22 gennaio 2015

Vicini ai loro valori, ma nei loro paesi


C’è qualcosa che accosta quanto sostenuto da Papa Francesco “se offendi mia madre aspettati un pugno” e quanto sostengono gli integralisti islamici.
I gruppi jihadisti replicano all’indignazione dell’Europa e del Mondo sostenendo che le stragi contro i cristiani in Africa e gli attentati terroristici in Europa siano le risposte alle offese che l’Occidente rivolge contro l’Islam. Un’offesa, un pugno.
Sarà! L’occidente, però, non ha modificato di recente le sue idee sulle libertà di pensiero e di parola, compresa la libertà di satira che per sua natura è scherzosamente offensiva.
Sebbene trasformata - una volta arma dei deboli contro la stupidità del potere, oggi spesso strumento del potere per ledere la credibilità degli avversari - la satira è rimasta ciò che trasforma in farsa gli atteggiamenti e i pensieri controversi. C’è sempre stata, ed è sempre stata irriverente. Solo i tiranni hanno provato a reprimerla.
Cosa è cambiato?
Papa Bergoglio ha rimarcato le distanze della Chiesa dalla violenza, ha stigmatizzato la sproporzione della reazione terroristica a Parigi ed ha esaltato il valore della vita umana, ma ha anche innescato nuovi dubbi. Non più “porgi l’altra guancia”, ma “aspettati un pugno in faccia”? Papa Bergoglio condanna l’offesa, come è giusto, ma ne allarga i confini alla satira sulle scelte religiose. 
Ma ironizzare sul pensiero religioso è davvero blasfemo?
Ben altra storia rispetto a Ratisbona e alle citazioni di Papa Ratzinger dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo.
Una gaffe di Papa Bergoglio? La sua voglia di sdrammatizzare in un momento difficile? O un invito alla resa, cioè un passo indietro rispetto al nostro modello di civiltà?
Nella Città di Parigi, duramente colpita, al Pantheon, sulla tomba di François-Marie Arouet, conosciuto come Voltaire, si può ancora riflettere sulla tolleranza. Se deve essere intesa alla stregua di un principio pedagogico sui buoni propositi, o rappresentare ancora la ratio di un modello di democrazia liberale su cui radicare le regole della convivenza dei popoli.
Nessuno scontro di civiltà, ma neanche abbandonare le conquiste di civiltà, cedendo all’idea astratta del multiculturalismo e alla mal interpretata richiesta di integrazione di culture diverse. 
L’idea laica della libertà di avere un’idea e di esprimerla sulla base delle percezioni e delle conoscenze acquisite non è emendabile.
Inquietano così le accuse di islamofobia (Oriana Fallaci ne è stata vittima al pari della rivista satirica Charlie Hebdo) e le richieste di leggi speciali contro il libero pensiero. 
Una fobia è una patologia. E’ un turbamento psicologico. Chi ha un atteggiamento fobico contro qualcosa desidera evitare le situazioni che originano il proprio timore. 
Si vuol reprimere per legge una patologia? Per il rispetto di ogni individuo ci sono le leggi che tutelano, in modo uguale per tutti, la dignità e l’integrità delle persone. Il resto sarebbe un limite alla libertà di pensiero.
In Europa gli islamici hanno trovato tutto ciò che non avevano nei loro paesi, ma non hanno trovato le limitazioni alle libertà individuali che avevano. E nel mentre si sono ubriacati di diritti e tutele, non tollerano le nostre usanze, temono l’integrazione delle loro donne con i costumi e le libertà delle nostre e ci considerano infedeli. E bastano piccoli stimoli integralisti a creare pericolosi scompensi.

La soluzione è solo nel loro diritto di stare in Italia nel rispetto delle nostre leggi e del nostro modello di vita, altrimenti nessuno li privi della libertà di star vicini ai loro valori, ma nei loro paesi.
Vito Schepisi

Nessun commento: