Il caso Ciarrapico ha sollevato la maschera della ipocrisia. Si pensava che il Paese avesse alcuni problemi da risolvere e che la serietà imponesse un confronto serrato ma serio. Si pensava che con i programmi i due maggiori partiti in competizione elettorale avessero intenzione di confrontarsi sulle priorità e le scelte. Si pensava che fosse arrivato il tempo di convincere gli elettori sulla credibilità, sull’esperienza, in alcuni casi sulla reale rottura della sinistra con il recente passato, e sulla consistenza degli impegni per il prossimo futuro. Invece non è così!
E’ bastata la trappola di Repubblica nell’aver sollecitato Ciarrapico, imprenditore e candidato indipendente nelle liste della Cdl, ad un insignificante giudizio politico su storie morte ed irripetibili, per far ritornare la politica nel vuoto della inconcludenza, imbrigliata nella presunzione di misurare con il metro del passato le proposte che circolano per il futuro.
Con puntuale e consapevole perfidia si è chiesto all’imprenditore romano se le sue idee sul fascismo, come idea politica (e non sulle valutazioni delle scelte del ventennio), fossero ancora rimaste integre. Si era alla ricerca della polemica da creare per tentare di colmare con palate di fango la differenza di consenso nel Paese tra i due contendenti politici.
I soliti metodi di coloro che non reggono al confronto sulle cose e rovesciano il tavolo, fomentando la rissa. Dopo aver navigato per tutti i mari del vizio, costoro si presentano con la faccia scandalizzata in tv. Come innocenti verginelle, si mostrano esterrefatti per ciò che accade e preoccupati per la tenuta del quadro politico a causa della parte liberale del paese. Siamo alla farsa! E’ il colmo, dopo aver rasentato il regime con Prodi, Di Pietro e la sinistra radicale!
Sembra di rivivere la favola di Fedro in cui la volpe che non arrivava all’uva diceva che era acerba. Veltroni incapace di reggere al confronto sulla credibilità di un programma liberale per lo sviluppo, la pressione fiscale, la sicurezza, i valori, si rifugia nel diversivo dell’ipocrisia per sottrarsi al giudizio degli elettori sulla sua incapacità.
“Ma voi vi ricordate che scandalo scoppiò esattamente un anno fa, quando quel fascistone di Ciarrapico dimostrò il suo entusiasmo per la nascita del Partito democratico, partecipando addirittura a un suo convegno? Vi ricordate le reazioni indignate di Veltroni, Fassino, Rutelli, D’Alema e Prodi? Io no.” ( Riccardo Barenghi, ex direttore del Manifesto, sulla Stampa del 12 marzo).
Gli italiani dovrebbero ormai sapere che a sinistra, come accadeva ai tempi del Pci, da una parte c’è il bene e dall’altra il male. A dividere gli uni dagli altri c’è un simbolico fiume, come il Gange per gli Indù. Se ci si immerge nel fiume per raggiungere le rive della sinistra il corpo si purifica e prevalgono le ragioni del divenire e della redenzione. Se si fa il percorso inverso si è invece venduti e traditori. Di quelli che stanno permanentemente dall’altra parte, invece, il meno colpevole è uno sciocco fuori dal tempo o, come dice D’Alema, “un reperto archeologico”, altri hanno malattie altamente infettive, alcuni sono pericolosi criminali e, naturalmente tutti, chi più o chi meno, fascisti.
Una volta si diceva che parlamentarizzare i settori più radicali serviva a renderli innocui, ad eliminare l’imprevedibilità delle posizioni extraparlamentari. Ma questa, a quanto pare, è una prerogativa solo della sinistra. Vale solo se resta una loro imprescindibile scelta: vogliono il possesso esclusivo del timbro di legittimità.
Come se la sinistra, che resta purtroppo quella di sempre, e non riesce assolutamente a nasconderlo, fosse una sorta di dogana della politica che stabilisca le merci importabili.
