13 luglio 2006

Israele: Lela è una mamma di Gerusalemme.

Lela è una donna energica e spigliata, ha 45 anni ed è sposata, vive da 23 anni (1983) in Israele a Gerusalemme, è impiegata ed ha 3 figli. Il più grande ha 18 anni e presta il servizio militare, ne avrà per 2 anni e 8 mesi. Tanto è il periodo della ferma in Israele, ridotto quattro mesi fa, era di 3 anni interi. Nata in Italia parla correntemente 4 lingue: italiano, inglese, francese ed ebraico. Mi dice subito: “ma non ho tempo!…cosa vuol scrivere?….conosce le nostre ansie, le nostre angosce?…cosa vuole che le dica?” Cerco subito di tranquillizzarla, le parlo in italiano con voce calma, cerco subito di farmi accettare come amico di Israele e del suo popolo. Le dico che comprendo le angosce di un popolo che la storia ha voluto sempre in pericolo, le dico che ha un modo ed un sorriso tranquillo di donna saggia e coraggiosa. Le parlo dell’Italia e delle sue contraddizioni, mi chiede della sua terra, mi racconta le sue origini e la sua scelta al seguito del marito israeliano che ha raggiunto in Israele poco più che bambina per amore, per vocazione, per fede. Ama l’Italia, la sente sempre come la sua patria , ama Israele la sente come la sua vocazione. Mi chiede di Venezia e di Milano e poi ancora del sud, del suo mare, del sole. Mi chiede di Napoli e dei napoletani mi parla della simpatia per Napoli e della semplicità dei suoi abitanti, dei modi, del loro cuore. Le racconto ogni cosa che penso le faccia piacere, tutto ciò che mi viene in mente e capisco che ha bisogno di sentir parlare della sua Italia. Gli occhi le si inumidiscono, sorride mentre inarrestabili sulle sue guance scivolano lente gocce di lacrime. Mi dice di avere ancora i suoi familiari in Italia, a Milano, una sorella, la mamma e tanti, tanti amici ancora. So che sarà difficile far emergere il suo stato d’animo quando le parlerò di Gerusalemme e della sua vita in una città di “frontiera” tra pericoli ed incomprensioni, tra guerra e vita quotidiana. Avvertirò la sua angoscia quando Le parlerò del figlio sotto le armi, ancora un ragazzino con tanta voglia di vivere in pace come tutti i suoi coetanei nel mondo civile. Le chiedo del clima in Israele, Le chiedo del mare, delle sue nuove abitudini. Mi chiede lei di cominciare e mi dice subito: “guardi che io rispondo solo alle domande a cui vorrò rispondere”. La ritrovo sulla difensiva, mi accorgo della sua diffidenza e glielo faccio notare e mi dice che a volte la diffidenza salva una o più vite umane. Le sorrido e Le do ragione. Mi sorride e posa la sua mano sulla mia e mi dice: “mi scusi”.
Lela è là pronta a rispondermi è più distesa, cordiale, serena.

Lela mi dica ha spesso paura?

Lela: la prima paura e' stata per la guerra nel golfo. Non sapevamo ancora come sarebbe stata coinvolta Israele...i miei primi 2 bambini avevano 4 e un anno. Hanno distribuito le maschere antigas a tutti e per i piccoli, una specie di incubatrice, una cosa chiusa di plastica. Ricordo la fila...ricordo che il pomeriggio ero in ufficio e mi chiamarono dal consolato italiano, offrendomi il ritorno in Italia con i bambini...il volo partiva alle 6 di mattina il giorno dopo…non ho dormito tutta la notte...andare, salvare me e i bambini...o restare a fianco di mio marito...il pensiero che lo avrebbero richiamato alle armi...e sarei rimasta sola...decidemmo insieme di partire, per un po' di tempo… e vedere come si sarebbero sviluppate le cose. Alle 2 di notte del 15 dicembre a Milano, ero nel mio letto di sempre, dove ho sognato da bambina, dove ho sognato Israele ed il mio amore, mia mamma mi sveglia per dirmi...''é scoppiata...accendi la tv” ....ricordo che insieme guardammo le immagini dei bombardamenti...le lacrime scendevano...ero preoccupata per Eli, mio marito, ..per Israele… Rimasi in Italia per 2 o 3 settimane, poi decisi di tornare. Il pericolo non era così grande per Israele e non richiamarono mio marito alle armi. Tornai a Gerusalemme con i bambini....a volte sentivamo le sirene dell’allarme e ci rinchiudevamo nella camera ''sigillata'' con le maschere. I bambini ritornavano a casa da scuola e poca gente lavorava. Finalmente finì la guerra...e ritornò la vita normale. Normale per noi qui in Israele: in Italia è diverso.

