27 marzo 2007

Prodi ringrazierà l'Udc?

L’UDC di Cesa e Casini sembra ignorare che se il decreto sulle missioni militari dovesse passare al Senato, anche con i voti determinanti di parte dell’opposizione, non vi sia nessuna intenzione di Prodi di dimettersi.
Prodi è tranquillo, è incollato alla poltrona, con l’attack che gli fornisce Casini, mostra persino sicurezza e si concede anche il lusso di far la morale.
Il Presidente della Repubblica ha già detto di recente che se l’opposizione vuole far cadere il governo deve richiederne la sfiducia nei modi formali.
Correre al Quirinale quindi non servirà a niente ed è forse proprio ciò che i leader dell’UDC vogliono.
Chiedere chiarezza dunque è un esercizio inutile se la chiarezza la chiede chi sguazza nel torbido.
Non si può accusare di mancanza di chiarezza proprio l’opposizione che fa il suo mestiere: l’opposizione vera, quella che considera questo governo e questa maggioranza il vero problema di questo Paese.
Afferma Prodi che dal voto alla Camera non sia cambiato niente e che non sia giustificabile, pertanto, il voto contrario dell’opposizione.
Se così fosse perché il Governo e Prodi in persona hanno voluto a qualsiasi costo la liberazione del giornalista di Repubblica rapito in Afghanistan?
Perché a tutti i costi prima del voto al Senato?
Quali i timori se non di un voto contrario della frangia della sinistra radicale della loro maggioranza che, senza la liberazione di Mastrogiacomo, avrebbe richiesto l’abbandono dei militari italiani dall’Afghanistan?
Poteva il Presidente del Consiglio sostenere in quel caso che non vi fossero motivi per mutare il voto già concesso alla Camera?
La situazione è mutata ed anche in modo politico importante.
E’ cambiato il rapporto con i nostri alleati; è cambiata l’immagine del contingente italiano; è cambiata la fermezza della nostra convinzione politica.
Siamo l’unico Paese ad aver trattato con i talebani, seppure per ragioni umanitarie.
L’unico Paese che ha concesso loro un riconoscimento politico.
I talebani possono ora dire di aver stabilito con uno dei paesi “in guerra” uno scambio di prigionieri.
Un paese, l’Italia, in Afghanistan con i suoi militari, sotto il comando della Nato, su risoluzione dell’ONU, che scambia prigionieri con guerriglieri afgani (i talebani) che se riconosciuti politicamente trasformerebbe i militari della Nato in forze di occupazione.
E’ passata la linea di Strada ed il governo, se avesse dignità, dovrebbe trarne le conseguenze, altro che non è cambiato niente!
I nostri militari diventano il ventre molle della missione antiterroristica in Afghanistan, sono quelli che, a prescindere dagli scenari di guerra che si aprono sui territori controllati dai militari italiani, diventano bersaglio privilegiato, grazie agli interessi del governo di Prodi.
Si è parlato in questi giorni di forze politiche dell’opposizione che antepongono gli interesse di partito agli interessi del Paese.
Ma si è visto solo il contrario!
Si è visto il governo anteporre l’interesse di sopravvivenza all’interesse del Paese.
Anche le affermazioni del Presidente del Consiglio, più simili alle minacce con i suoi toni perentori, prive di moderazione e di ricerca di dialogo, sono sembrate esagerate e prive di buon senso.
Non si può dire che se il decreto fosse bocciato al Senato il giorno tutti i militari, di tutte le missioni, tornano a casa.
Si sa che non è così!
Ci sono sia le forme parlamentari che le forme costituzionali, ed anche le maggioranze politiche per scongiurare questa ipotesi.
Perché non fare chiarezza su questo?
Si parla di un ipotetico Ordine del Giorno che presenterebbe l’Udc e della possibile convergenza di parte dei voti dell’Unione su questo Odg
…ma se i tempi per presentarlo sono decaduti!
Solo il presidente del Senato Marini potrebbe riaprirli, se si ravviseranno motivi di rilevanza politica, e siamo certi che per salvare la faccia all'Udc Marini lo farà…ma solo se l’Odg sarà ritenuto accettabile e votato da buona parte della maggioranza.
Prodi ringrazi Casini e l’Udc per il sostegno al suo governo.
Vito Schepisi

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