casa ed i lavoratori dipendenti con l’allungamento a 70 anni per l’età pensionabile, invece che colpire gli sprechi, i privilegi, gli abusi e la spesa pubblica.
L’altro suicidio annunciato è quello di Pierluigi Bersani che, esaurita la sua scorta di espressioni gergali sui leopardi e sulle bambole, senza una maggioranza, per averla persa per strada in una competizione elettorale surreale, condotta sul vuoto assoluto di proposte e d’idee, si è trovato dinanzi alla necessità di dover ragionare e magari di dover trarre qualche idea, possibilmente lontano da un boccale di birra. Non c’è verso, però, per Bersani! E’ come pretendere di far volare un asino o di far dire qualcosa d’intelligente a Buttiglione. Troppo difficile! Diceva di se d’essere l’usato sicuro, ma sarà quanto prima rottamato anche lui come un vecchio e inaffidabile catorcio.
C’è da essere preoccupati, però, perché l’Italia avrebbe bisogno di un governo solido e stabile in una fase molto difficile. La recessione che nelle previsioni ufficiali per l’anno in corso è data all’1,7%, viaggia invece verso il 2,9%. Il debito pubblico aumenta. La disoccupazione cresce. Al sud la ricerca di lavoro dei giovani ha assunto le stesse percentuali di successo di un terno al Lotto. La crisi si fa sentire. Le famiglie sono in difficoltà.
Nei paesi di civiltà democratica le forze politiche più responsabili avrebbero fatto prevalere il senso di responsabilità, trovando un largo accordo di governo per superare le emergenze, ma in Italia siamo in crisi politica anche per incapacità d’essere responsabili. C’è chi si crede furbo. Si sentono tutti Cavour. Bersani vorrebbe andare in Parlamento, senza una maggioranza, in balia degli umori.
Tutti superuomini in Italia! Basti dire che sono bastati 16 mesi di Monti per metterci contro tutti. Mentre il bocconiano si metteva sull’attenti dinanzi alla Merkel, tutti dall’India, agli Usa, ad Israele, alla Russia scrivevano il nome dell’Italia nel loro libro nero.
Abbiamo perso in un attimo i vantaggi di una diplomazia fatta di sorrisi, di buon senso, di strette di mano, di buoni contatti, di continuità e di reciproci impegni.
Stanno suicidando l’Italia.
Vito Schepisi 

26 marzo 2013

Gli impresentabili


Si può essere impresentabili per tante ragioni.  C’è chi lo è per pregiudizio, cioè per quella cattiva abitudine che ha chi presume d’essere migliore degli altri.
E, di solito, il pregiudizio non porta niente di buono.
C’è chi è impresentabile perché è fuori dalla cerchia di quella casta che controlla i media e la finanza e non appartiene a quella congrega d’individui, già abituali frequentatori dei salotti buoni dell’alta borghesia italiana, che rientra, invece, nel cerchio magico del pensiero politicamente corretto.
E’ impresentabile chi non è radical-chic e chi è fuori da quell’aristocrazia intellettuale che antepone il pensiero unico al pluralismo e che interpreta la democrazia come un cortile chiuso, frequentato solo da persone ben formate e soprattutto ossequiose verso i possessori delle quote azionarie dell’unico pensiero ritenuto possibile. 

Democrazia zero. Spocchia tanta.
C’è chi, invece, è impresentabile perché pensa, e lo dice, che l’Italia sia un paese d’ipocriti, nella cui classe dirigente abbondano più i difetti, che le virtù.
Contro gli impresentabili l’ipocrisia gioca la sua carta migliore. I difetti e le virtù, infatti, non sono sempre attribuiti in modo uguale per tutti, ma subiscono variazioni da soggetto a soggetto. Gli avversari politici diventano, così, impresentabili per definizione, come se ci fosse un principio antropologico per cui non possa essere altrimenti, ed i difetti sono appiccicati addosso come etichette.
E’ strano, però, che per costoro tutti i difetti appartengano ai nemici e le virtù, invece, agli amici.  Chi ha l’etichetta di “impresentabile” entra in Wikipedia, enciclopedia fai da te, e i curricula di impresentabilità si estendono senza alcuna contenzione.
Il metodo ha trovato adepti. Per alcuni sarebbe la nuova democrazia. Poi ci si meraviglia se spunta qualche dittatorello che, più avvezzo alle platee poco raffinate dell’avanspettacolo, sale in cattedra e grida contro tutti, e alzando la voce chiede il 100% di tutto. 

