Sembrerebbe banale, ma ogni cosa spesso lo è. I comportamenti dei protagonisti, invece, sono di solito complessi, spesso influenzati dai rispettivi interessi. La recessione è un fenomeno economico ordinario, nel senso che è ciclico, ma diventa preoccupante quando la sua componente principale è di natura psicologica ed, in particolare, quando su questa natura incorrono disinformazione e speculazioni.
Recessione significa letteralmente tornare indietro. In economia il fenomeno è collegato all’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL): si è in recessione, quando questo indice è di segno negativo. In teoria, se per due trimestri consecutivi il Pil fa registrare un andamento regressivo, rispetto al periodo precedente, si parla di una fase economica recessiva.
I governi, normalmente, adottano misure di contenimento delle fasi cicliche acute dell’economia, sia per le politiche d’espansione, sia per quelle recessive. Lo fanno attraverso la politica monetaria, adottando misure che favoriscono rispettivamente la restrizione, ovvero l’allargamento del credito.
Una fase d’espansione troppo veloce fa intervenire la Bce con l’aumento del costo del denaro, con lo scopo di contenere la circolazione monetaria e per deflazionare i consumi, mentre una fase depressa fa diminuire il costo del denaro con lo scopo di ottenere l’esatto contrario. Nella fase attuale è utile favorire il ricorso al credito e quindi agli investimenti e dar stimolo ai consumi.
In teoria è tutto così banale da sembrare persino troppo facile. Nella pratica, però è differente perché intervengono fattori diversi, ed il primo è la fiducia dei consumatori.
Se nella democrazia istituzionale si dice che il popolo è sovrano, nella democrazia economica possiamo dire che è il consumatore ad essere sovrano.
Recessione significa letteralmente tornare indietro. In economia il fenomeno è collegato all’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL): si è in recessione, quando questo indice è di segno negativo. In teoria, se per due trimestri consecutivi il Pil fa registrare un andamento regressivo, rispetto al periodo precedente, si parla di una fase economica recessiva.
I governi, normalmente, adottano misure di contenimento delle fasi cicliche acute dell’economia, sia per le politiche d’espansione, sia per quelle recessive. Lo fanno attraverso la politica monetaria, adottando misure che favoriscono rispettivamente la restrizione, ovvero l’allargamento del credito.
Una fase d’espansione troppo veloce fa intervenire la Bce con l’aumento del costo del denaro, con lo scopo di contenere la circolazione monetaria e per deflazionare i consumi, mentre una fase depressa fa diminuire il costo del denaro con lo scopo di ottenere l’esatto contrario. Nella fase attuale è utile favorire il ricorso al credito e quindi agli investimenti e dar stimolo ai consumi.
In teoria è tutto così banale da sembrare persino troppo facile. Nella pratica, però è differente perché intervengono fattori diversi, ed il primo è la fiducia dei consumatori.
Se nella democrazia istituzionale si dice che il popolo è sovrano, nella democrazia economica possiamo dire che è il consumatore ad essere sovrano.
Dal popolo consumatore parte sia l’involuzione perversa dei fenomeni della crisi e sia la sua naturale risoluzione. Sappiamo, infatti, che nella fase economica attuale, la soluzione passa soprattutto attraverso la ripresa dei consumi.
La Bce ha portato il denaro al costo più basso della sua storia, all’1,50%: l’indirizzo della Banca centrale europea, nel prendere atto del “grave rallentamento” dell’attività economica in Europa, è stato quello di favorire il ricorso al credito per dar impulso agli investimenti. La recessione, infatti, si sconfigge percorrendo il binario parallelo degli aumenti degli investimenti e dei consumi.
Il Ministro dell’economia italiano ha introdotto la possibilità per le banche, per ricapitalizzarsi e rafforzare la propria struttura patrimoniale, di emettere obbligazioni atipiche, adatte solo agli investitori istituzionale, note come i Tremonti-Bond. Questi sofisticati strumenti non servono per finanziare le banche in difficoltà, ma per favorire la loro politica creditizia. Il Governo stima un flusso di finanziamenti, tra quelli della Banca degli Investimenti Europea e l’effetto moltiplicatore di questi strumenti di atipica patrimonializzazione bancaria, pari a circa 170 miliardi di Euro. E’ una cifra enorme che, se fosse in buona parte messa in circolazione per la ripresa del ciclo produttivo, risolverebbe da sola i problemi dell’occupazione ed il ricorso ai consumi.
