Ci sarebbe da non crederci. Un PM di Milano rivolge apprezzamenti pesanti contro il Premier in carica, ed il suo predecessore Prodi, per aver posto il segreto di stato su questioni di interesse nazionale che si intrecciavano con le indagine sul rapimento, da parte di agenti dell’intelligence statunitense, dell’egiziano Abu Omar, Imam di Milano, indagato per terrorismo.
“Gli ultimi due presidenti del Consiglio hanno utilizzato in modo strumentale il segreto di Stato per impedire all'autorità giudiziaria l'accertamento della verità" è quanto ha sostenuto il PM Armando Spataro. La dichiarazione è grave per la forma ed anche per il luogo in cui è stata formulata. E’ avvenuta, infatti, nell’aula del tribunale, durante l’udienza fissata per decidere sull’istanza, presentata dai difensori di un agente dei servizi, di annullamento delle testimonianze sottoposte al segreto, di rinvio del processo a data successiva a quella in cui la Corte Costituzionale deciderà sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, a suo tempo sollevato da Prodi, ed in subordine di proscioglimento dell’imputato. Il Giudice ha poi deciso di sospendere il processo fino al 18 marzo prossimo, in attesa della pronuncia della Consulta sul conflitto di attribuzione ravvisato.
Per il PM Spataro, sia Prodi che Berlusconi avrebbero fatto “un uso del segreto di Stato che ostacola la giustizia e l'accertamento della verità”, trasformando il conflitto giuridico citato, in gravi accuse sull’esercizio delle funzioni di Capo del Governo. Viene da chiedersi se le garanzie, sempre sbandierate dai magistrati, in difesa della loro dignità e della loro funzione giurisdizionale, trovino, anche per questo caso, nel Consiglio Superiore della Magistratura, l’attenzione richiesta per riportare alla cautela ed al rispetto per le istituzioni e per le funzioni dello Stato gli atti e le parole dei magistrati. Gli atti pubblici assumono valenza di liceità e devono, pertanto, essere valutati per responsabilità e per prudenza, e ricondotti al rispetto del sistema della democrazia.
Si ha l’impressione, invece, d’essere dinanzi ad un uso improprio della funzione requirente. La giustizia in democrazia regola di norma i comportamenti pubblici e privati, per ricondurli ai principi sanciti dai codici che stabiliscono gli equilibri tra i diritti ed i doveri di tutti.
La funzione giurisdizionale contiene, però, dei limiti che attengono alla sicurezza dello Stato ed alla conseguente tutela del cittadino. Sono limiti posti per scoraggiare l’uso improprio della legge: perché questa, in sostanza, non finisca per tutelare coloro che minano la sicurezza nazionale, limitando così di fatto la difesa di inermi cittadini dinanzi al pericolo del terrorismo. Per il diritto alla sicurezza lo Stato ha il dovere di prevenire le azioni di coloro che col terrore vogliano minare la fiducia nelle istituzioni e destabilizzare il Paese. Per queste funzioni, delicate e particolari, ma fondamentali e necessarie, agiscono i servizi segreti cautelati per l’appunto dal segreto di stato.
Le attività dei servizi sono in relazione a circostanze in cui i rapporti con uomini e paesi non vengono affrontati né in via riservata, tra le diplomazie, e né in rapporti diretti tra i governi dei paesi interessati. Attengono soprattutto alla creazione di una rete informativa sulle questioni di sicurezza nazionale, utili a prevenire attentati, trame ed atti contro uomini e beni nel nostro Paese.
La segretezza viene resa necessaria dall’interesse nazionale e non dal capriccio o dall’interesse personale di alcuni. Anche i limiti della legalità eventualmente violata nel merito è direttamente proporzionale alla pericolosità dei soggetti coinvolti ed alle circostanze ravvisate.
Il controllo delle finalità dei servizi è lasciato di norma alla responsabilità degli uomini indicati dai governi ed ad un Comitato di controllo che per prassi è presieduto da un rappresentante dell’opposizione per garantire l’uso democratico e non politico degli interventi.
Le notizie di cronaca sulle intercettazioni a Milano di fanatici fondamentalisti che progettavano attentati appartiene, ad esempio, ad un’azione di prevenzione quantomai necessaria e tempestiva. Sarebbe, invece, un bel danno se in nome del protagonismo giudiziario, ora di questo, ora di quel magistrato, venisse meno la fiducia nell’azione informativa e preventiva della nostra “intelligence”.
“Gli ultimi due presidenti del Consiglio hanno utilizzato in modo strumentale il segreto di Stato per impedire all'autorità giudiziaria l'accertamento della verità" è quanto ha sostenuto il PM Armando Spataro. La dichiarazione è grave per la forma ed anche per il luogo in cui è stata formulata. E’ avvenuta, infatti, nell’aula del tribunale, durante l’udienza fissata per decidere sull’istanza, presentata dai difensori di un agente dei servizi, di annullamento delle testimonianze sottoposte al segreto, di rinvio del processo a data successiva a quella in cui la Corte Costituzionale deciderà sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, a suo tempo sollevato da Prodi, ed in subordine di proscioglimento dell’imputato. Il Giudice ha poi deciso di sospendere il processo fino al 18 marzo prossimo, in attesa della pronuncia della Consulta sul conflitto di attribuzione ravvisato.
