Il carcere può essere il luogo in cui si sconta una pena per
un crimine commesso, ma può anche essere il luogo che separa con le sbarre, la
luce del sole dalla libertà di godere sia della luce, che del sole.
Il carcere non interrompe ciò che è fuori, non separa il processo costante della natura dalla vita in ogni luogo, impedisce invece di vivere con la gente con cui si vuole farlo, nel luogo, tra le intimità e nella sfera privata che ciascuno è libero di scegliere.
Il carcere interrompe la gioia, smorza il sorriso, separa la libertà dei pensieri dalla forzata costrizione del corpo. Mortifica la dignità dell’individuo, per chi la possiede e per chi opera e vive nel giusto.
Il carcere senza una colpa è un abuso, è esso stesso un crimine.
C’è un’opinione di quei democratici e liberali, che per formazione sono garantisti, che asserisce che sia preferibile avere 100 colpevoli in libertà che un uomo innocente in carcere.
Se s’incatena, invece, un innocente per le sue idee, e se ciò avviene con pervicace consapevolezza e con cinica indifferenza, sono in pericolo le garanzie della democrazia.
Traballa, così, ancor più la Giustizia del nostro Paese, già messa male di suo, e con essa tutti i principi fondamentali della democrazia, e quindi la libertà stessa del nostro popolo.
Dove sono i democratici?
Dove gli antifascisti in attività professionale che, nostro malgrado, per dire sciocchezze e per asserire ovvietà, abbiamo coltivato e nutrito per anni?
Trovarsi privati della libertà, per gli innocenti, è la cosa più drammatica che ci sia: è una violenza contro l’onestà; è la contraddizione di ogni radicato principio di lealtà.
Se tra i valori degli uomini c’è anche quello di esprimere serenamente le proprie opinioni, giuste o sbagliate che siano, l’ingiustizia annulla d’un colpo tutti i valori con cui gli uomini onesti hanno regolato la propria vita
Quanti non hanno mai citato Voltaire che sosteneva “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”?
Per Alexis de Tocqueville la stampa era la garanzia stessa della libertà: “Amo la libertà della stampa più in considerazione dei mali che previene che per il bene che essa fa”.
Ed infine Luigi Einaudi che a difesa del pluralismo delle opinioni diceva che “il solo fondamento della verità è la possibilità di negarla”.
La libertà è soprattutto pluralismo, garanzie, opinioni diverse. E’ vero che è anche responsabilità, è lecito che si paghi per i propri errori, per i danni che si provocano agli altri, ma non si può pagare col carcere un’opinione, né si può pensare che, per quanto esagerata e paradossale possa essere un’opinione, costituisca un danno così irreparabile per chi la subisce.
Quattordici mesi di carcere per un’opinione che non ha fatto del male nessuno, non è solo un’esagerazione ma un’ingiustizia: non è accettabile.
Non lo sarebbe un sol giorno di carcere, ma subirlo perché si ha solo la responsabilità oggettiva dell’opinione di una terza persona è da regime autoritario: è fuori dal mondo civile.
Chi tocca Sallusti, ci toglie 65 anni di democrazia, ed è una nuova vergogna che vorremmo che sia risparmiata a questo nostro già sventurato Paese.
Il carcere non interrompe ciò che è fuori, non separa il processo costante della natura dalla vita in ogni luogo, impedisce invece di vivere con la gente con cui si vuole farlo, nel luogo, tra le intimità e nella sfera privata che ciascuno è libero di scegliere.
Il carcere interrompe la gioia, smorza il sorriso, separa la libertà dei pensieri dalla forzata costrizione del corpo. Mortifica la dignità dell’individuo, per chi la possiede e per chi opera e vive nel giusto.
Il carcere senza una colpa è un abuso, è esso stesso un crimine.
C’è un’opinione di quei democratici e liberali, che per formazione sono garantisti, che asserisce che sia preferibile avere 100 colpevoli in libertà che un uomo innocente in carcere.
Se s’incatena, invece, un innocente per le sue idee, e se ciò avviene con pervicace consapevolezza e con cinica indifferenza, sono in pericolo le garanzie della democrazia.
Traballa, così, ancor più la Giustizia del nostro Paese, già messa male di suo, e con essa tutti i principi fondamentali della democrazia, e quindi la libertà stessa del nostro popolo.
