01 luglio 2011

Una cura dimagrante ipercalorica per il San Nicola di Bari

La domanda che sorge spontanea è cosa ci sia dietro. Non era mai capitato, fino ad ora, di dover pensare ad una dieta ipercalorica per ridurre le dimensioni d’un corpo. Si tratta dello Stadio San Nicola di Bari, costruito nel 1987, su Progetto dell’architetto di fama mondiale Renzo Piano, per ospitare una semifinale del mondiale di calcio Italia ’90. L’amministrazione comunale s’è accorta che è troppo grande e che ha costi di gestione troppo alti e vorrebbe metterlo a dieta.
Il san Nicola è uno stadio ancora nuovo, realizzato con tecnologie moderne, con ampi spazi e con una capienza di circa 60.000 posti. Una struttura sportiva, con ampie zone di parcheggio circostante, ben integrata in un ambiente di verde tipico rurale della campagna pugliese (prevalentemente alberi di ulivo), alternato da agiati spazi residenziali realizzati nel verde con un basso coefficiente edilizio. La collocazione gode di collegamenti agevoli con la rete viaria di grande comunicazione (uscita dell’autostrada e circonvallazione nord-sud di Bari) e comodamente raggiungibile da tutte le zone della città e della provincia. La zona dello Stadio, inoltre, del tutto al di fuori della viabilità tipicamente urbana, e quindi dal caos del traffico, è a ridosso di insediamenti residenziali con un’alta quotazione commerciale degli immobili. E’ facile pensare, pertanto, che la valorizzazione della zona possa influire pesantemente sulle quotazioni immobiliari fino ad ipotizzare una netta moltiplicazione del valore di mercato delle aree circostanti.
Il San Nicola, alle soglie degli anni 90, è costato 100 miliardi di vecchie lire, ma ha lasciato in piedi pendenze per 18 milioni di Euro. Tanto è stato stabilito dal Tribunale di Bari, su istanza del consorzio Stadium che aveva chiamato in causa il Comune, per farsi riconoscere i maggiori costi dovuti alle varianti ed ai ritardi causati dall’Amministrazione, in un contenzioso che dura da oltre 20 anni.
Il Comune di Bari ha allo studio, pare avanzato, un progetto per differenziare l’utilizzo dello Stadio e per ridurre la sua capienza da 60.000 a 40.000 posti. Le motivazioni addotte sono gli alti costi di gestione e lo scarso utilizzo della struttura (quasi esclusivamente le partite giocate in casa dalla squadra del Bari che, tra l’altro, il prossimo anno gareggerà nel campionato di serie B). L’idea è quella di spendere un centinaio di milioni di euro, ma si sa come vanno certe cose, si parte con cento e si finisce con lo spendere il doppio e, come è già capitato, col trascinarsi contenziosi che durano decenni. Così che ne possano trarre godimento anche gli studi legali, quasi sempre gli stessi, mentre a pagare il conto saranno sempre gli stessi contribuenti.
Dalle anticipazioni dell’assessore comunale Elio Sannicandro ci è dato di sapere che è stato sottoposto al parere dell’Architetto Renzo Piano uno studio di fattibilità su un progetto di riutilizzazione della struttura, con la riconversione di alcune parti in edifici da adibire a Hotel (due a cinque stelle), a ristoranti (due), oltre ad un centro commerciale ed ad un parco giochi. Le modifiche sottrarranno all’attuale complesso, oltre ai 20.000 posti, anche l’utilizzo della pista di atletica.
Per ridurre i costi per la manutenzione (ma sarà proprio così?) si pensa di spendere duecento volte tanto, ma si soddisfano gli appetiti dei palazzinari di Bari. Basterebbe informarsi su chi sono le imprese che hanno in atto lottizzazioni nei pressi dello Stadio per farsi un’idea, come non è difficile immaginare quali imprese realizzeranno e gestiranno le nuove opere.
Le famiglie dei palazzinari di Bari sono tutte numerose, anche se è difficile pensare che siano anche bisognose. Hanno una caratteristica, però: non fanno mai la dieta.
Vito Schepisi

2 commenti:

Talita ha detto...

Caro Vito,
non ci sarebbe nulla da aggiungere alla tua ottima riflessione, se in Italia la cosiddetta “democrazia” non fosse appunto diventata cosiddetta.
In Val di Susa – a fronte di oltre duecento feriti tra le forze dell’ordine – mi risulta siano stati arrestati solo CINQUE terroristi.
E allora che cosa sta facendo lo Stato, depositario e responsabile della nostra democrazia?
Perché il comico Grillo è ancora libero, dopo aver istigato a delinquere?
Di fronte ad attacchi paramilitari, di fronte a lanci di sassi, bombe carta e BOTTIGLIE DI AMMONIACA, costui ha osato dire “I lacrimogeni sono armi chimiche, voi siete eroi”.
Perché Grillo non è in galera?
Perché si continua a parlare di “libere manifestazioni” con i valsusini buoni e i babau cattivoni infiltrati da chissà dove?
Perché Napolitano continua a esprimere concetti lapalissiani, tipo “Lo Stato deve vigilare”?
A questo punto lo Stato deve dimostrare ai cittadini che esiste ancora. Altrimenti “democrazia” è solo una parola o, meglio, una parolaccia.

