L’epilogo della questione Visco è stato più dirompente di quanto si potesse immaginare. La si potrebbe definire un’opera di ingegneria per la minuziosa cura che Prodi ed il suo Governo hanno usato per dirimere una situazione divenuta esplosiva. Non era sufficiente, ad esempio, far rassegnare le deleghe a Visco. C’era una mozione di Calderoli della Lega che prevedeva la fiducia al comandante della Guardia di Finanza. La maggioranza di Prodi e di Visco avrebbero dovuto votare a favore di una mozione che suonava come sfiducia ed accusa di mendacio a Visco, oppure votare no e motivarne le ragioni. Cosa dovevano dire che il generale Speciale si era opposto ad un sopruso? O che l’azione di Visco era arrogante e illecita? O che il Vice ministro delle Finanze poteva consentirsi di rallentare ed impedire il corso delle indagini su uomini e soggetti finanziari legati da questioni di contiguità economica e politica ai DS? E se il generale Speciale non era meritevole di fiducia perché è stato mantenuto al vertice della Guarda di Finanza per quasi un anno ancora dai fatti?
La questione Unipol è la chiave di volta di un conflitto di interessi, la prova di una cinghia di trasmissione tra i Ds e la lega delle Cooperative, la chiara dimostrazione dell’intrecciarsi di precisi interessi con alcuni provvedimenti di questo governo, spacciati anche per liberalizzazioni.
Anche la mozione di Cossiga era interessante. La sfiducia a Speciale per aver ostacolato l’indirizzo politico del governo Prodi. Ma anche questa iniziativa non ha più senso, superata dalla rimozione forzata del Generale. Dopo che il tentativo di fargli rassegnare le dimissioni era caduto per la dignitosa ostinazione del Comandante Speciale, l’unica strada che rimaneva a “Don Rodigro ed i suoi Bravi” era la rimozione : e così è stato.
Hanno rimosso il generale, senza ritegno e con una concezione della gestione pubblica arrogante ed autoritaria. Rimosso perché ha opposto resistenza, perché non ha subito passivamente, perché non ha ubbidito alla violenza politica di un uomo che gli italiani hanno cominciato a conoscere con preoccupazione e timore. Un uomo che non si è mai preoccupato di svuotare le tasche degli italiani e della povera gente per servire la politica degli inasprimenti fiscali di un uomo piccolo e buffo, di scarso spessore, con esagerata protervia, ipocrita e vendicativo.
Nella lettera a Prodi con la quale Visco si autosospende dall’esercizio della delega alla Guardia di finanza, e c’è da ritenere che trattandosi di sola sospensione sarà solo un episodio momentaneo, il medesimo detta a Prodi ed al suo Governo la rotta da seguire e sostiene: “Resta il fatto comunque che dall’intera vicenda emerge che la situazione al vertice della Guardia di Finanza è diventata insostenibile”. Chiede quindi senza mezzi termini a Prodi la rimozione di Speciale. E Prodi lo serve come un esecutore di ordini. Dalla lettura dei contenuti diffusi della lettera di Visco si ha l’impressione di un mix di arroganza e di ostinazione. L’ancòra Vice Ministro delle Finanze, pur senza deleghe ora alla Gdf, continua a negare persino l’evidenza dei fatti ed è sordo ad ogni principio di coerenza e di dignitosa autocritica.
Un grave episodio di malcostume politico, un palese attentato all’autorevolezza delle Istituzioni ed ai sentimenti di giustizia, un ulteriore esempio di quella crisi tutta a sinistra della politica, divenuta strumento di privilegi e di autoritarismo di gestione.
Il grido all’emergenza democratica che si leva dall’opposizione non è che l’eco dello sdegno del Paese. Questa maggioranza da tempo sostiene un esecutivo che sembra più simile ad un regime che alla ragionata gestione della cosa pubblica in una democrazia parlamentare. L’espressione della volontà popolare, con questo Governo e questa maggioranza, non si esprime come previsto dalla Costituzione e cioè con un corretto confronto all’interno di Camera e Senato. Il Parlamento è divenuto un luogo formale in cui si ratificano decisioni prese altrove e senza il confronto con il Paese e con le altre forze politiche.