Dove sono i democratici?
Dove gli antifascisti in attività professionale che, nostro malgrado, per dire sciocchezze e per asserire ovvietà, abbiamo coltivato e nutrito per anni?
Trovarsi privati della libertà, per gli innocenti, è la cosa più drammatica che ci sia: è una violenza contro l’onestà; è la contraddizione di ogni radicato principio di lealtà.
Se tra i valori degli uomini c’è anche quello di esprimere serenamente le proprie opinioni, giuste o sbagliate che siano, l’ingiustizia annulla d’un colpo tutti i valori con cui gli uomini onesti hanno regolato la propria vita
Quanti non hanno mai citato Voltaire che sosteneva “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”?
Per Alexis de Tocqueville la stampa era la garanzia stessa della libertà: “Amo la libertà della stampa più in considerazione dei mali che previene che per il bene che essa fa”.
Ed infine Luigi Einaudi che a difesa del pluralismo delle opinioni diceva che “il solo fondamento della verità è la possibilità di negarla”.
La libertà è soprattutto pluralismo, garanzie, opinioni diverse. E’ vero che è anche responsabilità, è lecito che si paghi per i propri errori, per i danni che si provocano agli altri, ma non si può pagare col carcere un’opinione, né si può pensare che, per quanto esagerata e paradossale possa essere un’opinione, costituisca un danno così irreparabile per chi la subisce.
Quattordici mesi di carcere per un’opinione che non ha fatto del male nessuno, non è solo un’esagerazione ma un’ingiustizia: non è accettabile.
Non lo sarebbe un sol giorno di carcere, ma subirlo perché si ha solo la responsabilità oggettiva dell’opinione di una terza persona è da regime autoritario: è fuori dal mondo civile.
Chi tocca Sallusti, ci toglie 65 anni di democrazia, ed è una nuova vergogna che vorremmo che sia risparmiata a questo nostro già sventurato Paese.
Vito Schepisi
7 commenti:
a furia di "bannare" quelli che, per fortuna, non la pensano come te, sei rimasto senza commentatori. hihihih !! ciao, gianni12345
salve. Ovvio che condivido in tutto e per tutto ciò che hai scritto, ogni riga. Permettimi però di riportarti al passato prossimo quando berlusconi godeva del massimo appoggio e anche del tuo. Cosa scrivesti quando propose 5 anni di galera per i giornalisti che avrebbero pubblicato intercettazioni vietate? E fuoriuscendo per un attimo dal diritto di informare ed essere informati (art. 21 Cost), cosa scrivesti quando il pdl approvò la legge (poi dichiarata incostituzionale) che prevedeva il carcere cautelare obbligatorio per gli indagati (presunti innocenti, inutile ricordartelo) di violenza sessuale e pedofilia? Anche lì furono cancellati 65 anni di democrazia? Eh sì, quando il vincitore è sul carro ci sono tutti sopra. Saluti.
Eh! No! Possiamo confrontarci con le idee e con le soluzioni, mai con il falso.
Non ho mai esultato per la proposta di legge sulle intercettazioni per la parte che riguarda il carcere ai giornalisti che pubblicano le intercettazioni.
Mai il carcere, a meno che non si sia in presenza di altro reato. Un giornalista che corrompe un P.U. per ottenere notizie riservate, ad esempio, è reato.
Ho sempre sostenuto, di contro, che fossero puniti i magistrati responsabili della cautela sulla diffusione di notizie riservate, soprattutto se non costituenti reato.
Anche oggi, senza altre leggi, violare la sfera privata delle persone è reato. Ne sono esenti i magistrati ma solo per finalità di giustizia.
Il Pdl non approvò mai questa legge. Sei disinformato e quando è stata bloccata alla Camera nei meandri di servili atteggiamenti dei vertici (Commissione e Aula) la parte che riguardava il carcere per i giornalisti era già stata rimossa.
Ciò non toglie che serva una legge che regoli l'uso indiscriminato e illecito delle intercettazioni (art.15 della Costituzione e se volessimo anche art.3 per ciò che riguarda i diritti di tutti garantiti nella stessa maniera).
