12 aprile 2007

Quando si cammina per Strada!



Il rischio dello sfaldamento della maggioranza è nelle cose.
Si sa che questa compagine non ha un comune sentire politico in nessuno dei pilastri portanti di una gestione di governo.
Non ha una visione d’insieme dell’economia, né nei diritti civili, nel welfare e nelle politiche sociali e tanto meno in politica estera.
Ha un’idea molto particolare e variegata su tutto ciò che attiene le libertà formali e nessuna convergenza sulle scelte sostanziali che distinguono una società liberale da un’altra di tipo collettivo.
I partiti di governo hanno persino un diverso modo di distinguere le liberalizzazioni dalle politiche di trust e privilegi economico-industrali.
Anche le libertà di professare liberamente la propria fede e di focalizzarne le fondamenta, in questa maggioranza trova ostacoli di comprensione e di tolleranza.
E’ questa la ragione che porta un po’ tutti a pensare che la pazienza dei moderati del centrosinistra, messi alle strette da iniziative politiche fuori anche del buon senso, possa da un momento all’altro saltare.
E’ proprio, infatti, questa parte moderata della maggioranza che ha subito le maggiori mortificazioni politiche.
Ha dovuto subire l’ultima finanziaria redatta soprattutto per penalizzare i ceti medi e quella parte del paese che, pur lontana dalle lobbies della politica e delle organizzazioni sociali, ne costituisce l’ossatura imprenditoriale e produttiva.
Ha dovuto subire la responsabilità della penalizzazione dell’intero Paese per correr dietro alla logica della discontinuità, che a volte è sembrata l’unica ispiratrice della politica di questa compagine ministeriale.
La sinistra alternativa, invece, in 10 mesi di governo ha messo a segno, una dietro l’altra, una serie di affermazioni politiche, naturalmente intese tali secondo il loro particolare punto di vista.
Tra queste la più importante è certamente l’aver ribaltato il ruolo dell’Italia nella politica estera.
Il nostro Paese, infatti, da alleato leale dell’occidente ha intrapreso la strada del sostanziale neutralismo.
Si declama ora una equivicinanza che quasi sempre, però, si trova sbilanciata verso paesi e gruppi che sono contro gli alleati tradizionali dell’Europa e persino solidale con quei paesi che, in nome di principi etici e di influenza politica, si schierano contro le politiche di sviluppo della civiltà occidentale.
La politica estera dell’Italia viene persino meno al sostegno convinto alla lotta contro il terrorismo, trovando in movimenti ed organizzazioni senza scopi politici, ma politicamente sfacciatamente schierate come Emercency di Gino Strada, collaborazione e dialogo, e offrendo alla loro organizzazione spazio per inserimento, voce e riconoscimento politico.
Una politica estera, quella italiana, che ha affievolito la spinta a contrastare le politiche di oppressione, di minacce e di terrore, proveniente dall’espandersi del fondamentalismo islamico, e di contrapposizione allo sviluppo della civiltà laica, democratica e pluralista.
Una scelta che, spesso, pur di porsi contro gli Usa o Israele o la Nato, si presta a valorizzare le società oppressive, autoritarie di stampo totalitario e di chiara impronta nazista.
La discontinuità in politica estera ha significato l’abbandono del ruolo di protagonista attivo nella formazione della strategia della fermezza sui principi della civile convivenza tra i popoli e sulla lotta al terrorismo.
Si può anche essere d’accordo con ciò che ha appena detto il Presidente Napolitano e cioè che non sia possibile esportare la democrazia.
Ma si dovrebbe anche affermare che non dovrebbe essere neanche possibile tollerare di importare il terrorismo.
Non si può esportare la democrazia se si pretende di imporre principi e regole che siano espressione di una modo diverso di concepire lo sviluppo civile di un popolo.
Si può, però, pretendere di esportarla se si intende diminuire e rendere innocui comportamenti di cieca intolleranza, e si riduce o si elimina la pretesa di imprimere, speculando sull’ignoranza e sui “vantaggi” del martirio, forme di rapporti che penalizzino e rendano schiava una parte dell’umanità.
Quando l’Onu, ad esempio, ha consentito la presenza della Nato in territorio Afgano l’ha fatto in ossequio ai due principi che tuttora ne dovrebbero costituire l’ossatura portante: lotta al terrorismo e autodeterminazione del popolo afgano secondo i principi della democrazia.
Su questi valori si costruisce la convivenza civile tra i popoli ed ha significato il compito delle Nazioni Unite.
Il Governo italiano che, invece, affida a Gino Strada il compito di seguire la liberazione di un nostro connazionale, preoccupato della tenuta della maggioranza, e che da questi si lascia gestire la soluzione del rapimento del giornalista italiano è un Paese che ha perso il filo dell’equilibrio delle cose.
L’aver fatto pressione su Karzai, facendo leva sulla presenza italiana in Afghanistan e sul contributo italiano agli interventi economico-strutturali in quel paese, è motivo di grave preoccupazione morale per lo spessore, davvero sottile, di dignità ed autorevolezza politica di un Presidente del Consiglio.
L’Italia in questo modo certo non esporta democrazia ma rischia, invece, di importare la confusione e le contraddizioni di Strada, il suo pacifismo strabico, la sua arroganza, il suo orientamento politico, l’uso spregiudicato di persone e metodi privi di trasparente legittimità.
Si era detto che il rischio di sfaldamento della maggioranza è nelle cose. Si aspettava, però, l’alt dei moderati al governo.
Si aspettava la parola fine alla confusione ed alla pretesa di spingere sull’acceleratore dell’estremismo.
La maggioranza, invece, sembra sfaldarsi per iniziativa delle forze radicali che inciampano sulle loro contraddizioni e finiscono col rendersi conto di trovarsi in una realtà ben diversa da quella che avevano vagheggiato.
La pace, la tolleranza, la solidarietà, come l’impresa, il capitalismo, l’economia sono cose molto diverse, viste dall’interno del mondo reale, da quelle che si sviluppano sulla bocca dei teorici e dei demagoghi.
Le strumentalizzazioni di sempre, inevitabilmente, si ritorcono contro chi finora ne ha fatto professione.
Che la maggioranza possa venir meno proprio a causa delle contraddizioni all’interno della sinistra più estrema?
Quando si cammina per Strada!
Vitoschepisi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Avere visioni diverse è giusto normale e anzi doveroso (altrimenti sarebbero degli automi).
Il problema è che la maggioranza va a braccetto con i terroristi e anche chi non è d'accordo (o dice di non esserlo), si adegua (v. Fassino, ecc.) o quanto meno tace.

vito schepisi ha detto...

Caro amico...è sacrosanto tollerare che ha idee diverse dalle nostre, ed è anche buon sintomo di dialettica democratica osservare che ci sia un serrato dibattito anche all'interno dei partiti o della maggioranza ovvero dell'opposizione. E' più irritante, invece, constatare come nel giro di pochi mesi possano venir meno importanti riferimenti politici in politica estera o possa venir meno la fiducia degli alleati dell'Italia nell'azione diplomatica e nel valore della nostra coerenza. Ho idea che questo stia avvenendo, ed ho idea che l'Italia sia ora considerata il ventre molle della fermezza occidentale contro il dilagare del terrorismo ed il diffondersi del fondamentalismo. Cordiali saluti. Vito