Vendola, dopo aver devastato la Puglia, si muove per demolire anche il Paese. Ha lanciato la sua proposta di candidarsi per competere da premier. Il largo anticipo, però, desta qualche sospetto. Una candidatura troppo anticipata rischia d’essere bruciata. Vendola ha dovuto anticiparla per almeno tre ragioni. Forse anche per quattro. Sgombriamo subito il campo dalla quarta, che è quella di dar modo a De Benedetti di spianargli la strada con i suoi giornali ed i suoi contatti industriali e finanziari.
La prima ragione, invece, è quella di mantenere viva la sua popolarità. Vendola è sempre un personaggio che si muove in una scena minore, quale può essere quella di una delle 20 regioni italiane.
La seconda è che l’ex rifondarolo ha vinto le elezioni pugliesi ma non ha convinto. Le ha vinte solo per la spaccatura dell’elettorato moderato. Tra l’altro ha già i suoi problemi. L’opposizione nel complesso ha preso più voti di lista. Due consiglieri eletti con la sinistra (uno del PD e l’altro dell’Idv), con un altro consigliere eletto nel centrodestra, hanno costituito un gruppo che si è collocato all’opposizione. L’Idv di Di Pietro, infine, è determinante per la maggioranza in Consiglio e si pensa che, prima o poi, in una Regione con tanti problemi, anche giudiziari, farà pesare la sua presenza, sottraendo visibilità e popolarità al leader di socialisti e libertà.
La terza ragione è che Vendola non è proprio convinto che alla lunga la Puglia mantenga la visione di quella magica oasi nella realtà politico-amministrativa meridionale che vorrebbe far passare. I giornali locali e le pagine pugliesi delle testate nazionali sono state troppo tenere con lui. Le sceneggiate ora contro Fitto, ora contro Tremonti, perdono pian piano la loro eco dinanzi ai problemi non risolti. Il Governatore teme, inoltre, il progressivo logoramento politico della sinistra pugliese, pensa ai danni fatti nei 5 anni precedenti i cui costi cadranno sui contribuenti pugliesi, riflette sul degrado ambientale, sociale, produttivo che si accresce a spese dei giovani ed, in senso più largo, della complessiva qualità della vita nella Regione.
Vendola avverte così l’esigenza di un palcoscenico diverso da calcare. Prepara il suo distacco dai problemi che ha creato. Ha paura del futuro pugliese e di essere travolto dal dissesto amministrativo e ambientale, come è capitato a Bassolino in Campania e Loiero in Calabria.
I suoi stati generali a Bari si sono aperti con la simbologia fantasiosa del vulcano islandese, evocato come “eruzione di buona politica”, con il giovanilismo inteso come valore aggiunto della politica, con l’immagine del “Berlusconi - Cesare” che impedisce un confronto politico reale. E’ da lì che parte, come da copione, con tutta una serie di immagini successive che fanno parte del suo consueto bagaglio delle apparenze e dell’immaginario. Parte la sua funambolica furbizia con cui spaccia per salvifica poesia un verbalismo inconcludente e con cui fa passare per idee le sue fumosità verbali e le sue certezze ideologiche, prive invece di un qualsivoglia spessore politico.
Il Pullman di Prodi e Veltroni, il treno di Franceschini, la fabbrica sempre di Prodi, il loft di Veltroni e non poteva mancare, pur se non originale, anche la fabbrica di Nichi, l’abile fabulatore e tracciatore di illusioni, il realizzatore di fantasticherie e di buoni propositi spacciati per poetar di politica. Vendola: lo stesso uomo ben posto tra i politici cialtroni dal Ministro Tremonti.
