26 febbraio 2013

Niente giochi. Si faccia ciò che vuole il Paese



Ora non si facciano giochi.
Il PD ha avuto un vantaggio sul Pdl dello 0,36% alla Camera.
Ha 340 deputati, come aveva sperato ostacolando la riforma del “porcellum”.
Alla Camera ha il 55% dei seggi.
Al Senato, però, il gioco non gli è riuscito ed è minoranza.
Sono dati di cui Bersani deve tener conto. Sappia, però che oltre il 70% degli elettori italiani non ha fiducia nel PD.
Bersani è ben lontano dal 50% più un voto che in democrazia legittima.
Il porcellum, pensato per un sistema bipolare, diventa perverso in un quadro politico frastagliato.
Fatte queste premesse bisogna riflettere sull'incarico.
Due le scuole di pensiero:
- incarico al partito più votato (vigeva con il sistema proporzionale);
- incarico alla coalizione più votata (più consono al sistema bipolare).
Prevarrà l'incarico a Bersani. E forse è bene che sia così. Potrà scegliere per una soluzione di pacificazione nazionale. Non venga, però, a dire che ha vinto qualcosa, perché non ha vinto niente. Vedremo se il PD saprà uscire dall’idea della catena di montaggio che si snoda sul territorio nazionale e che produce appalti, posti di comando e gestione del potere.
La cosa più importante è il programma di governo. Butti quello farlocco che ha. Per avere i voti del Parlamento deve partire dalle riforme condivise: la riforma dello Stato, ad esempio.
La seconda parte della nostra Costituzione non consente la governabilità e mortifica il principio costituzionale della sovranità popolare. Perché non pensare di far lavorare il Parlamento alle modifiche dell'assetto rappresentativo dello Stato? Magari non proprio democrazia diretta, come vorrebbe Grillo, ma sistemi che rendano attuabili le indicazioni degli elettori.
Il taglio dei parlamentari farebbe felice tutti gli italiani. Ed ancor di più lo sarebbero se si tagliasse una camera, cosa che potrebbe trovare attuazione con la riforma delle autonomie locali, creando un consiglio nazionale delle autonomie composto dalle rappresentanze degli eletti nelle regioni. Anche le prerogative della Presidenza del Consiglio, per rendere più snelli i provvedimenti del Governo, senza ridurre i rapporti di fiducia con il Parlamento, andrebbero riviste.
Tutti lamentano il peso della burocrazia sui cittadini e sulle attività economiche. Se il limite è la legalità, è anche possibile farla rispettare, senza vessazioni e senza atteggiamenti da stato di polizia.
I privilegi e gli abusi sono le cose che più irritano. Bisogna tagliare e stroncare le caste. Non si possono vedere, mentre il popolo è in difficoltà, doppi stipendi, doppie pensioni e vitalizi ottenuti senza contribuzione.
L’ordinamento giudiziario italiano è fanalino di coda nel mondo per efficienza. Bisogna riformarlo. Non è giusto, però, che quando se ne parla provino ad arrestare qualcuno per strozzargli la voce.
Trovare su queste cose in Parlamento una maggioranza che s’impegni a risolverle in 6 mesi non dovrebbe essere difficile. Subito, invece, sarebbe da ricercare una maggioranza che abbatta l'IMU sulla prima casa. Le risorse siano ricercate nel taglio delle spese dello Stato. Di economie ce ne sarebbero tantissime da fare. E’ più giusto tagliare privilegi, ritrovare la fiducia delle famiglie, spingere sui consumi con l’allargamento dei redditi, frenare la chiusura delle piccole attività commerciali, anziché tutelare redditi e spese improponibili di manager e di alti funzionari dello Stato, senza dimenticare la RAI, le cui spese sono un pugno sugli occhi della povera gente.
Si provveda ad aumentare con urgenza le pensioni minime, oggi al di sotto di 500 euro.
Anche nelle imprese commerciali i privilegi non devono più esistere. Si pensi alle cooperative che svolgono attività d’impresa e che godono di privilegi fiscali. E che dire della pressione fiscale? Con il carico di tasse che si ha in Italia non ci può essere impresa e sviluppo.
L’Italia, infine, deve ritornare ad essere una parte importante dell’Europa, senza che sul suo territorio sconfinino i moralismi interessati di burocrati senz’anima.
Il Parlamento ritrovi la sua unità per guidare la resistenza dei paesi dell’area mediterranea contro la politica del rigore che sta distruggendo il bel “sogno” liberale dell’Europa unita.
Bersani si faccia avere l’incarico e vada in Parlamento per parlare agli italiani. Se sarà sincero e se parlerà puntando al cuore dell’Italia potrà governare.
In caso contrario tutto sarà molto difficile.
Vito Schepisi



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