E poi ci si lamenta se il dittatorello, con al seguito un guru, rifiuta il confronto, dice di voler spazzare i partiti e riduce il metodo delle scelte politiche alle invettive sul suo blog  - in cui ogni clic fa scattare un guadagno - in cui si sbizzarriscono moltissimi esaltati e frustrati, tutti rigorosamente allineati e pronti a bloccare ed insultare chi la pensa in modo diverso.
Se l’Italia con le sue istituzioni consente che la televisione di Stato, pagata con i soldi dei contribuenti, discrimini ciò tra chi è sotto il controllo del cerchio magico del “politicamente corretto” e chi non lo è, ad esempio la sovranità popolare, consentendo che sia calpestata e definita impresentabile quella parte che non è gradita alla casta, è facile darsi spiegazioni sulle difficoltà del Paese e sul pericolo di svolta reazionaria dopo solo 65 anni di democrazia.
O si pensa che sia sufficiente difendere in modo retorico la Costituzione, ritenendola un valore eterno da preservare nella sua assoluta integrità, per esorcizzare l’orrore dell’intolleranza e della violenza?
Si ha l’impressione che tutto ciò che è calunnia, denigrazione e offesa, tutto ciò che è pregiudizio, anche se privo di ragionate argomentazioni, se serve allo scopo di respingere idee e di trovare soluzioni, per lasciare tutto come prima, per i nuovi filosofi dell’impresentabilità diventi legittimo e necessario.
Il PM Ingroia ha associato chi sostiene il Pdl alla mafia e Lucia Annunziata ha definito impresentabili gli uomini del Pdl. Non sarebbero impresentabili, invece, quelli che indossando la toga fanno politica o quelli che a spese degli italiani, pontificano in tv, spacciandosi per giornalisti democratici, invece che servi di regime, o per artisti raffinati e geniali, invece che per guitti parcellizzati a prestazione e usati come armi improprie. 

Gira e rigira sono sempre gli stessi. E sono quelli che pensano che le virtù appartengano a quella parte politica che li riempie di soldi. 
Nei regimi è così!
Vito Schepisi

