26 febbraio 2007

Una crisi nell'equivoco



Questa crisi si è risolta nell’equivoco.
E’ vero che il Parlamento non si è ancora pronunciato e che Napolitano sembra aver chiesto una fiducia che convincesse, non solo coi numeri ma anche con l’allargamento del fronte del consenso.
Prodi ha, stranamente, trovato il voto di Follini, dopo che il 2 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri aveva rinnovato per tre anni alla moglie del senatore dell’Italia di Centro l’incarico di Direttore dell’Agenzia del Demanio.
E se pensiamo che nel 2000, la signora Follini era stata nominata da Visco, allora Ministro del Tesoro, con un compenso annuo di 650.000.000 milioni di lire!
Anche il peggior Presidente della Repubblica Italiana, Scalfaro, ha espresso il suo parere ed ha sostenuto che una maggioranza ottenuta con i voti dei senatori a vita debba indurre Prodi e trarne le conseguenze.
Non è scritto da nessuna parte che la maggioranza al Senato si debba ottenere in modo autosufficiente e senza contare sui senatori a vita.
Sembra però che alcuni passaggi di Napolitano ed i suoi richiami a maggiori consensi abbiano fatto intendere ed indotto Prodi a optare per la ricerca di una maggioranza ottenuta coi voti dei senatori eletti dal popolo.
Senza apporti, da intendersi solo aggiuntivi, di senatori nominati o di diritto, che possano falsare la legittimità sovrana degli elettori di determinare col voto le maggioranze parlamentari.
La crisi si è risolta nell’equivoco perché è stato acquisito il 157esimo voto, quello di Follini, ma manca il 158esimo per essere maggioranza dei senatori eletti, posto che per prassi e per legittimare uno "status super partes" il Presidente del Senato Marini non vota.
L’argentino Pollaro, l’abbiamo lasciato convinto che la soluzione della crisi debba essere rivolta verso la ricerca delle ampie convergenze.
E’ anche probabile che Pollaro possa essere il 158esimo, ma tirato per il collo, con una sua nota e differente convinzione politica, anzi assertore di una tesi sostenuta in modo autorevole ed ampio nell’opposizione.
Anche la convergenza di Follini è equivoca, a parte l’opinione che se ne possa trarre sul personaggio.
E’ equivoca perché parte da un presupposto irrealizzato che è quello di riequilibrare sul centro la maggioranza: presupposto che non esiste per numeri e per contenuti politici.
Il Governo Prodi è stato rinviato alle camere alla ricerca della fiducia che il Professore ha sostenuto di avere.
Deve essere quindi lo stesso governo e senza nessuna modifica della sua piattaforma programmatica, politica estera compresa, e tanto meno senza modifica dei partiti che lo sostengono.
L’aggiunta o la sottrazione di un partito implicherebbe per prassi e per chiarezza parlamentare una vera crisi ed un nuovo governo.
E’, invece, la stessa coalizione di centrosinistra già capeggiata da Prodi, e con lo stesso programma di governo della proposizione elettorale dell’Unione contro cui Follini ha svolto la sua campagna elettorale in contrapposizione.
La piattaforma programmatica della Cdl era antagonista ed alternativa rispetto a quella del centrosinistra.

Follini così ha ingannato i suoi elettori.

Se ci fosse un Prodi bis con altre dichiarazioni programmatiche e con altra prospettiva e strategia politica, la posizione di Follini potrebbe apparire meno moralmente scandalosa ed inopportuna.
Il suo passaggio nelle fila della maggioranza avviene, invece, senza che questa abbia modificato di una virgola la sua piattaforma politica e la strategia del consenso e del peso dei partiti e delle spinte di questi.
Un cambio di giacchetta bello e buono, uno squallido trasformismo.
E sarebbe ancora più equivoca la svolta della crisi se fosse vera la fandonia che il voltagabbana Follini voglia accreditare di voler rappresentare la spinta per invogliare i centristi dell’UDC a sostenere il governo per attenuarne la deriva verso la sinistra alternativa e radicale.
Motivazione senza capo né coda in quanto numericamente insufficiente l’UDC ad essere alternativo ai gruppi della sinistra comunista al governo.
Anche il metodo ed il tentativo di coinvolgimento è offensivo se rivolto verso l’autonomia politica di un partito.
Lo sconforto e la nausea per il comportamento di Follini si accentua per le sue precedenti innumerevoli dichiarazioni che negavano sdegnate l'eventualità del suo tradimento e la contrarietà etica al gesto politico da lui invece appena compiuto.
Parole e metodi che danno la misura dello squallore con cui spesso la Politica deve confrontarsi.
Vito Schepisi

Nessun commento: