28 settembre 2013

Letta ha stabilito che per salvare il PD debba pagare l'Italia



Ciò che è grave è che il Presidente Letta, complice il PD, dinanzi ad una scelta del Pdl - politica, legittima e responsabile - di protesta verso la sinistra intollerante che mira a liberarsi dell'avversario politico, barricandosi dietro una sentenza che lascia perplessi, si vendica penalizzando il Paese.
Come se in Italia si debba sempre subire in silenzio, come se la democrazia non debba consentire a ciascuno di dissentire nei modi, urbani, che più ritiene opportuni e che siano proporzionati all'offesa subita. Dimettersi dal Parlamento è un atto di grande rilevanza politica. E’ il termometro di un disagio. Deve far riflettere. E’ da intendere come la misura estrema contro la prepotenza.
Ci sono i margini politici e procedurali per ragionare sulla decadenza di Berlusconi, invece si preme in modo sbrigativo per farlo fuori. E’ già pronto e schierato il plotone di esecuzione che aspetta di mettere in atto la sentenza di condanna a morte della democrazia. In Italia siamo ai limiti, se non si sono già superati, della tolleranza democratica. Il Presidente Napolitano, invece di lasciarsi prendere dall’ingiustificata indignazione, rifletta.
C'è sete di vendetta, in un clima di odio che neanche "le grandi intese", nell'interesse della Nazione, hanno minimamente scalfito.
Non si può non osservare che ciò che si vede da noi accade solo nei paesi totalitari. La magistratura, ad esempio, che, invece d’essere al di sopra delle parti, gioca in un campo dell'arena politica, la legge che non è uguale per tutti, la ragione che si riversa contro la tradizione e la civiltà dei sentimenti e dell'organizzazione sociale di un modello che si è sempre salvato dalle orde barbariche e dai totalitarismi degli uomini e delle ideologie, la stessa democrazia degli uomini liberi che si pretende debba sottostare alla pressione mediatica ed al popolo del web.
Sono tutti sordi e tutti rivolti verso l’obiettivo di far fuori chi da 20 anni mette in discussione lo strapotere della sinistra e dei suoi complici in Italia, nonostante che giuristi e costituzionalisti, persino di area di sinistra e del PD, ritengano ingiustificata tanta fretta e tanto sbrigativo semplicismo.
Gli italiani temono che, in questo modo, la parte politicizzata della magistratura, si possa liberare di tutti i politici scomodi. Pensano che sia in corso una manovra intimidatoria sottile e pericolosa. I tempi sono quelli che ci vede impegnati, con una richiesta referendaria, a mettere in discussione l’irresponsabilità della magistratura.
La riforma complessiva della corporazione, anche nella coscienza del popolo è diventata, però, improcrastinabile. L’Ordinamento giurisdizionale non può trasformarsi in potere: si deve mettere al servizio del Paese e delle sue leggi, autonomamente e indipendentemente, come previsto dalla Costituzione. Non può sostituirsi a niente e nessuno, perché non ha la legittimità democratica per farlo. Il potere in democrazia è solo del popolo, e il popolo si è espresso nel febbraio di quest’anno, attribuendo 10 milioni di voti, quasi quanti quelli del PD, al partito di Berlusconi.
Dove sono le coscienze democratiche del Paese? Dove sono gli indignati? Che sia pelosa questa coscienza democratica o che sia ipocrita l'indignazione di cui si sente parlare? 
Gli italiani, i giovani, i disoccupati, la gente che perde il lavoro, le famiglie prese a bersaglio da ciò che chiamano il nuovo ed il progresso e che invece è cosa vecchia ed è reazione, sono così serviti da questa sinistra senza pudore: non slitterà l’aumento dell’IVA.
Il nuovo balzello partirà dall'1 ottobre e passerà DAL 21% AL 22%.
Letta irresponsabilmente ha bloccato il decreto nel Consiglio dei Ministri. Una vendetta senza senso, folle, che trascinerà l'Italia in un dramma ancora più serio. Avrà l’effetto di deprimere ulteriormente i consumi. Rallentare il mercato in questo momento è cosa grave per l'economia del Paese, per lo sviluppo, per le famiglie, per l'occupazione e per i giovani.
Solo la sinistra italiana ed il PD potevano arrivare a tanto.
Vito Schepisi

Nessun commento: