Per il Presidente di Confindustria, non predisporsi strutturalmente ai segnali di crescita, limiterebbe le potenzialità d’assorbire occupazione, per recuperare le quote perse con la recessione, e penalizzerebbe la formazione di quelle risorse finanziarie da destinare alla spesa sociale.
Sulle riforme e sulle liberalizzazioni non si può dar torto alla Signora Marcegaglia, anche se non ci sembrava difficile arrivare alle stesse conclusioni senza il suo autorevole monito!
Per portare a compimento un virtuoso piano di riforme ci vorrebbe in Italia un quadro politico più sereno e la ricerca della più ampia condivisione politica. Ma l’oracolo confindustriale, da qualche tempo, fa più pensare che contribuisca a provocare più confusione, e che parli seguendo uno schema politico e che esterni nei momenti in cui la tensione nel Paese appare più vigorosa.
E’ in atto uno scontro politico che, per il suo tracimare in rivoli etici e giudiziari, non ha precedenti. Una parte della maggioranza parlamentare, con una rappresentanza molto inferiore alla sua esposizione mediatica e istituzionale, da alcuni mesi cavalca un ronzino che si è messo in testa una “idea meravigliosa”. E non è il parrucchino di Cesare Ragazzi! Il ronzino si ostina a credere di poter fare il cavallo da corsa e di vincere senza passare dal via. Deve aver pensato che, non avendo grandi qualità ideali, né grandi progetti politici, né tradizioni storiche e neanche doti carismatiche, di poter vincere ugualmente sfruttando il lavoro e il carisma degli altri. Forse è mal consigliato da spavaldi scudieri, di cui uno in particolare mostra d’avere la stessa pochezza di Sancio Panza, e che, anche per immagine, avvicina il suo padrone all’idea che si ha di Don Chisciotte della Mancia.
Il ronzino che, fuori dalla metafora, è Fini, Presidente della Camera con i (soli) voti di una maggioranza che oggi invece disconosce e che, contraddicendo tutte le consuetudini formali che caratterizzano gli incarichi istituzionali, oggi apertamente contrasta. Questi, incurante di trascinare il Paese nell’immobilismo, si è proposto di logorare il premier, ponendosi anche in discontinuità con le scelte programmatiche che assieme ai suoi seguaci ha preso con gli elettori.
E’ la seconda volta che la Marcegaglia, durante l’infuriare di una tempesta provocata da un’iniziativa giudiziaria, e che trova ringalluzziti vecchi e nuovi oppositori, dà calci agli stinchi del governo.
Il Paese è bombardato da notizie e teatrini tra l’indecente e la persecuzione giudiziaria. L’iniziativa della Procura di Milano, con l’impiego massiccio di tempo e risorse, è vista come l’ennesimo tentativo di mettere fuori gioco Silvio Berlusconi. La tv di stato diffonde moralismo a buon prezzo e coinvolge persone completamente estranee e altre che fanno le loro scelte di vita, senza per questo rendersi responsabili di reati.
Mentre, così, si fanno i processi mediatici, si muovono accuse senza una traccia di prova e si diffondono incredibili testimonianze di fantasiose mitomani, la signora di Confindustria non trova di meglio che sparare sull’esecutivo. “Sulla crescita - sostiene - il Paese tutto si deve concentrare: tornare a produrre benessere per le persone. Invece c’è una totale disattenzione. Si parla di tutto, ovviamente i temi di questi giorni, tranne che di questo. Ma questo è il tema che interessa ai lavoratori, ai cittadini, alle imprese”.
Si fa presto, però, a parlare di governo immobile, mentre si contribuisce a far salire il termometro delle polemiche. L’industria italiana è parte attiva della nostra politica economica. E se il treno della ripresa passa attraverso le riforme se la prenda con chi le ostacola. Le relazioni sindacali, ad esempio, dal nuovo modello contrattuale agli accordi in Fiat, hanno visto il governo impegnato, assieme alle parti sociali più moderate, per un diverso modo di risolvere i conflitti sindacali, senza alterare il sistema delle garanzie. Ed anche le mutate condizioni dei mercati, hanno visto il governo lavorare per richiamare l’attenzione di tutte le parti sociali sul pericolo che si riflettano in modo traumatico sull’occupazione e sui lavoratori. Il governo c’era, e si è fatto sentire, anzi è stato anche accusato di esserci.
Vito Schepisi
1 commento:
Non solo in Politica non esiste la riconoscenza, fa proprio parte della natura dell'uomo!
[NB: Nel layout è troppo il contrasto tra lo sfondo blu scuro con una grafica non proprio chiara - rende la lettura faticosa - se lo risolvi credo che avrai più lettori]
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