L’Italia sembra sia la nazione in Europa in cui prevalga il malaffare. Dagli altri paesi europei, Germania ed Inghilterra avanti a tutti, puntualmente ogni anno il Bel Paese viene descritto come una terra dove regna l’illegalità ed in cui cosche mafiose, scippatori, rapinatori, truffatori ed imbroglioni sguazzano senza controllo.
Siamo ogni anno a difenderci da vere e proprie campagne di diffamante disinformazione, soprattutto per salvaguardare l’afflusso turistico verso le nostre città, che rappresentano un patrimonio unico al mondo di arte e di cultura, e che è fonte importante per la nostra economia.
L’Italia è anche il Paese più volte condannato dalla Corte europea per la lentezza dei processi civili e penali. Nel nostro Paese sono state focalizzate carenze, nella formazione dei giudizi, che finiscono col privilegiare il crimine e carenze che, invece, privano i cittadini dei loro diritti alla giustizia o che ne compromettono salute ed interessi economici.
Si sono verificate situazioni in cui persone innocenti sono state dimenticate nelle carceri, altre privati della libertà sulla base di testimonianze di pregiudicati pentiti, gestiti da magistrati quanto meno poco scrupolosi. Ci sono persino stati nel passato cittadini arrestati e mantenuti in detenzione in attesa di essere interrogati da taluni magistrati che, senza curarsi della condizione di uomini privati della libertà, hanno preferito andarsene in ferie anziché interrogare l’imputato. E’ accaduto così che una persona potesse essere gestita come una pratica da esaminare al rientro dalle vacanze, e che per alcuni magistrati il diritto alle ferie potesse essere una prerogativa inalienabile attribuita in esclusiva.
In Italia tra comitati di affari, logge deviate, cupole e quant’altro funzionale ad allungare le mani sul pubblico denaro, sottratto oltre ogni misura attraverso la leva fiscale ai cittadini inermi, abbiamo un primato invidiabile, tale da poter competere con le agguerrite dittature latino-americane.
Un best seller dello scorso anno in Italia è stato il libro “La casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella in cui vengono descritti gli sprechi, gli interessi, gli abusi, i privilegi e le ingiustizie nel Paese. Ed ora pare che la giustizia sia legata esclusivamente alla curiosità di magistrati e funzionari di polizia nell’ascoltare l’effluvio di parole che in Italia si diffonde attraverso le linee telefoniche. Un Paese dove il malcostume nasce dalle istituzioni, dagli ordinamenti, dai servizi e dalla classe politica, ed in cui s’avverte la complicità silente ed interessata di cittadini, conniventi e tronfi della loro arroganza, nell’esercizio di una piccola fetta di potere a loro riservata.
Il nostro è il Paese dei sospetti e delle insinuazioni. Ogni cittadino che in un periodo anche remoto della propria esistenza sia stato in contatto con uno o più persone che in seguito, anche a distanza di decenni, sia stato coinvolto in gestioni di malaffare può essere tranquillamente, e senza possibilità di difendersi, indicato come amico, connivente e socio di mafiosi.
Accade anche che la televisione del servizio pubblico, volentieri e con grande indifferenza, si sostituisca alle aule di tribunale per celebrare processi. Capita che a volte sia presente una sola parte, e quando anche lo sia la controparte, essa è rappresentata in modo del tutto sbilanciato. Col conduttore che ammicca al “pubblico ministero”, che arringa, toglie la parola e conduce verso un’unica direzione, che la fa insomma da padrone e si compiace dell’impresa. Le trasmissioni dei tribunali mediatici si esauriscono così senza una sentenza, ma lasciando alla giuria popolare, gli telespettatori, l’erogazione di un giudizio che appare scontato.
Sui giornali nel frattempo si leggono le frasi lascive di personaggi più o meno noti, i commenti peccaminosi, le pruderie di un’Italia per molti versi marcatamente provinciale. Si leggono confidenze di uomini in vista, persino minacce profuse o fantasiosi progetti politici, manie di grandezza, megalomanie di ogni tipo, segnalazioni, raccomandazioni, pettegolezzi ed opinioni su uomini e cose. Le intercettazioni vengono fornite come eventi eccezionali e con gran dovizia di particolari, a volte estrapolati più da fertili fantasie che da fatti reali o propositi realizzabili. Eccezionali, però, gli eventi lo sono perché quelle chiacchierate intercettate non dovrebbero essere riportate sui giornali ma, se giuridicamente rilevanti, negli atti processuali e, se invece privi di consistenza processuale, cancellati e distrutti.
Ma anche espressioni di rilevanza giuridica andrebbero analizzate nel contesto e non prese nella loro parzialità. Come, ad esempio, se non capitasse tutti i giorni di sentir dire a qualcuno frasi sconclusionate e senza senso in un contesto di scherzo, di irritazione, di pettegolezzo. Quanti reati di omicidi e di lesioni personali in più ci sarebbero per tutte le volte che si sente dire a qualcuno “a quello lo ammazzo” ovvero “gli spezzo le gambe” o ancora “gli stronco la carriera”, “lo mando in rovina” ed altro ancora?
Poi ci si chiede come mai in Italia ci sia tanto malaffare! Se si perde tempo e risorse per correr dietro ai pettegolezzi o agli improbabili teoremi giudiziari!
Se in Italia la giustizia impiega un terzo delle sue risorse per le intercettazioni, da queste dovrebbero provenire validi sostegni nel rendere giustizia. I benpensanti oserebbero persino sperare che servano a sconfiggere definitivamente il tormentone, che viene propinato all’estero, dell’Italia insicura e pericolosa.
E se in Italia tutti i soggetti a rischio sembra che siano sottoposti ad intercettazioni telefoniche (centomila soggetti posti sotto controllo non sono poca cosa), come mai dei presunti corrotti e malversatori in carcere non finisce mai nessuno?
E se quello delle intercettazioni fosse un perverso giocattolo nelle mani di magistrati annoiati?
E se le intercettazioni servissero a ritagliarsi uno spazio in quella casta in cui il potere si misura nella pratica dell’interdizione e del ricatto?
Vito Schepisi
Siamo ogni anno a difenderci da vere e proprie campagne di diffamante disinformazione, soprattutto per salvaguardare l’afflusso turistico verso le nostre città, che rappresentano un patrimonio unico al mondo di arte e di cultura, e che è fonte importante per la nostra economia.
L’Italia è anche il Paese più volte condannato dalla Corte europea per la lentezza dei processi civili e penali. Nel nostro Paese sono state focalizzate carenze, nella formazione dei giudizi, che finiscono col privilegiare il crimine e carenze che, invece, privano i cittadini dei loro diritti alla giustizia o che ne compromettono salute ed interessi economici.
Si sono verificate situazioni in cui persone innocenti sono state dimenticate nelle carceri, altre privati della libertà sulla base di testimonianze di pregiudicati pentiti, gestiti da magistrati quanto meno poco scrupolosi. Ci sono persino stati nel passato cittadini arrestati e mantenuti in detenzione in attesa di essere interrogati da taluni magistrati che, senza curarsi della condizione di uomini privati della libertà, hanno preferito andarsene in ferie anziché interrogare l’imputato. E’ accaduto così che una persona potesse essere gestita come una pratica da esaminare al rientro dalle vacanze, e che per alcuni magistrati il diritto alle ferie potesse essere una prerogativa inalienabile attribuita in esclusiva.
In Italia tra comitati di affari, logge deviate, cupole e quant’altro funzionale ad allungare le mani sul pubblico denaro, sottratto oltre ogni misura attraverso la leva fiscale ai cittadini inermi, abbiamo un primato invidiabile, tale da poter competere con le agguerrite dittature latino-americane.