C’è una Puglia ideale che è molto diversa dalla Puglia reale. Quella ideale è anche quella che diventa ideologica, esclusiva, immutabile, eterna nei racconti del Governatore Vendola. Una Puglia in cui la passione, il sacrificio, il sangue, il sudore, l’impegno si mischiano alla natura, al mare, ai paesi lastricati di pietre, agli odori di una cucina deliziosa che profuma di terra e di mare, alle case ai monumenti, agli ulivi millenari, ai colori intensi di una natura prorompente. La Puglia della musica, dei canti e dei balli popolari. Quella delle feste estive della tradizione popolare fatta di mostre e degustazioni di vini e di prodotti tipici. La Puglia che si fa amare da chi la conosce da sempre e da chi la scopre per la prima volta. La puglia delle barche che portano a riva il pesce appena pescato, dei pescatori che seduti per terra sui moli dei piccoli porti dei paesi marinari riparano le reti per la nuova giornata di lavoro, la Puglia della cortesia, della semplicità, dei sorrisi, della arguzia popolare, della modestia e della mesta rassegnazione dei suoi abitanti.
Ma ci chiediamo, a ragione, se questa che tutti vorrebbero ritrovare intatta nella sua magnifica semplicità sia la stessa Puglia violentata invece dall’incuria, dai pannelli fotovoltaici che sostituiscono gli alberi e le piantagioni dell’uva e degli ortaggi. Se sia la stessa delle “foreste” di pale eoliche che deturpano i paesaggi. La Puglia dove la differenziata non esiste ancora, quella delle discariche a cielo aperto, quella delle pulizie delle strade … solo quando mi ricordo. La Regione dove l’igiene nelle città è spesso un’opinione. La Puglia sitibonda in cui l’erogazione dell’acqua potabile, come accade in alcuni paesi del Salento, è razionata o manca del tutto. La stessa a cui manca l’acqua per l’irrigazione.
Ci chiediamo se la Puglia della poesia di Vendola sia la stessa Regione del Levante d’Italia delle condutture che saltano, delle fogne che scoppiano, della desertificazione di vaste zone, delle devastanti ed intollerabili dispersioni dalla rete idrica e dei furti dell’acqua. Se è, insomma, la stessa Puglia delle comunicazioni stradali insufficienti, dei trasporti che mancano, degli asfalti gruviera. Ci chiediamo, inoltre, se questa Puglia ideale sia la stessa di quella che è indicata come luogo di una sanità tribale. Sull’argomento c’è oramai una letteratura cospicua fatta di abusi, di violenze, di umiliazioni, di squallore, di mafia, di degrado, di precarietà e di incuria. E’ la sanità dei ticket che dovevano essere aboliti ed ora ci sono anche per patologie invalidanti, delle liste di attesa che dovevano essere anch’esse abolite e che ora sono lunghe per mesi ed a volte per anni. Quella pugliese è la sanità dei debiti oltremisura contratti per un servizio da terzo mondo.
Ma quella di Vendola è anche la Puglia dove non esistono posti di lavoro per i giovani, e dove non esiste nessuna idea in cantiere per lo sviluppo delle attività imprenditoriali e produttive che possano assorbire le domanda di occupazione. Investimenti non fatti, fondi non utilizzati. Una colposa responsabilità per le occasioni perdute.
La fabbrica di nichi è solo un opificio di chiacchiere, un involucro vuoto, come vuote sono le idee del suo capo fabbrica.
Vito Schepisi
La prima ragione, invece, è quella di mantenere viva la sua popolarità. Vendola è sempre un personaggio che si muove in una scena minore, quale può essere quella di una delle 20 regioni italiane.
La seconda è che l’ex rifondarolo ha vinto le elezioni pugliesi ma non ha convinto. Le ha vinte solo per la spaccatura dell’elettorato moderato. Tra l’altro ha già i suoi problemi. L’opposizione nel complesso ha preso più voti di lista. Due consiglieri eletti con la sinistra (uno del PD e l’altro dell’Idv), con un altro consigliere eletto nel centrodestra, hanno costituito un gruppo che si è collocato all’opposizione. L’Idv di Di Pietro, infine, è determinante per la maggioranza in Consiglio e si pensa che, prima o poi, in una Regione con tanti problemi, anche giudiziari, farà pesare la sua presenza, sottraendo visibilità e popolarità al leader di socialisti e libertà.
