Diciamolo subito!
Perché sia chiaro e non ci si nasconda dietro indecenti distinguo di orgoglio e di sovranità.
Diciamo subito che ciò che ci obbliga ad essere presenti a Kabul non è questione di multilateralismo o di unilateralismo.
C’ è un alleanza a cui l’Italia aderisce: la Nato.
Andar via dall’Afghanistan equivarrebbe a denunciarne il trattato, comporterebbe una diversa strategia politica internazionale e la conseguente fuoriuscita dall’Alleanza.
Già l’equivicinanza di D’alema è una formula azzardata, al limite della diplomazia, servita a mascherare vicinanze sospette ma non a sancirle.
Le posizioni assunte nell’aria mediorientale ne sono una testimonianza inequivocabile.
La formula dalemiana serviva ad avvalorare la discontinuità richiesta dalla sinistra alternativa alla politica estera del precedente governo, ad incrinare la solidità delle alleanze tradizionali del Paese: l’Italia amica degli USA e di Israele.
Per la sinistra radicale la guerra fredda non è finita e la spinta verso il neutralismo, che è poi l’anticamera della politica antiamericana, non si è mai attenuata.
Alle frange estreme si è sempre accostata buona parte della sinistra ex pci e frange del cattolicesimo sociale di ispirazione illiberale: il mix di Prodi e D’alema.
La lettera degli ambasciatori in Italia di sei Paesi (Usa, Gran Bretagna, Olanda, Australia, Canadà, Romania) impegnati assieme all’Italia a Kabul non ha niente di “irrituale” e rappresenta un invito al rispetto degli impegni sottoscritti ed un monito al contributo che i paesi civili devono tributare alla lotta per la libertà, la democrazia e la convivenza civile.
L’Italia insieme a circa altri 30 paesi del mondo è lì per il ripristino delle condizioni di vita civile di una popolazione vessata prima dalla occupazione e repressione comunista sovietica e poi dal fondamentalismo islamico dei talebani.
Senza dimenticare che dall'Afghanistan, e su ispirazione di Bin Laden, è partito l’attacco alle Torri gemelle di New York e che da quel paese è partito l’attacco al mondo civile attraverso azioni di terrorismo internazionale.
Dal regime fondamentalista instaurato in Afghanistan, divenuto un inferno per i diritti dei popoli, i talebani, sostenuti dai proventi della commercializzazione sui mercati criminali occidentali della produzione di oppio e con il sostegno politico ed economico di Bin Laden, esportavano i più rigidi principi islamici.
Sollecitavano nei paesi arabi ed a prevalenza musulmana la formazione di regimi ispirati dalla più rigida interpretazione della legge coranica.
L’aver dovuto scrivere quella lettera ha rappresentato per i paesi sottoscrittori il giusto contributo al dibattito ed alla discussione politica tra i cittadini italiani nel momento in cui la politica estera italiana rischiava di subire un mutamento di rotta.
L’onestà di un popolo e di un Paese consiste anche nel rendere partecipi i cittadini e gli alleati del mutamento di una linea politica e delle ispirazioni di un governo che va a mutare i suoi riferimenti internazionali.
Significa richiedere chiarezza e lealtà.
Altro che “interferenze inopportune” come sostiene D’Alema!
I governi di 5 paesi rappresentati dagli ambasciatori firmatari, motivati dall’accusa di “irritualità” di D’Alema, hanno ribadito la legittimità e l’opportunità del contenuto della lettera.
Solo la Romania si è sfilata attribuendo l’iniziativa al suo ambasciatore.
L’Olanda dinanzi alla doppiezza italiana ha pure precisato che l’iniziativa era stata preannunciata e che il Governo ne era a conoscenza: smentendo Prodi, D’Alema e Parisi che affermavano, come al solito, di non saperne niente.
Per Prodi è la terza bugia pubblica da quando è Capo del Governo ed è la terza volta che viene smentito, senza che ne tragga le conseguenze e se ne assuma le responsabilità.
Naturalmente dal vertice di maggioranza convocato d’urgenza per la crisi latente del Governo è emersa solo compattezza e solidità della maggioranza, “unita nel sostegno alla politica estera e di difesa del Governo”.
E dire che Prodi prima del vertice abbia denunciato “un avvitamento pericolosissimo del dibattito interno” naturalmente della sua maggioranza.
Uniti si ma solo per occupare il Paese!
