30 novembre 2007

La spallata del Cavaliere

A Piazza San Babila a Milano il cavalier Berlusconi la spallata l’ha data. L’annuncio del nuovo partito del popolo delle libertà ha avuto l’effetto di una spinta politica, almeno pari ad una vittoria parlamentare sulla maggioranza.
Per prevalere in Parlamento servono intese, spesso trattative e rigida gestione dei gruppi: a volte veri compromessi. In Parlamento con l’azione delle caste, e tra gli interessi particolari, può passare di tutto e persino il suo contrario. Anche il voto di scambio non ha ostacoli di valenza penale. Per prevalere nel Paese, invece, servono chiarezza, decisione e coraggio. Fuori dai palazzi della politica, infatti, servono parole chiare e saper interpretare i sentimenti del popolo.
Prodi fino ad oggi ha mostrato la capacità di prevalere in Parlamento dove agita la clava del dopo di me il v(u)oto, ed infila un voto dopo l’altro utilizzando di tutto: dai senatori a vita precettati, persino bloccati per votare, nonostante i loro impegni scientifici in giro per il mondo, agli avvertimenti minacciosi ed alle costanti pressioni. Tra il popolo, invece, Prodi trova fischi, proteste e tanto sconforto.
Berlusconi, lasciato solo dai suoi alleati, deluso dai “parrucconi” della politica, ha provato invece a confrontarsi direttamente con gli elettori: ed il popolo della libertà ha risposto compatto. Sono state, infatti, otto milioni le firme raccolte contro questo Governo, ritenuto inadeguato e dannoso e privo del consenso politico dei cittadini.
E mentre il popolo firma in massa, fa la fila ai gazebo, sottoscrive gli appelli su internet per chiedere a Prodi ed alla sua maggioranza di togliere il disturbo, Fini e Casini, sollecitati persino dalla stampa sempre critica, se non proprio avversaria, spinti a voler essere protagonisti contro la strategia di Berlusconi, covano l’idea di mettere nell’angolo l’ex premier. Azzardano una spallata al contrario, all’interno dell’opposizione, per assumere protagonismo e visibilità, per aumentare il peso politico ed elettorale dei loro partiti.
Dopo il voto favorevole al Senato, sul testo finale della finanziaria, incassato da Prodi, è emerso il significato dell’enfasi che giornali e persino gli alleati del centrodestra hanno voluto dare al voto. La crisi interna nella maggioranza, con alcuni gruppi che hanno dichiarato di votare a favore solo per senso di responsabilità, anche se non è sfociata nella caduta del Governo, è stata comunque una vittoria politica dell’opposizione. La presa d’atto nell’aula parlamentare dell’implosione della maggioranza di centrosinistra, è stata l’affermazione delle ragioni di una minoranza parlamentare che ritiene dissolta ed esaurita questa maggioranza politica.
Per alcuni non è stato così! Ed invece che esibire la vittoria per il cedimento della credibilità della sinistra di governo, per alcuni Berlusconi ha sbagliato ad annunciare e denunciarne l’implosione. Persino il difficile percorso della maggioranza, in piedi ancora una volta per il rotto della cuffia, viene così imputato a carico del leader di Forza Italia. Qualcuno tra i suoi ex alleati ha parlato persino di fallimento di una strategia politica.
Le mani libere! Ma libere da cosa? Quando si è all’opposizione, in particolare, le mani si liberano solo quando si è concordi nel contrastare le iniziative ritenute sbagliate. Se la maggioranza, come quella di Prodi, ha occupato il potere con sofismi e contraddizioni, facendo ritenere un’unione che nella sostanza non è mai esistita, avere le mani libere significa contrastarla con ogni mezzo.
Cosa vuole Casini o Fini che interessi al popolo delle libertà, arricchito da tanti ex elettori del centrosinistra, la loro necessità di visibilità politica? Mentre il popolo in massa firma, e firma anche a sostegno della loro opposizione, non è corretto rilasciare interviste con cui si prendono le distanze dalle strategie adottate e se ne annunciano nuove e divergenti, con l’evidente intenzione di isolare la leadership dell’opposizione e, soprattutto, con l’idea di rendersi protagonisti di stagioni politiche diverse.
Ciò che non si capisce è cosa, a loro avviso, dovesse fare invece l’opposizione? Forse augurarsi che la maggioranza fosse compatta ed a ranghi pieni, e votare contro solo per un esercizio formale? Nessuno si chiede ma scusate il Paese che dice? Il Paese che pensa? Il Paese che vuole?
C’è stato un voto circa 20 mesi fa in cui l’elettorato s’è diviso in due. Da quel momento i rappresentanti del 50% del paese, ignorando le promesse fatte agli elettori, e tra queste persino quelle della serietà, hanno ritenuto di governare contro il Paese . Alcuni, ispirati dal desiderio di vendetta sociale “anche i ricchi piangano”, hanno premuto per sommergere di tasse i contribuenti, col risultato contrario di far continuare a gioire l’alta finanza ed i capitali e far piangere ancora di più la povera gente.
Ora tocca al popolo delle libertà esprimersi, e Berlusconi non dia l’impressione di far marcia indietro. Il popolo è unito nel chiedere compattezza e coerenza e soprattutto la caduta di questo governo. ”La situazione dell’Italia non è buona”: sicurezza, giustizia, pressione fiscale, debito pubblico, sanità, servizi, infrastrutture, occupazione giovanile, precariato sono come tante ferite che se non curate diventano piaghe. E’ populismo volerle porle all’attenzione dei cittadini e provvedere a risolverle con il consenso dei diretti interessati? Sia populismo allora!
Al popolo non interessano i giochi della politica, ma le questioni di tutti i giorni, quelle che vive sulla propria pelle, interessa la forza e la coerenza dell’azione, senza i giochi ed i tatticismi della visibilità politica.
Vito Schepisi

Nessun commento: