24 ottobre 2007

Con toni pacati

Anche questa volta il Presidente Prodi è riuscito a salvare il suo Governo. L’ha salvato nelle forme costituzionali, con un voto di scarto al Senato e grazie ai soliti senatori a vita. Quello che conta però, più dei numeri e della legittimità etica di utilizzare i voti di senatori “non eletti”, per superare l’ostacolo di una maggioranza che al Senato non c’è, è il clima politico che si è andato creando.
Oramai il 2007 volge al termine. E’stato un anno pieno di fatti da ricordare, alcuni straordinari, come le anomalie atmosferiche, il gran caldo, un’estate meteorologica lunghissima ma anche vissuto in un clima politico che si è fatto rovente.
Tra le tante questioni che dividono il mondo politico, come è giusto che sia nella dialettica maggioranza/opposizione, ve ne sono ancora di più all’interno dello schieramento di maggioranza. Lo scontro che puntualmente si accende, spesso in termini e modi dirompenti tra le componenti politiche e gli uomini di questo governo, finisce col svilire la serietà e l’autorevolezza di tutte le Istituzioni.
Anche gli interventi tardivi del Presidente della Repubblica, e persino quelli che sono venuti a mancare, non giovano a ripristinare il rispetto delle forme che, come si afferma nelle questioni giuridiche, sono spesso sostanza nel perseguire i fini di una entità nazionale democratica dove la civiltà del confronto prevalga sui modi barbari ed arroganti.
Una preoccupazione in più, in Italia, è la litigiosità e le divergenze programmatiche all’interno della maggioranza. Criticità che si intersecano con le altre questioni irrisolte, anzi aggravate proprio dall’immobilismo di questo governo: si aggiungono così al debito pubblico record ed alla obsolescenza delle strutture istituzionali, oltre che alla ricerca da tempo di un sistema elettorale che assicuri governabilità e responsabilità.
Chissà quanti italiani lucidi e riflessivi rimpiangono ora la riforma costituzionale bocciata lo scorso anno da una consultazione referendaria in cui i vinti, come sempre accade, sono saliti sul carro dei vincitori, all’insegna della discontinuità con Berlusconi, per respingere proprio quella riforma della politica invocata da sempre dagli italiani!
Sin dalla realizzazione di questo Governo, tra Mastella e Di Pietro s’è creata una conflittualità che è andata oltre la politica e le scelte. L’ultima diatriba, che li ha visti coinvolti sulla questione del PM De Magistris e della Procura di Catanzaro, è stata stoppata con l’intervento diretto di Prodi. Ma la disistima reciproca continua a covare, esiste un’evidente incompatibilità tra i due, e spesso si ha l’impressione che la lotta sia principalmente rivolta alla ricerca di visibilità, a discapito del raziocinio e della tolleranza.
La situazione conflittuale richiamata è la cartina di tornasole della fragilità di questa maggioranza, e stabilisce per di più che non si vedono sintomi del ripristino del confronto, seppur serrato, ma civile e pacato tra le forze politiche che danno vita alla coalizione del centrosinistra. Anche la fiducia di Prodi al Guardasigilli viene letta come l’obbligo del Presidente del Consiglio a non volgere le spalle a colui che gli ha tolto le castagne dal fuoco giudiziario, per il suo coinvolgimento nella questione degli affari poco chiari in Calabria con i fondi europei, su cui De Magistris stava indagando.
Sulle questioni del lavoro e sugli “scalini” della riforma delle pensioni le divergenze, tra sinistra radicale, ancorata a vecchi schemi ideologici, e le forze della sinistra moderata, esistono e rappresentano rotture reali, sebbene camuffate. Si sono viste centinaia di migliaia di persone scendere in piazza a Roma sotto i vessilli di forze politiche con responsabilità di governo a manifestare contro le scelte dello stesso governo.
Il clima non è dei migliori e nessuno sembra disposto a fare un passo indietro. La confusione rischia di accendere gli animi più dirompenti, alimenta l’antipolitica, crea disorientamento e preoccupa perché allontana la capacità di lavoro dell’esecutivo e non pone soluzione alla crisi della politica, richiamata da D’Alema appena qualche mese fa, anzi l‘aggrava.
Se si va diffondendo la sensazione d’aver vissuto un anno particolare che a memoria d’uomo non si ricorda, è anche vero che si stenta a ricordare un disfacimento così pesante della stima dei cittadini verso la nostra classe dirigente. C’è la sensazione che la vecchia politica s’aggrappi alle maniglie dell’omertà, come gli anziani ai maniglioni nella vasca da bagno per non scivolare.
E’ in questo clima che le persone responsabili, consapevoli d’essere motivo di scontro e d’aver fallito nell’impresa di costruire un cartello elettorale contro una persona, ma senza una vera e credibile proposta politica, avrebbero tutto da guadagnare prendendo atto d’aver sbagliato e lasciando le redini di un Governo ormai in balia delle beghe personali tra ministri. L’Italia democratica, i cittadini con le loro idee anche differenti, il buonsenso vorrebbero che si passasse la mano.
Le stagioni della politica sono come quelle meteorologiche: a volte sono anomale. Alla fine, però, la natura, che è “la ragione” della metafisica, prevale: all’estate segue l’autunno e poi l’inverno per arrivare alla primavera ed al ripristino della buona stagione.
Presidente Prodi, ci consenta un appello con toni pacati. Iniziano i primi freddi, è arrivato l’autunno, ed è arrivato anche il suo, l’Italia le chiede di mettersi da parte: ora c’è anche Veltroni, il nuovo. Lasci a quest’ultimo, se capace, il compito di affrontare l’inverno e ricondurre la politica al tepore della primavera. Lo lasci provare! Per farlo, però, coerentemente e senza condizionamenti, c’è bisogno che lei si metta da parte: l’Italia ha anche bisogno di una sinistra che sia presentabile!


Vito Schepisi

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