27 settembre 2012

In Italia c'è libertà di opinione?


Il PG della Cassazione ha chiesto per Sallusti l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Milano dello scorso giugno "limitatamente alla mancata valutazione della concessione delle attenuanti generiche". 
La Corte di Cassazione, però, non ha accolto neanche la richiesta della sua Procura e la condanna a 14 mesi per Sallusti, senza condizionale, resta confermata. E’ il carcere: niente di più e niente di meno. 
Nientedimeno! 
Tra la magistratura e il popolo italiano non c’è grande intesa: è come un dialogo tra sordi. Siamo in democrazia, siamo in Europa, abbiamo consuetudini con altri paesi liberi e democratici. Sottoscriviamo trattati internazionali sui diritti degli uomini. E l’Italia è agli ultimi posti nel mondo nella classifica della giustizia resa ai cittadini.
Nell’opinione pubblica c’è così l’impressione che si corra dietro a scelte ideologiche, addirittura alla difesa di spazi politici, più che pensare a rendere vivibili le nostre città e a far prevalere la Giustizia sugli abusi, sugli arroganti, sui furbi, sulla corruzione, sulla criminalità. 
La democrazia è la facoltà di poter esprimere le proprie opinioni liberamente. 
Nel corsivo attribuito a Sallusti c’era un’opinione. Niente altro. Solo un’opinione: “Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice”. 
Un’opinione forte perché a una bambina di 13 anni è stato praticato l'aborto, con il consenso di genitori, del giudice e del ginecologo, causando così gravi disturbi al suo equilibrio psichico da dover essere ricoverata in clinica psichiatrica. Nessuna opinione, motivata da un fatto di cronaca grave, può essere un reato, sebbene quella attribuita a Sallusti, ma scritta da un altro sia molto dura. 
Sarebbe stata diffamazione se avesse scritto che una delle tre parti non conosceva la propria professione e/o il proprio ruolo e quindi per questo colpevole. Ma il corsivo era rivolto al ricorso all’aborto su una bambina di 13 anni. Ora che si condivida o meno questa opinione, resta un'opinione e, come tale, legittima tra le altre. Legittima come potrebbe essere l’affermazione contraria di chi, ad esempio, avesse scritto che, nonostante la bambina sia rimasta talmente scossa da dover far ricorso alle cure psichiatriche, il medico, il giudice e i genitori siano meritevoli di elogi. 
Leggendo, poi, ciò che ha scritto Sallusti, e cioè che la parte querelante ha già ricevuto 30.000 euro a titolo di riparazione, ma che i suoi legali ne avevano pretesi altri 30.000 per ritirare la querela, non si può fare a meno di avvertire lo stridore fastidioso tra una questione di valori economici e quelli della libertà di un uomo. 
In tema di opinioni, non si può fare a meno di pensare che un magistrato, vittima di presunte diffamazioni, per etica professionale, non debba mai chiedere riparazioni in denaro e che debbano essere piuttosto i codici a comminare, invece che pene detentive, graduali e proporzionate sanzioni in danaro. 
La richiesta del PG della Cassazione d’annullare la sentenza limitatamente alla concessione delle attenuanti, ci fa pensare. Col negarle, com’è stato fatto a giugno, “a causa della sua pericolosità e perché se lasciato a piede libero potrebbe commettere altri reati” si è dato un pessimo segnale. La sentenza andrebbe spiegata e capita ove ci fosse una logica. 
E’ stata negata la condizionale a un direttore di una testata a diffusione nazionale, una delle pochissime testate non di sinistra, per giunta incensurato, ritenuto pericoloso perché poteva reiterare il reato. Sembra un’enormità. E’ un’enormità. 
La questione non può finire con il tentativo di trovare una pezza per non far finire in galera Sallusti, perché la miccia è stata innescata. E’ la condanna al carcere che non si può accettare, e la mancata concessione della condizionale finisce solo col rafforzare l’orrore per la presenza di un sistema che mette il bavaglio alle opinioni. 
La soluzione salomonica, cioè la condanna con la condizionale, sarebbe apparsa come un monito: caro Sallusti, hai messo la giustizia con le spalle al muro e noi per non rischiare il ridicolo questa volta ti salviamo dal carcere, ma non farlo più. 
La questione, invece, è da incardinare nella lotta liberale per la libertà di opinione, contro l’emergere del pensiero autoritario volto all’intimidazione verso ciò che ostacola il pensiero unico ritenuto il solo “politicamente corretto”. 
In Italia c'è libertà di opinione? 
Ora chi ci deve rispondere a questa domanda? 
Vito Schepisi

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