Per quanto riguarda i reati di violenza sessuale e quelli di pedofilia sono ancora del parere che, se colti in flagrante, questi turpi individui debbano essere arrestati. Piuttosto i processi dovrebbero essere rapidi.
Anche gli assassini, costituendo pericolo sociale, sono arrestati in attesa di processo. Abbiamo l'esempio di Avetrana dove mamma e figlia sono in carcere. In quel caso non c'è flagranza e si proclamano innocenti per l'assassinio della ragazzina e sono state messe nel tunnel di un processo mediatico .... e se fossero davvero innocenti per l'omicidio?
Questo sistema mediatico-giudiziario che c'è in Italia non regge. Lo dicono i fatti.
Sono critico sulla giustizia in Italia e sono critico sui sistemi della stampa, ma nessuna voglia di contribuire all'orrore, attraverso richieste di carcere per i giornalisti.
Solo regole democratiche e garantiste per tutti i soggetti coinvolti.
ancora una volta sono perfettamente d'accordo su quello che hai scritto. Io volevo soltanto sottolineare il diverso atteggiamento che talvolta hai: nell'articolo hai giustamente scritto "65 anni di democrazia cancellati" invece quanto alle proposte di berlusconi (poi non realizzate solo perché palesemente illiberali e vergognose) ti limiti al "non ho esultato".
Quanto al carcere cautelare obbligatorio per pedofilia e violenza sessuale, la legge (approvata) è stata dichiarata incostituzionale (fortunatamente) perché era previsto in generale (cioè non esclusivamente per la flagranza oltre che naturalmente per i gravi indizi e la sussistenza dell'esigenza cautelare). Erano due leggi barbare e illiberali perché sappiamo bene cosa significa per un innocente farsi anche un solo giorno di carcere: possibile perdita del lavoro, di amicizie, della reputazione, anche di un amore ecc...
Ma tanto, caro vito, quando i politici del pdl e della lega approvavano queste leggi che se ne fregavano? Tanto loro hanno l'immunità dall'arresto preventivo (vedi cosentino che qualche mese dopo è sfuggito all'arresto previsto da un'altra legge di sospetta incostituzionalità) quindi ciò che vale per i cittadini non vale certo per loro!
Dobbiamo dire la verità: abbiamo avuto negli ultimi 20 anni una classe politica squallida anche dal punto di vista idelogico, anzi soprattutto aggiungerei. Ma io l'ho sempre contestata, altri non sempre....Saluti.
P.S. ciò non toglie che, a parte l'umana incoerenza, è un piacere leggere qualche tuo articolo e quello su sallusti mi è piaciuto molto (soprattutto la citazione di einaudi).
sallusti è stato condannato con sentenza penale in base ad una legge illiberale che andava modificata.
La grazie di napolitano credo che sia stato un rimedio peggiore del male.
In pratica è stato snaturato l'istituto giuridico della grazia e si è violata l'uguaglianza dei cittadini.
La grazia infatti è prevista per evitare che l'esatta applicazione della legge produca nel caso concreto una ingiustizia...fermo restando la legittimità e la "giustezza" in generale di quella legge.
Nel caso sallusti invece, napolitano ha concesso la grazia perché riteneva quella legge ingiusta. Il suo ruolo avrebbe dovuto essere un altro: sollecitare il parlamento a modificarla...né più né meno.
La conclusione? quella legge resta così come è e se un domani vi incapperà un cittadino meno famoso di sallusti dovrà farsi il carcere senza poter beneficiare dell'assoluzione ad personam del presidente comunista che puntualmente se ne infischierà del pinco pallino di turno.
Inoltre l'uguglianza è violata anche sotto altro aspetto: ci sono tante altre leggi illiberali (vedi il reato penale per la vendita di cd taroccati che è chiaramente classita) per la cui violazione si finisce ugualmente in carcere senza poter beneficiare ancora una volta delle alte amicizie del signor sallusti.
Questa italia è diventata un colabrodo: siamo la patria dell'ingiustizia e della disuguaglianza. Comincio ad essere insofferente e scandalizzato ogni giorno di più. Ma possibile che conta soltanto chi sei (o meglio cosa hai)?
Cosa ne pensi, vito?
Saluti.
sono curioso di conoscere il tuo pensiero perché, immagino, tu sia un giurista (come me).
Saluti.
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