Le manca l’Italia?

Lela: mi ha fatto piangere quando mi ha parlato dell’Italia. A volte avverto un desiderio intenso, come una sete di sentire parlare della mia Italia. Si! La sento sempre la mia patria, mi lascio spesso andare ai ricordi degli odori, dei colori, delle persone. L’Italia con la sua cultura, la sua lingua, la sua musica. L’Italia dei miei amici, della famiglia, della sua cucina e poi….la pizza. Ogni volta che vengo in Italia, faccio il pieno di tutto e mi sento assetata di vedere di sapere e nostalgica dei luoghi della mia infanzia, delle mie prime amicizie di cuore, del calore della gente. Ma sento Israele anche la mia patria, non seconda alla mia Italia. Ad Israele mi lega la gente, il sole, il patriottismo, il coraggio e la caparbietà, la tecnologia, il mare, la cultura, l'aria pulita, il coinvolgimento di tutti per quello che sempre succede qui, la cordialità con i vicini di casa, la solidarietà della gente….un comune sentire…sempre ….in ogni circostanza. E’ la terra dove sono nati i miei figli…dove sono diventata adulta ed ho maturato le mie gioie, la mia felicità ed a volte le mie angosce.

Si è mai sentita serena e tranquilla?

Lela:Ricordo appena arrivata in Israele, 23 anni fa, andavo con mio marito a gironzolare per la città vecchia a Gerusalemme, nel quartiere arabo. Era così pittoresco, romantico, colorato, profumi di oriente...amo moltissimo questa parte della città, mi sentivo libera, in pace. Nessun problema con la gente. Ci sentivamo sicuri...poi iniziò l'intifada e l'odio arabo verso gli ebrei rifiorì.

Si è mai sentita minacciata da vicino…aggredita?

Lela: una volta eravamo in macchina...e cominciarono a tirarci i sassi....ero terrorizzata...

Il terrorismo come lo vive? Lo teme?

Lela: mi fa rivivere nei ricordi la seconda intifada...ancora più intensa della prima. Le bombe, gli autobus che scoppiano, i terroristi che colpiscono ogni luogo della nostra vita quotidiana, le stragi, il sangue, i morti e le immagini alla tv . Per ore, spesso, sono rimasta attaccata alla radio e alla televisione con le lacrime che sgorgavano. Spesso penso a miei figli alla loro tenerezza alla fragilità; penso alla loro voglia di vita, ai loro giochi e poi la spensieratezza, la semplicità della loro espressione. Nei loro occhi vedo, come in tutti i bambini del mondo, la voglia ed a volta la fretta di diventare adulti. Questa è Israele lo scriva: un Paese semplice e laborioso dove tutto e tutti sono uguali a tutto e tutti nel mondo. Un Paese che fatto dopo fatto, crimine dopo crimine, volta pagina e continua a vivere consapevole di tutto... anche che cedere, lasciarsi andare, significhi arrendersi e preparare la propria disfatta.

C’è qualcosa che la irrita più di altre? Intendo situazioni che la preoccupano!

Lela: Le immagini di bambini all'asilo e alle scuole arabe che vengono cresciuti ed educati nell'odio verso Israele e verso gli ebrei: queste sono cose che mi angosciano e mi lasciano di stucco. Una cultura fondata sull’odio, e nutrita di odio, è contro ogni sentimento religioso qualsivoglia religione sia. Da questa cultura, penso, sarà difficile uscire. Ci vorranno generazioni per mutare convinzioni maturate e radicate nelle loro radici. Tutto questo certo mi preoccupa.

Quando esce per la strada avverte la tensione?

Lela: Gli agenti della sicurezza sono dappertutto in ogni bar, dinanzi a musei ai centri commerciali. I controlli minuziosi alla gente che entra. Per noi è divenuta quotidianità….ma quando ci penso come faccio a non avvertire la tensione! Per fortuna col tempo tutto questo è rientrato nella nostra vita quotidiana …non ci facciamo caso più di tanto. Sa noi abbiamo una dote. Una dote che abbiamo maturato negli anni, sulla nostra pelle ed è la convinzione di saper e poter fiutare il pericolo. Abbiamo un sesto senso che ci avverte delle situazioni di pericolo.

Mi parli dei suoi figli e del grande sotto le armi

Lela: mio caro amico dobbiamo sforzarci a far si che la nostra vita sia normale e che tale appaia. Non so se mi capisce, mi scusi, comprendere il nostro mondo a volte è più difficile di quanto non si creda. Sa i nostri figli, che come tutti i figli del mondo vanno in discoteca a divertirsi, a volte vanno e muoiono ...ed ora Roy, mio figlio grande, alle armi...ogni cosa che succede a Gaza...mi riempie di angoscia...sarà lì? Nonostante tutto, però, la vita continua...cerco di respingere la paura e di agire normalmente altrimenti sarebbe la loro vittoria...

Finisce così la mia intervista con Lela, tra le lacrime ed il pensiero al figlio militare di leva. E’ la storia di una mamma israeliana, di una donna coraggiosa, forte, audace. Le dico, senza esserne convinto, che forse un giorno tutto finirà. Un giorno la ragione prevarrà e la tolleranza tra i popoli imporrà il reciproco rispetto. Mi sorride e mi dice: “ho paura che quel giorno non verrà mai”! Abbasso lo sguardo…non so che dire… e le stringo la mano.
Vito Schepisi
Intervista con Lela

4 commenti:

Anonimo ha detto...

commenti arrivati a Lela per mail:
CHE BELLA!!! MA QUANDO TE L'HA FATTA QUEST INTERVISTA ?? E SU CHE GIORNALE
E 'USCITA ?


SPERAVO CHE NELL'INTERVISTA AVRESTI PARLATO UN PO' PIU' DI TUA SORELLA CHE
E' UNA GRANDE F… E MOLTO INTELLIGENTE .... SCHERZO EH!!!!


BELLA MI HA COMMOSSO , ANCHE IO HO LA LACRIMUCCIA

CIAO MRIYAM


un commento:
ufffff...dura, dolce, terrificante, bellissima.....


lela [11:38]:
http://vitoschepisi.blogspot.com/
lela [11:38]: intervista a me
pirandello [12:53]: sei famosa .....:-)

ho lett con interesse,....forse ti conosco un po' meglio
lela [12:54]: vuoi un autografo?
pirandello [12:54]: hahaahha, perche no????:-)


lela [12:55]: dove vuoi che te lo faccia?
pirandello [12:55]: che fai mi provochi?????:-):-P


pirandello [12:57]: questo signore ha un buon blog,.... lo mettero' in bookmark,....
lela [12:58]: certo che ti provoco...si, leggilo...glielo diro' gli fara piacere


CIAO LELA!!!!! HO LETTO LA TUA INTERVISTA.......MI HA FATTO PIANGERE....MA
SONO STATA CONTENTA DI AVER LETTO MI E' SEMBRATO DI AVERTI QUI VICINO PER
QUALCHE ATTIMO....UN GROSSO BACIONE VANIA
----- Original Message -----

Anonimo ha detto...

Ciao Lela, adesso ti conosco un po meglio :)
Sono contento di essere un tuo amico anche se solo via internet.
Un caloroso abbraccio a te e alla tua famiglia.
Stefano ------> Firenze

Anonimo ha detto...

Grazie di tutto.
Sa, mentre tornavo a casa, il giorno che l’ha pubblicata, mi sentivo orgogliosa, di essere un'ambasciatrice per Israele...di fare un po' di buona informazione pro-Israele. Ne ha così tanto bisogno, specialmente in questo periodo. Per dire il vero ne ha sempre bisogno. L'opinione pubblica all'estero e' quasi sempre contro, penso anche perché è male informata.
Avevo tanti dubbi ma ora sono orgogliosa d’averla rilasciata….e spero che l'intervista tocchi tanti cuori.
Grazie Vito, Lei è un amico

vito schepisi ha detto...

Lela sono io che La ringrazio per la sua cortesia e la sua disponibilità. Non deve ringraziarmi per il sostegno ad Israele. Ogni persona di buon senso non può che comprendere le vostre difficoltà e solidarizzare con il popolo israeliano. Ha toccato tanti cuori e ne ho testimonianza. In tanti Le siamo vicini. Le faccio tanti, tantissimi auguri e mi consideri sempre suo amico.