15 settembre 2010

Se tagliassimo ...


Se tagliassimo del 20% le spese degli enti locali, dalle comunità montane alle Regioni, ed eliminassimo le province, lasciando solo, ad esempio, quelle delle città costituite come aree metropolitane, con gli organismi rappresentativi composti da amministratori dei comuni che ne fanno parte e senza assessorati e complesse organizzazioni burocratiche?
E se tagliassimo i consigli d’amministrazione di tutte le municipalizzate, di tutti gli enti statali e parastatali, di tutte le asl, di tutti gli enti di Stato, sostituendoli con organismi più snelli ma soprattutto con i giusti compensi, tali da non recare offesa all’impegno di altri che, a parità di titoli, di professionalità e di tempo impiegato, guadagnano enormemente di meno?
E se ancora tagliassimo i tanti privilegi di tante categorie di lavoratori, gli automatismi di carriera, le tante nomine a dirigenti e le tante promozioni a fine carriera per alzare la pensione, Presidenti di Corte Costituzionale compresi, e tagliassimo un po’ di quella mentalità di usare lo stato come una variante della cassa integrazione guadagni, ovvero come un grande ammortizzatore sociale che trasforma il nobile principio del diritto al lavoro in un meno nobile diritto al salario?
E se pensassimo che la politica sia un diritto di tutti, ma che va esercitato da chi voglia porre il proprio impegno al servizio della comunità, ricevendone un compenso adeguato e tale da ricoprire i costi del suo esercizio, e da consentire, altresì, un tenore di vita dignitoso con un sistema di continuità nell’erogazione dei contributi sociali, tali da non procurare un danno economico alla maturazione, come per tutti i lavoratori ed i liberi professionisti, delle prestazioni previdenziali? E naturalmente abolendo le buonuscite ed i vitalizi?
Se insomma fossimo anche rimasti scandalizzati dinanzi alla notizia di un ex detenuto in attesa di giudizio, già Vice Presidente della Regione Puglia, arrestato qualche mese fa perché accusato di una storia di soldi e favori a luci rosse, ricevuti in cambio di appalti e forniture nella sanità pugliese, ed ora a piede libero in attesa del processo penale, che percepisce da subito e prima dell’età pensionabile un assegno mensile di 10.000 euro lordi, e che ha incassato, con un mandato di pagamento del 25 agosto 2010, firmato dal dirigente del Servizio Amministrazione e risorse umane della regione Puglia, una buonuscita di circa 400.000 lorde, pari ad un anno intero di stipendio, indennità comprese, per ogni legislatura fatta, che nel caso del dalemiano Frisullo sono state tre, e che è come lavorare (si fa per dire) per cinque anni ed essere pagati per sei ( come un Tfr pari al 20% per ogni anno)?
E se, infine, i cittadini italiani, magari chiamati ad esprimersi con un apposito referendum abrogativo, proibissero l’utilizzo di fondi pubblici per sponsorizzazioni di manifestazioni canore, sportive e teatrali? E se fosse interdetto alle amministrazioni locali di aprire sedi di rappresentanza all’estero ed in Italia, in regioni e comuni diversi da quelli amministrati? E se le macchine blu di ministri e amministratori fossero dotate di una scatola nera in cui venissero indicati tutti i tragitti effettuati e fossero controllati attraverso un registro degli impegni amministrativi e di rappresentanza degli aventi diritto? E se fosse proibito ricorrere a consulenze esterne in ministeri, enti pubblici e Comuni, regioni e province laddove esistono all’interno delle strutture appositi uffici con tanto di dirigenti e di personale pagati per assolvere questa funzione? E se fosse proibito ai ministri, ai manager di enti, ai Presidenti di Regione di far assumere personale al seguito per mansioni di consulenza, ufficio stampa e segreteria? E se tagliassimo almeno del 10%, ma anche di più, il personale degli enti pubblici e dei ministeri adottando il criterio dello sfoltimento progressivo ricavato dal pensionamento non reintegrato? E se tagliassimo i permessi sindacali e ponessimo le parti sociali dinanzi alla responsabilità civile per le azioni di protesta che travalicano il giusto principio del diritto di sciopero e della legittimità degli strumenti e della forma della protesta?
E se agli evasori fiscali sorpresi a non pagare le tasse su redditi accertati superiori a 20.000 euro l’anno, ad esempio, pari grosso modo alla paga lorda di un lavoratore di fascia bassa, ci fosse la denuncia penale d’ufficio, oltre a pesanti sanzioni amministrative?
Se tutto questo fosse possibile farlo in pochi anni, non potremmo pensare di ritagliare per l’Italia un suo futuro migliore per tutti e di poter far fronte alle carenze sociali e strutturali che ci affliggono e lenire le ansie nel stare, nei tempi delle congiunture economiche e delle crisi dei mercati, con il fiato sospeso a sperare che una ventata speculativa non ci travolga?
Vito Schepisi

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