Meglio
partire da un principio perché, dopo, i fatti possono seguire un andamento che
si pone nel mezzo tra la forma e le circostanze.
Il principio è che, se esiste un reato, ci debba essere anche un colpevole. Può essere che il colpevole non si trovi, ma non può pensarsi che per tutelare il colpevole si cancelli il reato.
In un procedimento penale forse l’unica cosa incontrovertibile è la presenza di un reato. Non si arriva, infatti, al rinvio a giudizio se il reato non è ben formalizzato e se non risulta definito, e così contestato all’imputato.
Può ancora esser possibile che il reato sia ipotetico, e cioè che non ci sia nessuna prova evidente che sia veramente esistito, ma che ci siano, invece, tanti indizi che ne informano l’esistenza.
Quest’ultima ipotesi però è difficile che passi i tre gradi di giudizio previsti dal nostro ordinamento giudiziario, anche se in Italia s’istruiscono processi che, per mancanza di prove e di circostanze precise, si traducono in un nulla di fatto. Ma almeno c’è un’ipotesi di reato che se fosse attribuibile a un colpevole porterebbe alla sua condanna.
Il caso in questione, però, è che in un concorso in Puglia, per la nomina di un primario, a termini scaduti, per favorire uno specialista in pneumatologia toracica, le cui qualità non sono messe in discussione, si siano riaperti i termini. Per giunta, il professionista che aveva potuto presentare la sua domanda oltre il termine in un primo tempo stabilito ha vinto il concorso e ha ottenuto la nomina di primario.
Nessuno ha mai detto che questa circostanza non si sia verificata. Nessuno degli imputati ha mai detto che non sussiste. In un primo tempo il Governatore Vendola e la ex Direttrice generale delle Asl pugliesi, Lea Cosentino, si sono persino rimpallate le responsabilità. Se ne dovrebbe dedurre, per logica, che si siano resi conto del reato.
Questa circostanza si unisce a un’altra: il vincitore era in attesa di un altro incarico, in una diversa struttura di Bari ed ha partecipato al concorso (coi termini riaperti) perché questa nomina gli era venuta meno. Il concorso, pertanto, ha inseguito il concorrente-vincitore e non il contrario. E’ come se, con tutto il rispetto, per un posto di operatore ecologico, sia la scopa a rincorrere il concorrente.
In tutto il territorio nazionale, questo modo di agire comporta, se non per aggiunta di altri reati più gravi, per le possibili svariate modalità di esecuzione, l’imputazione del reato di abuso d’ufficio.
In Puglia non è stato così. In Puglia il reato, invece, “non sussiste”. La puglia, però, è in Italia.
I fatti si conoscono, come quello dell’uso propagandistico dell’annuncio del ritiro dall’attività politica di Vendola in caso di condanna. Bisogna precisare che il procedimento è stato con rito abbreviato, senza dibattimento, e quindi con sentenza definitiva e non, come si dice per espandere gli effetti propagandistici, solo di primo grado. Poi le lacrime e il compagno Ed, aspirante “first gentleman”, sensibilmente vicino, tutto a favore di stampa. Della serie Eva Epress e affini.
Vendola ha qualità di veggente. L’ha dimostrato in più di un’occasione. L’unica cosa che non è riuscito a prevedere, però, è il disastro della sanità pugliese assieme al degrado di tutta la Regione.
Vendola, inoltre, gode di buona stampa. E’ bravo! Imita alla perfezione Checco Zalone.
Gode anche di buona magistratura.
Sono 26 infatti i magistrati di Bari che hanno sottoscritto una lettera all’ANM, per esprimere solidarietà al Gup Susanna De Felice che ha mandato assolto Vendola, dopo la lettera riservata scritta da Desirèe Digeronimo e Francesco Bretone, PM dell’accusa, al procuratore generale di Bari Antonio Pizzi, al procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, e all’aggiunto Giorgio Lino Bruno, per sottolineare la mancata astensione del Gup Susanna De Felice, in quanto amica della sorella del Governatore pugliese.
Anche il Presidente del Tribunale di Bari, Vito Savino, parla di “Un'iniziativa irrituale e improvvida” per la lettera dei due PM.
E’ intervenuta l’ANM con il solito comunicato (di casta) in cui si esprimono “gravi perplessità e profonda preoccupazione” per il comportamento dei due magistrati della Procura di Bari.
I consiglieri di Area (MD e Movimenti) hanno subito chiesto al CSM l'avvio d’una pratica per incompatibilità ambientale a carico del pm Desirèe Digeronimo.
Sembra solo per la Digeronimo, e non anche per il PM Francesco Bretone. La cosa ci fa piacere per il PM Bretone, ma è incomprensibile.
La macchina schiacciasassi della delegittimazione si è messa in moto.
