Leggendo il programma del PD c’è da porsi dinanzi ad un serio problema esistenziale. Tanti, infatti, sono stati investiti dal dubbio d’aver veramente vissuto una vita intellettualmente normale. Era tutto là, pronto: c’era la famosa ricetta per rendere felici gli italiani!
Nessuno era ancora riuscito purtroppo a capirlo. Tanto meno Prodi! E’ proprio vero che le cose che sembrano più difficili sono sempre quelle che hanno le soluzioni più facili! E’ sufficiente avere un’intelligenza più frizzante. L’intuito del “si può fare”!
Non è utile solo approfondire e studiare i problemi, è necessario anche pensare alla vita un po’ meno normale, anche a quella un po’ frivola fatta di feste, di notti bianche, di artisti di strada. Anche le sere e le notti passate con un bicchiere in mano, tra una battuta scontata, una citazione fuori posto, un sorriso inutile ed un po’ di memorie simil-epiche e divertenti dei tempi passati, ed ancora un po’ di vintage cinematografico. Le intuizioni utili sono quelle che richiedono fantasia e semplicismo. Una dote che possiede Veltroni.
La vita, i problemi, le difficoltà, sono del resto come un miscuglio di vicende, di fatti, di sogni, di successi e di delusioni. E’ sempre così! Le difficoltà provengono dalle illusioni mortificate, dai sogni non realizzati, dalle vite consumate nell’incomprensione.
E la soluzione per tutto non è forse solo un insieme di parole ben scelte e ben messe? Parole come tante altre che sono già state scritte? Le frasi si compongono tra sostantivi, verbi, aggettivi, preposizioni, articoli ed avverbi. Ed i fatti sono solo la riproduzione di una storia sempre uguale che si ripete monotonamente. Le soluzioni sono sempre là, perché sono le storie di sempre: quelle già note. Basta allora mischiare tutto insieme nello shaker della vita e mescere così nei bicchieri di ciascuno la pozione magica per far sorridere tutti. Si può fare Veltroni!
Peccato che Prodi non l’avesse capito! Invece Veltroni, il sindaco di Roma, con quelli che la sera…tra un abbacchio ed un bicchiere di vino, tra una matriciana ed una “americanata” decide d’inventarsi un cocktail di parole ed incomincia a mixerare essenze diverse: una tassa in meno di qua, un sogno infinito di là, un ritocco ai costi, un Pil che si gonfia ed un fegato che s’ingrossa, un favorino di qua, l’altro di là e una Tav che ancora non va.
Così si risolvono le cose! Ad esempio, per la spazzatura di Napoli un sacchetto per uno non farebbe male a nessuno. E’ così facile! Ma non l’aveva capito nessuno. E, perché no? Così, si può fare! Meno male allora che c’è Veltroni!
L’americano di Roma, con ascendente continente africano, deve averlo capito guardando i film degli yankees. Quelli dove con la mano protesa ed il pollice e l’indice uniti alle punte a forma di “O” e con l’idioma texano c'è ci dice: OK! Yes, we can. Basta un po’ di fantasia ed un po’ di mimica ed il film di Veltroni si che si può fare!
Un po’ di leghismo, un po’di finismo ed un po’ di berlusconismo, un’occhiata a Di Pietro, uno sguardo torvo a Boselli, una strizzatina d’occhi a Bonino, di nascosto a Pannella, e poi tante gocce di quel condimento saporito fatto di parole inutili e senza senso come lo "sviluppo inclusivo", il "welfare universalistico", l"educazione come ascensore sociale". Non è uno scherzo di Grillo! A pagina 5 del programma del PD di Veltroni c’è scritto proprio così!
I programmi elettorali dei partiti sono come le sintesi delle idee politiche. Sembrano tutti come un insieme di buoni propositi che presuppongono una condizione ideale ed animi virtuosi. In definitiva nient’altro che un cumulo di luoghi comuni e di sciocchezze che, si sa già in partenza, rimarranno ancorate solo ai principi teorici. Sono costruiti su presupposti di realtà più idealizzate che vere. Hanno anche la caratteristica della inevitabile ciclicità delle attualità politiche. I concetti, pur spesso veri ed importanti, se perdono attualità, si riempiono della polvere dell’oblio, per poi essere rispolverati quando la nuova attualità li ripropone.
Nel programma del PD, con un po’ di capitomboli, c’è qualche concetto scopiazzato, uno spreco di banali sciocchezze, qualche richiamo in formato ridotto di qualche concetto recuperato nelle 282 pagine di Prodi. Non mancano, però, gli intuiti veltroniani di grande genialità come, ad esempio, il più diretto, quello che fa presa subito perché splende di luce propria, quello immediato: “spendere meglio e meno”.
Basterebbe questa semplificazione per comprendere la grande tensione morale e l’ardua missione sociale del PD di Veltroni. Appare così, con la forza di questo concetto forte, quello che lega il meno al meglio, la novità dell’uomo nuovo.
Come allora non avvertire il soffio di questo vento che arriva?
Veltroni è come Moretti, il regista, campione della sinistra suggestiva fatta di immagini e sensazioni, ma anche di una noia pazzesca. E’ come la discontinuità col passato. Perché si dica qualcosa di diverso. Perché la politica si riduca a questo dire continuo. Alla ricerca del pensare: perché si appaia collocati in una geografia di un concetto. All’astrattezza del fare ed alla concretezza del dire, perché si sia protagonisti di un’immagine.
L’aspetto più preoccupante è l’impressione di leggere la sceneggiatura di una fiction: è il film di Veltroni.