L’altro versante con cui il governo sta cercando di dare impulso alla ripresa è quello delle grandi opere pubbliche. Sono in gran parte progetti che intervengono su trasporti e viabilità, ma anche sulla sicurezza e sullo sviluppo delle aree urbane, opere di cui il Paese avvertiva da anni il bisogno, anche da quando non si parlava di recessione. L’apertura dei cantieri produrrà effetti economici benefici in questa crisi, perché incideranno positivamente sull’occupazione e sui consumi.
Gli investimenti sulle opere pubbliche saranno un sostegno all’impresa, recheranno benefici all’efficienza strutturale della penisola, accorceranno le distanze tra nord e sud, rappresenteranno un’opportunità per le potenzialità economiche delle diverse aree della Penisola, offriranno infine un’opportunità di sviluppo alla vocazione turistica del mezzogiorno.
Il provvedimento più importante per il Paese, però, è la fiducia dei consumatori. Le opportunità sono tante ed i prezzi sono fermi, se non in flessione. E’ necessario ritornare con saggezza a fare le proprie scelte, ad avere fiducia, a sostenere il Paese. E’da respingere, invece, la sfiducia diffusa da chi tenta di sfruttare la crisi per ricavarne rivincite politiche. Per chi si oppone all’Italia, si deve auspicare una pronta ripresa della fiducia, per dimostrare che il consumatore è sovrano.
La Bce ha portato il denaro al costo più basso della sua storia, all’1,50%: l’indirizzo della Banca centrale europea, nel prendere atto del “grave rallentamento” dell’attività economica in Europa, è stato quello di favorire il ricorso al credito per dar impulso agli investimenti. La recessione, infatti, si sconfigge percorrendo il binario parallelo degli aumenti degli investimenti e dei consumi.
Il Ministro dell’economia italiano ha introdotto la possibilità per le banche, per ricapitalizzarsi e rafforzare la propria struttura patrimoniale, di emettere obbligazioni atipiche, adatte solo agli investitori istituzionale, note come i Tremonti-Bond. Questi sofisticati strumenti non servono per finanziare le banche in difficoltà, ma per favorire la loro politica creditizia. Il Governo stima un flusso di finanziamenti, tra quelli della Banca degli Investimenti Europea e l’effetto moltiplicatore di questi strumenti di atipica patrimonializzazione bancaria, pari a circa 170 miliardi di Euro. E’ una cifra enorme che, se fosse in buona parte messa in circolazione per la ripresa del ciclo produttivo, risolverebbe da sola i problemi dell’occupazione ed il ricorso ai consumi.
L’altro versante con cui il governo sta cercando di dare impulso alla ripresa è quello delle grandi opere pubbliche. Sono in gran parte progetti che intervengono su trasporti e viabilità, ma anche sulla sicurezza e sullo sviluppo delle aree urbane, opere di cui il Paese avvertiva da anni il bisogno, anche da quando non si parlava di recessione. L’apertura dei cantieri produrrà effetti economici benefici in questa crisi, perché incideranno positivamente sull’occupazione e sui consumi.
Gli investimenti sulle opere pubbliche saranno un sostegno all’impresa, recheranno benefici all’efficienza strutturale della penisola, accorceranno le distanze tra nord e sud, rappresenteranno un’opportunità per le potenzialità economiche delle diverse aree della Penisola, offriranno infine un’opportunità di sviluppo alla vocazione turistica del mezzogiorno.
Il provvedimento più importante per il Paese, però, è la fiducia dei consumatori. Le opportunità sono tante ed i prezzi sono fermi, se non in flessione. E’ necessario ritornare con saggezza a fare le proprie scelte, ad avere fiducia, a sostenere il Paese. E’da respingere, invece, la sfiducia diffusa da chi tenta di sfruttare la crisi per ricavarne rivincite politiche. Per chi si oppone all’Italia, si deve auspicare una pronta ripresa della fiducia, per dimostrare che il consumatore è sovrano.
Vito Schepisi
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