19 ottobre 2012

Un po' di dignità, basta bugie



Questa vicenda ha superato ogni limite di decenza.
Tra le tante cose dette, ce n'è una che appare limpida e inoppugnabile: un appartamento a Montecarlo, in zona di prestigio, è stato sottratto al patrimonio immobiliare di AN, per essere svenduto attraverso un'opaca transazione d’incroci societari.
In questa grigia operazione, su cui la magistratura si è astenuta dall'approfondire, compaiono personaggi legati in qualche modo al Presidente della Camera Fini. Personaggi non del tutto trasparenti.
Sono spuntati recentemente, e l'Espresso ne ha dato ampio rilievo, tra le carte di un indagato, tale Francesco Corallo, documentazioni che coinvolgono direttamente la moglie e il cognato di Fini.
E’ limpida e inoppugnabile anche la circostanza che il cognato di Fini, tale Gianfranco Tulliani, all'epoca in cui è scoppiato lo scandalo abitasse la casa di Montecarlo e che ne avesse curato la ristrutturazione. Gianfranco Tulliani risultava affittuario della casa, come si  è rilevato da un contratto reso pubblico in cui, però, la firma del proprietario (una società di Saint Lucia) e quella del conducente, cioè il cognato di Fini, apparivano le stesse.
Per Fini erano solo spiacevoli coincidenze. L’ex leader di AN negava persino d’essere a conoscenza della circostanza e negava, soprattutto, che il cognato fosse il proprietario dell’immobile di Montecarlo. Per Fini e i suoi sostenitori era tutto fango che gli “sgherri di Berlusconi” riversavano sulla sua persona.
Dall'inchiesta del Giornale spuntavano persino gli interessamenti della Signora Tulliani e dello stesso Presidente Fini per alcuni arredi che poi i coniugi acquistavano: gli stessi mobili che appaiono nelle foto degli interni della casa di Montecarlo.
Fini non poteva non sapere.  Tutti i fatti che emergevano, escludevano l’ipotesi della sua estraneità, ma, ciò nonostante, Fini dichiarava che se la casa di Montecarlo, svenduta a un quinto del suo valore commerciale, fosse stata effettivamente acquistata dal cognato, attraverso quel circolo vizioso di società e di prestanomi nel paradiso fiscale di Saint Lucia, si sarebbe dimesso dalla Presidenza della Camera.
Non l’ha mai fatto!
Arrivavano persino documenti ufficiali dello stato di Saint Lucia che provavano che la Società proprietaria della casa di Montecarlo apparteneva al cognato di Fini.
Il Presidente della Camera continuava, però, a sostenere che era tutto falso e che era una montatura a suo danno. Parlava di macchina del fango.
In questa vicenda compaiono uomini che a suo tempo erano già stati collocati nella cerchia delle conoscenze di Fini, tra questi James Walfenzao, mediatore e uomo di affari con vocazione da faccendiere, e Francesco Corallo, imprenditore, indagato per corruzione e latitante.
Qualche giorno fa Fini, in una trasmissione televisiva, ha anche accusato Berlusconi di essere un corruttore per aver corrotto l’ex direttore dell’Avanti, Lavitola, con lo scopo di infangarlo sulla casa di Montecarlo, motivando così una pronta querela dell’ex premier Berlusconi.
Nel numero oggi in edicola, l’Espresso riprende l’argomento, dopo il ritrovamento, negli uffici di Corallo a Roma, della copia del passaporto di Elisabetta Tulliani e di una dichiarazione firmata da Giancarlo Tulliani, in cui il cognato di Fini attesta di essere il beneficiario al 100% di una società di Saint Lucia che svolge attività immobiliari.
Questi documenti erano stati spediti per fax dallo studio di Corallo a quello di Walfenzao a Montecarlo quando, nel gennaio 2008, Giancarlo Tulliani aprì nello Stato di Saint Lucia una società finora sconosciuta, la Jayden Holding, agente nelle compravendite immobiliari.
Ma i Tulliani non avevano sempre negato di avere rapporti di affari nel paese caraibico?
Fini conosceva sia Walfenzao che Corallo da prima della sua relazione con la nuova moglie e con la famiglia Tulliani.
Ma è coincidenza anche questa?
E’ coincidenza la relazione di conoscenza, di affari e di collaborazione che si è creata tra i Tulliani, il faccendiere e il latitante?
Non resterebbe che fare due domande al Presidente della Camera:
- non pensa che la farsa sia durata anche troppo e che gli italiani siano meno imbecilli di quanto Lei suppone?
- cosa aspetta a dimettersi?
Vito Schepisi

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