Da quando si è prospettata la candidatura di Veltroni alla guida del Partito Democratico tutti i quotidiani italiani hanno in prima pagina almeno una spalla sul Sindaco di Roma. Se ci fosse una classifica ponderata tra il peso della notizia e l’evidenza datane potremmo stabilire che quest’ultima sia inversamente proporzionale allo spessore politico dell’episodio.
I partiti politici hanno un naturale percorso dialettico di idee, programmi e uomini. Periodicamente celebrano i loro congressi dove sulla relazione del leader uscente, che sintetizza l’attività svolta e le strategie future, si sviluppa un articolato dibattito. Gli interventi e le mozioni offrono un ventaglio piuttosto ampio di ispirazioni, candidature, programmi, linee e posizioni assunte, e di percorsi politici proposti. La sintesi di un congresso è poi rappresentata dalle convergenze in maggioranze di più posizioni afferenti le tesi esposte, tutte rappresentative delle correnti di pensiero interne al soggetto politico. La notizia assume così spessore da prima pagina per tutta la durata del Congresso.
Nel caso di Veltroni invece è da oltre quindici giorni che i maggiori quotidiani italiani ci offrono piatti di minestre riscaldate di una pietanza senza sostanza. Non esiste una strategia chiara, non un progetto politico che vada oltre i disegni dei singoli, non una base di convergenze ideali. Solo una serie di luoghi comuni, esposti con enfasi a Torino, che hanno riscosso consensi e dissensi fuori e dentro la sinistra e tra le rappresentanze sociali. Più un’operazione di marketing anziché l’anima di un’ispirazione rivolta alla semplificazione della lotta ideale in cui etica, società e civiltà assumono dimensioni di scelte politiche. Gli interventi successivi di Veltroni sono solo un festival dell’ovvio. Si pongono in sintonia con le più pressanti richieste degli italiani: riduzione della pressione fiscale, lotta all’evasione e sicurezza. Nessuno spiega, però, quanto sia poco credibile un candidato del centrosinistra che per compiacere gli elettori sia costretto a ricorrere ad argomenti già ampiamente avanzati dal centrodestra.
Per il Partito Democratico non si è svolto un Congresso costituente e neanche si ha in proposito di svolgerlo, almeno per ora. Sono stati cooptati 45 “saggi”, calcolati con il bilancino del peggior manuale Cencelli, e si è cooptato un leader su cui far convergere l’attenzione della sinistra in gravi difficoltà per le cattive prestazioni del Governo di Prodi. Si è persino voluto affiancare a Veltroni il compagno di percorso, espressione dell’altra componente del Partito Democratico, il capogruppo della Margherita alla Camera Franceschini. Ora si pensa di contrapporre, sempre con operazioni di vertice, un’altra coppia (forse Bersani-Letta) perché appaia una sfida vera e si possa dar l’impressione alla base della sinistra di fare quella scelta che gli apparati hanno già fatto.
L’oligarchia del PD ha constatato che non era possibile cambiare il percorso del Governo per la paralizzante pressione della sinistra alternativa ed ha pensato di cambiare l’uomo di riferimento: il candidato alla guida. La sinistra è come una macchina che non cammina, per una serie di avarie al motore, a cui per farla sembrare più presentabile si ritocca la carrozzeria, dandone un aspetto diverso, col risultato che le avarie al motore restano e la macchina continua a non camminare ed il problema resta sempre irrisolto. Se il corso del fiume è in magra e le acque non sono sufficienti ad irrigare i terreni non si ricorre a cambiare il nome del fiume col risultato che le acque restano sempre scarse e le questioni rimangono.
La sinistra, in Italia come in Europa, è in crisi non per gli uomini che la rappresentano, anche se in Italia persino per questi, ma è in crisi per il vuoto di idee che riesce ad esprimere. Non basta solo stringersi quando si odia e ci si schiera contro qualcosa o qualcuno. Il problema non è solo Prodi che comunque riesce soltanto a far danni e dividere. La sinistra ha difficoltà nel ritrovarsi in un contesto dove liberismo economico, mercato, diffusione e pluralismo dell'informazione, pragmatismo aziendale, velocità delle decisioni, si scontrano contro barriere ideologiche, protezionismo, dirigismo, concentrazioni e soppressione delle fonti di informazione, rigidità aziendale, lungaggini e concezioni di forme di Stato pesanti ed obsolete.
C'è poi in Italia una sinistra alternativa, diversa dalla sinistra tradizionale europea, che è forte del 15% se non oltre degli elettori. Se la sinistra intera vince(?), come nel 2006 sull'onda di difficoltà economiche mondiali, allargate a dismisura e condite di sonore bugie, con 11 partiti e con almeno due concezioni diverse della società non ha la concordia per governare. Trova solo l’accordo per spartirsi il bottino moltiplicando i posti ed i costi.
Sono dunque deprovevoli le genuflessioni di gran parte delle testate giornalistiche che si sperticano in elogi senza porre attenzione ad alcuna analisi politica sul nascente partito e sugli uomini "cooptati" per governarlo. L’informazione che si ferma agli atti di fede, e che non si spinge a sollecitare la sostanza dei fatti e delle posizioni politiche, è un’informazione che disattende al suo scopo. Si vorrebbe sapere, ad esempio, in cosa Veltroni sarebbe diverso da Prodi.
Per fare da cassa di risonanza alle scelte dei gruppi politici ed agli uomini che li rappresentano ci sono già i fogli di partito, persino finanziati dai cittadini. Dalla stampa libera ci si aspetta qualcosa di diverso e non l’omologazione del verticismo e delle soluzioni di finta democrazia.
Nasce proprio male il Partito Democratico!
Nessuno ha sollevato problemi quando la stampa italiana nella passata legislatura ha criticato duramente la maggioranza di centrodestra ed il Governo di Silvio Berlusconi, anche quando le critiche erano solo la eco di strumentalizzazioni dell’opposizione di allora, che aveva una sviluppata abitudine a gridare allo scandalo ed ad individuare dietrologie su tutte le iniziative del Governo. Perché la stampa non fa altrettanto ora dinanzi all’inconcludenza di questo governo ed alla nascita di questo Partito Democratico tra illusioni e finzioni?
Senza fatti nuovi, senza una riga su cose concrete, resta solo una messianica attesa di icone salvifiche. La sinistra italiana si prepara al 14 ottobre per l’incoronazione del “messia” Veltroni: quasi un pellegrinaggio a Lourdes.
Vito Schepisi
http://blog.libero.it/vitoschepisi/
http://illiberopensiero.go.ilcannocchiale.it/
I partiti politici hanno un naturale percorso dialettico di idee, programmi e uomini. Periodicamente celebrano i loro congressi dove sulla relazione del leader uscente, che sintetizza l’attività svolta e le strategie future, si sviluppa un articolato dibattito. Gli interventi e le mozioni offrono un ventaglio piuttosto ampio di ispirazioni, candidature, programmi, linee e posizioni assunte, e di percorsi politici proposti. La sintesi di un congresso è poi rappresentata dalle convergenze in maggioranze di più posizioni afferenti le tesi esposte, tutte rappresentative delle correnti di pensiero interne al soggetto politico. La notizia assume così spessore da prima pagina per tutta la durata del Congresso.
Nel caso di Veltroni invece è da oltre quindici giorni che i maggiori quotidiani italiani ci offrono piatti di minestre riscaldate di una pietanza senza sostanza. Non esiste una strategia chiara, non un progetto politico che vada oltre i disegni dei singoli, non una base di convergenze ideali. Solo una serie di luoghi comuni, esposti con enfasi a Torino, che hanno riscosso consensi e dissensi fuori e dentro la sinistra e tra le rappresentanze sociali. Più un’operazione di marketing anziché l’anima di un’ispirazione rivolta alla semplificazione della lotta ideale in cui etica, società e civiltà assumono dimensioni di scelte politiche. Gli interventi successivi di Veltroni sono solo un festival dell’ovvio. Si pongono in sintonia con le più pressanti richieste degli italiani: riduzione della pressione fiscale, lotta all’evasione e sicurezza. Nessuno spiega, però, quanto sia poco credibile un candidato del centrosinistra che per compiacere gli elettori sia costretto a ricorrere ad argomenti già ampiamente avanzati dal centrodestra.