La terza ragione è che Vendola non è proprio convinto che alla lunga la Puglia mantenga la visione di quella magica oasi nella realtà politico-amministrativa meridionale che vorrebbe far passare. I giornali locali e le pagine pugliesi delle testate nazionali sono state troppo tenere con lui. Le sceneggiate ora contro Fitto, ora contro Tremonti, perdono pian piano la loro eco dinanzi ai problemi non risolti. Il Governatore teme, inoltre, il progressivo logoramento politico della sinistra pugliese, pensa ai danni fatti nei 5 anni precedenti i cui costi cadranno sui contribuenti pugliesi, riflette sul degrado ambientale, sociale, produttivo che si accresce a spese dei giovani ed, in senso più largo, della complessiva qualità della vita nella Regione.
Vendola avverte così l’esigenza di un palcoscenico diverso da calcare. Prepara il suo distacco dai problemi che ha creato. Ha paura del futuro pugliese e di essere travolto dal dissesto amministrativo e ambientale, come è capitato a Bassolino in Campania e Loiero in Calabria.
I suoi stati generali a Bari si sono aperti con la simbologia fantasiosa del vulcano islandese, evocato come “eruzione di buona politica”, con il giovanilismo inteso come valore aggiunto della politica, con l’immagine del “Berlusconi - Cesare” che impedisce un confronto politico reale. E’ da lì che parte, come da copione, con tutta una serie di immagini successive che fanno parte del suo consueto bagaglio delle apparenze e dell’immaginario. Parte la sua funambolica furbizia con cui spaccia per salvifica poesia un verbalismo inconcludente e con cui fa passare per idee le sue fumosità verbali e le sue certezze ideologiche, prive invece di un qualsivoglia spessore politico.
Il Pullman di Prodi e Veltroni, il treno di Franceschini, la fabbrica sempre di Prodi, il loft di Veltroni e non poteva mancare, pur se non originale, anche la fabbrica di Nichi, l’abile fabulatore e tracciatore di illusioni, il realizzatore di fantasticherie e di buoni propositi spacciati per poetar di politica. Vendola: lo stesso uomo ben posto tra i politici cialtroni dal Ministro Tremonti.
C’è una Puglia ideale che è molto diversa dalla Puglia reale. Quella ideale è anche quella che diventa ideologica, esclusiva, immutabile, eterna nei racconti del Governatore Vendola. Una Puglia in cui la passione, il sacrificio, il sangue, il sudore, l’impegno si mischiano alla natura, al mare, ai paesi lastricati di pietre, agli odori di una cucina deliziosa che profuma di terra e di mare, alle case ai monumenti, agli ulivi millenari, ai colori intensi di una natura prorompente. La Puglia della musica, dei canti e dei balli popolari. Quella delle feste estive della tradizione popolare fatta di mostre e degustazioni di vini e di prodotti tipici. La Puglia che si fa amare da chi la conosce da sempre e da chi la scopre per la prima volta. La puglia delle barche che portano a riva il pesce appena pescato, dei pescatori che seduti per terra sui moli dei piccoli porti dei paesi marinari riparano le reti per la nuova giornata di lavoro, la Puglia della cortesia, della semplicità, dei sorrisi, della arguzia popolare, della modestia e della mesta rassegnazione dei suoi abitanti.
Ma ci chiediamo, a ragione, se questa che tutti vorrebbero ritrovare intatta nella sua magnifica semplicità sia la stessa Puglia violentata invece dall’incuria, dai pannelli fotovoltaici che sostituiscono gli alberi e le piantagioni dell’uva e degli ortaggi. Se sia la stessa delle “foreste” di pale eoliche che deturpano i paesaggi. La Puglia dove la differenziata non esiste ancora, quella delle discariche a cielo aperto, quella delle pulizie delle strade … solo quando mi ricordo. La Regione dove l’igiene nelle città è spesso un’opinione. La Puglia sitibonda in cui l’erogazione dell’acqua potabile, come accade in alcuni paesi del Salento, è razionata o manca del tutto. La stessa a cui manca l’acqua per l’irrigazione.
