Quando il Governo di Prodi aveva ancora i pantaloni corti, si annunciavano con grande entusiasmo le liberalizzazioni di Bersani. Dovevano esercitare la più grossa rivoluzione all’immagine di una sinistra fautrice di una politica dirigistica. Dovevano dissipare l’idea stantia e vetero socialista di un’area politica mossa esclusivamente da pulsioni populistiche e fuori dalle leggi del mercato. Avevano lo scopo di rimuovere lo stereotipo di una sinistra indisponibile alle regole della libera iniziativa e dell’impresa, principi economici ritenuti da sempre di impronta prevalentemente liberale e liberista.
Il centrosinistra accusava così il centrodestra d’aver disatteso nei 5 anni precedenti le politiche di liberalizzazione e d’aver contraddetto persino i propositi e gli indirizzi economici tipici delle politiche di movimenti e partiti di ispirazione occidentale.
Con le liberalizzazioni di Bersani, l’immagine della sinistra doveva apparire quella di un movimento rinnovato, aperto ai nuovi principi e fautore di valori di libero mercato e di più diffuso liberismo economico.
Le hanno chiamate lenzuolate ma non per il loro candore. Le lenzuola danno sempre l’idea di qualcosa di fresco e pulito. Le hanno definite così perché hanno costituito un insieme di provvedimenti, forse affrettati ma anche demagogici ed in alcuni casi dimostratisi inutili, se non dannosi, su materie diverse e non sempre trasparenti, tanto da suscitare più di un sospetto sull’impronta autenticamente liberale.
Spostare l’interesse da una parte all’altra dei soggetti economici, od introdurre elementi di vessazione tributaria, magari celata, non ha niente di liberale, spesso invece è più opportunismo, se non l’introduzione di ulteriori elementi di privilegio e di sottomissione alle pressioni delle caste.
In Italia, è noto, ci sono gli intoccabili da sempre. Ci sono coloro che possono tutto, anche configgere con l’interesse generale, o con quello particolare, senza destare preoccupazioni, indignazione e sgomento. L’abuso, tanto si sa per regola, è sempre e soltanto da una sola parte. Dall’altra al massimo o si sbaglia per caso e da soli (i famosi compagni che sbagliano) oppure se c’è qualcuno che azzarda l’approfondimento degli sbagli è ritenuto così pazzo da doversi provvedere a rimuoverlo dai suoi uffici. C’è sempre, insomma, chi sa e chi trova come provvedere alla bisogna. C’è chi può, sempre e comunque!
Sui risparmi degli italiani per le lenzuolate di Bersani non c’è nessuno che ne abbia preso coscienza: sono tanti i dubbi che effettivamente ce ne siano stati! In converso, invece, sembra che ogni costo sia lievitato sia per effetto dell’aumento dell’inflazione, ovvero della pressione fiscale, sia per effetto del caro petrolio.
Quando i mercati erano fermi, per la congiuntura internazionale successiva alla tragedia delle Torri Gemelle a New York, durante l’amministrazione di centrodestra della scorsa legislatura, nessuno faceva sconti al Governo. Anche la concorrenza sleale di paesi asiatici veniva persino ignorata dal Presidente della Commissione Europea. La responsabilità era indifferibilmente di Berlusconi.
Se il prodotto interno lordo non cresceva e se i salari non garantivano i mezzi indispensabili per la sussistenza fino alla fine del mese, la responsabilità era sempre di un Governo disattento alle questioni sociali e, benché non avesse aumentato la pressione fiscale a carico dei lavoratori, la responsabilità del minore potere di acquisto dei salari era sempre di Berlusconi: per definizione!
Ora piacerebbe a tanti sapere di chi sia la responsabilità, oggi, se i lavoratori dipendenti, che prima arrivavano a nutrirsi per tre settimane, oggi si trovano a farlo solo per poco più della metà di ogni mese.
Se l’inflazione falcidia i salari e se le materie di prima necessità subiscono aumenti di gran lunga superiori ai tassi di inflazione ufficiali, non sarà mica colpa dell’opposizione? In questo caso a molti italiani sfuggirebbe qualcosa, e non si tratta soltanto delle espressioni colorite che il 60% della popolazione vorrebbe indirizzare a Prodi ed a questo Governo.
Sfugge la logica, ad esempio, di promesse, programmi ed impegni come la “felicità degli italiani” o la “serietà al governo”. Sfugge ancora la logica di provvedimenti che fanno lievitare la spesa, come l’abolizione dello scalone, ad esempio, o quelle politiche di vessazione fiscale che hanno frenato la domanda interna e rischiano di creare stagnazione e regressione della crescita.
C’è, tra la sinistra alternativa, chi vorrebbe toccare la legge Biagi per eliminare il precariato. C’è persino un sistema semplicissimo per farlo ed in modo radicale che è quello, ad esempio, di eliminare del tutto il lavoro. Senza occupazione, infatti, non ci sarebbe neanche il precariato: un “bingo” ideologico per rendere immensamente felici Giordano, Diliberto e Cremaschi.
La prossima lenzuolata di Bersani riguarderà elettricità, gas e trasporto ferroviario, già gravati di aumenti nell’ultimo anno, pari dal doppio al triplo del tasso di inflazione, e già c’è chi si dispera prevedendo un ulteriore aumento delle tariffe anziché maggiori servizi, maggiore offerta e razionalizzazione dei costi.