Un best seller dello scorso anno in Italia è stato il libro “La casta” di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella in cui vengono descritti gli sprechi, gli interessi, gli abusi, i privilegi e le ingiustizie nel Paese. Ed ora pare che la giustizia sia legata esclusivamente alla curiosità di magistrati e funzionari di polizia nell’ascoltare l’effluvio di parole che in Italia si diffonde attraverso le linee telefoniche. Un Paese dove il malcostume nasce dalle istituzioni, dagli ordinamenti, dai servizi e dalla classe politica, ed in cui s’avverte la complicità silente ed interessata di cittadini, conniventi e tronfi della loro arroganza, nell’esercizio di una piccola fetta di potere a loro riservata.
Il nostro è il Paese dei sospetti e delle insinuazioni. Ogni cittadino che in un periodo anche remoto della propria esistenza sia stato in contatto con uno o più persone che in seguito, anche a distanza di decenni, sia stato coinvolto in gestioni di malaffare può essere tranquillamente, e senza possibilità di difendersi, indicato come amico, connivente e socio di mafiosi.
Accade anche che la televisione del servizio pubblico, volentieri e con grande indifferenza, si sostituisca alle aule di tribunale per celebrare processi. Capita che a volte sia presente una sola parte, e quando anche lo sia la controparte, essa è rappresentata in modo del tutto sbilanciato. Col conduttore che ammicca al “pubblico ministero”, che arringa, toglie la parola e conduce verso un’unica direzione, che la fa insomma da padrone e si compiace dell’impresa. Le trasmissioni dei tribunali mediatici si esauriscono così senza una sentenza, ma lasciando alla giuria popolare, gli telespettatori, l’erogazione di un giudizio che appare scontato.
Sui giornali nel frattempo si leggono le frasi lascive di personaggi più o meno noti, i commenti peccaminosi, le pruderie di un’Italia per molti versi marcatamente provinciale. Si leggono confidenze di uomini in vista, persino minacce profuse o fantasiosi progetti politici, manie di grandezza, megalomanie di ogni tipo, segnalazioni, raccomandazioni, pettegolezzi ed opinioni su uomini e cose. Le intercettazioni vengono fornite come eventi eccezionali e con gran dovizia di particolari, a volte estrapolati più da fertili fantasie che da fatti reali o propositi realizzabili. Eccezionali, però, gli eventi lo sono perché quelle chiacchierate intercettate non dovrebbero essere riportate sui giornali ma, se giuridicamente rilevanti, negli atti processuali e, se invece privi di consistenza processuale, cancellati e distrutti.
Ma anche espressioni di rilevanza giuridica andrebbero analizzate nel contesto e non prese nella loro parzialità. Come, ad esempio, se non capitasse tutti i giorni di sentir dire a qualcuno frasi sconclusionate e senza senso in un contesto di scherzo, di irritazione, di pettegolezzo. Quanti reati di omicidi e di lesioni personali in più ci sarebbero per tutte le volte che si sente dire a qualcuno “a quello lo ammazzo” ovvero “gli spezzo le gambe” o ancora “gli stronco la carriera”, “lo mando in rovina” ed altro ancora?
Poi ci si chiede come mai in Italia ci sia tanto malaffare! Se si perde tempo e risorse per correr dietro ai pettegolezzi o agli improbabili teoremi giudiziari!
Se in Italia la giustizia impiega un terzo delle sue risorse per le intercettazioni, da queste dovrebbero provenire validi sostegni nel rendere giustizia. I benpensanti oserebbero persino sperare che servano a sconfiggere definitivamente il tormentone, che viene propinato all’estero, dell’Italia insicura e pericolosa.
E se in Italia tutti i soggetti a rischio sembra che siano sottoposti ad intercettazioni telefoniche (centomila soggetti posti sotto controllo non sono poca cosa), come mai dei presunti corrotti e malversatori in carcere non finisce mai nessuno?
E se quello delle intercettazioni fosse un perverso giocattolo nelle mani di magistrati annoiati?
