27 gennaio 2011

Occorre di più

Non bastano le parole di circostanza pronunciate ogni anno, dal 2000 - da quando, con Legge, la Repubblica Italiana ha riconosciuto il 27 gennaio come “Giorno della Memoria” - per respingere l’orrore di una mattanza contro il genere umano per questioni di odio e di razza.
Non basta una data, un giorno, una circostanza per scollegare la storia contemporanea dall’odioso passato e per esorcizzare il pericolo di un nuovo tragico futuro.
La storia si ripete sempre, inesorabile come il destino di ognuno. Si ripete con la sua retorica e con i suoi lutti. Ritornano anche gli errori, le distrazioni, le tragedie, i tradimenti, le viltà collettive. La storia si ripete con le sue follie. Si ripete sempre, con o senza preavvisi.
La storia, però, è parte di tutti noi e si riflette, prima che nel sentimento, nelle nostre azioni e nelle nostre scelte. L’odio è sintesi d’istinto e di perversione. E’ una malevolenza irrazionale, sentimento spesso latente negli uomini. E, come per ogni attività fisica o intellettuale, anche l’odio si perfeziona con la sua pratica.
L’equilibrio dell’uomo, quando è offuscato dall’odio e dall’intolleranza, si ritorce contro la sua stessa specie e annulla d'un colpo tutte le conquiste di civiltà. Mai si deve abbassare la guardia!
Ogni anno si ripetono le stesse parole, si ricordano le stesse immagini, gli stessi racconti, si leggono le stesse poesie, con l’impegno condiviso di non consentire che crimini contro l’umanità, come l’Olocausto del popolo ebraico, abbiano più compimento.
Ma basta tutto questo? E’ sufficiente ogni anno ricordare e riscrivere gli stessi concetti? Possiamo pensare che la follia nazista sia stata solo una parentesi superata della storia dell’umanità? E’ giusto cancellare ciò che è accaduto come un’idea del passato e ritrovare i motivi di una stessa origine umana che supera gli steccati della razza, della religione e delle diverse culture?
Quando i sopravvissuti all’orrore non ci saranno più, quando la storia e la memoria si mescoleranno con altre storie e altre memorie, chi impedirà ai carnefici di passare per vittime e a quest’ultime di essere due volte massacrati?
Come non accorgersi dell’antisemitismo latente che è nella nostra cultura? Come non ricordare che non esiste solo la vigilia del 27 gennaio per assumere comportamenti che segnino le differenze tra chi ha memoria e chi ancora non riesce a liberarsi dalle ideologie?
Come non ricordarsi, ad esempio, che la memoria della Shoah non è solo rifiuto del nazifascismo, ma è anche quello di ogni ideologia che non riconosca l’individuo e la sua libertà di essere?
Il clima che si vive in Italia, ad esempio, ha del paradossale. C’è ancora chi prova a creare profili antropologici in base alle scelte. Anche la cultura prova a chiudersi, a escludere e ad imporre i principi assoluti.
Non basta solo una data per la memoria. Occorre di più!
Vito Schepisi

3 commenti:

dario ha detto...

posso farti una domanda senza alcun intento provocatorio?
Ma quando scrivesti che mussolini era ricco di umanità, cosa intendevi dire precisamente?

vito schepisi ha detto...

Non ho mai scritto che Mussolini sia stato "ricco" di umanità. Avrò scritto ciò che penso tutt'ora. Ovvero che nell'Italia fascista era presente una diversa umanità e che, a parte eccezioni, non c'è stata quella brutalità presente in altri realtà autoritarie governate da regimi non democratici ed illiberali.
Io non ho mai, e dico mai, avvalorato niente del fascismo, né per gli uomini e né per le strategie di governo. Ho sempre detto e pensato che le dittature, fasciste e comuniste siano in sostanza la stessa cosa: cambiano solo gli utili idioti che li sostengono.
Ma come è possibile paragonare per ferocia, negli uomini e nei modelli di governo, ad esempio, il fascismo ed il nazismo?
Come il fascismo italiano e lo stalinismo sovietico?
Sono passati 65 anni e la storia ha il dovere di trarre alcuni giudizi definitivi e condivisi che vadano oltre quelli sommari dei vincitori.
Alcuni storici onesti come Pansa lo stanno facendo. Anch'io liberale ed antifascista ho sentito e sento il dovere di farlo.
Questa è la spiegazione storica. Ma non posso non cogliere la tua provocazione...e proprio in riferimento ad un Post sull'Olocausto, per cui ritorno a dire che il tuo metodo è quello classico dei D'Avanzo, Santoro, Travaglio e compagnia trombettando ... quello dell'insinuazione.
Ma se credi di poter insinuare su di me ...ti sbagli di grosso .... sono stato sempre e coerentemente liberale sin da quando ho indossato i pantaloni lunghi ...una volta persino più intransigente, ma sempre composto e disponibile a capire e mai, invece, come fai tu propenso al pregiudizio.

dario ha detto...

io non voglio insinuare assolutamente nulla, sei tu che lo stai dicendo. Credo che se una persona mi risponde in un post ("mussolini aveva ben altra umanità" o qualcosa del genere), sia legittimo chiedere spiegazioni.
Nel merito,
conidivido quello che hai scritto ma fino a un certo punto.
E' vero che non c'è paragone tra il fascismo italiano e il nazismo-comunismo sovietico, ma credo che ciò sia dovuto anche alla differenza di mezzi. Insomma, noi eravamo un paesello in confronto all'urss e ancor più di fronte alla super potenza tedesca.
Ideologicamente però, non bisogna trascurare che il fascismo italiano è stato il prius dei fascismi mondiali, il punto di riferimento e mussolini è stato il maestro dei dittatori di destra. E' mussolini che ha inaugurato un'ideologia che vedeva lo stato sovrastare ( e quindi umiliare) l'individuo e porsi come un blocco monolitico connotato da una certa sacralità.
Che poi sia stato meno feroce degli altri credo che sia stato dovuto, MOLTO PROBABILMENTE, proprio al fatto che sia stato alla guida di un "paesello".
Insomma, ai fini di un giudizio storico, ciò non va sottaciuto.
Saluti.