Il Presidente Napolitano fa sapere che
sta seguendo la questione del pericolo di arresto del Direttore del Giornale.
Sallusti rischia il carcere perché il
suo giornale, al tempo il quotidiano Libero, con un corsivo a firma Dreyfus,
aveva criticato duramente un giudice tutelare.
Questi con un suo provvedimento aveva,
infatti, consentito il ricorso all'aborto per una bambina di tredici anni. Dopo
l’intervento, la minore, scossa per il trauma subito, era stata ricoverata in
clinica psichiatrica.
Il corsivista, che sembra non sia
neanche Sallusti, aveva così scritto su Libero la frase incriminata: "se
ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo
sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice”.
I fatti sono del 2007 e siamo già alla
pronuncia in Cassazione. Solo 5 anni, e sono stati esauriti tutti i tre gradi
del processo penale, quando per un diritto del semplice cittadino passano
decenni. Misteri della Giustizia italiana!
In primo grado, il Tribunale aveva
condannato Sallusti a una sanzione di 5.000 Euro, non soddisfatti i PM di
Milano, ricorrevano, però, in appello. E qua accade ciò che suscita
perplessità, anzi sbigottimento.
In Appello, Sallusti passa dalla
sanzione di 5.000 Euro ad una condanna a 14 mesi di carcere, senza condizionale
“a causa - si legge nella sentenza - della sua pericolosità e perché se
lasciato a piede libero potrebbe commettere altri reati”.
Questi sono in sintesi i fatti, e
pensiamo che Sallusti, salvo rigurgiti di ulteriore follia, non andrà in
carcere. Sarebbe un autogol della magistratura e la definitiva dimostrazione
che in Italia i diritti fondamentali della persona sono compromessi e che
l'autoritarismo giudiziario costituisce un grosso pericolo per l'agibilità del
pensiero e dell'informazione. E sarebbe, ancora, l'accertamento definitivo
della politicizzazione di una parte della magistratura e dell'aggressione
politico-giudiziaria verso la stampa libera e non allineata.
Tutto pertanto si sgonfierà. Perché non
conviene alla magistratura, alle istituzioni, alla politica. Lo speriamo
vivamente per Sallusti.
Il Quirinale, le forze politiche, il
Parlamento, la stampa con il sindacato e con l'Ordine si attribuiranno tutti insieme
il merito. Invece sono tutti colpevoli in ugual misura. Tutti complici e
responsabili della deriva autoritaria del Paese.
TUTTI IN ATTESA DI CONDANNA DELLA STORIA
Ma può finire così?
Nessuno dovrà spiegarci come mai il
Tribunale di Milano ha emesso una condanna così grave, con l'aggravante di
motivazioni così pesanti e così prive di tolleranza per il pluralismo delle
opinioni e per la manifestazione delle idee?
Quale logica l’ha sospinta ad un
provvedimento così grave e così manifestamente illiberale che, salvo qualche
inghippo che la Cassazione dovrà trovare nella sentenza di Appello o salvo
qualche provvedimento legislativo decretato all’ultimo momento, porterebbe in
carcere un giornalista solo perché Direttore di una testata in cui un corsivista
anonimo ha espresso un’opinione?
C’è una legge e la si deve applicare!
Ammettiamo che sia così, e ammettiamo che in Italia tutte le leggi siano
applicate, ma come si spiega la durezza della sentenza e come si spiega la
negazione della condizionale e le sue motivazioni?
E' sufficiente, poi, che il Parlamento
modifichi le leggi sulla libertà di stampa?
E
se fosse un libero cittadino a manifestare idee diverse da quelle, invece,
cantate nel coro del “politicamente corretto”?
Ciò che dovrebbe preoccupare tutti è la condanna politico-giudiziaria delle
opinioni.
Vito Schepisi
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