Non si sa se verrà mai programmato. Saranno gli italiani a scegliere se vorranno rivedere un film che, in definitiva, molti in Italia hanno già visto.
Nessuno era ancora riuscito purtroppo a capirlo. Tanto meno Prodi! E’ proprio vero che le cose che sembrano più difficili sono sempre quelle che hanno le soluzioni più facili! E’ sufficiente avere un’intelligenza più frizzante. L’intuito del “si può fare”!
Non è utile solo approfondire e studiare i problemi, è necessario anche pensare alla vita un po’ meno normale, anche a quella un po’ frivola fatta di feste, di notti bianche, di artisti di strada. Anche le sere e le notti passate con un bicchiere in mano, tra una battuta scontata, una citazione fuori posto, un sorriso inutile ed un po’ di memorie simil-epiche e divertenti dei tempi passati, ed ancora un po’ di vintage cinematografico. Le intuizioni utili sono quelle che richiedono fantasia e semplicismo. Una dote che possiede Veltroni.
La vita, i problemi, le difficoltà, sono del resto come un miscuglio di vicende, di fatti, di sogni, di successi e di delusioni. E’ sempre così! Le difficoltà provengono dalle illusioni mortificate, dai sogni non realizzati, dalle vite consumate nell’incomprensione.
E la soluzione per tutto non è forse solo un insieme di parole ben scelte e ben messe? Parole come tante altre che sono già state scritte? Le frasi si compongono tra sostantivi, verbi, aggettivi, preposizioni, articoli ed avverbi. Ed i fatti sono solo la riproduzione di una storia sempre uguale che si ripete monotonamente. Le soluzioni sono sempre là, perché sono le storie di sempre: quelle già note. Basta allora mischiare tutto insieme nello shaker della vita e mescere così nei bicchieri di ciascuno la pozione magica per far sorridere tutti. Si può fare Veltroni!
Peccato che Prodi non l’avesse capito! Invece Veltroni, il sindaco di Roma, con quelli che la sera…tra un abbacchio ed un bicchiere di vino, tra una matriciana ed una “americanata” decide d’inventarsi un cocktail di parole ed incomincia a mixerare essenze diverse: una tassa in meno di qua, un sogno infinito di là, un ritocco ai costi, un Pil che si gonfia ed un fegato che s’ingrossa, un favorino di qua, l’altro di là e una Tav che ancora non va.
Così si risolvono le cose! Ad esempio, per la spazzatura di Napoli un sacchetto per uno non farebbe male a nessuno. E’ così facile! Ma non l’aveva capito nessuno. E, perché no? Così, si può fare! Meno male allora che c’è Veltroni!
L’americano di Roma, con ascendente continente africano, deve averlo capito guardando i film degli yankees. Quelli dove con la mano protesa ed il pollice e l’indice uniti alle punte a forma di “O” e con l’idioma texano c'è ci dice: OK! Yes, we can. Basta un po’ di fantasia ed un po’ di mimica ed il film di Veltroni si che si può fare!
Un po’ di leghismo, un po’di finismo ed un po’ di berlusconismo, un’occhiata a Di Pietro, uno sguardo torvo a Boselli, una strizzatina d’occhi a Bonino, di nascosto a Pannella, e poi tante gocce di quel condimento saporito fatto di parole inutili e senza senso come lo "sviluppo inclusivo", il "welfare universalistico", l"educazione come ascensore sociale". Non è uno scherzo di Grillo! A pagina 5 del programma del PD di Veltroni c’è scritto proprio così!
I programmi elettorali dei partiti sono come le sintesi delle idee politiche. Sembrano tutti come un insieme di buoni propositi che presuppongono una condizione ideale ed animi virtuosi. In definitiva nient’altro che un cumulo di luoghi comuni e di sciocchezze che, si sa già in partenza, rimarranno ancorate solo ai principi teorici. Sono costruiti su presupposti di realtà più idealizzate che vere. Hanno anche la caratteristica della inevitabile ciclicità delle attualità politiche. I concetti, pur spesso veri ed importanti, se perdono attualità, si riempiono della polvere dell’oblio, per poi essere rispolverati quando la nuova attualità li ripropone.
Nel programma del PD, con un po’ di capitomboli, c’è qualche concetto scopiazzato, uno spreco di banali sciocchezze, qualche richiamo in formato ridotto di qualche concetto recuperato nelle 282 pagine di Prodi. Non mancano, però, gli intuiti veltroniani di grande genialità come, ad esempio, il più diretto, quello che fa presa subito perché splende di luce propria, quello immediato: “spendere meglio e meno”.
Basterebbe questa semplificazione per comprendere la grande tensione morale e l’ardua missione sociale del PD di Veltroni. Appare così, con la forza di questo concetto forte, quello che lega il meno al meglio, la novità dell’uomo nuovo.
Come allora non avvertire il soffio di questo vento che arriva?
Veltroni è come Moretti, il regista, campione della sinistra suggestiva fatta di immagini e sensazioni, ma anche di una noia pazzesca. E’ come la discontinuità col passato. Perché si dica qualcosa di diverso. Perché la politica si riduca a questo dire continuo. Alla ricerca del pensare: perché si appaia collocati in una geografia di un concetto. All’astrattezza del fare ed alla concretezza del dire, perché si sia protagonisti di un’immagine.
L’aspetto più preoccupante è l’impressione di leggere la sceneggiatura di una fiction: è il film di Veltroni.
Non si sa se verrà mai programmato. Saranno gli italiani a scegliere se vorranno rivedere un film che, in definitiva, molti in Italia hanno già visto.
Vito Schepisi
http://www.loccidentale.it/node/14000
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