E se le intercettazioni servissero a ritagliarsi uno spazio in quella casta in cui il potere si misura nella pratica dell’interdizione e del ricatto?
Vito Schepisi
2 commenti:
Signor Vito, le ricordo che è attraverso le intercettazioni che si sono scoperti reati di concussione e truffe , è attraverso le intercettazioni che è venuto fuori lo scandalo criminogeno ed aberrante della clinica S.Rita di Milano,destinato sembra ad allargarsi, tanto per fare qualche esempio.
Ora, che la materia si deve rivedere l'ha detto anche il Capo dello Stato , ma si deve riformare solo per quanto riguarda la pubblicazione di fatti privati che vanno in pasto ai media e che non c'entrano con l'indagine e aspettare ,laddove il giudice lo ritiene necessario, i tempi processuali congelando le intercettazioni utili.
Quello che vuol fare Berlusconi significa bloccare la gran parte dei reati dalle indagini, significa bavaglio alla stampa e alla giustizia per la casta politica ma anche per pedofilia, reati finanziari , omicidi, rapine e sequestri ecc. ecc. Non è giusto che devono avere le mani libere e coprire o non far scoprire reati odiosi e pericolosi per la vita dei cittadini e per l'economia. E poi parliamo di sicurezza? Ma la sicurezza oggi in Italia si ottiene solo con la caccia xenofoba verso lo straniero? Ma stiamo davvero toccando il fondo.
Non è giusto, anzi è un disegno criminoso, che gli si ritorcerà contro, la maggior parte degli italiani, in certe materie non è stupida. E poi sono state dette un cumulo di bugie riguardo i numeri e le statistiche, 224 milioni non sono il 33% di 8 miliardi di€, quindi neanche un terzo all'anno.
Un pò di decenza e un pò di sana riflessione questo governo la dovrebbe trovare. Mi sembra che siamo sempre di più vicini al regime. Saluti
Miryam
Cara signora Miriam ... in verità non so da dove cominciare! Sono tante infatti le riflessioni che dovrebbero essere sviluppate. Incominciamo dall’ultima che mi sembra la più significativa. Lei parla di regime dopo che gli italiani ci hanno liberato dalla cappa di Prodi che, a dispetto della volontà degli italiani, demoliva il Paese nei suoi principi della democrazia rappresentativa e del pluralismo. Prodi responsabile del venir meno di una somma di valori e di certezze che pur fanno parte del patrimonio etico e culturalie degli italiani. Questi col 50% dei consensi elettorali, ottenuti anche in modo sospetto, occupava ogni angolo del Paese, introducendo soprattutto soluzioni politiche non condivise, persino nella sua maggioranza, spinto dal ricatto di formazioni politiche a volte velleitarie e dichiaratamente antiliberali. Non le sembra troppo, definire regime quello di Berlusconi? Non sarà che l'odio a cui velroni dice di voler rinunciare sia stato solo strumentalmente sopito?
