28 settembre 2006

Risiko Finanziario



L’eventuale crisi di Governo è solo marginale rispetto ai giochi che sono alla base di questo Risiko finanziario. La conquista degli spazi non avviene sul fronte politico ma su quello del controllo dei poteri. Questi ultimi poi assegnano i ruoli in chiave politica. L'abbiamo visto nella scorsa legislatura, con Confindustria armata a demolire lentamente ma costantemente la credibilità del Governo. Erano i poteri finanziari che muovevano le fila. Prodi muoveva le banche e queste muovevano l'impresa. La lezione di Agnelli aveva trovato terreno fertile in Montezemolo. Questi ne era permeato. Le politiche di destra le può fare solo la sinistra, sosteneva il compianto grande vecchio dell'industria italiana. E Luca Cordero di Montezemolo ci ha creduto. All'industria è stato promesso il taglio di 5 punti del cuneo fiscale. Come abbiamo visto, però, non tutte le ciambelle vengono col buco: non sono ancora chiari infatti i tempi ed i modi, e neanche la misura dei tagli. Qualcuno in Confindustria incomincia a ripensarci. L'affare Telecom è un’altra mossa del Risiko, anche se è sfuggito di mano al controllo del dirigismo politico-finanziario. Già si preparano gli scenari nuovi ed i veti reciproci ci riporteranno, se Prodi non cade, ad una nuova mediazione tutta interna al centrosinistra. Il nostro Romano già guardava, col sostegno delle banche, al nuovo soggetto produttivo da inserire nella sfera del suo controllo. Doveva passare così, in modo quasi naturale, con l’affermazione di principio, che ha sempre grande presa nella pubblica opinione, di garantire il controllo italiano sull’azienda delle telecomunicazioni. Candidati a sostenere l'indebitamento Telecom, i contribuenti attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Il disegno particolareggiato, delineato con abilità dai suoi fidati consiglieri, prevedeva lo spezzatino telefonico. La mossa del clan Prodi avrebbe favorito nuovi fidati inserimenti nel controllo delle telecomunicazioni, allargando lo spazio di influenza ed il controllo di una rete che, come si è visto, può rendersi utile a cautelare la privacy del Presidente e dei suoi amici ed ad origliare in quella degli altri.
Ma come si diceva delle ciambelle a volte escono diverse e sono "tappate". In questi "affari" è impossibile muoversi come un pachiderma, come Prodi ha fatto. Ad ogni movimento maldestro, il nostro causa la caduta di una cristalliera coi suoi fragili oggetti di vetro. Tronchetti non ci sta a cedere alla mensa Prodi i suoi piatti di portata e disfa la tavola. Altro movimento di Prodi e si aggiunge danno a danno. Bofonchia un lamento per l’affronto ricevuto e si lascia andare in dichiarazioni incontrollate; denuncia il suo agnosticismo, e non ci crede nessuno, tanto meno nella sua maggioranza. Ed il resto è cronaca nota: dal “siamo matti” alle dimissioni del suo consigliere Rovati ed al tentativo di sottrarsi al confronto in Parlamento. Ora che il petardo è scoppiato ed il fumo si addensa ad offuscare ogni cosa, si affaccia la magistratura per osservare quello che tutti già avevano potuto vedere. Prodi forse nel polverone si salverà, ne uscirà indebolito ma si salverà. Non c’è interesse, ora, a farlo cadere. I giochi sono ancora in corso e la sua parte di “utile idiota” serve ancora. L’altro “cunctator” il console "Fabio MASSIMO Verrucoso" lo vuole ben cotto per mangiarselo in via definitiva. C’è già intanto chi lo vorrebbe sotto tutela, c’è, infatti, chi propone di affidargli una o più badanti per sorreggerlo nel suo cammino incerto, e nel suo percorso sempre maldestro. Il suo incedere ora è simile a quello del ciclista che pedala in salita e che fa oscillare la sua bicicletta a destra e poi a sinistra. Si solleva spesso sui pedali, per ritornare a risedersi sulla sella, ed avanza con affanno mentre il traguardo della fine della legislatura sembra sempre più lontano.
Vito Schepisi

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