14 marzo 2007

Maggioranza di lotta e di governo



Per la sua visione multilaterale delle cose, il centrosinistra ambisce a rappresentare un po’ tutti.
Funge da maggioranza di governo per smarcarsi subito dopo in opposizione: un Giano bifronte della politica.
Ministri che scendono in piazza, segretari di partito che contestano le politiche dei ministri dei partiti alleati.
Parlamentari che votano contro e ministri che vengono contestati.
Richiamo al buonsenso e richiami da parte degli uni e degli altri al programma sottoscritto: oracolo della Sibilla di un percorso tracciato tortuoso.
Sono passati meno di quindici giorni dalla fiducia ottenuta al Senato, grazie alla compiacenza di un rappresentante del popolo che ancora riceve telegrammi e lettere da parte dei suoi elettori che, votando per lui, non hanno mai inteso delegarlo ad esprimere la fiducia a Prodi ed alla sinistra.
Solo quindici giorni ma la maggioranza non fa altro che presentarsi in ordine sparso su ogni questione.
Superata, per il momento, la questione Vicenza con i leader dei partiti di governo a contestare lo stesso governo, si è aperta la questione dei diritti delle coppie di fatto, con i ministri in piazza a Roma a fischiare altri ministri e dileggiare il Vaticano.
Forse mi sbaglio, ma se c’è una questione su cui la Chiesa ha il diritto ed il dovere di esprimere la propria opinione, questa è proprio quella del confronto sui diritti civili che coinvolgano gli aspetti etici della società.
La chiesa, infatti, ha da sempre posto la famiglia, intesa come nucleo di base fatta di un uomo ed una donna che si uniscono in matrimonio per procreare, al centro della sua attenzione.
Se alla Chiesa, pertanto, si debba attribuire la sua funzione storica di indirizzo etico che è alla base dello sviluppo della nostra civiltà, come si fa a dire che la sua voce ed il suo monito etico interferisca con la laicità dello Stato?
In democrazia, ancora, tutti avrebbero diritto di far sentire la propria voce, nel rispetto degli altri, e senza disporre chi sia legittimato e chi non lo sia.
Anche per l’Afghanistan, questione su cui D’Alema ha registrato al Senato quel deficit di consensi che ha motivato la richiesta di una rinnovata fiducia al governo di Prodi, si continua a discutere, e si ha l’impressione che la questione della carenza di una necessaria maggioranza politica non sia affatto superata.
Alle difficoltà già presenti, si è aggiunta la tensione per il rapimento dell’inviato di Repubblica.
Ad accrescere maggiormente l’apprensione di Prodi giungono notizie, che seppure si cerca di mantenere riservate, filtrano riferite dalla stampa spagnola.
Sono notizie relative alla presenza italiana in zona di conflitto armato con i talebani :
«MADRID, 14 Mar. (EUROPA PRESS) - Tropas españolas e italianas participan en la zona oeste de Afganistán --su zona de responsabilidad-- en una operación en colaboración con el Ejército Nacional Afgano y la Policía en apoyo de la denominada 'operación Aquiles', la mayor ofensiva contra el movimiento talibán de todas las desplegadas este año».
Il comandante della offensiva è anche italiano come altri fonti spagnole confermano:
«El teniente general italiano Mauro del Vecchio, quien comanda el Mando Oeste de la ISAF en Afganistán».
Il Governo nasconde, tace, ed anche la stampa italiana si adegua.
Ma la confusione non finisce qua.
L’ultima uscita della maggioranza di lotta e di governo viene ancora da Rifondazione Comunista.
Il segretario Giordano, pur raccomandando ai ministri del proprio partito “per una questione di stile” di non partecipare alla manifestazione, indetta dai sindacati contro il governo, per protestare contro il mancato rinnovo del contratto della scuola, fissata per il prossimo 16 aprile, ha confermato la sua partecipazione a fianco delle confederazioni CGIL , CISL e UIL, ritenendo di dover protestare contro il governo di cui il suo partito fa parte.
Oramai sembra che la strada sia aperta e si possa essere contemporaneamente da una parte e dall’altra.
La prossima mossa?
Che sia eliminare per legge l’opposizione?
Hanno “occupato” di tutto nel Paese.
Si esprimono affermando e rivendicando il diritto di essere multilaterali su ogni cosa, perché dovremmo meravigliarci se dovessero pretendere anche di gestire e monopolizzare persino il dissenso?
Se la cantano e se la suonano in questa finzione di democrazia che sta diventando il nostro Paese.
Vito Schepisi

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