Persino Gavino Angius, già esponente di rilievo dei DS, non ha potuto fare a meno di definire “ipocrita” il PD ed invece “sincero” il Cavaliere.
La sincerità di Berlusconi sull’argomento è stata persino disarmante. La verità è sempre ciò che più si addice ai fatti. Averlo dimostrato anche in questo caso, al contrario di ciò che si vuol far pensare, è la riprova della bontà della fiducia che si deve riporre verso chi si preoccupa di arginare sulla destra un consenso che rimarrebbe, quanto meno al Senato, certamente extraparlamentare. Un consenso che non verrebbe sottratto al PD ma aggiunto al PDL per rendere maggiormente agibile la vittoria. Per governare.
Ciarrapico ha i suoi giornali che tornano utili e attira un consenso che andrebbe disperso.
In campagna elettorale si è sempre detto che i voti non si odorano ma si pesano: nella competizione del 2006, ventiquattromila voti sono stati fatti pesare come tonnellate contro l’opposizione. C’erano anche quelli di Caruso e della sinistra alternativa e dei centri sociali, spesso violenta e molto più pericolosa di un innocuo nostalgico.
Preoccuparsi dei numeri sufficienti per poter governare il Paese non è un esercizio di arroganza ma di consapevolezza delle difficoltà da affrontare. E’ serietà nel valutare la necessità di dover disporre di una maggioranza solida e coesa.
Chi si scandalizza farebbe bene piuttosto a parlare chiaro ai suoi elettori. Dovrebbe spiegare che le sue aspettative sono quelle di mirare a rendere numericamente limitata la vittoria del PDL. Per chiedere poi le larghe intese. E sembrano davvero sprovveduti coloro che invitano a sostenere Veltroni, magari tappandosi il naso, per contrastare Berlusconi, e nello stesso tempo mantengono il fervore di un contrasto senza esclusione di colpi verso il leader della PDL. Sono consapevoli che aiuteranno così Veltroni a ricercare l’intesa con Berlusconi?
E’ bastata la trappola di Repubblica nell’aver sollecitato Ciarrapico, imprenditore e candidato indipendente nelle liste della Cdl, ad un insignificante giudizio politico su storie morte ed irripetibili, per far ritornare la politica nel vuoto della inconcludenza, imbrigliata nella presunzione di misurare con il metro del passato le proposte che circolano per il futuro.
Con puntuale e consapevole perfidia si è chiesto all’imprenditore romano se le sue idee sul fascismo, come idea politica (e non sulle valutazioni delle scelte del ventennio), fossero ancora rimaste integre. Si era alla ricerca della polemica da creare per tentare di colmare con palate di fango la differenza di consenso nel Paese tra i due contendenti politici.
I soliti metodi di coloro che non reggono al confronto sulle cose e rovesciano il tavolo, fomentando la rissa. Dopo aver navigato per tutti i mari del vizio, costoro si presentano con la faccia scandalizzata in tv. Come innocenti verginelle, si mostrano esterrefatti per ciò che accade e preoccupati per la tenuta del quadro politico a causa della parte liberale del paese. Siamo alla farsa! E’ il colmo, dopo aver rasentato il regime con Prodi, Di Pietro e la sinistra radicale!
Sembra di rivivere la favola di Fedro in cui la volpe che non arrivava all’uva diceva che era acerba. Veltroni incapace di reggere al confronto sulla credibilità di un programma liberale per lo sviluppo, la pressione fiscale, la sicurezza, i valori, si rifugia nel diversivo dell’ipocrisia per sottrarsi al giudizio degli elettori sulla sua incapacità.
“Ma voi vi ricordate che scandalo scoppiò esattamente un anno fa, quando quel fascistone di Ciarrapico dimostrò il suo entusiasmo per la nascita del Partito democratico, partecipando addirittura a un suo convegno? Vi ricordate le reazioni indignate di Veltroni, Fassino, Rutelli, D’Alema e Prodi? Io no.” ( Riccardo Barenghi, ex direttore del Manifesto, sulla Stampa del 12 marzo).