Non sono tempi buoni per chi si batte per la legalità e per la Giustizia uguale per tutti!
Il principio è che, se esiste un reato, ci debba essere anche un colpevole. Può essere che il colpevole non si trovi, ma non può pensarsi che per tutelare il colpevole si cancelli il reato.
In un procedimento penale forse l’unica cosa incontrovertibile è la presenza di un reato. Non si arriva, infatti, al rinvio a giudizio se il reato non è ben formalizzato e se non risulta definito, e così contestato all’imputato.
Può ancora esser possibile che il reato sia ipotetico, e cioè che non ci sia nessuna prova evidente che sia veramente esistito, ma che ci siano, invece, tanti indizi che ne informano l’esistenza.
Quest’ultima ipotesi però è difficile che passi i tre gradi di giudizio previsti dal nostro ordinamento giudiziario, anche se in Italia s’istruiscono processi che, per mancanza di prove e di circostanze precise, si traducono in un nulla di fatto. Ma almeno c’è un’ipotesi di reato che se fosse attribuibile a un colpevole porterebbe alla sua condanna.
Il caso in questione, però, è che in un concorso in Puglia, per la nomina di un primario, a termini scaduti, per favorire uno specialista in pneumatologia toracica, le cui qualità non sono messe in discussione, si siano riaperti i termini. Per giunta, il professionista che aveva potuto presentare la sua domanda oltre il termine in un primo tempo stabilito ha vinto il concorso e ha ottenuto la nomina di primario.
Nessuno ha mai detto che questa circostanza non si sia verificata. Nessuno degli imputati ha mai detto che non sussiste. In un primo tempo il Governatore Vendola e la ex Direttrice generale delle Asl pugliesi, Lea Cosentino, si sono persino rimpallate le responsabilità. Se ne dovrebbe dedurre, per logica, che si siano resi conto del reato.
Questa circostanza si unisce a un’altra: il vincitore era in attesa di un altro incarico, in una diversa struttura di Bari ed ha partecipato al concorso (coi termini riaperti) perché questa nomina gli era venuta meno. Il concorso, pertanto, ha inseguito il concorrente-vincitore e non il contrario. E’ come se, con tutto il rispetto, per un posto di operatore ecologico, sia la scopa a rincorrere il concorrente.
In tutto il territorio nazionale, questo modo di agire comporta, se non per aggiunta di altri reati più gravi, per le possibili svariate modalità di esecuzione, l’imputazione del reato di abuso d’ufficio.
In Puglia non è stato così. In Puglia il reato, invece, “non sussiste”. La puglia, però, è in Italia.
I fatti si conoscono, come quello dell’uso propagandistico dell’annuncio del ritiro dall’attività politica di Vendola in caso di condanna. Bisogna precisare che il procedimento è stato con rito abbreviato, senza dibattimento, e quindi con sentenza definitiva e non, come si dice per espandere gli effetti propagandistici, solo di primo grado. Poi le lacrime e il compagno Ed, aspirante “first gentleman”, sensibilmente vicino, tutto a favore di stampa. Della serie Eva Epress e affini.
Vendola ha qualità di veggente. L’ha dimostrato in più di un’occasione. L’unica cosa che non è riuscito a prevedere, però, è il disastro della sanità pugliese assieme al degrado di tutta la Regione.
Vendola, inoltre, gode di buona stampa. E’ bravo! Imita alla perfezione Checco Zalone.
Gode anche di buona magistratura.
Sono 26 infatti i magistrati di Bari che hanno sottoscritto una lettera all’ANM, per esprimere solidarietà al Gup Susanna De Felice che ha mandato assolto Vendola, dopo la lettera riservata scritta da Desirèe Digeronimo e Francesco Bretone, PM dell’accusa, al procuratore generale di Bari Antonio Pizzi, al procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, e all’aggiunto Giorgio Lino Bruno, per sottolineare la mancata astensione del Gup Susanna De Felice, in quanto amica della sorella del Governatore pugliese.
Anche il Presidente del Tribunale di Bari, Vito Savino, parla di “Un'iniziativa irrituale e improvvida” per la lettera dei due PM.
E’ intervenuta l’ANM con il solito comunicato (di casta) in cui si esprimono “gravi perplessità e profonda preoccupazione” per il comportamento dei due magistrati della Procura di Bari.
I consiglieri di Area (MD e Movimenti) hanno subito chiesto al CSM l'avvio d’una pratica per incompatibilità ambientale a carico del pm Desirèe Digeronimo.
Sembra solo per la Digeronimo, e non anche per il PM Francesco Bretone. La cosa ci fa piacere per il PM Bretone, ma è incomprensibile.
La macchina schiacciasassi della delegittimazione si è messa in moto.
Non sono tempi buoni per chi si batte per la legalità e per la Giustizia uguale per tutti!
Vito Schepisi
2 commenti:
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