Ci chiediamo se la Puglia della poesia di Vendola sia la stessa Regione del Levante d’Italia delle condutture che saltano, delle fogne che scoppiano, della desertificazione di vaste zone, delle devastanti ed intollerabili dispersioni dalla rete idrica e dei furti dell’acqua. Se è, insomma, la stessa Puglia delle comunicazioni stradali insufficienti, dei trasporti che mancano, degli asfalti gruviera. Ci chiediamo, inoltre, se questa Puglia ideale sia la stessa di quella che è indicata come luogo di una sanità tribale. Sull’argomento c’è oramai una letteratura cospicua fatta di abusi, di violenze, di umiliazioni, di squallore, di mafia, di degrado, di precarietà e di incuria. E’ la sanità dei ticket che dovevano essere aboliti ed ora ci sono anche per patologie invalidanti, delle liste di attesa che dovevano essere anch’esse abolite e che ora sono lunghe per mesi ed a volte per anni. Quella pugliese è la sanità dei debiti oltremisura contratti per un servizio da terzo mondo.
Ma quella di Vendola è anche la Puglia dove non esistono posti di lavoro per i giovani, e dove non esiste nessuna idea in cantiere per lo sviluppo delle attività imprenditoriali e produttive che possano assorbire le domanda di occupazione. Investimenti non fatti, fondi non utilizzati. Una colposa responsabilità per le occasioni perdute.
La fabbrica di nichi è solo un opificio di chiacchiere, un involucro vuoto, come vuote sono le idee del suo capo fabbrica.
Vito Schepisi
2 commenti:
Signor Schepisi, per aver scritto un'invettiva del genere dubito lei sia mai stato in Puglia.
Se invece vi è stato o, addirittura, ci vive, forse dovrebbe togliersi le fette di salame ideologiche.
Vada a vedere com'è devastato il Lambro e la Lombardia del Pdl prima di sparare a zero sull'eolico, i pannelli solari o la 'munnezz.
Saluti.
Bella questa! Io malato di ideologia se parlo di un politico che l'ideologia ce l'ha nel sangue! Io che non sarei mai stato in Puglia se ci vivo da sempre! Mettiamo le cose in ordine allora. Ho parlato della Puglia e non della Lombardia. Ho parlato di Vendola e della sua candidatura alla guida del Paese e non del Pdl. La Lombardia la conosco. Ha le sue luci e le sue ombre. E' una terra diversa. In quella terra gira una parte rilevante dell'economia nazionale. Molti ei nostri giovani pugliesi scelgono quella strada per necessità di lavoro. Ha dei servizi molto efficienti, comunicazioni rapide e continuamente aggiornate, centri cittadini ben curati, raccolta differenziata, attenzione e controllo, una sanità efficientissima e tante eccellenze. Ha i suoi problemi, alcuni difficilmente gestibili, ha un clima penalizzante, molto smog e molta immigrazione per lo più irregolare. Ha anche i conti in ordine. Come si fa a paragonare la gestione politico-amministrativa della Lombardia con quella della Puglia? Sarebbe ridicolo!
La mia regione, invece, ha ciò che la Lombardia non ha, ma non ha ciò che la Lombardia invece ha. Ha dalla sua parte mare, clima, odori e sapori, braccia, forse fantasia e calore...anche la possibilità di utilizzare i fondi europei per le aree sottosviluppate (utilizzate solo al 6%). Non ha però dei buoni amministratori ed alcuni du quelli ch ci sono hanno così grandi tare ideologiche da soffocare il futuro.
Invece di liquidare tutto con le mie presunte fette ideologiche perchè non replica punto per punto a ciò che lamento. Vendola ha semidistrutto la Puglia...ora sta completando la sua opera. Ha pensato che la sua salvezza è evadere...ma i cattivi politici devono andarsene a casa.
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