23 settembre 2012

La condanna politico-giudiziaria delle opinioni



Il Presidente Napolitano fa sapere che sta seguendo la questione del pericolo di arresto del Direttore del Giornale.
Sallusti rischia il carcere perché il suo giornale, al tempo il quotidiano Libero, con un corsivo a firma Dreyfus, aveva criticato duramente un giudice tutelare.
Questi con un suo provvedimento aveva, infatti, consentito il ricorso all'aborto per una bambina di tredici anni. Dopo l’intervento, la minore, scossa per il trauma subito, era stata ricoverata in clinica psichiatrica.
Il corsivista, che sembra non sia neanche Sallusti, aveva così scritto su Libero la frase incriminata: "se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice”.
I fatti sono del 2007 e siamo già alla pronuncia in Cassazione. Solo 5 anni, e sono stati esauriti tutti i tre gradi del processo penale, quando per un diritto del semplice cittadino passano decenni. Misteri della Giustizia italiana!
In primo grado, il Tribunale aveva condannato Sallusti a una sanzione di 5.000 Euro, non soddisfatti i PM di Milano, ricorrevano, però, in appello. E qua accade ciò che suscita perplessità, anzi sbigottimento.
In Appello, Sallusti passa dalla sanzione di 5.000 Euro ad una condanna a 14 mesi di carcere, senza condizionale “a causa - si legge nella sentenza - della sua pericolosità e perché se lasciato a piede libero potrebbe commettere altri reati”.

Questi sono in sintesi i fatti, e pensiamo che Sallusti, salvo rigurgiti di ulteriore follia, non andrà in carcere. Sarebbe un autogol della magistratura e la definitiva dimostrazione che in Italia i diritti fondamentali della persona sono compromessi e che l'autoritarismo giudiziario costituisce un grosso pericolo per l'agibilità del pensiero e dell'informazione. E sarebbe, ancora, l'accertamento definitivo della politicizzazione di una parte della magistratura e dell'aggressione politico-giudiziaria verso la stampa libera e non allineata.
Tutto pertanto si sgonfierà. Perché non conviene alla magistratura, alle istituzioni, alla politica. Lo speriamo vivamente per Sallusti.
Il Quirinale, le forze politiche, il Parlamento, la stampa con il sindacato e con l'Ordine si attribuiranno tutti insieme il merito. Invece sono tutti colpevoli in ugual misura. Tutti complici e responsabili della deriva autoritaria del Paese.
TUTTI IN ATTESA DI CONDANNA DELLA STORIA
Ma può finire così?
Nessuno dovrà spiegarci come mai il Tribunale di Milano ha emesso una condanna così grave, con l'aggravante di motivazioni così pesanti e così prive di tolleranza per il pluralismo delle opinioni e per la manifestazione delle idee?
Quale logica l’ha sospinta ad un provvedimento così grave e così manifestamente illiberale che, salvo qualche inghippo che la Cassazione dovrà trovare nella sentenza di Appello o salvo qualche provvedimento legislativo decretato all’ultimo momento, porterebbe in carcere un giornalista solo perché Direttore di una testata in cui un corsivista anonimo ha espresso un’opinione?
C’è una legge e la si deve applicare! Ammettiamo che sia così, e ammettiamo che in Italia tutte le leggi siano applicate, ma come si spiega la durezza della sentenza e come si spiega la negazione della condizionale e le sue motivazioni?
E' sufficiente, poi, che il Parlamento modifichi le leggi sulla libertà di stampa?
E se fosse un libero cittadino a manifestare idee diverse da quelle, invece, cantate nel coro del “politicamente corretto”?
Ciò che dovrebbe preoccupare tutti è la condanna politico-giudiziaria delle opinioni.
Vito Schepisi

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