Gli italiani dovrebbero ormai sapere che a sinistra, come accadeva ai tempi del Pci, da una parte c’è il bene e dall’altra il male. A dividere gli uni dagli altri c’è un simbolico fiume, come il Gange per gli Indù. Se ci si immerge nel fiume per raggiungere le rive della sinistra il corpo si purifica e prevalgono le ragioni del divenire e della redenzione. Se si fa il percorso inverso si è invece venduti e traditori. Di quelli che stanno permanentemente dall’altra parte, invece, il meno colpevole è uno sciocco fuori dal tempo o, come dice D’Alema, “un reperto archeologico”, altri hanno malattie altamente infettive, alcuni sono pericolosi criminali e, naturalmente tutti, chi più o chi meno, fascisti.
Una volta si diceva che parlamentarizzare i settori più radicali serviva a renderli innocui, ad eliminare l’imprevedibilità delle posizioni extraparlamentari. Ma questa, a quanto pare, è una prerogativa solo della sinistra. Vale solo se resta una loro imprescindibile scelta: vogliono il possesso esclusivo del timbro di legittimità.
Come se la sinistra, che resta purtroppo quella di sempre, e non riesce assolutamente a nasconderlo, fosse una sorta di dogana della politica che stabilisca le merci importabili.
Persino Gavino Angius, già esponente di rilievo dei DS, non ha potuto fare a meno di definire “ipocrita” il PD ed invece “sincero” il Cavaliere.
La sincerità di Berlusconi sull’argomento è stata persino disarmante. La verità è sempre ciò che più si addice ai fatti. Averlo dimostrato anche in questo caso, al contrario di ciò che si vuol far pensare, è la riprova della bontà della fiducia che si deve riporre verso chi si preoccupa di arginare sulla destra un consenso che rimarrebbe, quanto meno al Senato, certamente extraparlamentare. Un consenso che non verrebbe sottratto al PD ma aggiunto al PDL per rendere maggiormente agibile la vittoria. Per governare.
Ciarrapico ha i suoi giornali che tornano utili e attira un consenso che andrebbe disperso.
In campagna elettorale si è sempre detto che i voti non si odorano ma si pesano: nella competizione del 2006, ventiquattromila voti sono stati fatti pesare come tonnellate contro l’opposizione. C’erano anche quelli di Caruso e della sinistra alternativa e dei centri sociali, spesso violenta e molto più pericolosa di un innocuo nostalgico.
Preoccuparsi dei numeri sufficienti per poter governare il Paese non è un esercizio di arroganza ma di consapevolezza delle difficoltà da affrontare. E’ serietà nel valutare la necessità di dover disporre di una maggioranza solida e coesa.
Chi si scandalizza farebbe bene piuttosto a parlare chiaro ai suoi elettori. Dovrebbe spiegare che le sue aspettative sono quelle di mirare a rendere numericamente limitata la vittoria del PDL. Per chiedere poi le larghe intese. E sembrano davvero sprovveduti coloro che invitano a sostenere Veltroni, magari tappandosi il naso, per contrastare Berlusconi, e nello stesso tempo mantengono il fervore di un contrasto senza esclusione di colpi verso il leader della PDL. Sono consapevoli che aiuteranno così Veltroni a ricercare l’intesa con Berlusconi?
Vito Schepisi
1 commento:
berlusconi candida i fascisti e la sinistra è ipocrita? ma che voleva che gli facessero gli applausi?
tanto più che il ciarra oltre ad essere un fascista volgare e dichiarato ha anche dei procedimenti penali a carico, ma non è il solo, le liste del pdl sono piene, zeppe di fascisti,condannati e rinviati a giudizio, oltre a ovviamente i soliti noti ed anche una ciurma di familiari a carico. La schiuma della schiuma. sia un pò più critico e non solo e sempre schierato solo ideologicamente.
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