Per il PM Spataro, sia Prodi che Berlusconi avrebbero fatto “un uso del segreto di Stato che ostacola la giustizia e l'accertamento della verità”, trasformando il conflitto giuridico citato, in gravi accuse sull’esercizio delle funzioni di Capo del Governo. Viene da chiedersi se le garanzie, sempre sbandierate dai magistrati, in difesa della loro dignità e della loro funzione giurisdizionale, trovino, anche per questo caso, nel Consiglio Superiore della Magistratura, l’attenzione richiesta per riportare alla cautela ed al rispetto per le istituzioni e per le funzioni dello Stato gli atti e le parole dei magistrati. Gli atti pubblici assumono valenza di liceità e devono, pertanto, essere valutati per responsabilità e per prudenza, e ricondotti al rispetto del sistema della democrazia.
Si ha l’impressione, invece, d’essere dinanzi ad un uso improprio della funzione requirente. La giustizia in democrazia regola di norma i comportamenti pubblici e privati, per ricondurli ai principi sanciti dai codici che stabiliscono gli equilibri tra i diritti ed i doveri di tutti.
La funzione giurisdizionale contiene, però, dei limiti che attengono alla sicurezza dello Stato ed alla conseguente tutela del cittadino. Sono limiti posti per scoraggiare l’uso improprio della legge: perché questa, in sostanza, non finisca per tutelare coloro che minano la sicurezza nazionale, limitando così di fatto la difesa di inermi cittadini dinanzi al pericolo del terrorismo. Per il diritto alla sicurezza lo Stato ha il dovere di prevenire le azioni di coloro che col terrore vogliano minare la fiducia nelle istituzioni e destabilizzare il Paese. Per queste funzioni, delicate e particolari, ma fondamentali e necessarie, agiscono i servizi segreti cautelati per l’appunto dal segreto di stato.
Le attività dei servizi sono in relazione a circostanze in cui i rapporti con uomini e paesi non vengono affrontati né in via riservata, tra le diplomazie, e né in rapporti diretti tra i governi dei paesi interessati. Attengono soprattutto alla creazione di una rete informativa sulle questioni di sicurezza nazionale, utili a prevenire attentati, trame ed atti contro uomini e beni nel nostro Paese.
La segretezza viene resa necessaria dall’interesse nazionale e non dal capriccio o dall’interesse personale di alcuni. Anche i limiti della legalità eventualmente violata nel merito è direttamente proporzionale alla pericolosità dei soggetti coinvolti ed alle circostanze ravvisate.
Il controllo delle finalità dei servizi è lasciato di norma alla responsabilità degli uomini indicati dai governi ed ad un Comitato di controllo che per prassi è presieduto da un rappresentante dell’opposizione per garantire l’uso democratico e non politico degli interventi.
Le notizie di cronaca sulle intercettazioni a Milano di fanatici fondamentalisti che progettavano attentati appartiene, ad esempio, ad un’azione di prevenzione quantomai necessaria e tempestiva. Sarebbe, invece, un bel danno se in nome del protagonismo giudiziario, ora di questo, ora di quel magistrato, venisse meno la fiducia nell’azione informativa e preventiva della nostra “intelligence”.
Vito Schepisi su l' Occidentale
4 commenti:
Caro Vito.
Sono assolutamente d'accordo con te!
Certi magistrati sono la rovina dell'Italia perché in nome della loro arrogante mania di protagonismo sarebbero disposti a mettere a rischio la sicurezza del nostro Paese o a destabilizzarlo!
Questi magistrati sono eversivi...altro che TUTORI DELLA LEGGE!
Di Pietro ha fatto scuola a questi magistrati!
Cordiali saluti.
Di Pietro ha fatto scuola? No Antonio non sono d'accordo...il personaggio ha solo cavalcato con furbizia l'onda del pregiudizio ignorante. Di Pietro avrebbe bisogno lui d'andare a scuola ed imparare prima di tutto ad essere un uomo civile, oltre che la grammatica e l'educazione. E' il classico "utile idiota" che si è accorto di poter continuare a camminare da solo non avendo nulla da perdere e tutto da guadagnare. Ciao! Vito
Caro Vito.
Lo so anch'io che Di Pietro dovrebbe andare a scuola!
E' incivile e non sa nemmeno l'italiano.
Non metto in dubbio nemmeno il fatto che segli ia il classico "utile idiota" che non ha nulla da perdere ma solo da guadagnare e che si è accorto che di poter camminare da solo così come non metto in dubbio il fatto che sia stato abile a cavalcare il pregiudizio ignorante.
Con l'epressione "fare scuola" intendevo dire che egli è stato preso come modello da altri demagoghi come lui.
Cordiali saluti.
Ciao Antonio..avevo capito benissimo il tuo punto di vista....ho voluto, invece, prendere spunto dal "fare scuola" per poter parlare, come merita, del personaggio Di pietro. Hai ragione, invece, è un vero demagogo da cui altri come lui hanno tratto insegnamento. Ciao! Vito
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