Per il Partito Democratico non si è svolto un Congresso costituente e neanche si ha in proposito di svolgerlo, almeno per ora. Sono stati cooptati 45 “saggi”, calcolati con il bilancino del peggior manuale Cencelli, e si è cooptato un leader su cui far convergere l’attenzione della sinistra in gravi difficoltà per le cattive prestazioni del Governo di Prodi. Si è persino voluto affiancare a Veltroni il compagno di percorso, espressione dell’altra componente del Partito Democratico, il capogruppo della Margherita alla Camera Franceschini. Ora si pensa di contrapporre, sempre con operazioni di vertice, un’altra coppia (forse Bersani-Letta) perché appaia una sfida vera e si possa dar l’impressione alla base della sinistra di fare quella scelta che gli apparati hanno già fatto.
L’oligarchia del PD ha constatato che non era possibile cambiare il percorso del Governo per la paralizzante pressione della sinistra alternativa ed ha pensato di cambiare l’uomo di riferimento: il candidato alla guida. La sinistra è come una macchina che non cammina, per una serie di avarie al motore, a cui per farla sembrare più presentabile si ritocca la carrozzeria, dandone un aspetto diverso, col risultato che le avarie al motore restano e la macchina continua a non camminare ed il problema resta sempre irrisolto. Se il corso del fiume è in magra e le acque non sono sufficienti ad irrigare i terreni non si ricorre a cambiare il nome del fiume col risultato che le acque restano sempre scarse e le questioni rimangono.
La sinistra, in Italia come in Europa, è in crisi non per gli uomini che la rappresentano, anche se in Italia persino per questi, ma è in crisi per il vuoto di idee che riesce ad esprimere. Non basta solo stringersi quando si odia e ci si schiera contro qualcosa o qualcuno. Il problema non è solo Prodi che comunque riesce soltanto a far danni e dividere. La sinistra ha difficoltà nel ritrovarsi in un contesto dove liberismo economico, mercato, diffusione e pluralismo dell'informazione, pragmatismo aziendale, velocità delle decisioni, si scontrano contro barriere ideologiche, protezionismo, dirigismo, concentrazioni e soppressione delle fonti di informazione, rigidità aziendale, lungaggini e concezioni di forme di Stato pesanti ed obsolete.
C'è poi in Italia una sinistra alternativa, diversa dalla sinistra tradizionale europea, che è forte del 15% se non oltre degli elettori. Se la sinistra intera vince(?), come nel 2006 sull'onda di difficoltà economiche mondiali, allargate a dismisura e condite di sonore bugie, con 11 partiti e con almeno due concezioni diverse della società non ha la concordia per governare. Trova solo l’accordo per spartirsi il bottino moltiplicando i posti ed i costi.
Sono dunque deprovevoli le genuflessioni di gran parte delle testate giornalistiche che si sperticano in elogi senza porre attenzione ad alcuna analisi politica sul nascente partito e sugli uomini "cooptati" per governarlo. L’informazione che si ferma agli atti di fede, e che non si spinge a sollecitare la sostanza dei fatti e delle posizioni politiche, è un’informazione che disattende al suo scopo. Si vorrebbe sapere, ad esempio, in cosa Veltroni sarebbe diverso da Prodi.
Per fare da cassa di risonanza alle scelte dei gruppi politici ed agli uomini che li rappresentano ci sono già i fogli di partito, persino finanziati dai cittadini. Dalla stampa libera ci si aspetta qualcosa di diverso e non l’omologazione del verticismo e delle soluzioni di finta democrazia.
Nasce proprio male il Partito Democratico!
Nessuno ha sollevato problemi quando la stampa italiana nella passata legislatura ha criticato duramente la maggioranza di centrodestra ed il Governo di Silvio Berlusconi, anche quando le critiche erano solo la eco di strumentalizzazioni dell’opposizione di allora, che aveva una sviluppata abitudine a gridare allo scandalo ed ad individuare dietrologie su tutte le iniziative del Governo. Perché la stampa non fa altrettanto ora dinanzi all’inconcludenza di questo governo ed alla nascita di questo Partito Democratico tra illusioni e finzioni?
Senza fatti nuovi, senza una riga su cose concrete, resta solo una messianica attesa di icone salvifiche. La sinistra italiana si prepara al 14 ottobre per l’incoronazione del “messia” Veltroni: quasi un pellegrinaggio a Lourdes.
Vito Schepisi
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