16 marzo 2013

Il Bersani furioso


L’editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere “Contro un muro (ben segnalato)” traccia un quadro impietoso di Bersani e del suo PD, genuflessi dinanzi a Grillo. 
“I danni che il Pd ha inflitto a se stesso, per non parlare del Paese – sostiene Panebianco - sono già tanti. Nei giorni e nelle settimane che hanno seguito la «non vittoria» elettorale, il Pd è apparso preda di una sorta di cupio dissolvi”. 
Bersani e il PD sono perdenti per vocazione. Privi d’idee, vivono di fantasie e di rancori.
Bersani, per fumosità, assomiglia sempre più alla brutta copia di Vendola. E’ come l’uomo che deve dire “qualcosa di sinistra”, per forza, come nell’arcinota paranoia morettiana. 
Fatti loro? Si ma anche fatti nostri. 
In questa confusione, non si sa se sia di sinistra smacchiare giaguari e pettinare bambole, ma è l’unica cosa comprensibile che Bersani il furioso è riuscito a dire sinora. 
Il leader del PD è l’uomo che si attorciglia attorno agli assiomi, è l’uomo che, mentre parla di discriminazione di genere e dei diritti dei meno fortunati, cittadinanze e unioni civili sopra ogni cosa, si arruffiana con collaudati finanzieri, con saccheggiatori di banche e con sperperatori di pubblico denaro. 
Il PD è un’associazione nata per la gestione del potere (la tessera numero uno è di De Benedetti) che, avvolta nelle sue contraddizioni, si mostra incapace di rappresentare una scelta di governo. 
Chiamati ad assumere un’iniziativa, forti di uno 0,36% di voti in più alla Camera, sufficienti ad ottenere un consistente premio di maggioranza alla Camera (26% di seggi in più), tale da far raddoppiare la loro rappresentanza parlamentare, Bersani e il PD si trascinano sulla eco di una campagna elettorale nervosa, in bilico tra l’usato sicuro ed il timbro d’autenticità della matrice antiberlusconiana. 
Troppo poco per dire qualcosa di nuovo, ma tanto per essere fuori dai tempi. 
Oltre al solito pregiudizio contro Berlusconi, hanno solo saputo annunciare, sicuri della vittoria, tra i primi provvedimenti parlamentari, gli interventi a favore dei “diversi” e la cittadinanza agli extracomunitari dopo 5 anni. Anche sul ruolo svolto da Monti, e sulle scelte del suo governo, le contraddizioni del PD non sono mancate. I primi apprezzamenti si sono subito trasformati in critiche, puntualizzazioni e carenze. 
Per il PD, Monti ha fatto bene solo perché ha disarcionato Berlusconi. E poi basta. Hanno chiesto voti agli elettori per proseguire direttamente la guida politica del governo e per porre rimedio all’allarme sociale che loro stessi, in silenzio, avevano consentito che si alimentasse.
Poco credibile, quasi scontato. 
I PD sembrano giocatori delle tre carte: Vendola di qua, Monti di là. Carta che vince e carta che perde. Monti che sostiene di aver salvato l’Italia, Vendola che l’accusa d’averla affossata. Perse e vinte nello stesso tempo le elezioni, cosa che può riuscire solo a politici e partiti come Bersani ed il PD, il premier azzoppato rincorre Grillo, l’antieuropeo, l’antisistema, l’anti tutto, l’anticamera di un nuovo orrore. 
Monti invece ora si propone, sua sponte, per la Presidenza del Senato. 
Senatore a vita per nomina, senza neanche essersi messo in discussione e con il suo scarso consenso elettorale. Da non credere: un “ego” incredibile! 
Non siamo messi bene in Italia! 
Bersani e Monti, insieme, con cinismo, hanno mortificato la povera gente, hanno prodotto disoccupazione, incentivato la recessione, creato disagi sociali, bloccato lo sviluppo e messo in ginocchio il Paese. 
Sia l’uno, che l’altro sono ancora là ad indignare il Paese. 
Meriterebbero un “Vaffa” grande quanto tutta la voragine dei conti del Monte de Paschi di Siena. 
Vito Schepisi