Tra l’altro, nessuno si chiede perché i black-bloc – un “movimento europeo”, come dice ora la Sinistra per tentare di lavarsene le mani – vengano a far casino solo in Italia.
Perché non sono andati a sfasciare tutto in Francia, dove per la Tav hanno già scavato fino al centro della Terra?
Nessuno se lo chiede, forse perché la risposta scontenterebbe i vari marpioni politicanti per cui tutto fa brodo: basta che il brodo finisca nelle loro panze.

Il fatto è che – grazie ai comunisti, ai loro complici in toga rossa e a tutte le anime belle politically correct, che straparlano ancora di “dialogo” – ormai l’Italia è diventata terra di conquista da parte della feccia proveniente da ogni dove.
Zingari, rumeni, tunisini e altre disumanità varie, inclusi i black-bloc e i bruti slavi specializzati nella distruzione dei nostri stadi, sciamano in Italia, coadiuvati dai loro governi, ben felici di liberarsene.
E perché questa subumanità sceglie l’Italia?
Lo spiegò egregiamente una zingara rumena, intervistata a febbraio scorso da un quotidiano, come fosse una star:
“Ma è logico che veniamo in Italia! In Romania, se rubi una gallina, ti becchi 5 anni di carcere”.

Invece in Italia, se ferisci più o meno gravemente 200 poliziotti, non solo non ti succede niente, ma puoi perfino affidare ai media il tuo grido di battaglia, berciando affinché si aprano nuovi “focolai di rivolta” in tutto il Paese.

Dov’è il nostro Esercito?
Tutto impegnato a costruire la democrazia in Afghanistan o in Libia?

vito schepisi ha detto...

Ciao Talita...bentornata!
Penso che il commento si riferisca al post "C'è chi dice no".
Il mio taglio è ben preciso perchè, senza nulla voler togliere ai motivi del dissenso ed al pratico esercizio delle manifestazioni a sostegno delle motivazioni antagoniste, pongo il dito sul metodo.
Vorrei capire, se possa aver titolo di parlare di democrazia, chi non riesce a tollerare le regole fondamentali di una società democratica.
C'è una rappresentanza politica che si definisce alternativa (e che di recente ha saputo cogliere la crisi del sentimento moderato e liberale del Paese) che sostiene di essere l'immagine speculare della Costituzione Italiana, ma che di fatto ne calpesta ripetutamente i principi.
In questa fase, purtroppo, ci sono errori di comunicazione, ma anche errori di valutazione politica, che stanno determinando proteste e delusioni tra gli elettori moderati. E' venuta meno una concordia sostanziale che aveva contraddistinto, con la formazione del Pdl, il nuovo corso del centrodestra italiano.
Questo clima di incertezza e questo mettersi sulla difensiva ha rinfocolato le velleità di una sinistra totalizzante, violenta, alternativa, regressiva...che vorrebbe respingere l'Italia sull'orlo della marginalità. Il famoso "tanto peggio tanto meglio" togliattiano che è poi il metodo di chi ha un'idea sbagliata della democrazia. Di chi privilegia l'ideologia alla ricerca delle soluzioni.
La Grecia, però, non è poi tanto lontana e mollare potrebbe essere una viltà.
Occorre riprendere i progetti, le riforme e la stessa invocata rivoluzione liberale e rilanciarla...oppure denunciare gli impedimenti e parlare al Paese.
Anche la manovra economica proposta presenta lati critici. Bisogna avere più coraggio, ad esempio, e tagliare la spesa pubblica in modo radicale. Perchè non tagliare cospicuamente i conferimenti a quei governatori che spendono soldi per iniziative discutibili e per supportare la propria immagine? Perchè no...una legge che disponga il commissariamento di quelle regioni che eccedono in debiti? Perché non sopprimere enti? Non far dimagrire uffici e non abbattere la burocrazia? Perchè non tagliare dirigenti e porre tetti ai compensi? Perchè non tagliare vitalizi e non tagliare le provincie ad esempio, con legge costituzionale sfidando la sinistra, imponendo una buona volta alla Lega una scelta che renderebbe il federalismo ancor più comprensibile?
E poi dividere le carriere dei magistrati e riformare il CSM facendo prevalere la ragione politica del Paese nella richiesta dell'adempimento e del pieno rispetto delle leggi. L'autonomia della magistratura può aver valore per la sua insindacabilità di giudizio, ma non sulle scelte che gli italiani fanno per la tutela della sicurezza sul territorio nazionale. Penso che il Consiglio dei ministri e per esso il ministro della Giustizia debba aver modo di verificare che le leggi siano rispettate e mettere sotto procedimento disciplinare chi a livello giurisdizionale non se ne faccia carico.
I delinquenti vanno arrestati, anche se hanno nomi famosi.
A Napoli, come in Val di Susa, quando lo Stato ha fatto le sue scelte, sentendo le ragioni di tutti, come è stato fatto e ricevendo una convergenza larghissima sulle scelte fatte, tutti devono sentirsi responsabilizzati a seguirne le determinazioni, anche se dissenzienti. Questa è la democrazia. Quella vera!
Un saluto carissimo.
Vito