12 gennaio 2013

Monti è un bluff

Monti da tecnico si è trasformato nel peggiore dei politici. 
La sua azione mira a rendere ingovernabile l'Italia, condizionando, in particolare al Senato, l'azione della prossima maggioranza. 
Aiutato da Fini e Casini, abilissimi professionisti partitocratici, mirerà ad incassare posti di comando per la casta e per il controllo della regia economico-finanziaria dello Stato. Il suo obiettivo sarà quello d’impedire le riforme, in primis quelle per abbattere la burocrazia, vero freno a mano del nostro Paese, e la riforma di revisione dell'architettura costituzionale dello Stato (parte seconda della nostra Costituzione). 
Impedirà di abbattere i privilegi e impedirà di smascherare sanguisughe e impuniti. Altro che "Salvaitalia" l'azione di Monti, fino a questo momento, è servita solo a privilegiare le caste ed a togliere alla povera gente, soprattutto a chi le tasse le paga e a chi fa sacrifici con il proprio lavoro e con i propri risparmi per sostenere l'Italia. 
L'azione scellerata, insensibile, cinica non è servita a niente. Sacrifici gettati al vento, perché inghiottiti nel vortice della spesa. Dai conti (tenuti nascosti dal Professore impegnato anche lui in campagna elettorale) sfuggono, infatti, 7 miliardi di euro per il pareggio di bilancio del 2013. 
Nel 2012 peggiorano i conti dell’IVA e delle altre imposte legate all'andamento dell'economia. L'imposta su beni e servizi, ad esempio, fino al novembre 2012, ha dato minori entrate per 1,81 miliardi. L'aumento dell'Iva ha contribuito a deprimere i consumi.
Sacrifici anche dannosi, però. Dannosi per il futuro perché non solo hanno prodotto recessione, ma hanno messo in moto una spirale negativa e contraria. 
Non è difficile capirlo. Se mi seguite lo spiego in modo molto semplice, senza far ricorso ai termini inglesi ed a concetti di filosofia economica: li lasciamo a Monti che è un professore.
Se chiudono le imprese (per mancanza di domanda e perché vessate da un’insostenibile pressione fiscale), e se di conseguenza aumentano i disoccupati, si riduce la base imponibile di chi paga le tasse. 
In questo caso, si hanno due effetti: 
1) riduzione del Prodotto Interno Lordo (PIL); 
2) riduzione del gettito fiscale. 
Ma se la spesa pubblica rimane la stessa, per sostenerla si può agire in due modi: 
a) aumentare le tasse; 
b) aumentare il debito pubblico. 
Tutto questo andrà ad agire nel rapporto con il PIL, valore quest’ultimo che, come visto, (causa la recessione) diminuisce.
Aumenta il debito, diminuisce il PIL, significa che aumenta il rapporto debito/Pil e così il nostro debito ci costerà sempre di più. Si entrerà in una spirale perversa fino al punto di rischiare che il nostro debito diventi insostenibile. 
Tanto per capirci rischiamo di fare la fine della Grecia. 
La politica di Monti ci sta portando a questo. 
Pensare di aumentare le tasse, senza tagliare la spesa è teoria perversa. Non è solo stupido: è direttamente criminale. 
La spesa si può tagliare in due modi: 
1) tagliare lo Stato sociale; 
2) rendersi conto che si vive al di sopra delle possibilità del Paese e tagliare i costi dello Stato. 
Si pensi ai costi della burocrazia, gli sprechi, i privilegi, i costi della politica; si pensi alle economie che si possono ricavare dal riordino del sistema delle rappresentanze locali.
Occorrerebbe convertire in investimenti i costi delle pubblicità istituzionali, quelli di rappresentanza, quelli dei beni strumentali in dotazione, i benefit a manager pubblici ed ai politici, e tutti i costi improduttivi come la stampa di partito, i doppi e tripli vitalizi; occorrerebbe il severo controllo della spesa da parte della Corte dei Conti. 
Gli investimenti mettono in moto il mercato e producono ricchezza e occupazione. Gli agi ai parassiti no. 
Bisognerebbe aprire a idee di "Financing Project" (detto in italiano significa progetti finanziati da privati, contro concessione per un determinato numero di anni dell'uso di ciò che viene realizzato). 
Monti non ha fatto e non farà niente di tutto questo: penserà solo ai suoi amici banchieri ed a farsi amici in Europa a spese dell’Italia. 
Vito Schepisi

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