14 marzo 2013

Lo stress della posta elettronica


E’ una grande comodità, ma è anche una rottura di balle.
Questa mattina un amico ci ha tenuto ad informarmi che “habemus papam”. Lo ringrazio, ma lo sapevo già. Strano, ma vero!
Ogni mattina inizia sempre “bene” la giornata. Apro la posta in arrivo e trovo subito non meno di una trentina di mail da leggere. Durante la giornata poi se ne accumulano altre 50.
E dire che ho eliminato tutte le notifiche dei social network, dirottandole su altri indirizzi di posta elettronica.
Sono come la gramigna. Le mail escono dappertutto e si diffondono. Per favore, datemi un diserbante per posta elettronica! Il primo istinto è di cancellare tutto in blocco, ma quando l’ho fatto mi è capitato di cancellare anche posta che, invece, doveva essere letta ed a cui dovevo rispondere. Che figura!
Sono costretto, così, a cercare se c’è posta personale o qualcosa di interessante tra i messaggi di “sconfiggi ansia, stress e depressione” e quelli di “manicure estetica con applicazione di smalto semipermanente a soli 7,90".
Interessante questa Lovely che è disposta a inviarmi le sue foto e che vorrebbe farsi conoscere meglio … ahahahha! Ma non m’interessa.
C’è il chek up della caldaia a 29 euro. Non m’interessa neanche questa, però. Ho già un servizio di manutenzione e ne sono soddisfatto.
“Ritira il tuo denaro”, lego in un’altra mail, ma siccome nessuno offre del denaro per mecenatismo, al contrario c’è sempre chi prova a sottrarlo con truffe, meglio lasciar perdere.
E gli occhiali da vista a 6 euro possono interessarmi? E’ così piacevole chiacchierare con Tonino il mio ottico! No, non m’interessa!
I viaggi? Bellissimi i viaggi! Fanno volare la fantasia. Vedere i luoghi della storia, conoscere usanze e gente diversa è sempre stimolante. Viaggiare è affascinante: 3 notti a Parigi, 4 giorni a Praga, 5 giorni a Londra, la Toscana come non l’hai mai vista, Napoli e la Costiera Amalfitana, La Turchia in 10 giorni, le isole della Grecia, Ibiza a giugno, tre giorni a Trastevere.
Le proposte non mancano. Ce ne sono per tutti i gusti e i portafogli. Poi pensi ai figli fuori di casa e non sai immaginare di metterti in viaggio senza andarli a trovare.
Fuga primaverile in Lingudoca, però mi intriga!
Internet senza limiti a 19,90 Euro al mese, poi leggi che è solo per i primi 6 mesi. La solita cosa!
Promette di più il “ricco menù per due a Cisternino”, tra i trulli e gli ulivi della Valle d’Itria. Alberobello, Martina Franca, Cisternino, Ostuni, Ceglie Messapica, Locorotondo. I trulli, il barocco, gli ulivi, le masserie, le case bianche, i muretti a secco: che bella la Valle D’Itria! Mi fa pensare alla primavera pugliese. Non si può non conoscere la primavera pugliese con i suoi colori, con i suoi odori, con i suoi paesaggi, con la sua gente, con la sua cucina, con i tesori della tradizione contadina. Ma io sono fortunato: ci vivo in Puglia!
Che dire, poi, del corso on line del linguaggio del corpo? Oddio! Già sono coinvolto dall’uso del linguaggio scritto. Ora anche col corpo? No grazie!
“Perdi 16 kg in 4 settimane” ed “ho perso 14,5 kg in una settimana”. Si va bene … mettetevi d’accordo e poi fatemi sapere … con comodo!
“Scopri se hai pagato l’iva sull’immondizia”. Questa e.mail è sconvolgente. Anche quando non ci vorresti più pensare, c’è sempre chi te lo ricorda. Se penso al tributo comunale pagato sull’immondizia, mi vengono le convulsioni. Nel 2012 la Tarsu è aumentata del 30%. Ho pagato 498 Euro di tasse sull’immondizia e sono previsti altri aumenti. Per favore, non mi ci fate pensare. Una mail condannata senza appello alla cancellazione!
Come uscire da quest’ondata di messaggi che m’ingombrano la posta elettronica? Come fare a far capire a chi me l’invia che il “superscontone” del materasso Memory Foam non mi migliora la vita e che la “Giornata in pista con Subaru WRT” non so neanche che cosa sia? Ma che minghia è questo “Perfect Wedding Planner” che ogni giorno, e non ricordo da quanto, mi vogliono vendere a 19 euro? Ma scusate, questa cosa l’ha una traduzione in italiano?
Alle testine compatibili di Oral B non sono interessato, non proponetemele più per favore! “Vito, 5 offerte per te” ed ancora “5 o 7 ultracavitazioni e massaggi”. E basta! Vi cancello tutte senza pietà.
Non mi resta che il “consiglio medico per smettere di russare”. Ma a rifletterci bene, a cosa mi serve? Se dormo e russo non me ne accorgo. Che fastidio mi dà? Potrebbe interessare a mia moglie … ora gliela giro la mail.
“Scegli la semplicità del fax on line” è l’oggetto di un’altra mail. Va bene, grazie del pensiero, ma cosa cambia dall’invio della scansione? E non voglio né i 250 biglietti da visita in omaggio e né il timbro gratis. Non voglio un buono acquisto da 25 Euro, né cerco lavoro. Come far capire che non voglio provare niente per due mesi con un tablet multimediale in regalo?
Non desistono, neanche, quelli del gruppo Repubblica – l’Espresso. Non si convincono che io il quotidiano Repubblica non lo voglio leggere. Non lo leggerei neanche se mi pagassero. E’ inutile che m’offrano la lettura gratis per un mese on line. Repubblica non la leggoooo! Sono politicamente scorretto … non li reggo!
Ma si cancelliamo tutto che è meglio.
Vito Schepisi
 

12 marzo 2013

Nessun Dubbio sono proprio i nuovi nazisti


Non si conoscono ancora. 
Non sappiamo chi siano e che cosa propongano. 
Non conosciamo la loro azione parlamentare che è cosa diversa dai comizi, dagli slogan, dai "vaffa". 
Non sappiamo cosa voteranno e con chi. 
Non sappiamo se avranno una linea coerente e comune o se andranno allo sbaraglio in Parlamento; se presenteranno disegni di legge, se le loro proposte avranno una coerenza costituzionale e se potranno essere compatibili con la legge finanziaria. 
Non sappiamo se s’impegneranno a ricercare soluzioni alle necessità del Paese, se premieranno l'impegno, il lavoro o se garantiranno i fannulloni e i prepotenti. 
Non sappiamo se si opporranno alle riforme (lavoro, giustizia, burocrazia, istituzioni) di cui il Paese ha bisogno o se si inventeranno soluzioni fantasiose. 
Non sappiamo, infine, se il loro "no" sarà generalizzato o se faranno eccezione per qualcosa.
Dei nuovi parlamentari del Movimento Cinque Stelle (I Grillini) sappiamo molto poco. Non vorremmo che per la proprietà transitiva, conoscendo Grillo e un po' meno Casaleggio (ma quanto basta), si debba conoscere anche il resto. Lo squallore sarebbe sconvolgente. 
Se il nuovo che avanza, come a tanti piace sostenere di se; se chi grida "arrendetevi ... siete circondati" è ciò che ci aspetta, ci sarebbe da rimpiangere il vecchio che c'era. 
Anche se "l'usato sicuro" è un evidente ossimoro, se accostato alla persona che si propone così, almeno sapremmo con chi avremo a che fare. 
Sapremmo che si dovrà guardare alle manovre nelle banche, agli affari, alle privatizzazioni per non farci fregare. 
Non si conoscono ancora. Hanno detto solo dei no. Non parlano, non si esprimono, non sono disponibili, non voteranno la fiducia. Sappiamo solo che vorrebbero il 100% di tutto. E' comico, ma è così. Neanche Breznev con il partito unico e con le votazioni palesi aveva il 100%. Neanche i dittatori gridano agli avversari di arrendersi. 
Colpisce, però, l'unica proposta parlamentare che sarebbero disposti a sostenere: ARRESTARE BERLUSCONI. 
Incerti su tutto, contrari a tutto, disponibili a niente, il futuro Capogruppo dei senatori grillini, Vito Crimi, ha una sola certezza e, ai giornalisti che gli chiedono se voterebbe "sì" all'arresto di Berlusconi, risponde: "è una domanda retorica: sì ovviamente". 
Non parlano di niente, tanto meno di questioni relative allo sviluppo all’occupazione: sembrano capre, ripetono solo gli slogan elaborati da Grillo e Casaleggio. Non aprono bocca se non per dire ciò che è già compreso nel manuale delle grillate, ma se si parla di Berlusconi hanno le idee chiare. Il Cittadino Crini, ad esempio, non ha dubbi neanche sui voti dei cinquestellati nell'apposita Giunta per le elezioni del Senato sul voto "per l’ineleggibilità di Berlusconi in quanto concessionario di servizio pubblico". 
Tanti dubbi ... e una sola certezza. Sembrano fatti con lo stampino. Il nuovo che avanza è già vecchio. E' un film che abbiamo già visto. Potevamo anche risparmiarci il biglietto. 
SIETE SGAMATI! 
SIETE SEMPRE VOI! 
SIETE I NUOVI NAZISTI! 
TORNATEVENE A CASA! 



