E’ un dialogo immaginario “sul sacco di Siena” tra due misteriosi protagonisti del disastro italiano.
Personaggi ed interpreti:
- Pierluigi: P
- Massimo: M
Pierluigi telefona a Massimo.
P: senti M … io con questa storia del MPS mi sono rotto le palle. Mi stanno saltando i nervi. Ora sbrano qualcuno.
M: calma … calma Pierluigi! Sai che al telefono non si parla, vuoi finire sui giornali? Questi magistrati ci usano. Si servono di noi quando hanno bisogno. Fanno finta di esserci utili, ma poi il richiamo della foresta li porta a far branco. Sono come quei lupi che quando hanno fame si avvicinano al nostro accampamento e quando sono sazi non si fanno vedere.
Capisci a me! Se non mantieni la calma, sono loro che poi ci sbranano.
P: vediamoci di persona allora ti devo parlare fuori dai denti.
M: ahahaha! Fuori dai denti? Ma se hai la dentiera!
Va bene, calmo, incontriamoci al partito e poi usciamo e andiamo a parlare lontano delle orecchie indiscrete.
P: ma perché al partito ci ascoltano? Ci controllano anche là?
M: sai che non posso dirti niente, sono ancora il presidente del Comitato, se ti dico fuori è fuori e basta. Sii furbo … diamine! Sono anni che ci frequentiamo. Hanno ragione a dire che sei tonto!
P: cavolo! Hai fatto mettere sotto controllo anche il mio ufficio al partito?
M: ma dai Pierluigi! Non incominciare come al tuo solito, Sono io che ti ho messo là. Per il partito, sono come Pippo Baudo. Ti ho creato io. Lascia fare a me!
P: non so più di chi fidarmi. Ecco cos’è. Prima sembra che tutto sia bello e facile. Mi sentivo già a Palazzo Chigi. Poi tutto sembra che mi crolli sulla testa. Non ci capisco più niente!
M: … e quando mai!? Dai vediamoci tra un’ora al partito.
I due, come convenuto, s’incontrano al partito e poi escono, si fanno accompagnare dall’autista in una piazzola di servizio dell’autostrada, escono dalla macchina, si allontanano e incominciano a parlare tra loro.
P: Massimo questa non me la dovevi fare. Hai fatto mettere sotto controllo anche il mio ufficio. Io sono preoccupato. Hai sentito anche le telefonate in cui dicevo peste e corna di te. Sai a volte è necessario dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, però non ti ho mai tradito. Sono davvero molto preoccupato, mi sembra che tutto ci stia crollando sulla testa. Te l’avevo detto che tutti questi soldi erano troppi per farli sparire. Qua ci beccano.
M: ma che ci beccano? Noi non c’entriamo. Neghiamo tutto. Non c’è niente di nostro in questa storia. Non c’è una firma. Non c’è una traccia di soldi. Sono anni che facciamo queste cose. Oramai dovresti saperlo che noi non possiamo essere coinvolti direttamente in niente. Tutto è fatto con grande professionalità. Siamo una grande squadra. Mantieni un profilo basso sulla questione e attacca. Riversa le responsabilità sul Pdl. Accusali di aver impedito di limitare il ricorso all’uso dei prodotti finanziari derivati. Non c’entra niente, ma anche le cazzate funzionano. Attacca Tremonti, attacca Berlusconi. Funziona sempre: ci sono sempre gli imbecilli su cui più la spari e più fa presa. A proposito d’imbecilli … ma che credevi che io non sapessi quanto tu lo fossi? Tu stai là solo per questo, anche se sparli di me. Mi serviva un imbecille e l’ho trovato. Tutto qua!
P: Massimo devi finirla di prenderti gioco di me. Ti perdono perché so che sei arrogante per carattere. Ho fatto dimettere Berlusconi. L’ho detto per anni anche tre volte al giorno “Berlusconi si deve dimettere” tanto che alla fine lo ha detto anche lui. Tu la fai facile. Io mi gioco la Presidenza del Consiglio, però! Dopo questa faccenda, con quale faccia potrò dire di essere il segretario del primo partito del Parlamento e quindi di avere le carte in regola per chiedere la guida del Governo? Quel manico di ombrello nelle mani della Merkel è già là a dire che i mercati vogliono fiducia, che l’Europa lo sostiene e che l’Italia ha bisogno di stabilità.
Anche se i magistrati non potranno accusarmi di niente, i giornali, il clima dell’antipolitica giocheranno contro di me. Sarò agli occhi della gente il segretario che ha saccheggiato il MPS, sarò l’uomo dell’ipocrisia che parla di buona politica e che razzola con gli speculatori e i truffatori che hanno saccheggiato una Banca e che si apprestano a continuare il sacco dell’intero Paese.
Se Piero si è dovuto far da parte per una telefonata in cui esultava per avere una banca, cosa diranno di uno che ha distrutto una che già avevamo?
M: senti Pierluigi, ma credi che, senza questi mezzi, saresti mai arrivato a proporti per Palazzo Chigi? Ma che ti credi che sei là perché sei bello e intelligente? Ti credi più bello e meno fesso di “Cicciobello” … ”u bell guaglione”? Stai zitto e fai finta di niente. Nega tutto e attacca i tuoi avversari. E’ l’unica cosa che ti riesce bene, non certo per i tuoi meriti, ma perché sei tanto incredibile che le persone non possono pensare che lo sia fino a tal punto e finiscono col crederci. Per questo ruolo sei quasi straordinario, ma non occuparti di altro che è meglio.
P: va bene, d’accordo, manteniamo la linea di sempre: neghiamo, neghiamo, neghiamo tutto, anche l’evidenza.
M: ecco Pierluigi … facciamo quello che abbiamo sempre fatto e vedrai che tutto si aggiusta.
Vito Schepisi
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