14 dicembre 2007

Intercettazioni e Giustizia

Il Consiglio Superiore della Magistratura sta per trasferire, e forse per rimuovere dalle funzioni di giudice monocratico, il magistrato, Gip di Milano, Clementina Forleo e, dopo due giorni di contenuto dibattito, sulla notizia è passato l’omertoso silenzio.
Repubblica, quotidiano dell’ulteriore partito occulto della sinistra, rivela un’azione della Procura di Napoli diretta ad indagare su Berlusconi per presunte corruzioni. Una nei confronti di Agostino Saccà, direttore di Raifiction, per aver chiesto di valutare la possibilità di far lavorare in Rai alcune soubrette. L’altra corruzione nei confronti del senatore dell’Unione Nino Randazzo, eletto nel collegio australiano, invitato a passare nello schieramento dell’opposizione per far cadere il Governo. Assolutamente niente di nuovo rispetto a ciò che sappiamo succede da ambo le parti. E nessuna delle soubrette segnalate lavora per la Rai, come Randazzo è rimasto fermo al suo posto a votare la fiducia a Prodi ed al suo Governo.
Dalla pubblicazione su Repubblica, però, questa notizia, senza sosta e con grande evidenza, circola su tutti i quotidiani e su tutte le reti televisive nazionali e locali.
Nel Paese aleggia la convinzione che la Forleo sia entrata in disgrazia per essersi addentrata nella verifica delle responsabilità penali di uomini di punta dei DS, quali D’Alema, Fassino e Latorre. Ed i media, Repubblica in testa, minimizzano, nascondono, eludono, sottovalutano.
E’ la stessa Repubblica che da giorni riporta con grande evidenza i chiacchiericci ed i pettegolezzi, ritenuti da più parte senza alcuna rilevanza penale, conversazioni su “puttanate”, come le definisce il Sindaco di Venezia Cacciari, contenuti in telefonate private dell’ex Presidente del Consiglio e leader dell’opposizione Silvio Berlusconi.
Il CSM, che si divide sul trasferimento di De Magistris dalla Procura di Catanzaro, magistrato che si è occupato di loschi affari in cui sono risultati coinvolti personaggi vicini a Prodi e Mastella, trova persino il tempo e l’opportunità di ergersi a difesa della Procura di Napoli per il presunto attacco di Berlusconi alle toghe “rosse”. Lo spunto è dato dall’opinione espressa dal Cavaliere in cui fa rilevare come puntualmente, nei momenti importanti della politica italiana, la magistratura intervenga a fomentare lo scontro politico, con lo scopo di sabotare i tentativi di condurre alla normalità il confronto tra i partiti.
Il Paese è preoccupato per l’odore di regime che emerge quando le istituzioni convergono a delegittimare la parte politica dell’opposizione. Il sospetto che si sia in un regime preoccupa maggiormente quando gli organi di governo presieduti dalle stesse istituzioni si adoperano a trasferire magistrati impegnati ad indagare su uomini della maggioranza, ponendo di fatto ostacoli alla verifica ed alla eventuale sanzione degli aspetti di illegalità che sono emersi. E non può che alimentare ancor più, sia il sospetto che il legittimo timore della compiacenza politica, sapere che i fatti, noti, in cui personale di primo piano della sinistra è coinvolto in ipotesi di reato penalmente rilevanti, non hanno avuto per protagonisti magistrati schierati. Non esiste infatti l’assoluto dubbio di alcuna assonanza politica di questi magistrati con l’opposizione.
In Italia anche le pareti sono intrise di un solo sospetto. Tanti uomini liberi non riescono a fugare la cattiva impressione che ci sia una giustizia spesso mirata, sempre pronta a ricercare responsabilità e rilevanza penale, anche dove questa non esiste, pur di screditare l’immagine e la credibilità politica del Cavalier Berlusconi.
Persino il Presidente della Repubblica ha ritenuto di dover intervenire per ammonire al reciproco rispetto. E se chiede alla politica di avere misura, chiede alle toghe solo di rispettare i limiti della loro funzione ed alla stampa di astenersi dal diffondere notizie coperte dal segreto istruttorio. Un colpo diversamente calibrato a ciascuno, e così pensa di lavarsi le mani. Ma non è così!
L’uso illegale della notizia di stampa va perseguita se si vuole che le notizie private, senza rilevanza penale, non siano diffuse invadendo la privacy del cittadino. Pubblicare notizie private, quantunque sconvenienti, con lo scopo di mortificare i protagonisti è metodo incivile che nessun paese democratico dovrebbe poter consentire. E chi più che il garante supremo delle Istituzioni dovrebbe diffondere questo monito?
Ma la delegittimazione della politica è altrettanto preoccupante quanto quella della Magistratura. Il Presidente della Repubblica, invece che invocare il rispetto della politica per la magistratura, farebbe bene a richiamare principalmente il rispetto della magistratura per le garanzie costituzionali dei cittadini.
Non si possono tollerare, infatti, queste continue invasioni nella privacy dei cittadini. E cos’è questo controllo vigile e minuzioso nella vita privata del Capo dell’opposizione se non un tentativo persecutorio tipico di un regime? Presidente Napoletano, cosa sono questi chilometri di nastri registrati di intercettazioni di relazioni telefoniche private che circolano nelle Procure d’Italia? Come definire questo connubio tra alcune procure ed alcuni giornali, mirati spesso al tentativo di screditare l’onore e la legittimità dei cittadini?
Presidente Napoletano, cosa dobbiamo aspettarci ancora da quest’Italia di tanti uomini liberi ed onesti, ma anche di tanti forcaioli, intolleranti e spioni?
Vito Schepisi

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