18 aprile 2007

Censura, censura, censura....


“ E’ un grande ed esaltante momento di attività parlamentare”.
Sono le parole di Clemente Mastella, dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati del ddl sulla pubblicazione delle intercettazioni e degli atti di un processo penale coperti da segreto istruttorio.
Anche noi blogger non potremo commentare e parlare delle nostre sensazioni dinanzi a questioni che investono i rapporti tra politici e magistratura!
Non si potranno citare e dare notizie di vicende giudiziarie tra uomini noti del mondo dell’attualità, dello spettacolo, dello sport, dell’arte, dell’editoria, dell’impresa.
Non potremo conoscere i loro rapporti con la giustizia e conoscere gli sviluppi delle loro questioni giudiziarie.
Non potremo valutare, ad esempio, anche se la giustizia sia veramente “uguale per tutti”.
Non potremo sapere e scrivere di Moggi o di Wanna Marchi e neanche di Corona e di Fassino e delle sue aspirazioni di possedere una banca.
Non potremo leggere e protestare per la Parmalat e gli istituti finanziari e di controllo e certificazione.
Non potremo conoscere i misteri del direttore di Oggi per cui compra le foto del portavoce del governo di Prodi, Sircana, pagando ben 100 mila euro e non le pubblica, mentre invece il suo giornale pubblica, e commenta in modo allusivo, alcune foto che invadono la privacy all’interno della casa di Berlusconi in Sardegna, dove l’ex presidente del consiglio appare in compagnia di 5 ragazze, mentre passeggia, chiacchiera e scherza.
Non potremo leggere di Prodi e delle sue eventuali questioni giudiziarie e neanche di Lele Mora e di Consorte.
Non potremo più conoscere le abitudini ed i gusti di Sircana e neanche i risultati dell’impegno dei copia ed incolla di pezzi di atti processuali dell’abile Travaglio.
Non potremo persino sapere di come Berlusconi possa essere accusato anche di terremoti ed eruzioni vulcaniche.
Ci mancherà tutta la letteratura del sospetto che per Orlando Cascio Leoluca da Palermo era l’anticamera della verità.
“In nome del popolo italiano…” e sembra suonare in modo retorico e privo di veridicità sostanziale il richiamo alla volontà del popolo italiano.
L’esercizio della giustizia, già fuori del controllo e del sentimento popolare, per essere la Magistratura un organo che si autogoverna e che mantiene impermeabile il suo spirito di corpo e l’autoreferenza della sua espressione, diviene ancor più distinta dal popolo e dal suo giudizio, dalla sua volontà e dalla sua tensione, dalla sua democratica valutazione.
L’esagerazione e l’ingerenza nella vita privata è alla base delle misure di cautela della privacy e della dignità dei soggetti interessati.
Si è sviluppata nel Paese una spinta verso forme di giustizia sommaria in cui l’imputato, a prescindere dalla sua provata o meno colpevolezza, viene additato all’opinione pubblica come il reo, come se ci fossero elementi di colpevolezza certi e documentati.
E’ vero tutto questo.
Sono stati pubblicati brani di intercettazioni telefoniche del tutto private ed ininfluenti rispetto ai fatti delle inchieste ed agli estremi di reato.
Si sono sbattuti ripetutamente i mostri in prima pagina.
A volte anche divulgate sensazioni di preoccupazione e di tensione sociale spropositate rispetto ai fatti reali.
Si sono addirittura, nel recente passato, sovvertiti gli equilibri istituzionali e la volontà politica degli elettori.
Ma per impedire tutto questo si deve necessariamente arrivare al bavaglio dell’informazione?
E’ necessario stabilire severe ammende pecuniarie e persino l’arresto per i giornalisti?
Non sarà più possibile, ad esempio, ipotizzare e documentare interessi privati di uomini pubblici nell’adempimento delle loro funzioni o che svolgano attività che il sentimento popolare possa ritenere non adeguate, o finanche incompatibili, con il loro ruolo pubblico.
Tutto questo a prescindere dal fatto che i fatti e le circostanze siano veritiere ed a prescindere dal diritto di ciascuno di esporre querela.
Se lo scopo era quello di punire la diffusione di notizie sottoposte a segreto istruttorio, ovvero le registrazioni di intercettazioni telefoniche, perché punire solo coloro che pubblicano i fatti divenuti noti e non coloro che lasciano filtrare e divulgano queste notizie?
Sembra che la domanda abbia una sola risposta: perchè dovrebbero punire i magistrati inquirenti o tutto il sistema della giustizia in Italia.
Chissà perchè questa esigenza s'avverte solo in Italia e solo dopo che alcuni nodi sono venuti al pettine ed altri rischiano di arrivarci a breve!
Vito Schepisi

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