20 settembre 2006

Prodi tra Telecom ed il Partito Democratico

Deve essere stata una brutta giornata ieri per il Presidente Prodi. Dopo aver dovuto far dimettere il suo fedele consigliere economico Rovati, eminenza grigia per le ricerca dei fondi per le sue campagne elettorali e abile nell'ingegneria economico-finanziaria della occupazione di pezzi di potere, si è trovato costretto a dover rimangiare il “siamo pazzi?” e si è dovuto impegnare a riferire in Parlamento della faccenda Telecom. Bertinotti lo ha incalzato non poco negandogli di prendere ulteriore tempo come il nostro chiedeva. La data è stata fissata per il 28 settembre prossimo mentre Il Professore vagheggiava una data dopo la finanziaria. Una sconfitta su tutti i fronti per Prodi ed alla sconfitta la beffa. Ha perso la gratifica ministeriale per il suo fidato Rovati; ha perso la possibilità di gestire attraverso la Cassa Depositi e Prestiti la società ex monopolista delle telecomunicazioni; ha visto rafforzarsi la componente DS della sua maggioranza attraverso la nomina di Rossi alla Presidenza del CdA di Telecom; ha perso la faccia politicamente per aver mentito agli italiani; è stato sconfessato dall’Europa e dalla sua maggioranza per l’apertura alla soppressione dell’embargo per la vendita delle armi alla Cina (embargo che riviene dall’indignazione del mondo dopo i fatti di Tien An Men); dulcis in fundo al Senato la maggioranza è stata battuta sul voto dell’ inversione dell’O. del G. richiesto dalla Cdl, per cui Prodi, domani giovedì 21 settembre, dovrà riferire in aula sulla questione Telecom.
Ieri Prodi a New York, per distogliere l’attenzione dai suoi modi goffi di trattare la questione del controllo dell’azienda telefonica italiana, ha dovuto parlare, forse anche per una patetica soddisfazione da offrire ai suoi compagni di cordata Fassino e Rutelli, del lancio quanto prima del Partito Democratico. Si sa che, creato questo, Prodi conterà meno che ora. Nei partiti le tessere contano più delle persone e delle storie degli uomini. Bisogna riconoscere che di Prodi tutto si può dire meno che sia un uomo di apparato e capace di controllare sezioni e tessere. Penso che abbia difficoltà anche nei rapporti umani. Non è uomo che ispira simpatia e per chi impara a conoscerlo tantomeno fiducia. Quello del partito Democratico è stato il filo conduttore della politica delle feste di partito. Prima di Prodi, infatti Rutelli ed ancor prima Fassino, per riempire un vuoto progettuale preoccupante e distogliere l’attenzione dalle menate estive dei ministri del buco, e poi del muro, e poi dell’indulto selvaggio si sono dovuti immergere nella progettualità del nuovo soggetto politico. Il Partito democratico che si vuole componete di una vasta area che comprenda istanze cattoliche socialiste e liberali e che si riconosca in un dialogo con le istanze della sinistra sindacale ed alternativa del Paese. In occasione delle feste di partito il tema tra una piadina e l’altra è echeggiato con grande interesse. Tutti , naturalmente, lo vogliono fatto su misura e come sempre accade, la coperta si mostra sempre troppo corta per coprire testa e piedi di tutti. Potrà Prodi cavalcare questa iniziativa per recuperare spazio nel centrosinistra? Quanto tempo ancora lo lasceranno in sella?
Vito Schepisi

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