Molti di noi pensano che per trarre conclusioni sulla qualità di una maggioranza o di un governo sia necessario seguire la sua condotta in Parlamento o analizzare i contenuti dei provvedimenti addottati.
Anch’io sono tra quelli che trae buona parte delle proprie convinzioni dal monitoraggio parlamentare dell’azione degli uomini chiamati a espletare il mandato popolare.
Ma non è sempre così.
Ci sono comportamenti della vita privata o modalità di influenzare la pubblica opinione, ed ancora pressioni autoritarie su istituzioni e media, che misurano la sostanziale legittimità democratica di uomini e partiti.
E’ accaduto con il caso Sircana, ultimo in ordine di tempo, in cui media ed istituzioni sono stati chiamati a far quadrato attorno all’amico personale di Prodi, frettolosamente nominato portavoce del suo governo, mentre era ancora in corso il clamore dei fatti riportati da “Il Giornale”.
Sulla diffusione della notizia di una ipotesi di “ricatto”, tentata nei confronti del deputato dell’Unione, si è scatenata una campagna di disinformazione, di ingiurie e di minacce nei confronti di Belpietro e del giornale che dirige: uno dei pochi fuori dal coro.
Un fatto di cronaca, di rilevanza giornalistica che coinvolgeva niente-poco-di-meno-che il portavoce in pectore del Governo, a detta di censori alla Gad Lerner, indisponente e fazioso pettegolo politico, doveva restare notizia riservata, nonostante fosse una situazione ed un nome che correva da tempo sulla bocca di tanti.
Palate di bieca ipocrisia e di arroganti comportamenti, conditi persino di minacce su Belpietro e la sua famiglia.
Un cittadino è libero di avere i propri modi e le proprie preferenze, e di fare le proprie scelte: se siano comportamenti condivisi ed eticamente irreprensibili, lasciamolo giudicare alla pubblica opinione, se desidera farlo.
Perché allora nascondere?
Perché ritenere censurabile l’emergere nella libera informazione di questi comportamenti?
Perché un periodico, ad esempio, del gruppo RCS ha acquistato, si dice per 100.000 Euro, queste foto sin dal mese di novembre del 2006 ed omesso di pubblicarle?
A che scopo comprarle?
Chi ne poteva disporre l’acquisto?
Il Corriere della Sera del gruppo RCS arriva persino a negare l’esistenza di queste foto.
Esistono, invece, ed "Il Giornale" ne entra in possesso.
Sulle prime pagine dei quotidiani finisce ogni cosa e tra queste, anche e soprattutto, fatti di persone coinvolte per la loro vita privata o per scelte di cui non devono dar conto a nessuno.
Se capita invece di dover informare la pubblica opinione sull’ipotesi di un ricatto intentato al portavoce del Governo, si solleva la cortina di fumo, si cela, si mischiano le carte, si spendono somme importanti, si afferma persino il falso.
Il fatto in se, invece, può preoccupare la gente se si riferisce a persona che riveste un incarico rilevante e che, sotto ricatto, possa pregiudicare la serenità e la credibilità stessa dell’azione di Governo.
Se la persona è poi un rappresentante del popolo, delegato a svolgerne il mandato, mi sembra sia anche giusto che l’elettore sappia quali persone siano state delegate, anche per rinnovare o meno la sua fiducia elettorale.
Penso sia giusto così!
In democrazia l'uomo politico, l'amministratore, il rappresentante del popolo, ha da esser visto come in una casa di vetro.
Colpito Sircana, però, con una rapidità strabiliante, che non può che apparire sospetta, scatta l’irritazione di stampa e di giornalisti sempre attenti a giudicare la moralità degli altri.
Scatta anche l'attenzione del Garante della privacy.
Ma è lecito chiedersi il giorno prima dove fosse?
Ho la sensazione di sentir odor di regime!
Anch’io sono tra quelli che trae buona parte delle proprie convinzioni dal monitoraggio parlamentare dell’azione degli uomini chiamati a espletare il mandato popolare.
Ma non è sempre così.
Ci sono comportamenti della vita privata o modalità di influenzare la pubblica opinione, ed ancora pressioni autoritarie su istituzioni e media, che misurano la sostanziale legittimità democratica di uomini e partiti.
E’ accaduto con il caso Sircana, ultimo in ordine di tempo, in cui media ed istituzioni sono stati chiamati a far quadrato attorno all’amico personale di Prodi, frettolosamente nominato portavoce del suo governo, mentre era ancora in corso il clamore dei fatti riportati da “Il Giornale”.
Sulla diffusione della notizia di una ipotesi di “ricatto”, tentata nei confronti del deputato dell’Unione, si è scatenata una campagna di disinformazione, di ingiurie e di minacce nei confronti di Belpietro e del giornale che dirige: uno dei pochi fuori dal coro.
Un fatto di cronaca, di rilevanza giornalistica che coinvolgeva niente-poco-di-meno-che il portavoce in pectore del Governo, a detta di censori alla Gad Lerner, indisponente e fazioso pettegolo politico, doveva restare notizia riservata, nonostante fosse una situazione ed un nome che correva da tempo sulla bocca di tanti.
Palate di bieca ipocrisia e di arroganti comportamenti, conditi persino di minacce su Belpietro e la sua famiglia.
Un cittadino è libero di avere i propri modi e le proprie preferenze, e di fare le proprie scelte: se siano comportamenti condivisi ed eticamente irreprensibili, lasciamolo giudicare alla pubblica opinione, se desidera farlo.
Perché allora nascondere?
Perché ritenere censurabile l’emergere nella libera informazione di questi comportamenti?
Perché un periodico, ad esempio, del gruppo RCS ha acquistato, si dice per 100.000 Euro, queste foto sin dal mese di novembre del 2006 ed omesso di pubblicarle?
A che scopo comprarle?
Chi ne poteva disporre l’acquisto?
Il Corriere della Sera del gruppo RCS arriva persino a negare l’esistenza di queste foto.
Esistono, invece, ed "Il Giornale" ne entra in possesso.
Sulle prime pagine dei quotidiani finisce ogni cosa e tra queste, anche e soprattutto, fatti di persone coinvolte per la loro vita privata o per scelte di cui non devono dar conto a nessuno.
Se capita invece di dover informare la pubblica opinione sull’ipotesi di un ricatto intentato al portavoce del Governo, si solleva la cortina di fumo, si cela, si mischiano le carte, si spendono somme importanti, si afferma persino il falso.
Il fatto in se, invece, può preoccupare la gente se si riferisce a persona che riveste un incarico rilevante e che, sotto ricatto, possa pregiudicare la serenità e la credibilità stessa dell’azione di Governo.
Se la persona è poi un rappresentante del popolo, delegato a svolgerne il mandato, mi sembra sia anche giusto che l’elettore sappia quali persone siano state delegate, anche per rinnovare o meno la sua fiducia elettorale.
Penso sia giusto così!
In democrazia l'uomo politico, l'amministratore, il rappresentante del popolo, ha da esser visto come in una casa di vetro.
Colpito Sircana, però, con una rapidità strabiliante, che non può che apparire sospetta, scatta l’irritazione di stampa e di giornalisti sempre attenti a giudicare la moralità degli altri.
Scatta anche l'attenzione del Garante della privacy.
Ma è lecito chiedersi il giorno prima dove fosse?
Ho la sensazione di sentir odor di regime!
Vito Schepisi
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