Ci sono accuse che vengono mosse verso chi sostiene questa maggioranza. Le accuse si sostanziano pressappoco in queste osservazioni:
- parlate sempre dei limiti democratici dell’opposizione, ma un osservatore obiettivo non deve prendersela con chi fa opposizione ma deve pungolare il Governo;
- parlate sempre di Veltroni e Di Pietro come se fossero loro a fornirci questo schifo di governo;
- avanza nel Paese l’intolleranza verso ogni voce dell’opposizione e voi state a criticare chi lancia segnali di allarme;
- c’è una istigazione al razzismo, viene fatta l’apologia del fascismo e voi continuate con la critica al comunismo che non esiste più.
Capita che ognuna di queste obiezioni possa lasciare perplessi chi si ostina a raccontare la politica con la pretesa di saperne leggere i motivi di fondo.
C’è in verità la prevalenza di un orientamento e di una provenienza culturale in cui le opzioni del pensiero si formano. Ma è normale che sia così! Esiste un nocciolo duro del pensiero che è anche sede di pregiudizio e di convinzioni così radicate da riuscire a mescolare con facilità torto e ragione. Ma non sembra che sia questo il caso! Non si può nascondere che ci sia comunque la presenza di un paletto nella coscienza di ciascuno che stabilisce la misura di ciò che sia tollerabile, separandolo da ciò che invece non si può accettare.
Per un liberale, ad esempio, è accettabile tutto meno ciò che causa la perdita della facoltà di pensare in libertà, nello stesso modo che per un socialista marxista non sia accettabile la teoria del salario come variabile dipendente, al contrario di un liberista, ovvero per un cattolico non sia accettabile una politica che confligga con l’etica cristiana. Sono convinzioni che se radicate in una forma di stabilizzazione culturale sono difficili da superare. Ma non siamo a questo punto!
Il programma presentato dal PD, e accettato dall’Idv di Di Pietro sulle politiche del controllo del territorio, della sicurezza, dello sviluppo economico e del sostegno alle famiglie non si distingueva in modo radicale da quello del Pdl. Anche le questioni del federalismo fiscale, della necessità della riforma costituzionale, degli interventi sulla giustizia hanno trovato spazio per una base di comune intento riformista. E’ vero che c’erano segnali preoccupanti come la mortificazione della sinistra riformista di Boselli, per privilegiare il rozzo antagonismo di Di Pietro, ma come per una rondine non si può dire che sia primavera, per un rumoroso arruffapopoli non si può dire che siano tutti arruffapopoli, che poi è come dire che per un imbecille non si può dire che siano tutti imbecilli.
I fatti però hanno smentito le speranze. La delusione dei democratici moderati è arrivata quando il PD ha preso la strada del pregiudizio verso la maggioranza ed ha cavalcato il giustizialismo di Di Pietro. E’ capitato che con l’intento di promuovere lo stile ed il metodo delle democrazie europee, nel confronto tra maggioranza ed opposizione, invece di omologare al dialogo ed alla moderazione Di Pietro ed il suo partito personale, siano prevalsi i toni dell’antagonismo e del pregiudizio, tali da far omologare alla rozzezza di Di Pietro i toni del confronto politico del PD.
Si fa, pertanto, un bel dire quando si afferma che negli interventi degli osservatori politici di certi ambienti liberali prevalgano le critiche all’opposizione anziché al governo. Quando accade non è per pregiudizio ma per l’osservazione razionale di ciò che accade.
C’è da osservare che il governo alle parole privilegia i fatti, come è giusto che sia, e che i fatti siano graditi agli elettori e che, invece, sembra piuttosto sbracata, se non incoerente, parolaia e strumentale, l’azione dell’opposizione. È l’esatto contrario di ciò che accadeva con Prodi.
Non si rendono contributi alla chiarezza ed alla funzione costruttiva, propria dell’opposizione, quando si diffondono notizie false o si lanciano allarmi irrazionali nel paese su questioni delicate come l’educazione dei giovani ed il razzismo.
Come poi si può pretendere un’azione di critica e di stimolo al Governo quando c’è un’opposizione che inquieta per i suoi toni e le sue posizioni? Preoccupa persino la cinica indifferenza con cui ora Veltroni, ora Di Pietro ricorrono a metodi ed azioni che nuocciono al Paese.
- parlate sempre dei limiti democratici dell’opposizione, ma un osservatore obiettivo non deve prendersela con chi fa opposizione ma deve pungolare il Governo;
- parlate sempre di Veltroni e Di Pietro come se fossero loro a fornirci questo schifo di governo;
- avanza nel Paese l’intolleranza verso ogni voce dell’opposizione e voi state a criticare chi lancia segnali di allarme;
- c’è una istigazione al razzismo, viene fatta l’apologia del fascismo e voi continuate con la critica al comunismo che non esiste più.
Capita che ognuna di queste obiezioni possa lasciare perplessi chi si ostina a raccontare la politica con la pretesa di saperne leggere i motivi di fondo.
C’è in verità la prevalenza di un orientamento e di una provenienza culturale in cui le opzioni del pensiero si formano. Ma è normale che sia così! Esiste un nocciolo duro del pensiero che è anche sede di pregiudizio e di convinzioni così radicate da riuscire a mescolare con facilità torto e ragione. Ma non sembra che sia questo il caso! Non si può nascondere che ci sia comunque la presenza di un paletto nella coscienza di ciascuno che stabilisce la misura di ciò che sia tollerabile, separandolo da ciò che invece non si può accettare.
