27 settembre 2012

Una casa circondariale a cielo aperto



L’Italia si sta trasformando in una casa circondariale a cielo aperto. E’ una via di mezzo tra il carcere e una discarica pubblica.
Nella casa circondariale con le sbarre virtuali, tutt’attorno, vivono a piede libero i cittadini con i loro problemi quotidiani che non interessano a nessuno. Alcuni hanno timore persino a parlarne. Aleggia, infatti, la possibile accusa di disfattismo.
Oggi sono finiti i colpi di testa, le manifestazioni, i cortei. Non ci vuole più di tanto per trovarsi nei guai. La libertà di parola è garantita dalla Costituzione, all’art. 21, ma come ogni libertà ha i suoi costi. L’ha detto il Presidente del Consiglio Bersani e l’ha confermato l’ex Presidente della Repubblica Napolitano. Perché non crederci?
L’attuale Capo dello Stato Romano Prodi ha anche detto qualcosa a riguardo, ma nessuno l’ha capito. E’ stato chiesto a Sircana di fare la traduzione, ma questi, impegnato per strada, nelle periferie, sta ancora consultando il Bignami, ma non trova niente di simile.
I cittadini così non sono più liberi di esprimersi, sono costretti a subire, sono privati dei loro diritti, vessati dallo Stato con imposte e gabelle e sono alla mercé di una classe dirigente burocratico-politica che stabilisce tutto per loro. Stabilisce che cosa mangiare, che film vedere, che giornale leggere, quali canali tv sono da considerare corretti, se andare in vacanza e dove, persino quali opinioni si possano esprimere. Hanno persino chiesto ad un pool di scienziati di studiare per la realizzazione della macchina del pensiero. In Italia si precorre il futuro e si coltiva la ricerca scientifica.
Lo Stato stabilisce anche quali aziende devono produrre e quali no, chi può andare in pensione mentre è ancora in vita e chi, invece, per non incidere sulla spesa è meglio che ci lasci prima le penne.
Gli abitanti vivono intimiditi dai poteri, sono spiati, con i telefoni sotto controllo. La legge sulle intercettazioni è passata in Parlamento. Hanno stabilito, come suggerito da Fini, che sia nella discrezione del giudice intercettare chi vogliono, senza dar conto a nessuno. 
“L’autonomia dei magistrati è una cosa seria. O c’è o non c’è e se c’è deve essere rispettata.” E’ un pensiero profondo. Non è mio. L’ha espresso il nuovo ministro della Giustizia, con interim agli Interni, Antonio Di Pietro. 
Grillo è in galera da tempo, come Sallusti (gli hanno prorogato di 48 mesi il soggiorno in galera, come se fosse un mutuo) e Ferrara. Feltri è in clinica psichiatrica dopo che gli è venuto lo schiribizzo di capire dove sono finiti i duemila miliardi di debito dello Stato.
Da qualche tempo si è istituito per legge anche il conta scopate. E’ un “cip” inserito nei genitali per conteggiare la frequenza dell’attività sessuale dei cittadini. Questa è la versione ufficiale delle motivazioni del Governo. In privato, però, circolano sussurri non si sa quanto fantasiosi. Le voci sostengono che serva alla tracciabilità delle scopate, come avviene per il denaro che è stato abolito e sostituito con le carte di credito ed il pago bancomat. Passera e gli amici banchieri gongolano. Tanto per loro si è istituito un nuovo Corpo dello Stato. Il Corpo Finanziario. Hanno l’immunità: possono scopare e trafficare alla grande.
Di certo sono diminuite di molto le corna, per paura di essere tracciati e perché senza denaro a nero è diventato difficile mantenere le amanti.
In seria difficoltà sono le donne che devono prestare attenzione a mantenersi distanti dalle residenze dell’ex Premier Berlusconi. Tutte quelle, infatti, che capitano nel suo raggio di azione sono fermate e interrogate perché si ha il sospetto che Berlusconi si sia procurato all’estero un congegno per falsificare la conta. E’ lo stesso che hanno utilizzato gli amici di Prodi nel 2006 per ribaltare i risultati elettorali che li vedevano perdenti, ma che poi hanno vinto per 24 mila voti.
Si sta organizzando un comitato femminile di protesta “Se non la do ora non la darò mai più” capeggiata da Nicole Minetti. Ci sono già alcuni arresti fra le attiviste più combattive, mentre l’eroina Nicole si è data alla clandestinità. La polizia sta fermando, per l’identificazione, tutte le donne con le tette fuori misura. Figurarsi che la polizia è così pignola e le maglie così strette che hanno fermato anche la rosibindi. 
In questi giorni, il Parlamento, dopo la recente sentenza della Consulta, che ha giudicato la legge conta scopate lesiva della libertà sessuale dei praticanti il “sesso corretto”, su proposta del deputato Vendola, ne sta discutendo la modifica. La nuova formulazione escluderebbe (si usa il condizionale perché nel testo è comparsa, per caso, una postilla per tener fuori dal controllo anche la pedofilia ed è in alto mare) dall’obbligo della conta tutto il mondo alternativo, cioè quello definito sessualmente corretto, come stabilito dalla recente riformulazione degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione Italiana. L’obbligo previsto dalla legge, infatti, è stato ritenuto lesivo della libertà privata, art. 13 della Costituzione, e in conflitto con la legge Concia-Vendola-Grillini sull’omofobia. 
In Italia è cambiato tutto. Dicono che è in atto la rivoluzione liberale, per liberare l’Italia da chi si mette di traverso e dà fastidio.
Come tutte le rivoluzioni, il processo è lungo e la strada è piena di insidie e di ostacoli. Qualche problema lo sta creando Giuliano Ferrara. La cella assegnata gli sta stretta ed ha problemi ad entrare nel vano adibito a bagno. Non ci passa e non si trova un vasino alternativo.
I funzionari pubblici italiani, però, rappresentano l’eccellenza del Paese. Il direttore del carcere ha già trovato la soluzione: Ferrara dovrà mettersi a dieta.
Il problema è tutto qui! Come abbiamo fatto a non capirlo da subito?
Vito Schepisi

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