Vito Schepisi

10 marzo 2013

Sviluppo, Giustizia, Istituzioni



L'Italia ha bisogno di un Governo che abbia la possibilità e la forza politica di raddrizzare la barca. Ha bisogno di un esecutivo che si occupi di almeno tre cose con urgenza.

La prima in assoluto è lo sviluppo puntando sulla liberalizzazione del mercato del lavoro, sulla ricostituzione del potere di acquisto delle famiglie, sulle defiscalizzazioni per le imprese, sull'azzeramento degli oneri a carico dei datori di lavoro per le nuove assunzioni e sugli incentivi per alcuni settori strategici. Tra le priorità si pensi ad un piano casa per le nuove famiglie; si pensi all'abbattimento dell'IMU sulla prima casa; si pensi a riportare l'IVA al 20%.

Bisogna porre riparo ai guasti di Monti.

La seconda questione è la giustizia. Peggio di così in Italia non può andare. Non è un caso che la giustizia italiana sia agli ultimi posti al mondo. La peggiore in Europa. La giustizia è diventata una "variabile indipendente" nella galassia di un concetto mal interpretato di democrazia. E’ un bastimento carico di zavorra che affonda trascinandosi l’intero Paese. Mancano regole e limiti, manca responsabilità, manca il carattere democratico del suo Ordinamento. E’ pervasa dall’arroganza di protagonisti incapaci di rispettare le regole della legalità ed i principi dell'uguaglianza.

La terza questione attiene alle riforme. L'Italia ha bisogno di un assetto istituzionale che gli garantisca la governabilità e il rispetto della sovranità popolare. Va rivista la legge elettorale e vanno introdotte alcune forme di democrazia diretta. E’ sempre necessario, però, un quadro parlamentare di riferimento che abbia carattere di continuità e che garantisca l’impegno e il sostegno politico all'esecutivo scelto dagli elettori. Non è pensabile, invece, proporre il sistema assembleare in cui prevale sempre il più prepotente e chi grida di più. Né è possibile, infine, farneticare sulla democrazia del web, conoscendone, invece, le sue derive autoritarie e la sua predisposizione a essere veicolo di rozze e odiose parole d'ordine. 
Vito Schepisi