Chiarito questo, Le ricordo che il provvedimento sulle intercettazioni ha preso il via con il “regime” Prodi e pur se non largamente condiviso intende impedire l’uso indiscriminato, pruriginoso, delittuoso, politico, ricattatorio e poliziesco di un’abitudine italiana di spiare dal buco della serratura i comportamenti privati. E’ facile aizzare la folla su un politico che disinvoltamente si lascia trascinare in piccanti conversazioni o ancora di politici e uomini in vista che discutono di collocazioni e di posti da occupare, anche Fassino Latorre e D’Alema ne hanno parlato. D’Alema ha persino detto che i giornali che pubblicavano le intercettazioni dovevano essere chiusi, come se fosse stato a Mosca negli anni 60/70. Ma cosa crede Lei che si dicano nelle sezioni dei partiti politici di tutt’Italia di destra e di sinistra, oltre a delineare politiche che siano di contrasto a quelle degli avversari politici? In Italia siamo all’assurdo di mettere in discussione persino il dovere di ogni città e regione di provvedere alla propria spazzatura…quella di Napoli dove si vorrebbe che sia smaltita? Ed in base a quali principi? Perché si omette, ad esempio, di dire che Caruso e Scalzone e No Tav, No Molin provano a cavalcare anche la protesta dei cittadini delle località interessate allo smaltimento dei rifiuti? Mentre la sinistra e la magistratura provano a rimestare le acque e spesso con queste il fango in cui per colpa, ignoranza, superficialità, interesse e stupidità sono immersi. Torniamo alle intercettazioni. Non faccio il ragioniere e per me i dati del ministero sono validi e quelli del ministero parlano di un terzo delle spese, penso riferite a quelle relative agli strumenti di lavoro della magistratura, e francamente sono troppe. Sembra che siano 100.000 all’anno i cittadini italiani sottoposti a questo tipo di controlli. Ne esce un’Italia costantemente spiata ed emerge una preoccupante superficialità nella gestione. Le centomila persone controllate, poi, hanno contatti con decine di persone all’anno, forse con centinaia. Provi lei a fare il calcolo...ma è un numero rilevante di cittadini controllati, schedati, indagati! E se non è un regime poliziesco questo? Ora le intercettazioni possono anche servire e sono d’accordo ... ma non per la ricerca di reato, come la pesca a strascico. Non pensa che ci voglia una disciplina ed un controllo, che ci vogliano dei paletti, delle selezioni e che soprattutto non ci siano abusi? Come quello dell'intrcettazione di Berlusconi e Saccà, per intenderci...dato che il suo punto dolente è Berlusconi. Ricorderà che non i testi delle intercettazioni, privi di rilevanza giuridica e piuttosto normali sotto tutti i “regimi”, sono finiti sui giornali ma addirittura...la registrazione audio della telefonata. E’ facile mettere in ridicolo chiunque con telefonate confidenziali...forse anche me per quanto io sia considerato un orso, sia di poche parole e piuttosto compassato. Chi di noi non ha mai chiesto niente a nessuno o non ha fatto commenti o non ha ipotizzato fantasiose soluzioni di proprie ambizioni e desideri? Ma da questo ai reati ce ne corre!
Lei parla di bavaglio alla stampa. Ma ha mai sentito della stampa che pubblica, durante le fasi istruttorie di un procedimento penale, i rapporti e le fasi inquisitorie di magistratura e polizia sottoposte a segreto istruttorio? Perché deve avvenire sulle intercettazioni della Gregoraci ovvero di Corona o della moglie spigliata di qualche personaggio in vista? Perché deve avvenire sulle telefonate private di persone non coinvolte in atti criminosi...solo perché personaggi in vista o meritevoli di attenzione per avvenenza o altro?
Nel mio articolo ho detto che nonostante l’ampio ricorso a questo metodo di indagine la criminalità ed il malaffare in Italia non è stato scalfito. Le mie preoccupazioni mia cara signora sono d’altro tipo. Ho idea che anche le intercettazioni siano selettive e, posto che da sole non costituiscono prova, servano solo come strumento di pressione per le “caste”. La questione Forleo, ad esempio, e prima di questa l’incursione di Visco presso la Guardia di Finanza di Milano, lasciano adito quanto meno a sospetti. La Forleo e le sue vicende sono le conclusioni a cui ragionando si arriva quando ad essere sottoposti alla gogna mediatica siano ben noti esponenti della sinistra. Qualche tempo fa ho scritto un articolo per dire in sostanza che chi tocca i fili dell’alta tensione...muore! Noi vorremmo soltanto un Paese normale (non normalizzato come vorrebbero alcuni) ...senza pericolosi fili dell’alta tensione ... e con cittadini tutti uguali e soprattutto senza accanimento indirizzato sempre e solo in un’unica direzione. Tanto più che il paese che “comanda” (banche, industria, autorità, finanza, enti, magistratura, stampa, editoria, commercio, sindacati) è tutto dall’altra parte. Cordiali saluti anche a Lei.
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