23 aprile 2010

Perchè il Premier va difeso

Quando le calunnie girano con insistenza, saranno pur farlocche, ma qualcosa rimane. E’ questo il metodo con cui da 16 anni la sinistra vorrebbe far passare l’idea che in Italia ci sia una parte sana del Paese, che naturalmente è tutta al loro interno, ed un’altra invece meno affidabile, per lo più corrotta, tollerante verso la criminalità organizzata, pronta a legiferare per proprio uso e consumo, insofferente verso altri poteri, arrogante e persino puttaniera.
La storiella della superiorità morale della sinistra e, di contro, della preoccupazione sociale che creano i governi di centrodestra stenta a rientrare. E questo anche se i fatti dicono cose diverse: anche se persino le leggi sono applicate per alcuni, mentre sono interpretate per altri; anche se la cronaca giudiziaria individua, in misura ben più ampia, responsabilità penalmente rilevanti a sinistra; anche se le città, le provincie e le regioni governate da maggioranze di sinistra costituiscono esempi di cattiva gestione; anche se, quando ha governato la sinistra, il Paese ha mostrato grandi sofferenze.
A propagare l’idea contribuiscono in tanti. C’è da dire che almeno in questo a sinistra ci sanno fare.
C’è una battente informazione televisiva nei programmi di approfondimento che privilegia l’allestimento di grandi e suggestivi palchi di recita. L’articolazione di una regia ben studiata diffonde informazioni inquietanti e deforma spesso la realtà: fa transitare notizie parziali che s’accompagnano a testimonianze o fatti di grande presa; tende ad ignorare, invece, ora il contesto ben più ampio delle circostanze citate, ora i diritti della difesa delle persone coinvolte; toglie la parola a chi fa una diversa ricostruzione dei fatti; provoca la rissa che impedisce di ragionare; fa, infine, intervenire la satira che trasforma tutto in quattro risate. La satira è l’ornamento, come la ciliegina sulla torta, ed ha il vantaggio che non consente repliche, non ha un contraltare ed alimenta lo scherno. Nelle sceneggiature si materializzano a volte anche alcuni solisti, un po’ come Paganini, refrattari ai contraddittori ed alle repliche.
Accanto all’informazione televisiva, c’è la stragrande maggioranza della carta stampata. Quotidiani e riviste che, con toni diversi, si fanno strumento e megafono di persistenti aggressioni mediatiche, che analizzano ed amplificano ogni vicenda sul premier e sulla sua famiglia, anche se di natura privata, anche se priva di spessore politico. Prevalgono campagne di stampa in cui si antepongono alla denuncia, le questioni morbose; campagne che, anche a dispetto dell’informazione, ripropongono ossessivamente per mesi domande formulate come atti d’accusa, e che fanno passare per scoop le foto che riprendono l’interno delle residenze e le relazioni private di Berlusconi e dei suoi ospiti, condite da insinuazioni e da gossip.
Alla carta stampata si aggiunge la faziosa parzialità del sindacato unico dei giornalisti, la Fnsi, che ha montato, senza vergogna, una manifestazione per la libertà di stampa in Italia, dopo che il Cavaliere aveva citato in giudizio alcuni giornali che da mesi conducevano una campagna di stampa offensiva e denigratoria.
Anche l’ordine dei giornalisti che chiude gli occhi sulle tante cadute di stile e sulle tante violazioni della deontologia professionale, e li spalanca, invece, in modo esagerato, per sanzionare il Direttore del Giornale, Feltri, reo di aver pubblicato una notizia, prima tenuta nascosta, sull’ex Direttore dell’Avvenire Boffo, scambiando, per informativa della polizia, una informativa arrivata da ambienti riservati che non modificava assolutamente la sostanza dei fatti.
E poi via da là, con la magistratura che spulcia ossessivamente i bilanci e che analizza ogni vicenda pubblica e privata del Berlusconi imprenditore, di quello politico e di quello privato cittadino. La magistratura che origlia e che iscrive sul registro degli indagati il Capo del governo, anche per frasi confidenziali e pensieri ad alta voce, come accade nei regimi totalitari, dove si condannano le opinioni e i pensieri.
Quando si ricercano reati nelle frasi pronunciate al telefono in conversazioni tra amici, conoscenti, giornalisti e collaboratori e, in assenza di ogni sostanza penale, quando si fanno trapelare alla stampa le intercettazioni private, violando il diritto alla riservatezza, e quando su queste intercettazioni si montano teoremi di ipotetici reati, si sprofonda in un regime giustizialista e si fomentano pericolosi pensieri violenti e forcaioli.
Intercettare le comunicazioni di un membro del Parlamento è anche un reato!
Una magistratura che con in testa il suo organo supremo, il Csm, invade il campo della politica, rivendica la sua legittimità nell’entrare nel merito del potere legislativo del Parlamento, per criticare il contenuto delle leggi, emette comunicati di chiaro riferimento politico, si pone come oppositore del Governo e pretende, persino, di sindacare sul potere del Ministro della Giustizia di inviare gli ispettori in quelle Procure dove si verificano episodi che si prestano ad interpretazioni poco trasparenti.
La Magistratura che nel complesso mette i riflettori sui processi di mafia in cui nella gestione dei pentiti emergono riferimenti al Presidente del Consiglio che, generici e privi di riscontri, nonché privi di movente, ritenuti poi inattendibili, richiamano un attento osservatorio mediatico internazionale con il quale si compromette sia la reputazione del leader che legittimamente, con il consenso degli elettori, governa, sia la reputazione stessa del Paese.
Ma tutto diventa ancora più difficile, se poi ci mettono di loro anche alcuni protagonisti del centrodestra che provano a demolire il carisma del Cavaliere, per lanciare il loro cavallo di razza, imbalsamato, per sua scelta, in una rilevante carica istituzionale. Un Presidente della Camera che si mostra irrequieto e preoccupato per la grande prova di competenza, abilità, credibilità ed autorevolezza con cui alcuni ministri di questo Governo hanno occupato la scena italiana, europea e mondiale, preoccupato che oscuri le sue ambizioni.
L’ex leader del Msi, sdoganato da Berlusconi, ha superato ostacoli che sembravano insormontabili, passando da una sorta di patto ad excludendum, che si era stabilito con l’arco costituzionale della prima repubblica, a fare prima il vice Presidente del Consiglio, poi il Ministro degli Esteri ed infine il Presidente della Camera dei Deputati. Un percorso politico esaltante e lo sarebbe ancora di più se focalizzasse il suo esclusivo impegno verso il Paese, lasciando al futuro il proprio destino di uomo di Stato.
Ma un leader carismatico, uno statista, colui che guida la maggioranza che si propone di varare dopo anni di tentativi falliti, dal 1983 della Prima Bicamerale presieduta dal Liberale Aldo Bozzi, le riforme istituzionali e le grandi riforme della Giustizia e del fisco, va difeso senza se e senza ma. Non si possono privilegiare le aspettative di singoli rispetto all’obiettivo storico che si vuole raggiungere. Non si può inoltre consentire che in tv uomini di questa maggioranza facciano il tiro al bersaglio sulla propria parte politica e facciano il verso, invece, a coloro che vorrebbero abbatterla.

Vito Schepisi

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