04 marzo 2013

Bersani è un perdente


E’ evidente che Bersani si debba togliere di mezzo. Le motivazioni sono tantissime, ma ne basterebbe solo una per comprenderne le ragioni.
Il leader della sinistra è un perdente. Non lo è per natura, non si nasce semplicemente perdenti. Lo è per un limite. E’ perdente perché non è capace di fare le scelte giuste e perché non ha l’elasticità per comprendere le situazioni e tradurle a proprio vantaggio.
Un leader deve essere prudente ed avere buon senso. Deve saper capire quando fermarsi. Bersani, invece, è un umorale per indole. Ha quei modi da retrobottega di bar, dove è più facile lasciarsi andare nei detti popolari, tra un bicchiere di birra e l’altro.
Voleva fare il premier ad ogni costo. Pensava d’aver le carte buone, e le ha giocate sbattendole sul tavolo con beffarda arroganza, come nei retrobottega di un bar della sua natia Bettola.
Cinico. Tra le sue colpe c’è anche quella di aver soffiato sul fuoco della crisi recessiva mondiale. Ha provato, riuscendoci, a mettere in difficoltà il Paese quando, per superare le turbolenze, l’Italia, con le sue difficoltà finanziarie, aveva bisogno di fiducia e di compattezza.
L’obiettivo era di far cadere il governo in carica, costasse quel che poi è costato all’Italia.
Ha bucato. Una legge elettorale, però, ora gli consente di far valere l’ultima occasione che ha. Messo da parte per lui tutto finirebbe qui: un altro arnese politico da rottamare.
E’ un politico al capolinea, però, incapace d’essere vincente. E’ l’uomo che ha perduto ciò che sembrava avesse già vinto. Un dramma per l’uomo Bersani, ma si è cacciato dentro da solo.
Alzare la voce ora, con lo 0,36% di voti in più sul suo avversario Berlusconi, dopo essere stato in vantaggio di oltre 20 punti nei sondaggi, rasenta il ridicolo. In un paio di mesi, Bersani ha perso dal 10 al 12% di voti, mentre il suo avversario ne ha guadagnati altrettanti. Una disfatta.
Ora corre come un disperato dietro a Grillo che, invece si fa beffe di lui.
Un giorno si e l’altro ancora Bersani chiedeva a Berlusconi di dimettersi, facendone un tormentone, quasi fosse un mantra del suo pensiero.  Si sentiva vincente sui problemi degli altri, confortato dai sondaggi che vedevano il Pdl, dopo lo strappo di Fini, dilaniato ed in caduta libera. Troppo poco per chi pretende d’essere premier. Bisogna avere idee per farlo.
Gli elettori di centrodestra non sono militanti da zoccolo duro, come quello che mantiene il PD fermo al suo 25%. Dinanzi alle buffonate e ai litigi, a destra non si soffermano a pensare di chi sia la colpa. S’incazzano e basta e, per bene che vada, non vanno a votare. Quando va male, invece, riversano i loro consensi sui partiti che più alzano la voce e che fanno casino.
Ne ha beneficiato Grillo. Il comico ha raccolto la reazione di chi si è sentito tradito e di chi pensa che il modo migliore sia quello di mandare tutto in malora, come se in questo bistrattato Paese non si debba realizzare il loro futuro e quello dei figli e nipoti.
Sulla disfatta del Pdl, Bersani aveva programmato la vittoria. Senza idee, ha fatto campagna elettorale solo sulla “guerra” al Pdl.  Appiattito sul disastro di Monti, benché con il PD diviso nelle primarie con Renzi, Bersani pensava di vincere facile.
Non aveva più bisogno dell’inaffidabile Di Pietro, fatto dissolvere in tv sulla storia delle case già nota da anni. Anche il traballante livello morale dell’Idv era noto prima del caso Maruccio.  Bersani non voleva altri gruppi della sinistra. Per assicurarsi il Senato aveva provato accordi sottobanco con Ingroia, senza riuscirci. Si sentiva vincente e voleva il controllo di tutto, premio di maggioranza compreso, dopo aver impedito ogni modifica del “porcellum”.
Senza fare i conti con gli elettori, Bersani, aveva programmato le cose, come le campagne del grano russo durante il regime sovietico. Teneva aperto il dialogo con Monti, per legittimare il suo Governo. Teneva a distanza Fini e Casini, due volpi, già usate contro Berlusconi.
Li ha trascinati tutti nel baratro, però. Il terzo polo ha rischiato di scomparire. Il solo Monti si è salvato per il rotto della cuffia, sostenuto dall’Europa, dalle banche, dalla finanza e dai media, a spese dei suoi compagni di viaggio cancellati o quasi dal palcoscenico politico.
Vito Schepisi