Perché sia chiaro e non ci si nasconda dietro indecenti distinguo di orgoglio e di sovranità.
Diciamo subito che ciò che ci obbliga ad essere presenti a Kabul non è questione di multilateralismo o di unilateralismo.
C’ è un alleanza a cui l’Italia aderisce: la Nato.
Andar via dall’Afghanistan equivarrebbe a denunciarne il trattato, comporterebbe una diversa strategia politica internazionale e la conseguente fuoriuscita dall’Alleanza.
Già l’equivicinanza di D’alema è una formula azzardata, al limite della diplomazia, servita a mascherare vicinanze sospette ma non a sancirle.
Le posizioni assunte nell’aria mediorientale ne sono una testimonianza inequivocabile.
La formula dalemiana serviva ad avvalorare la discontinuità richiesta dalla sinistra alternativa alla politica estera del precedente governo, ad incrinare la solidità delle alleanze tradizionali del Paese: l’Italia amica degli USA e di Israele.
Per la sinistra radicale la guerra fredda non è finita e la spinta verso il neutralismo, che è poi l’anticamera della politica antiamericana, non si è mai attenuata.
Alle frange estreme si è sempre accostata buona parte della sinistra ex pci e frange del cattolicesimo sociale di ispirazione illiberale: il mix di Prodi e D’alema.
La lettera degli ambasciatori in Italia di sei Paesi (Usa, Gran Bretagna, Olanda, Australia, Canadà, Romania) impegnati assieme all’Italia a Kabul non ha niente di “irrituale” e rappresenta un invito al rispetto degli impegni sottoscritti ed un monito al contributo che i paesi civili devono tributare alla lotta per la libertà, la democrazia e la convivenza civile.
L’Italia insieme a circa altri 30 paesi del mondo è lì per il ripristino delle condizioni di vita civile di una popolazione vessata prima dalla occupazione e repressione comunista sovietica e poi dal fondamentalismo islamico dei talebani.
Senza dimenticare che dall'Afghanistan, e su ispirazione di Bin Laden, è partito l’attacco alle Torri gemelle di New York e che da quel paese è partito l’attacco al mondo civile attraverso azioni di terrorismo internazionale.
Dal regime fondamentalista instaurato in Afghanistan, divenuto un inferno per i diritti dei popoli, i talebani, sostenuti dai proventi della commercializzazione sui mercati criminali occidentali della produzione di oppio e con il sostegno politico ed economico di Bin Laden, esportavano i più rigidi principi islamici.
Sollecitavano nei paesi arabi ed a prevalenza musulmana la formazione di regimi ispirati dalla più rigida interpretazione della legge coranica.
L’aver dovuto scrivere quella lettera ha rappresentato per i paesi sottoscrittori il giusto contributo al dibattito ed alla discussione politica tra i cittadini italiani nel momento in cui la politica estera italiana rischiava di subire un mutamento di rotta.
L’onestà di un popolo e di un Paese consiste anche nel rendere partecipi i cittadini e gli alleati del mutamento di una linea politica e delle ispirazioni di un governo che va a mutare i suoi riferimenti internazionali.
Significa richiedere chiarezza e lealtà.
Altro che “interferenze inopportune” come sostiene D’Alema!
I governi di 5 paesi rappresentati dagli ambasciatori firmatari, motivati dall’accusa di “irritualità” di D’Alema, hanno ribadito la legittimità e l’opportunità del contenuto della lettera.
Solo la Romania si è sfilata attribuendo l’iniziativa al suo ambasciatore.
L’Olanda dinanzi alla doppiezza italiana ha pure precisato che l’iniziativa era stata preannunciata e che il Governo ne era a conoscenza: smentendo Prodi, D’Alema e Parisi che affermavano, come al solito, di non saperne niente.
Per Prodi è la terza bugia pubblica da quando è Capo del Governo ed è la terza volta che viene smentito, senza che ne tragga le conseguenze e se ne assuma le responsabilità.
Naturalmente dal vertice di maggioranza convocato d’urgenza per la crisi latente del Governo è emersa solo compattezza e solidità della maggioranza, “unita nel sostegno alla politica estera e di difesa del Governo”.
E dire che Prodi prima del vertice abbia denunciato “un avvitamento pericolosissimo del dibattito interno” naturalmente della sua maggioranza.
Uniti si ma solo per occupare il Paese!
Vito Schepisi
2 commenti:
necessita di verificare:)
La ringrazio per Blog intiresny
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