14 giugno 2007

Follini: la stampella di Prodi



Non si sa se Follini l’abbia pensata di recente, ma quando era nell’Udc, appena un anno fa, si è candidato con questo partito ricevendo i voti, che l’hanno promosso senatore, dagli elettori della Cdl e del centrodestra. Di suo non contava un bel niente. Ora si accorge di essere un fautore della vecchia democrazia cristiana che guarda a sinistra. Eppure anche un anno fa la Cdl era schierata sul centrodestra. Un anno fa esisteva già l’Ulivo ed all’interno una componente politica di estrazione democratico cristiana che si schierava con il centrosinistra. Il buffo è che ha sostenuto di non temere l’accusa di tradimento. Ma stia tranquillo il senatore Follini, nessuno pensa che quelli come lui arrivino a temere d’esser ridicoli! Spericolati, forse, e coriacei nella loro faccia tosta.
Folgorato sulla via di Damasco, il nostro, o coinvolto dal fallimento di un azzardo politico? Da segretario dell’Udc, il peggiore, ed esser più inconsistente di Cesa significa molto, aveva tentato il colpaccio. Approfittando di un incarico istituzionale di alto profilo concesso dalla Cdl a Casini, ha ritenuto che non ci fosse dimeno da chiedere se non la testa di Berlusconi e la restaurazione della nuova democrazia cristiana, allora però in contrapposizione alla sinistra. La via di Damasco deve esser proprio molto articolata e deve essere anche abbastanza assolata. Solo un’insolazione, infatti, poteva provocare un così sgradevole rimescolamento di pensieri e strategie.
Ha sostenuto la discontinuità nella proposta politica della Casa della Libertà, senza però mai spiegare come dovesse svilupparsi. In molti infatti ne hanno tratto la convinzione che fosse l’espressione dell’idea tutta folliniana di sottrarre la leadership a chi aveva credibilità politica e soprattutto elettorale, per sostituirla con quella di un altro leader politico. Non si osa, però, credere che intendesse sostituire la leadership di Berlusconi con la sua candidatura. Sarebbe proprio un vero peccato di presunzione! E senza neanche rendersi conto di essere accreditato di cifre appena decimali!
Follini aveva dichiarato cose del tutto contrarie appena un anno fa e si era risentito sulle voci che lo volevano attento alle sirene della sinistra! “Alla peggio andrò a casa. A sinistra no.” Eppure è persona che rilascia dichiarazioni dopo essersi allenato dinanzi allo specchio. Chissà cosa ci avrà visto allo specchio in questa circostanza! Cosa pensare, infatti, di uno che aveva dichiarato, dopo aver fatto le consuete prove allo specchio: “Sia chiaro che non farò da stampella a un governo che dovesse zoppicare”?. Ora, invece, nel suo profilo si può scrivere che ha fatto da stampella a Prodi nei suoi momenti più difficili e che grazie al suo voto al Senato la sinistra ha la maggioranza numerica.
“Il partito Democratico – sostiene Follini - sarà una DC che guarda a sinistra”. Per ora, però, nell’attesa, si è iscritto al Gruppo al Senato dell’Ulivo, capeggiato dalla DS Anna Finocchiaro.
Non si ha niente contro la vecchia democrazia cristiana. Se si percorre l’itinerario di un’analisi politica seria, si deve riconoscere che la DC ha costituito nel dopoguerra un riferimento importante per l’indirizzo politico del Paese. Oggi, però, si sono modificate le situazioni. L’appello al mondo cattolico non ha più la valenza della vecchia richiesta di condivisione di una scelta di riferimento storico e culturale che vedeva l’Italia, al pari degli altri paesi europei, concorrere all’affermazione di una civiltà che affondava le radici nella tradizione del cristianesimo e del pluralismo. Sono caduti i blocchi ed il pericolo, avvertito nella seconda metà del ventesimo secolo, del precipizio verso l’alternanza totalitaria al fascismo si è indebolito.
E’ maturata nella destra italiana una forte convergenza nel respingere ogni tentazione autoritaria. La democrazia cristiana non rappresenta più, in Italia, la domanda di centralità di una collocazione etico-sociale fatta di solidarietà e di valori. Oggi è superata dalla riscoperta dell’esigenza di porre la nuova centralità sui fattori economico-sociali che determinano lo sviluppo di una società moderna. Si è scoperto che lo sviluppo è anche benessere e potenzialità e che invece la solidarietà, senza che sia il frutto virtuoso della crescita, fatta solo di spesa pubblica e di pressione fiscale, ha uno scopo effimero e temporaneo ed è destinata ad esaurirsi ed ad impoverire tutto il Paese.
Se il Partito Democratico vuol essere il nuovo nome della sinistra di estrazione socialista è un conto. Se deve, invece, essere la sintesi di visioni antitetiche di diversi indirizzi politici è evidente che si presenta e si presenterà per il futuro, in tutta la sua gravità, quel fallimento della mediazione dei partiti che alcuni chiamano crisi politica. Appare, infatti, evidente che si stia dinanzi piuttosto ad una crisi di identità della sinistra. Non si possono sostenere i bisogni delle fasce più deboli, se non si sostiene la crescita produttiva e la ricchezza del Paese.
Follini ora afferma che il Partito Democratico sia la nuova democrazia cristiana. Ammettendo che in Italia se ne senta il bisogno, vorremmo sapere cosa ne pensano D’Alema e Fassino e sentire anche la base del vecchio Pci. Consentiranno costoro che l’ultimo arrivato delinei il percorso, già di proprio tortuoso, del nuovo soggetto politico?
Vito Schepisi

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