“Se viene meno la maggioranza parlamentare sulla politica estera il Governo va a casa”.
E’ stato D’Alema ad esprimersi in questi termini e non Fini o Berlusconi.
In attesa del dibattito domani al Senato sulla missione italiana in Afghanistan, il capo della Farnesina lancia segnali espliciti e , per rendere concreta la minaccia, aggiunge:
“è un principio costituzionale”.
Cosa sta a fare allora Prodi a Palazzo Chigi?
Sulla politica estera, infatti, in Parlamento non c’è maggioranza.
E’ già capitato una volta sulle dichiarazioni di Parisi per la missione militare italiana in Afghanistan, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
E’ stata l’opposizione ad approvare la mozione favorevole alle dichiarazioni del Ministro della Difesa: la sua maggioranza ha votato contro.
Non può esserci maggioranza politica se deputati e senatori della maggioranza ed i partiti della sinistra radicale contestano apertamente la politica estera dell'esecutivo e marciano, persino, contro le decisioni del Governo di cui fanno parte.
Non può esserci maggioranza in politica estera retta sulla confusione e sull’equivoco: non è dignitoso.
I rapporti con gli altri paesi del mondo non sono i conti di Padoa Schioppa che si allungano e si allargano a coprire vergogne e menzogne, o le lenzuolate di Bersani fatte di doni ai compagni spacciate come liberalizzazioni.
I fatti son chiari e sono sotto gli occhi di tutti, nonostante gli artifizi verbali e diplomatici del “marinaretto” ministro degli esteri italiano, interprete ancora una volta di una disonorevole sceneggiata.
Questa non è la “missione arcobaleno” fatta di cibi avariati, medicinali scaduti, spese gonfiate o di containers abbandonati sulle banchine del porto di Bari.
Di mezzo ci sono i nostri soldati e la credibilità internazionale e non gli sporchi commerci di un gruppo di faccendieri nominati dall’allora Presidente del Consiglio D’Alema a “nutrire” ed “aiutare” la popolazione Kosovara.
Ci sono i nostri interessi economico-politici nell’aria del Mediterraneo
C'è, soprattutto, la nostra posizione logistica e strategica che ci vede a rischio per un ampissimo fronte scoperto da ogni parte: di fronte al mondo arabo che si arma e si dota anche della tecnologia nucleare e non certo per procurarsi le fonti energetiche essendo produttori di petrolio.
Un fronte che richiede un’adeguata difesa fatta di strategie politiche e di adeguato deterrente militare.
Il pacifismo unilaterale non ferma le armi ma le richiama per facilità di aggressione, e quello italiano è tanto peloso da sembrare solo antiamericanismo e "antisionismo".
Non possiamo con indifferenza consentire che un governo di illusionisti, attaccati alle poltrone da un collante fatto di intrecci di poteri, possa pregiudicare il futuro e la collocazione politica del Paese.
E' davvero indecente che uomini come Prodi e D’Alema demoliscano le nostre certezze di pluralismo e di civiltà, per correre dietro a personaggi sinistri del tipo di Diliberto e Giordano.
E’ stato D’Alema ad esprimersi in questi termini e non Fini o Berlusconi.
In attesa del dibattito domani al Senato sulla missione italiana in Afghanistan, il capo della Farnesina lancia segnali espliciti e , per rendere concreta la minaccia, aggiunge:
“è un principio costituzionale”.
Cosa sta a fare allora Prodi a Palazzo Chigi?
Sulla politica estera, infatti, in Parlamento non c’è maggioranza.
E’ già capitato una volta sulle dichiarazioni di Parisi per la missione militare italiana in Afghanistan, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
E’ stata l’opposizione ad approvare la mozione favorevole alle dichiarazioni del Ministro della Difesa: la sua maggioranza ha votato contro.
Non può esserci maggioranza politica se deputati e senatori della maggioranza ed i partiti della sinistra radicale contestano apertamente la politica estera dell'esecutivo e marciano, persino, contro le decisioni del Governo di cui fanno parte.
Non può esserci maggioranza in politica estera retta sulla confusione e sull’equivoco: non è dignitoso.
I rapporti con gli altri paesi del mondo non sono i conti di Padoa Schioppa che si allungano e si allargano a coprire vergogne e menzogne, o le lenzuolate di Bersani fatte di doni ai compagni spacciate come liberalizzazioni.
I fatti son chiari e sono sotto gli occhi di tutti, nonostante gli artifizi verbali e diplomatici del “marinaretto” ministro degli esteri italiano, interprete ancora una volta di una disonorevole sceneggiata.
Questa non è la “missione arcobaleno” fatta di cibi avariati, medicinali scaduti, spese gonfiate o di containers abbandonati sulle banchine del porto di Bari.
Di mezzo ci sono i nostri soldati e la credibilità internazionale e non gli sporchi commerci di un gruppo di faccendieri nominati dall’allora Presidente del Consiglio D’Alema a “nutrire” ed “aiutare” la popolazione Kosovara.
Ci sono i nostri interessi economico-politici nell’aria del Mediterraneo
C'è, soprattutto, la nostra posizione logistica e strategica che ci vede a rischio per un ampissimo fronte scoperto da ogni parte: di fronte al mondo arabo che si arma e si dota anche della tecnologia nucleare e non certo per procurarsi le fonti energetiche essendo produttori di petrolio.
Un fronte che richiede un’adeguata difesa fatta di strategie politiche e di adeguato deterrente militare.
Il pacifismo unilaterale non ferma le armi ma le richiama per facilità di aggressione, e quello italiano è tanto peloso da sembrare solo antiamericanismo e "antisionismo".
Non possiamo con indifferenza consentire che un governo di illusionisti, attaccati alle poltrone da un collante fatto di intrecci di poteri, possa pregiudicare il futuro e la collocazione politica del Paese.
E' davvero indecente che uomini come Prodi e D’Alema demoliscano le nostre certezze di pluralismo e di civiltà, per correre dietro a personaggi sinistri del tipo di Diliberto e Giordano.
Vito Schepisi
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