17 luglio 2006

Riflessioni sulla ragione

Non esiste una verità assoluta.... in ogni cosa. Non esiste in termini teocratici e neanche in principi razionali. Tutto ciò che viene rappresentato come "panacea" in verità è un modo per portare il discorso dalla propria parte.
Nel tempo l’aver seguito vuoi il cristianesimo, o ancor prima i simboli religiosi egiziani, gli dei dell’antica Grecia, o il ritualismo azteco, o la religione musulmana ovvero buddista o ancora il protestantesimo corrisponde ad un potere che si diffonde, assieme alla superstizione popolare, alle suggestioni alle esigenze politiche, alle follie. Come tutto questo è vero per l’esigenza di dare risposte spirituali, a volte etiche, ai mezzi, ai comportamenti, ai principi, alle leggi è anche vero per offrire illusioni, condivisioni, giustificazioni ideologiche, strumenti di propaganda a coloro che conducono quei principi e quelle idee. Illudersi che se ne possa fare a meno, dunque, è soltanto utopico.
C’è chi pensa alla anarchia come principio per essere distaccato dalle scelte, o per giustificare il voler essere fuori dal sistema. Si pensa, forse, in questo modo che l'esser anarchici non abbia in se una forzatura delle cose tale da dar giustificazione etico-politica al comportamento nel tempo dei suoi praticanti? Nessuna scelta può essere immune da censure se si esplica a danno di altri!
Nessuna teoria, neanche quella nichilista, ovvero atea ha in se un principio universale. Quest’ultimo trova, e solo può trovare, motivo di confronto e di vicinanza nella ragione, sempre che sia intesa come capacità di esprimere buon senso.
Una cosa è dimostrare a un uomo che è in errore, un'altra metterlo in possesso della verità.
(John Locke)
Tutto ciò per affermare in termini più articolati che nessuna cosa è perfetta ed ha in se su ogni aspetto ogni cosa accettabile. Tutt’altro ogni cosa ha tanti difetti, lede interessi di tanti, privilegia quelli di altri: sposa metodi e tesi degli uni e condanna le stesse cose di altri. Accende gli animi o li mortifica.
E’ vero dunque che anche il principio di libertà è apparente: la libertà non è altro che la capacità di ciascuno di esprimerla nei principi ma, non sempre, però, è contenuto acquisito da ciascuno. Le leggi anche sono una forma di limitazione della libertà: sono paletti all’abuso ma anche strumenti di sudditanza e di obbligo. La libertà come principio assoluto sarebbe una grande conquista ma anche lo strumento della più feroce tirannia. In ogni cosa come una medaglia ogni verso implica il suo rovescio.
L’avere una democrazia liberale, se da una parte ci induce ad accettare un volere diffuso dai più o da coloro che influenzano, dall’altra ci difende da coloro che impongono un volere di pochi e che hanno gli strumenti per imporlo. E’ questa la ragione che , spesso, ci fa dire che il sistema della democrazia ha in se il virus della imperfezione ma è l’unico che ce ne indica la medicina per combatterlo.
Vito Schepisi

3 commenti:

vito schepisi ha detto...

