Nello scorso autunno, quando alle primarie del PD milioni di italiani hanno scelto Veltroni per la leadership del nuovo partito della sinistra post comunista, diessina e post democristiana, sono stati in molti a sostenere che si trattava, più che di una scelta, di una nomina stabilita a tavolino dai maggiorenti delle maggiori componenti del nuovo soggetto politico.
Altri candidati, ad esempio Bersani del PD, erano stati persino invitati a desistere.
La scelta riveniva dalla constatazione del clamoroso fallimento dell’esperienza del governo Prodi e dal pesante calo del gradimento degli italiani verso un leader che aveva promesso tanto, tra l’altro la felicità degli italiani, ma mantenuto molto poco.
A sinistra dovevano inventarsi qualcosa, magari mitizzare una svolta epocale in cui le componenti cattoliche e post marxiste, una volta antagoniste, divenissero un unico soggetto politico contro l’alternativa popolare, liberale e riformatrice rappresentata da Berlusconi.
Prodi era diventato insostenibile. Un numero sempre più grande di elettori caduti nella trappola elettorale del centrosinistra ne prendeva le distanze. I sondaggi stabilivano diverse motivazioni di distacco tra la maggioranza e gli elettori dell’Unione: delusione delle aspettative politiche; consapevolezza di aver sbagliato scelta; timori d’essere stati ingannati; l’essersi trovati a dover subire un’iniziativa politica confusa e contraddittoria.
E’ emerso così, in tutta la sua specificità, che le maggioranze si formano sulle opzioni dei cittadini, si formano per realizzare servizi utili per tutti, si formano per fornire garanzie e sicurezza.
Non si formano maggioranze contro qualcuno, come ha preteso di fare il Professor Prodi.
Gli italiani avevano persino creduto alle bugie della sinistra e di una stampa compiacente sul disastro economico dell’uscente governo. Erano stati indotti ad ignorare che, in periodo di recessione, il governo di centrodestra aveva invece incrementato l’occupazione, aumentato il numero delle imprese, esteso la base imponibile pur riducendo la pressione fiscale, messo mano alle grandi opere per modernizzare e rendere più efficiente il Paese, varato importanti riforme ed, infine, creato i presupposti per la crescita, come si è visto già nel 2006.
L’Italia produttiva, i giovani, gli operai, i lavoratori con l’avvento di Prodi avevano constatato sbigottiti, che pur in presenza della ripresa dei mercati, il Governo e la sua maggioranza di sinistra invece di cavalcare le politiche per lo sviluppo ne demolivano le basi, invece di attuare una politica per la fasce sociali più deboli ne demolivano il potere di acquisto, invece di attuare una politica per i giovani salvaguardavano i privilegi di minoranze sindacalizzate.
Veltroni era a quel tempo il Sindaco della Capitale d’Italia dove si diceva che si fosse sviluppato un nuovo modo di gestire ed amministrare. Veltroni emergeva come l’uomo della nuova politica, l’uomo della provvidenza per la sinistra sedicente democratica.
Il Sindaco di Roma era così l’immagine della diversità in un paradossale equivoco principio di continuità con Prodi.
Il leader delle diverse fasi delle trasformazioni della componente marxista italiana, fingendo buonismo e volontà di dialogo, aveva inteso riscattarsi del suo passato comunista. Preso dal furore di apparire più che di essere, l’uomo che aveva militato nel pci, anche con incarichi di responsabilità e di rappresentanza popolare, iscritto con tanto di tessera, è arrivato persino a sostenere di non essere mai stato comunista.
Questi sofismi riescono persino bene alla sinistra perché, in Italia, trova un terreno fertile di militanti che non chiedono di meglio che di essere ingannati. Riescono peggio, però, a distanza di tempo quando i nodi vengono al pettine.
C’è sempre infatti un limite all’inganno e quando il limite viene superato si rischia il patetico.
La coerenza vale anche per le regole della democrazia dove si spaccia, ad esempio, per indicazione del popolo delle primarie un candidato che è espressione, invece, di una decisione dei vertici: sostituire l’ormai impresentabile Prodi con Veltroni.
Si voleva così capovolgere l’immagine dell’incapacità di esprimere una seria maggioranza di governo con un’altra in cui questa immagine si voleva ben costruita, anche se, a ben vedere, è stata solo un’immagine falsata perché Roma, oltre ad essere stata lasciata nel degrado, affoga nei debiti stimati per circa 10 miliardi di Euro.
Un importo che vale una finanziaria dell’intero Paese!