A nulla è valsa la batosta elettorale ricevuta dai partiti che sostengono il Governo, a nulla vale la consapevolezza di un paese che disdegna questa politica. L’azione arrogante continua e si arrocca in decisioni ed atteggiamenti preoccupanti che certificano una reazione scomposta, quasi da animali feriti, di una maggioranza discutibile ed ora ancor più discussa tra la gente e tra gli elettori, una maggioranza che viste le cose ed i metodi rende ancor più credibile il sospetto dei brogli elettorali nelle ultime elezioni politiche.
La questione Unipol è la chiave di volta di un conflitto di interessi, la prova di una cinghia di trasmissione tra i Ds e la lega delle Cooperative, la chiara dimostrazione dell’intrecciarsi di precisi interessi con alcuni provvedimenti di questo governo, spacciati anche per liberalizzazioni.
Anche la mozione di Cossiga era interessante. La sfiducia a Speciale per aver ostacolato l’indirizzo politico del governo Prodi. Ma anche questa iniziativa non ha più senso, superata dalla rimozione forzata del Generale. Dopo che il tentativo di fargli rassegnare le dimissioni era caduto per la dignitosa ostinazione del Comandante Speciale, l’unica strada che rimaneva a “Don Rodigro ed i suoi Bravi” era la rimozione : e così è stato.
Hanno rimosso il generale, senza ritegno e con una concezione della gestione pubblica arrogante ed autoritaria. Rimosso perché ha opposto resistenza, perché non ha subito passivamente, perché non ha ubbidito alla violenza politica di un uomo che gli italiani hanno cominciato a conoscere con preoccupazione e timore. Un uomo che non si è mai preoccupato di svuotare le tasche degli italiani e della povera gente per servire la politica degli inasprimenti fiscali di un uomo piccolo e buffo, di scarso spessore, con esagerata protervia, ipocrita e vendicativo.
Nella lettera a Prodi con la quale Visco si autosospende dall’esercizio della delega alla Guardia di finanza, e c’è da ritenere che trattandosi di sola sospensione sarà solo un episodio momentaneo, il medesimo detta a Prodi ed al suo Governo la rotta da seguire e sostiene: “Resta il fatto comunque che dall’intera vicenda emerge che la situazione al vertice della Guardia di Finanza è diventata insostenibile”. Chiede quindi senza mezzi termini a Prodi la rimozione di Speciale. E Prodi lo serve come un esecutore di ordini. Dalla lettura dei contenuti diffusi della lettera di Visco si ha l’impressione di un mix di arroganza e di ostinazione. L’ancòra Vice Ministro delle Finanze, pur senza deleghe ora alla Gdf, continua a negare persino l’evidenza dei fatti ed è sordo ad ogni principio di coerenza e di dignitosa autocritica.
Un grave episodio di malcostume politico, un palese attentato all’autorevolezza delle Istituzioni ed ai sentimenti di giustizia, un ulteriore esempio di quella crisi tutta a sinistra della politica, divenuta strumento di privilegi e di autoritarismo di gestione.
Il grido all’emergenza democratica che si leva dall’opposizione non è che l’eco dello sdegno del Paese. Questa maggioranza da tempo sostiene un esecutivo che sembra più simile ad un regime che alla ragionata gestione della cosa pubblica in una democrazia parlamentare. L’espressione della volontà popolare, con questo Governo e questa maggioranza, non si esprime come previsto dalla Costituzione e cioè con un corretto confronto all’interno di Camera e Senato. Il Parlamento è divenuto un luogo formale in cui si ratificano decisioni prese altrove e senza il confronto con il Paese e con le altre forze politiche.
A nulla è valsa la batosta elettorale ricevuta dai partiti che sostengono il Governo, a nulla vale la consapevolezza di un paese che disdegna questa politica. L’azione arrogante continua e si arrocca in decisioni ed atteggiamenti preoccupanti che certificano una reazione scomposta, quasi da animali feriti, di una maggioranza discutibile ed ora ancor più discussa tra la gente e tra gli elettori, una maggioranza che viste le cose ed i metodi rende ancor più credibile il sospetto dei brogli elettorali nelle ultime elezioni politiche.
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