02 ottobre 2006

Il conto lo paga il contribuente


Non è credibile Romano Prodi quando afferma che sia una finanziaria coraggiosa e di grande portata. Non è coraggiosa perché non ha affondato il bisturi sul tumore che frena la crescita ed assorbe le risorse. E’ lungi dall’essere di grande portata perché produce futuri disastri sul lato dei conti pubblici. La ripresa produttiva del sistema Europa, spinta dal rialzo USA, come si sa, è prevista di breve durata. Allineare il Paese alle esigenze di contenimento dei margini di incremento del disavanzo di cassa, in situazioni di crescita limitata o di PIL pari a zero, scenario previsto per il prossimo futuro, richiede un intervento deciso sul fronte della spesa. Questa finanziaria, invece, ha uno sguardo sul presente ed ignora il futuro. Lo scopo è far cassa subito per consentire nuove spese. Nessun intervento, infatti, è previsto sul fronte delle uscite, anzi, con l’aumento dei fondi da destinare al pubblico impiego si è fatta una scelta precisa, nel verso dell'aumento della spesa corrente, che è poi la scelta di sempre della sinistra. La macchina burocratica dello Stato, ossatura del consenso del centrosinistra, incassa nuovi stanziamenti per i rinnovi dei contratti. Viene perseguita la linea del mantenimento e non quella della razionalizzazione. Il progetto del centrodestra di ridare efficienza alla pubblica amministrazione, con l’informatizzazione e lo snellimento delle pratiche burocratiche, registra un passo indietro. Epifani esprime soddisfazione, dopo aver minacciato il ricorso alla piazza. Bertinotti diffonde la sensazione che questa sia la manovra finanziaria alternativa, come per anni durante il Governo Belusconi è andato ripetendo. “Piangano i ricchi” è lo slogan sui muri delle città. Purtroppo sarà l’Italia a dover versare lacrime amare: quell’Italia operosa fatta di tante piccole imprese e di tante piccole famiglie di operai, impiegati, piccoli imprenditori. Si sta distruggendo economicamente quella parte del Paese che non vota a sinistra. Anche il risparmio cambia la sua vocazione: da virtuosa capacità di costituire fonte di sicurezza per la famiglia, diviene, come sempre inteso dall’immaginario comunista, fonte di rendita parassita. Le famiglie, che spesso si formano sul risparmio dei genitori parsimoniosi, avranno sempre più difficoltà a formarsi. Il comunismo che nel mondo è fallito per la sua inadeguatezza dottrinale, in Italia, grazie a Prodi, riprende quota.
Dopo l’occupazione di tutte le “Istituzioni” del Paese, dopo la conquista dei media e l’occupazione di tutte le reti della RAI, i propositi di rendere ineleggibile Berlusconi e l’avvio del tentativo di far tacere le sue televisioni, la vendetta si abbatte sulle famiglie. Quelle da cui Berlusconi ed il centrodestra hanno tratto gran parte di quel consenso che è forte del 50% degli italiani. I poteri forti spingono all’omogeneizzazione di ogni cosa perché tutto sia “politicamente corretto” e nessuno disturbi il "manovratore".
Come si faccia a dire che questo non sia il governo delle tasse è davvero da mendaci! Sono previsti aumenti del gettito fiscale per oltre 18 miliardi di Euro, nonostante il Governo, parli di 13 miliardi e senza che, come nella precedente legislatura, sia previsto un aumento della base contributiva. Un aumento dovuto ad una serie di balzelli su ogni cosa e questo solo per la gestione Stato. Non finirà, però, solo con le tasse nazionali. Gli aumenti degli estimi catastali comporteranno anche incrementi nelle imposte comunali per gli immobili (ICI) e sono previsti aumenti anche per le addizionali. Un aumento considerevole delle entrate che in sostanza andrà a finanziare la spesa pubblica in buona parte parassitaria. Si sta instaurando quella “lotta di classe” che è poi lotta al buonsenso. Assieme alla rinascita dei miti sociali del comunismo si imbalzama il nostro sistema produttivo, si secolarizzano i poteri delle grandi famiglie che, lungi dal favorire la crescita con investimenti ed innovazione, si fondono, si inglobano, si incorporizzano, si impegnano in scalate finanziarie. Orfani dell’assistenzialismo di stato si industriano alla ricerca di acquisizioni attraverso i sistemi più disparati dell’ingegneria finanziaria. Flussi di cifre da capogiro che passano attraverso partecipazioni di società non capitalizzate. Tutto è sulla carta e poi il conto lo paga il contribuente: a piè di lista.
Vito Schepisi

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