Caro Nocera, anche in questa circostanza, l’aver dissertato sull’indole illuminista dell’uomo e dando per acquisito il pensiero di Marcello Pera in cui definisce il relativismo « la dottrina per la quale tutte le culture sono uguali, che non si possono comparare e non si possono porre su alcuna scala per giudicare se una è meglio dell'altra», non sono riuscito ad esprimere compiutamente il mio pensiero o…come pure può essere lei non sia riuscito a comprendermi. L’aver scritto come io ho fatto: “l’avere una democrazia liberale, se da una parte ci induce ad accettare un volere diffuso dai più o da coloro che influenzano, dall’altra ci difende da coloro che impongono un volere di pochi e che hanno gli strumenti per imporlo. E’ questa la ragione che , spesso, ci fa dire che il sistema della democrazia ha in se il virus della imperfezione ma è l’unico che ce ne indica la medicina per combatterlo” , le sembra voler sposare la teoria relativista?
Per intenderci, è necessario distinguere tra il relativismo filosofico-culturale e quello etico. Io mi sono riferito per esplicitare il mio pensiero ad una forma di dubbio relativo tuttalpiù filosofico-culturale, giammai etico. Come potrei? Si può a suo parere considerare relativa la differenza tra l’eticità cristiana e quella musulmana? Io da laico non sposo alcuna “verità” ma come potrei ignorare le diverse origini culturali delle due fedi? Per Pera è necessaria un’alleanza seria e salda fra laici e credenti «per riaffermare e salvare la nostra identità occidentale, democratica e liberale perché contro di noi è stata dichiarata "una guerra santa"». E’ sul relativismo etico che Pera, ed io con lui, richiama la coscienza delle origini giudaico-cristiane dei popoli europei. Questa sua ferma condanna al relativismo etico trova nel Papa Ratzinger un grande assertore ma Pera è e rimane un uomo che, da liberale, non pretende di possedere “verità” assolute e consente al relativismo sul piano culturale, che sia di origine anarchica o nichilista, o nelle forme in cui lo sosteneva Ludwig Wittgeinstn “ogni conoscenza è relativa alle esperienze sensibili per l'uomo”, di confrontarsi con le scelte di democrazia liberale. Io stimo Marcello Pera, come politico e come filosofo e non temo, in ogni caso, scomuniche da chi, liberale, ama confrontarsi nelle numerose strade del pensiero liberale. Cosa centra poi il suo discorso sull’oggettività delle regole da rispettare? Lei non sa vedere altro che Berlusconi artefice di misfatti di ogni tipo. Sia relativo in questo qualche volta. Si faccia prendere dal dubbio che ogni cosa detta possa non essere vera. Mediti qualche volta sul fatto che questo signore è da dodici anni sottoposto ad un controllo continuo e minuzioso di ogni suo atteggiamento, di ogni sua parola, di ogni sua spesa, di ogni suo affare, di ogni suo sorriso, di ogni suo passo, di ogni suo indumento, di ogni sua conoscenza. Vorrei poi conoscere la sua opinione sui finanziamenti alla politica, in particolare quelli messi a disposizione prima del PCI e poi dei DS. Vorrei che lei mi desse spiegazioni più confidenziali sul fatto che uomini come De Benedetti siano rimasti del tutto estranei alle aule giudiziarie e che grosse porcherie, come il collateralismo della lega delle cooperative con la sinistra possa aver favorito da alcuni decenni monopoli di appalti nel centro Italia ed anche nel resto del Paese. Vorrei anche avere la sua opinione sul fatto che nessun magistrato se ne sia occupato in modo pregnante, come avviene per ogni cosa interessi Berlusconi. Vorrei anche sapere se il tentativo di vendita della SME a De Benedetti, nei modi che ben si conoscono, non abbia fatto sorgere un dubbio relativo in Lei. Vorrei infine sapere se, come sembra essere abbastanza noto, Prodi sia stato chiamato a rispondere dei finanziamenti dell’IRI alla politica quando era Presidente di quell’Ente per volontà di De Mita. Vorrei conoscere se sia al corrente delle consulenze richieste a Nomisma, creatura di Prodi, pagate anche per ovvietà di poco conto con decine di miliardi delle vecchie lire. Quando lei mi darà spiegazione di queste cose e mi dimostrerà che i poteri forti in Italia si mantengono lontani dalla politica e dalla pratica dell’influenza orientata verso una ben definita parte…allora in quel caso potrò anche sostenere con Lei che in Italia è giunto il momento di rimuovere un’intera classe politica e mi potrò dichiarare disposto a contribuire, magari assieme a Lei, alla ricerca di regole che possano impedire la riedizioni di metodi e pratiche del passato. Lei mi attribuisce un relativismo che non mi appartiene se non nelle forme che ho esplicitato ma, più affine a questa cultura, che ha radici nell’anarchia, nel nichilismo, in Nietzsche "non esistono verità, ma solo interpretazioni", sia Lei in linea col relativismo, si batta per abbattere i pregiudizi, faccia emergere ogni ragione, chieda con me ad alta voce che questa combriccola di impostori che sono al governo del Paese debba tornarsene a casa. Costoro hanno spudoratamente mentito su tutto in campagna elettorale. Hanno presentato un programma capace di dire tutto ed il suo contrario, hanno turlupinato il Paese

vito schepisi ha detto...

Senta Nocera stia tranquillo Pera non Le venderà una macchina. E' uomo di cultura non venditore di strumenti per il suo piacere. Non ho letto Zagrelelsky so solo che è stato Presidente della Corte Costituzionale, nominato da Scalfaro, il peggior presidente della repubblica dell'Italia repubblicana. E' uomo di studi giuridici e di diritto, certamente prestigioso. Pera non è uomo di tribunali, non è avvocato e neanche giurista, non vedo come possa esser stato utile ai problemi giudiziari del fratello di Berlusconi. E' stato uno stimato ed apprezzato Presidente del Senato, certamente una statura diversa da quella di Marini. Lasciamo perdere sulle sue valutazioni non mi sembra Lei persona tagliata per essere imparziale. I privati egosimi a cui faceva riferimento Adam Smith non sono quelli dei poteri forti...sono quelli della produzione....Lei mi sa che oltre che di filosofia si intenda poco anche di economia.
Il suo pensiero fisso, il suo incubo costante le offusca il cervello, più che i bicchieri di vino che vuol far bere ai leghisti. Ho l'idea che l'amore del buon vino sia trasversale la differenza sta solo tra chi eccede e chi si mantiene lucido. E' proprio sicuro che chi eccede sia solo della Lega Nord? Lei è fatto di certezze granitiche...beato Lei! Si faccia un bicchierino anche Lei ogni tanto ...si faccia cogliere in un calo di sobrietà e se può qualche volta si lasci andare a qualcosa di meno sobrio. Se i risultati della sua sobrietà sono quelli che ha evidenziato è probabile che con il cervello offuscato sia in grado di disperdere la sua ossessione. Vedrà che così potrà sentirsi più sereno!

vito schepisi ha detto...

Penso di averLe già risposto in altro post.