L’immagine che l’opposizione denunciava di una Roma dei palazzinari e degli artisti di strada, di una Roma sprecona dove si finanziava di tutto e di più, meno ciò che tornava utile ai romani, si è invece palesata molto più grave e pesante di ogni immaginazione. Ed il successo di Alemanno contro Rutelli è stato il grido di allarme di una Roma preoccupata e delusa.
Vengono persino derisi e tacciati di fobia anticomunista coloro che sostengono che un comunista, abituato a sostenere la prevalenza del partito sulla ragione non riesca mai a nascondere a lungo il suo passato e soprattutto non riesca a sopire le tentazioni del massimalismo e della criminalizzazione degli avversari politici. Cosa che puntualmente avviene oggi con la metamorfosi di Veltroni.
Puzza di arroganza la sua pretesa di lanciare ultimatum. Vada per le difficoltà interne al PD, per la concorrenza di Di Pietro con una opposizione assillante e di stampo stalinista e per le nuove batoste alle amministrative in Sicilia. Ma un leader se non ha moderazione e non riesce ad essere autorevole nel suo partito non avrà mai la tempra per essere un leader nel Paese. Un leader non ha bisogno di pretesti per mutare strategia politica. Una opposizione seria non strumentalizza i provvedimenti della maggioranza, ma propone soluzioni alternative che abbiano lo scopo di dar esito ai problemi avvertiti dai cittadini.
Quella della cagnara è un’opposizione ignorante, velleitaria, intollerante. Non meraviglia in Di Pietro, ma questi di sinistra non avevano annunciato invece una conversione democratica!
E’ inutile che si voglia spacciare per democrazia la pluralità di voci. Una linea politica può essere discussa ma alla fine deve trovare un percorso credibile, in cui un partito si compatta e converge. Il PD, invece, sembra un minestrone di voci e s’avvia su di un percorso pieno di insidie. Il Partito di Veltroni mostra di soffrire la concorrenza dell’alleato Di Pietro, impegnato prima delle elezioni a far gruppo unico col PD ed ora interprete dell’ opposizione più becera e massimalista.
E’ un’altra la strada per conquistare il consenso della maggioranza moderata degli italiani e Veltroni sembra che si sia dimenticato che senza il consenso di quella fascia di pensiero del Paese non si va da nessuna parte.
Le conversioni quando avvengono in campagna elettorale puzzano d’inganno.
Altri candidati, ad esempio Bersani del PD, erano stati persino invitati a desistere.
La scelta riveniva dalla constatazione del clamoroso fallimento dell’esperienza del governo Prodi e dal pesante calo del gradimento degli italiani verso un leader che aveva promesso tanto, tra l’altro la felicità degli italiani, ma mantenuto molto poco.
A sinistra dovevano inventarsi qualcosa, magari mitizzare una svolta epocale in cui le componenti cattoliche e post marxiste, una volta antagoniste, divenissero un unico soggetto politico contro l’alternativa popolare, liberale e riformatrice rappresentata da Berlusconi.
Prodi era diventato insostenibile. Un numero sempre più grande di elettori caduti nella trappola elettorale del centrosinistra ne prendeva le distanze. I sondaggi stabilivano diverse motivazioni di distacco tra la maggioranza e gli elettori dell’Unione: delusione delle aspettative politiche; consapevolezza di aver sbagliato scelta; timori d’essere stati ingannati; l’essersi trovati a dover subire un’iniziativa politica confusa e contraddittoria.
E’ emerso così, in tutta la sua specificità, che le maggioranze si formano sulle opzioni dei cittadini, si formano per realizzare servizi utili per tutti, si formano per fornire garanzie e sicurezza.
Non si formano maggioranze contro qualcuno, come ha preteso di fare il Professor Prodi.
Gli italiani avevano persino creduto alle bugie della sinistra e di una stampa compiacente sul disastro economico dell’uscente governo. Erano stati indotti ad ignorare che, in periodo di recessione, il governo di centrodestra aveva invece incrementato l’occupazione, aumentato il numero delle imprese, esteso la base imponibile pur riducendo la pressione fiscale, messo mano alle grandi opere per modernizzare e rendere più efficiente il Paese, varato importanti riforme ed, infine, creato i presupposti per la crescita, come si è visto già nel 2006.
L’Italia produttiva, i giovani, gli operai, i lavoratori con l’avvento di Prodi avevano constatato sbigottiti, che pur in presenza della ripresa dei mercati, il Governo e la sua maggioranza di sinistra invece di cavalcare le politiche per lo sviluppo ne demolivano le basi, invece di attuare una politica per la fasce sociali più deboli ne demolivano il potere di acquisto, invece di attuare una politica per i giovani salvaguardavano i privilegi di minoranze sindacalizzate.
Veltroni era a quel tempo il Sindaco della Capitale d’Italia dove si diceva che si fosse sviluppato un nuovo modo di gestire ed amministrare. Veltroni emergeva come l’uomo della nuova politica, l’uomo della provvidenza per la sinistra sedicente democratica.
Il Sindaco di Roma era così l’immagine della diversità in un paradossale equivoco principio di continuità con Prodi.
Il leader delle diverse fasi delle trasformazioni della componente marxista italiana, fingendo buonismo e volontà di dialogo, aveva inteso riscattarsi del suo passato comunista. Preso dal furore di apparire più che di essere, l’uomo che aveva militato nel pci, anche con incarichi di responsabilità e di rappresentanza popolare, iscritto con tanto di tessera, è arrivato persino a sostenere di non essere mai stato comunista.
Questi sofismi riescono persino bene alla sinistra perché, in Italia, trova un terreno fertile di militanti che non chiedono di meglio che di essere ingannati. Riescono peggio, però, a distanza di tempo quando i nodi vengono al pettine.
C’è sempre infatti un limite all’inganno e quando il limite viene superato si rischia il patetico.
La coerenza vale anche per le regole della democrazia dove si spaccia, ad esempio, per indicazione del popolo delle primarie un candidato che è espressione, invece, di una decisione dei vertici: sostituire l’ormai impresentabile Prodi con Veltroni.
Si voleva così capovolgere l’immagine dell’incapacità di esprimere una seria maggioranza di governo con un’altra in cui questa immagine si voleva ben costruita, anche se, a ben vedere, è stata solo un’immagine falsata perché Roma, oltre ad essere stata lasciata nel degrado, affoga nei debiti stimati per circa 10 miliardi di Euro.
Un importo che vale una finanziaria dell’intero Paese!
L’immagine che l’opposizione denunciava di una Roma dei palazzinari e degli artisti di strada, di una Roma sprecona dove si finanziava di tutto e di più, meno ciò che tornava utile ai romani, si è invece palesata molto più grave e pesante di ogni immaginazione. Ed il successo di Alemanno contro Rutelli è stato il grido di allarme di una Roma preoccupata e delusa.
Vengono persino derisi e tacciati di fobia anticomunista coloro che sostengono che un comunista, abituato a sostenere la prevalenza del partito sulla ragione non riesca mai a nascondere a lungo il suo passato e soprattutto non riesca a sopire le tentazioni del massimalismo e della criminalizzazione degli avversari politici. Cosa che puntualmente avviene oggi con la metamorfosi di Veltroni.
Puzza di arroganza la sua pretesa di lanciare ultimatum. Vada per le difficoltà interne al PD, per la concorrenza di Di Pietro con una opposizione assillante e di stampo stalinista e per le nuove batoste alle amministrative in Sicilia. Ma un leader se non ha moderazione e non riesce ad essere autorevole nel suo partito non avrà mai la tempra per essere un leader nel Paese. Un leader non ha bisogno di pretesti per mutare strategia politica. Una opposizione seria non strumentalizza i provvedimenti della maggioranza, ma propone soluzioni alternative che abbiano lo scopo di dar esito ai problemi avvertiti dai cittadini.
Quella della cagnara è un’opposizione ignorante, velleitaria, intollerante. Non meraviglia in Di Pietro, ma questi di sinistra non avevano annunciato invece una conversione democratica!
E’ inutile che si voglia spacciare per democrazia la pluralità di voci. Una linea politica può essere discussa ma alla fine deve trovare un percorso credibile, in cui un partito si compatta e converge. Il PD, invece, sembra un minestrone di voci e s’avvia su di un percorso pieno di insidie. Il Partito di Veltroni mostra di soffrire la concorrenza dell’alleato Di Pietro, impegnato prima delle elezioni a far gruppo unico col PD ed ora interprete dell’ opposizione più becera e massimalista.
E’ un’altra la strada per conquistare il consenso della maggioranza moderata degli italiani e Veltroni sembra che si sia dimenticato che senza il consenso di quella fascia di pensiero del Paese non si va da nessuna parte.
Le conversioni quando avvengono in campagna elettorale puzzano d’inganno.
Vito Schepisi
1 commento:
Yes, you can. I am very happy....but it is not a fiction. In the last part Veltroni is the teacher. Greetings! vs
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