Per un liberale, ad esempio, è accettabile tutto meno ciò che causa la perdita della facoltà di pensare in libertà, nello stesso modo che per un socialista marxista non sia accettabile la teoria del salario come variabile dipendente, al contrario di un liberista, ovvero per un cattolico non sia accettabile una politica che confligga con l’etica cristiana. Sono convinzioni che se radicate in una forma di stabilizzazione culturale sono difficili da superare. Ma non siamo a questo punto!
Il programma presentato dal PD, e accettato dall’Idv di Di Pietro sulle politiche del controllo del territorio, della sicurezza, dello sviluppo economico e del sostegno alle famiglie non si distingueva in modo radicale da quello del Pdl. Anche le questioni del federalismo fiscale, della necessità della riforma costituzionale, degli interventi sulla giustizia hanno trovato spazio per una base di comune intento riformista. E’ vero che c’erano segnali preoccupanti come la mortificazione della sinistra riformista di Boselli, per privilegiare il rozzo antagonismo di Di Pietro, ma come per una rondine non si può dire che sia primavera, per un rumoroso arruffapopoli non si può dire che siano tutti arruffapopoli, che poi è come dire che per un imbecille non si può dire che siano tutti imbecilli.
I fatti però hanno smentito le speranze. La delusione dei democratici moderati è arrivata quando il PD ha preso la strada del pregiudizio verso la maggioranza ed ha cavalcato il giustizialismo di Di Pietro. E’ capitato che con l’intento di promuovere lo stile ed il metodo delle democrazie europee, nel confronto tra maggioranza ed opposizione, invece di omologare al dialogo ed alla moderazione Di Pietro ed il suo partito personale, siano prevalsi i toni dell’antagonismo e del pregiudizio, tali da far omologare alla rozzezza di Di Pietro i toni del confronto politico del PD.
Si fa, pertanto, un bel dire quando si afferma che negli interventi degli osservatori politici di certi ambienti liberali prevalgano le critiche all’opposizione anziché al governo. Quando accade non è per pregiudizio ma per l’osservazione razionale di ciò che accade.
C’è da osservare che il governo alle parole privilegia i fatti, come è giusto che sia, e che i fatti siano graditi agli elettori e che, invece, sembra piuttosto sbracata, se non incoerente, parolaia e strumentale, l’azione dell’opposizione. È l’esatto contrario di ciò che accadeva con Prodi.
Non si rendono contributi alla chiarezza ed alla funzione costruttiva, propria dell’opposizione, quando si diffondono notizie false o si lanciano allarmi irrazionali nel paese su questioni delicate come l’educazione dei giovani ed il razzismo.
Come poi si può pretendere un’azione di critica e di stimolo al Governo quando c’è un’opposizione che inquieta per i suoi toni e le sue posizioni? Preoccupa persino la cinica indifferenza con cui ora Veltroni, ora Di Pietro ricorrono a metodi ed azioni che nuocciono al Paese.
Vito Schepisi
2 commenti:
Caro Vito.
Trovo che Walter Veltroni sia molto contraddittorio!
Lui dice di avere rotto con Antonio Di Pietro però manifesterà con lui il 25 ottobre ed appoggia Leoluca Orlando per la presidenza della Commissione di Vigilanza RAI.
Mi sembra in stato di confusione.
Cordiali saluti.
Ho idea che il dramma di Veltroni sia molto più complesso di ciò che appare. Vorrebbe esorcizzare il "diavolo" Di Pietro che gli ruba la scena, ma lo voleva nello stesso tempo nelle sue mani per utlizzarlo come una clava verso la maggioranza. I vecchi comunisti non perdono mai il vizio della doppiezza. Caro Antonio, Veltroni ad aprile sapeva di perdere. Checchè ne dica il cinefilo i sondaggi li segue e fa finta di ignorare solo quelli che non lo sostengono. - Ricordi gli annunci giornalieri in campagna elettorale quando vantava sondaggi che gli assegnavano rimonte incredibili? Ogni giorno cresceva di un punto. Anche i suoi sostenitori erano preoccupai della possibilità di una vittoria "bulgara" di Veltroni ahahahah!! - Non era però disposto a dividere con i partiti della sinistra alternativa i seggi della minoranza parlamentare e li ha così cannibalizzati. Temeva però che Di Pietro, alle strette per gli sbarramenti della legge elettorale, facesse liste comuni con la sinistra arcobaleno e che questa potesse così raggiungere il quorum e sottrarre voti e seggi al PD. C'era una fascia di elettori che era fuori dagli schemi destra e sinistra e che alimentava l'antipolitica e che aveva votato, magari turandosi il naso, per pci-pds-ds nel tempo e che era disposta ad aprile a votare Di Pietro più per i suoi toni che per i contenuti della sua politica. Veltroni l'ha imbarcato per questo e sperava di controllarlo e soprattutto pensava di averlo incastrato facendogli rispettare i patti. Ma, come si è visto, dinanzi ai suoi interessi Di Pietro non è disposto a rispettare niente. Di pietro è un pericolo per la democrazia perchè è autoritario e senza scrupoli. E' simile a Chavez. Questo è il dramma di Veltroni che ora lo dovrà pure tollerare alla manifestazione del 25 ottobre con i suoi banchetti a raccogliere firme contro il "Lodo Alfano". Raccolta di forme a cui il PD ha detto di non voler aderire.
Cambierà idea anche su questo Veltroni? Ciao Antonio. Vito
Posta un commento