Ministro Bersani questa volta invece delle lenzualate procuri le coperte agli italiani: c’è un intero inverno da attraversare ed i lavoratori il riscaldamento se lo potranno permettere solo fino alla metà del mese!
Vito SchepisiIl centrosinistra accusava così il centrodestra d’aver disatteso nei 5 anni precedenti le politiche di liberalizzazione e d’aver contraddetto persino i propositi e gli indirizzi economici tipici delle politiche di movimenti e partiti di ispirazione occidentale.
Con le liberalizzazioni di Bersani, l’immagine della sinistra doveva apparire quella di un movimento rinnovato, aperto ai nuovi principi e fautore di valori di libero mercato e di più diffuso liberismo economico.
Le hanno chiamate lenzuolate ma non per il loro candore. Le lenzuola danno sempre l’idea di qualcosa di fresco e pulito. Le hanno definite così perché hanno costituito un insieme di provvedimenti, forse affrettati ma anche demagogici ed in alcuni casi dimostratisi inutili, se non dannosi, su materie diverse e non sempre trasparenti, tanto da suscitare più di un sospetto sull’impronta autenticamente liberale.
Spostare l’interesse da una parte all’altra dei soggetti economici, od introdurre elementi di vessazione tributaria, magari celata, non ha niente di liberale, spesso invece è più opportunismo, se non l’introduzione di ulteriori elementi di privilegio e di sottomissione alle pressioni delle caste.
In Italia, è noto, ci sono gli intoccabili da sempre. Ci sono coloro che possono tutto, anche configgere con l’interesse generale, o con quello particolare, senza destare preoccupazioni, indignazione e sgomento. L’abuso, tanto si sa per regola, è sempre e soltanto da una sola parte. Dall’altra al massimo o si sbaglia per caso e da soli (i famosi compagni che sbagliano) oppure se c’è qualcuno che azzarda l’approfondimento degli sbagli è ritenuto così pazzo da doversi provvedere a rimuoverlo dai suoi uffici. C’è sempre, insomma, chi sa e chi trova come provvedere alla bisogna. C’è chi può, sempre e comunque!
Sui risparmi degli italiani per le lenzuolate di Bersani non c’è nessuno che ne abbia preso coscienza: sono tanti i dubbi che effettivamente ce ne siano stati! In converso, invece, sembra che ogni costo sia lievitato sia per effetto dell’aumento dell’inflazione, ovvero della pressione fiscale, sia per effetto del caro petrolio.
Quando i mercati erano fermi, per la congiuntura internazionale successiva alla tragedia delle Torri Gemelle a New York, durante l’amministrazione di centrodestra della scorsa legislatura, nessuno faceva sconti al Governo. Anche la concorrenza sleale di paesi asiatici veniva persino ignorata dal Presidente della Commissione Europea. La responsabilità era indifferibilmente di Berlusconi.
Se il prodotto interno lordo non cresceva e se i salari non garantivano i mezzi indispensabili per la sussistenza fino alla fine del mese, la responsabilità era sempre di un Governo disattento alle questioni sociali e, benché non avesse aumentato la pressione fiscale a carico dei lavoratori, la responsabilità del minore potere di acquisto dei salari era sempre di Berlusconi: per definizione!
Ora piacerebbe a tanti sapere di chi sia la responsabilità, oggi, se i lavoratori dipendenti, che prima arrivavano a nutrirsi per tre settimane, oggi si trovano a farlo solo per poco più della metà di ogni mese.
Se l’inflazione falcidia i salari e se le materie di prima necessità subiscono aumenti di gran lunga superiori ai tassi di inflazione ufficiali, non sarà mica colpa dell’opposizione? In questo caso a molti italiani sfuggirebbe qualcosa, e non si tratta soltanto delle espressioni colorite che il 60% della popolazione vorrebbe indirizzare a Prodi ed a questo Governo.
Sfugge la logica, ad esempio, di promesse, programmi ed impegni come la “felicità degli italiani” o la “serietà al governo”. Sfugge ancora la logica di provvedimenti che fanno lievitare la spesa, come l’abolizione dello scalone, ad esempio, o quelle politiche di vessazione fiscale che hanno frenato la domanda interna e rischiano di creare stagnazione e regressione della crescita.
C’è, tra la sinistra alternativa, chi vorrebbe toccare la legge Biagi per eliminare il precariato. C’è persino un sistema semplicissimo per farlo ed in modo radicale che è quello, ad esempio, di eliminare del tutto il lavoro. Senza occupazione, infatti, non ci sarebbe neanche il precariato: un “bingo” ideologico per rendere immensamente felici Giordano, Diliberto e Cremaschi.
La prossima lenzuolata di Bersani riguarderà elettricità, gas e trasporto ferroviario, già gravati di aumenti nell’ultimo anno, pari dal doppio al triplo del tasso di inflazione, e già c’è chi si dispera prevedendo un ulteriore aumento delle tariffe anziché maggiori servizi, maggiore offerta e razionalizzazione dei costi.
Ministro Bersani questa volta invece delle lenzualate procuri le coperte agli italiani: c’è un intero inverno da attraversare ed i lavoratori il riscaldamento se lo potranno permettere solo fino alla metà del mese!
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