18 settembre 2006

Il veterodirigismo di Prodi



Giorni fa discutendo di politica, come spesso accade, il mio interlocutore esauriti i suoi argomenti di confronto se ne uscì con l’ormai famosa domanda da marketing statunitense e riferendosi a Marcello Pera, si parlava di relativismo, mi chiese se avrei mai comprato un auto usata da questo signore. Questa è una domanda che al di fuori di una contestualizzazione mette in evidente difficoltà. La risposta richiesta è talmente banale da risultare (il si o il no) non esaustiva e stupida. M’apparve talmente fuori luogo da farmi reagire in modo diverso dal rispondere nei modi richiesti. Risposi al mio interlocutore che Pera non vendeva automobili e che mai mi sarei rivolto a lui per acquistarne una ed aggiunsi: è uomo di cultura e non venditore di strumenti di consumo e di piacere.
Tutto questo mi fa tornare in mente la faccenda Telecom. Romano Prodi all’indomani delle conclusioni del cda di Telecom, mostra grande disappunto per non esser stato preventivamente informato. Nelle conclusioni del consiglio di amministrazione si delineava un diverso assetto della società telefonica e si mettevano in evidenza situazioni di forte esposizione debitoria e di preoccupazioni per gli azionisti ed i piccoli risparmiatori. Tronchetti Provera, sostiene Prodi, non l’aveva chiamato. Le dichiarazioni di stupore e di irritazione del Professore fanno il giro delle redazioni dei giornali. Lo stupore di Tronchetti Provera, però, cresce di pari. Sui giornali si legge che il manager, presidente del cda Telecom, aveva incontrato il Presidente del Consiglio qualche giorno prima. Prodi, di contro, insiste nell’affermare di non saperne niente e di non essersi mai interessato delle faccende Telecom, benché ritenesse suo diritto sapere. Arriva prsino a minacciare l’esercizio della “golden share” per garantire la permanenza nei confini nazionali del controllo dell’ex monopolista italiano della telefonia. Tutto fuoco di paglia. Sparate ad alzo zero per offuscare l’immagine di una volontà dirigistica e assimilatrice del colosso delle telecomunicazioni. Un ultimo tentativo di ritornare pesantemente alle sue vecchie abitudini di controllo attraverso la leva finanziaria pubblica delle aziende di spessore nazionale.
Tronchetti Provera non ci sta a passare per uno sprovveduto a cui attribuire responsabilità di ogni tipo e tra queste anche quella di aver condotto Telecom allo sfascio. L’ex presidente Telecom rende noto un documento su carta intestata della Presidenza del Consiglio dei Ministri, redatto da Angelo Rovati, consigliere economico e grande e fidato amico di Prodi, in cui venivano “dettate” a Tronchetti Provera le situazioni da delineare per Telecom . Nei propositi di palazzo Chigi era previsto l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal governo, con cui il controllo dell’azienda telefonica, di fatto, ritornava nelle mani pubbliche. All’inevitabile subbuglio che ne riviene, per essere stato smascherato l’indecente atteggiamento di Prodi che fino a qualche ora prima aveva dichiarato di non essere stato informato e di non essersi mai interessato delle faccende Telecom, emerge che il piano era stato redatto dal consigliere economico di Prodi, senza che questi ne fosse stato informato, quasi si trattasse di una esercitazione di “risico finanziario”. Angelo Rovati dichiara infatti che il documento su carta intestata della Presidenza del Consiglio era stato inoltrato alla Telecom per puro esercizio di attività “artigianale”.
Si è dimesso dal suo incarico alla Presidenza del Consiglio, Angelo Rovati, si è dimesso per attribuirsi le responsabilità politiche di Prodi. Si era dimesso anche Tronchetti Provera indicando in Guido Rossi il nuovo presidente. Torna prepotentemente il filo rosso che lega le faccende Telecom. Rovati nella sua lettera di dimissioni inoltrata a Prodi scrive che la sua iniziativa: “e' stata travisata per danneggiare te e il tuo governo” e, parlando di Tronchetti Provera afferma ancora:. “c'e' stato sicuramente un eccesso di fiducia nei confronti di una persona che non ha mantenuto l'impegno di fiducia e di riservatezza”. C’è molta irritazione nel clan col professore che invitato a riferire in Parlamento sbotta: “Ma siamo matti? Basta chiacchiere, ne abbiamo fatte sin troppe”. Un autogol dietro l’altro, un fallimento dietro l’altro ed ancora i post comunisti che dettano le regole del gioco imponendo, in contropiede, ancora un loro uomo e relegando Prodi ed i suoi consiglieri nell’angolo di un veterodirigismo di marca veterodemocristiana.
Comprereste voi una macchina usata da Prodi o dalla sua concessionaria?

Vito Schepisi

Nessun commento: